Buongiorno Senegal di Cecilia Gentile. Beppe Costa Incontri

In bicicletta percorriamo un mondo dimenticato, di Marco Tesoriero

Il libro di Cecilia Gentile è una gentile carezza ad un mondo che abbiamo dimenticato, che pensiamo non esista più, che sia lontano o che non ci appartenga.

Ed è un sonoro schiaffo al nostro mondo, che conosciamo bene e che pensiamo di saper tenere fra le mani mentre continua a sfuggirci, dal quale siamo sempre più alienati e lo dimostra come da noi avvicinarsi a qualcuno per un’informazione semplice come chiedere l’orario può diventare motivo di sospetto mentre durante il suo viaggio in Senegal armata di bicicletta invade letteralmente giardini e case pensando siano alberghi (lì ogni “casa” si somiglia e non è facile distinguere se sia di “privati” o meno) ma la gente del posto li accoglie e li ospita come fossero sempre stati ad aspettarli, come dei vecchi amici ritrovati che promettono di non ripartire più.

E non ti offrono il tè per delicatezza, lo devi meritare,devi guadagnarti la loro stima, la loro simpatia e fiducia,quello del tè per i senegalesi è un rito importante che simboleggia l’avvenuto abbattimento del sospetto, se dovessero offrirci qualcosa qui in Italia non ci riuscirebbero con tutta la buona volontà ma laggiù, a casa loro davvero ci si sente in famiglia, tra amici che sono tali perché ti comprendono da uno sguardo o da un gesto,senza bisogno di troppe ingessate formalità alle quali è abituato l’Occidente che, stanco, le ripete meccanicamente.

Questo ha il popolo del Senegal di cui andare fiero: un cuore vero e naturale,non un ingranaggio che serve solo a sopravvivere, ma una pulsazione continua di emozioni che sa rinnovarsi ogni giorno perché in ogni giorno c’è una scoperta da fare, la scoperta dell’altro tanto più se straniero, e loro si che ne avrebbero da ridire dato il cattivo esempio che siamo nell’ospitare chi viene qui e non per turismo ma per tristi cause di forza maggiore.



Cecilia Gentile con il sarto Petersin

La forza di questo libro sta nella diretta semplicità in cui racconta la dignità di un popolo devastato dalla “civiltà” di cui sente parlare ma ne assapora solo il lato più bieco,quello della pubblicità che fa (o meglio costringe) loro consumare prodotti nostri e che solo a noi portano benessere.

Sfogliando le pagine sembra davvero di pedalare insieme al gruppo di Cecilia e assaporare certe atmosfere,certi sapori,di camminare fra le dune per raggiungere il mare e alla fine,stanchi ma soddisfatti chiudere gli occhi sulla riva e pensare se non sia quello il vero ed unico paradiso rimasto. Anche chi non ha mai viaggiato si trova catapultato in strade sterrate e in villaggi pieni di bambini che ti circondano per chiederti un cadeau, e ti rammarichi realmente di non essere lì e di non poterli accontentare.

Una cosa sicuramente possiamo farla ed è quella di prendere una volta tanto un libro e usarlo come esempio a nostro favore, non solo a titolo di informazione, lasciarsi guidare in questo viaggio a cuore aperto e una volta concluso rimboccarsi le maniche e darsi davvero da fare in qualche modo, basta fare un click in rete per scoprire quanta gente c’è da aiutare, a volte anche solo con un sorriso o con del tè, in bocca al lupo Senegal.