Beppe Costa Incontri: Giovanni Renzo. di Francesca Grasso


Finché l'umanità continuerà a brancolare nella sua nebbia millenaria di superstizioni e di venerande sentenze, finché sarà troppo ignorante per sviluppare le sue proprie energie, non sarà nemmeno capace di sviluppare le energie della natura che le vengono svelate

dal dramma di Bertol Brecht, Vita di Galileo

Era una notte limpida, la volta celeste stendeva un manto di punti luminosi, stelle come strass posti a caso su una seta blu. Galileo, curioso si concentrò su quei strali scorrendo il cielo come fossero pagine misteriose, commosso da quella vertigine decise di usare il suo “perspicillum”al quale lavorava già da un anno e che aveva perfezionato con lenti ottiche. Il telescopio, tra le sue mani e davanti ai suoi occhi iniziò a vagare intorno alla Luna, scoprendo la sua natura tortuosa e sei mesi dopo, il 7gennaio 1610, osservò delle “piccole stelle”vicino Giove.

“sono 4 satelliti” sussurrò stupito. “ruotano intorno a Giove” si disse ancora più sbalordito.

Europa, Io, Ganimede e Callisto, continuarono a ruotare intorno a Giove, ignari che per la prima volta nella storia dell’umanità, due occhi piccoli e stretti li osservavano da lontano, ignari che ciò avrebbe cambiato il corso delle teorie accreditate e che il Dio di Dante avrebbe avuto uno scossone. Ma lo scossone lo ebbe Galileo con la scomunica e questa è un’altra storia.

400 anni dopo, un uomo, in una notte di stelle osserva il cielo dalla finestra del suo studio, ma la volta è sporcata dalle luci elettriche della città. Decide di suonare, le note non escono come le vorrebbe sentire, ha voglia di starsene un po’ ad osservare il cielo, è tardi. La notte avanza sino a che, finalmente, le luci artificiali si spengono e lui, nel silenzio, sente, l’armonia dei suoi pensieri e la musica che ha dentro. Adesso sa, che può scrivere nuovi spartiti e decide di percorrere le strade di Galileo. Quell’uomo inizia a comporre una musica seguendo la mappa stellare, percorrendo le distanze tra le stelle e ascoltando il loro linguaggio sino al giorno in cui nasce Atlas Coelestis.

Quando Beppe Costa, mi telefonò chiedendomi di scrivere su Giovanni Renzo, io ne rimasi sorpresa, felice. Avevo ascoltato il brano Pulsar su internet e d’impatto mi era piaciuto tanto da averne voglia di ascoltarlo piuttosto spesso. Conoscevo musicalmente Giovanni, per la sua esperienza jazzistica con Fresu, Trovesi, con cui ha suonato in diverse occasioni, ma soprattutto lo conoscevo per via del bellissimo cd “Infanzia”, e per la “Distanza della Luna”, in cui da voce musicale allo omonimo racconto di Calvino. Questi cd li ho acquistati su internet (http://www.yourindiecd.net/ ), pagandoli veramente poco e in un modo facilissimo.

Ebbene, in quest’ultima composizione Giovanni Renzo ha dato voce, con melodie e armonie, a quelle stelle che sin dalla notte dei tempi ci hanno fatto sognare con la loro luminosità, a volte sfacciata e a volte velata. Così come Galileo, Giovanni partendo dalla mappa stellare di quella notte, in seguito alla quale tutti gli orizzonti conoscitivi furono ribaltati dando origine a nuove ed avanzate teorie, crea una musica nuova, potrei definirla un’esperienza che percorre non solo le mappe stellari ma anche le mappe segrete del nostro cuore regalando emozioni. Nella musica ricerca e crea la voce di Giove, che dalla notte dei tempi incanta gli esseri umani con leggende antiche, il compositore lascia libere le note di vagare da un suono ad un altro come quando osserviamo una stella e poi ne scegliamo un'altra. Scopre che le voci stellari possono essere paragonate a bemolli che si arrampicano sulla scala del mi bemolle maggiore, creando una suggestione che impregna l’animo di sapori forti. Un dvd e un libro che non potevano mancare nella mia libreria tra i libri e la musica che preferisco, tra un testo di Pessoa e le poesie di Beppe Costa.

Il jazz è uno degli elementi musicali, non l’unico. C’è molto anche di minimalismo, contemporanea, musica elettronica e altro, poco intrise di consueto, ricche di originalità, musica creativa che partendo da chiari contenuti si trasforma in contesto sonoro e note luminose che accompagnano le immagini e si integrano con esse profondamente, quasi fossero nate insieme. Colpisce il destrutturalismo in “Cygnus X-1”, nome di un buco nero, che lascia impronte più o meno profonde, in cui la punteggiatura pianistica è tensione, energia nervosa che non approda in nessun punto, ma che genera un passaggio che si confonde con l’eco di se stesso.



Si muove con particolare disinvoltura armonica, in “Pulsar”,in cui il pianoforte fila affrontando una progettualità improvvisata nel ritmo, in tali realtà dello spazio dove il gioco del movimento si fa più difficile e enigmatico da cogliere.

In “Incanto” si percepisce la fluttuante dissolvenza di note consegnate a mappe stellari che generano cieli notturni tra causalità e ordine, note rallentate come fossero la proiezione di se stesse. Un Sali e scendi dove le sfumature, crescendo e diminuendo si amalgamano per definire un cammino fatto di chiari percorsi.

“Atlas Coelestis” è un percorso narrativo, ogni traccia aggiunge qualcosa in più alla successiva. Un suono che ci costringe ad osservare la volta celeste notturna, quel vortice di continuità eterna. talmente lieve, quasi estemporanea nella distribuzione delle note che paiono rimanere sospese, quasi galleggianti.

Il libro che accompagna il dvd è una piccola gemma ricco di frasi tratte dal De Rerum Nature di Tito Lucrezio Caro, frasi di Galileo, stupefacenti foto di nebulose, che suggestionano con colori, forme, fantasie stuzzicando l’immaginazione. Ci aiuta a comprendere le composizioni ed il percorso di Giovanni Renzo, che impone una vera e propria interpretazione colloquiale con gli astri, distaccata dalla tentazione del monologo. Ma la cosa veramente interessante è entrare nei pensieri segreti di quest’artista, innamorato poeta del cosmo, che si racconta e spiega la via lo ha condotto sulle strade di una partitura indimenticabile, moderna e che ci accompagna per mano attraverso il jazz minimale, permettendoci di compiere una conoscenza della mappatura del cielo in modo piacevole, semplice e innovativo.

Il libro si chiude con “Il furto del cielo”, un breve racconto di Francesca Bonici, compagna e scrittrice del compositore. Francesca ci lascia libera la fantasia di immaginare, fantasticare di poter possedere un pezzettino di cielo tutto per noi.

Non ho da dire altro, troverete tutto ben scritto nel libro che accompagna il dvd.

Buona lettura, buona visione e soprattutto buon ascolto.

Francesca Grasso

Beppe Costa sceglie Dacia Maraini

L’ultimo romanzo di Dacia Maraini Il treno dell'ultima notte nella “visione”

Ero stata diverse volte in libreria molte volte ed avevo notato la scelta particolare e la disposizione di scaffali e banchi per sar sì che il pubblico non si disorientasse e ne rimanesse attratta. Chiacchierando al telefono con un mio caro amico, Beppe Costa, sfiorammo l’argomento dell’ultimo libro di Dacia. Lei, poco tempo prima, era stata ospite presso la sua libreria e lui mi aveva spedito il filmato di quell’incontro. Vedendo il filmato mi sentii incuriosita, soprattutto una cosa mi aveva colpito: la scrittrice era emozionata, forse per motivi suoi interiori, ma emozionata, tremendamente umana, fantasticamente dolce nel trattenere minute lacrime. Una donna che vive stati d’animo così palesi, in una società che tende a coprirsi di falsità e futilità non può mentire, pensai, è vera, come la sua scrittura. Decisi di leggere “Il treno dell’ultima notte”.
Dopo appena un giorno dall’inizio del libro, scrivevo a Beppe:
“La mia lettura prosegue sempre con più interesse, ci sono frasi che hanno un sapore prezioso, che lasciano spazio alla riflessione.
E mi tornano alla mente per analogia altre parole, altri versi di un altro autore a me caro, che certo anche lui non manca di coraggio e di poesia nel parlare del dolore, Primo Levi:

« Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.»

Sì, certo, si parla di periodi storici e sofferenze che non possono scivolare inosservate, ma il tutto risulta meno grave, come posso dire, non pesante per via dei personaggi che le raccontano, quasi ti affezioni. Ecco, questo è un modo interessante per raccontare uno spaccato di storia contemporanea, perché il linguaggio è fluido, facile, per tutti, senza infarciture di date, luoghi, con descrizioni chilometriche che annoiano.
Bello, è la parola giusta per questo testo di Dacia; e poi, come non seguire passo dopo passo il percorso di Amara, ti conquista ed inizi a sperare che trovi il suo Emanuele, perché intanto ti auguri fortemente che l'amore vinca comunque su tanta devastazione. Ti riporto una frase che mi ha colpito sin da subito: “... le mie ore sono a Firenze. Dovrei tornare a prenderle, perché qui ci sono altre ore che non riconosco. Ore che non sono fatte di minuti ma di balzi e strani ritorni indietro.”
Dopo due giorni ero completamente persa tra le pagine del libro, bevevo le righe con attesa, senza quasi respirare. Scrivevo ancora a Beppe:” Sono a metà percorso, cioè a metà libro, ma non riesco a non pensare ad Amara, Emanuele e l'uomo delle gazzelle. Questo é un libro! Quando ti lega dolcemente nell'intrigo delle parole e ti porta, prendendoti per mano, verso altre pagine e poi altre ancora. Quando ho conosciuto Elisabeth, seduta a gambe incrociate sul tappeto con la gonna azzurra stropicciata, ho rallentato la lettura che avevo ingoiato con foga sino a quel punto. Elisabeth mi sembra quasi uno stacco, un momento di quiete, un percorso differente rispetto alle altre sorti meno felici. Eppure Elisabeth ha l'esperienza di Israele e del conflitto con i palestinesi. Le immagini sono dense, forti senza violenza volgare. Mi è sembrato di vederla, Elisabeth, seduta sul tappeto o mentre va in cucina per prendere del tè e dei biscotti.”
Amara ed Emanuele, bambini, s’incontrano su un albero di ciliegio. L’albero che si spoglia delle sue foglie per poi ricoprirsi di nuovo e germogliare frutti, senza interruzione.
Il treno dell’ultima notte, Rizzoli, € 21.00, pp. 430

Questo rigenerarsi innumerevoli volte fa pensare alla vita che rinasce eternamente, quasi l’albero fosse un asse centrale, con le radici che affondano nella terra e le fronde che si protendono verso l’alto per mettere in comunicazione la terra con il divino, regalando la speranza di volare verso altri sogni. Forse l’autrice con questa delicatezza ha voluto dare una speranza alle vicende del libro che si susseguono, una dietro l’altra, verso un finale che non descriverò.
Mi sono piaciuti diversi passi del libro, ho riletto quelli che più mi intrigavano, immergendomi. Ma non voglio assolutamente raccontare il libro che va sicuramente letto, è bello. Quindi non dirò altro se non un dettaglio che ha fatto nascere in me questa riflessione: sarebbe bello se imparassimo un po’ tutti a non consumare, fagocitare e dimenticare. Il passato è una memoria che va conservata.
Di scrittori ce ne sono veramente tanti, oggi il mercato sembra essere vivace in questo senso poiché le case editrici ci propongono continuamente nuovi autori. Ma la lettura o meglio un libro, secondo la mia personale idea, non può essere un mezzo di consumo nel senso che un libro deve pur conservare quel romantico tratto di comunicare forti e vere emozioni, e non di meno informazioni. Un libro deve fornire cultura. Deve profumare di prezioso. In questo caso, posso affermare senza ombra, che questo che ho appena letto è tra i migliori degli ultimi tempi e Dacia non mi ha deluso. Dà piacere leggere una scrittura pulita, un bell’italiano (spesso dimenticato o avvilito con troppi “slang”) e una trama che è impostata come i grandi classici che tanto avvincono.
E rileggo ancora altre righe del libro di Dacia Maraini che mi hanno particolarmente colpito :
“Intanto sente il calore di quelle mani che ha amato: ampie, lisce e tenere. Chiude gli occhi. Un momento di resa. L’uomo delle carezze veramente sa carezzare. è come se la tirasse per un braccio lungo uno scivolo morbidissimo verso un oscuro luogo di delizie”.

Adele Cambria con Dacia da Pellicanolibri

Francesca Grasso
Alcune impressioni dei lettori:

Grazie per le intense emozioni, per i turbamenti e persino per il dolore che il Suo ultimo romanzo è riuscito a trasmettermi. Grazie soprattutto per la comprensione della sofferenza dell'uomo che traspare dalle sue pagine. Raramente la lettura mi ha così profondamente commossa, e ancora grazie per la Sua partecipazione, che è l'esatto contrario del disinteresse che sembra essere diventato la condizione dell'uomo del nostro tempo. Mariagrazia

Gentile signora, ho terminato ieri la lettura del Suo libro Il treno dell'ultima notte e l' ho trovato davvero meraviglioso. Volevo solo farle i miei complimenti, perché la storia di Amara ed Emanuele mi ha veramente colpita. Sono una studentessa di Lettere Moderne presso l' università di Pisa. Cordiali saluti Clara

Ho appena finito "Il treno dell'ultima notte" che non ho avuto quasi il tempo di gustare, tale la velocità con cui l’ho letto. Quanta malinconia però... e tutta per me. Grazie per queste belle ore, belle lacrime...belle pagine. Valentina

Me ne duole di averlo finito in una settimana, ma non riuscivo a smettere di leggerlo. Io l'ammiro moltissimo per il suo modo di comunicare al lettore eventi difficili da trasferire sul foglio. Non una sola volta mi sono ritrovata a rivivere quell'importante evento come se fossi davvero lì presente. Però sono rimasta scontenta per il finale. Mi aspettavo qualcosa che andasse il più possibile vicino a un bel lieto fine. Ma non fa differenza. Anonimo

Gentile sig.ra Maraini, Le scrivo poiché ho terminato ora di leggere il Suo ultimo libro, “Il treno dell'ultima notte”. L'ho letto tutto d'un fiato, con delle brevi pause giusto per riprendere fiato. Ho letto avidamente, per sentire i racconti che mancano dalla mia storia, ma che tanto sento essere parte fondante della mia persona. Io non ho vissuto quel periodo, ne ho sentito solo parlare, poco direi, da mia madre. La guerra e la fame patite da lei mi hanno sempre lasciata sgomenta. Ma le tracce di quegli anni, pur non avendoli vissuti, le sento addosso e vicine, compaiono nei miei sogni, nei miei quadri. Una memoria di cui a fatica in famiglia si parla e anche si cerca di capire, ma si vuole solo dimenticare perché così è "come se" non fosse successo davvero. Grazie al Suo libro questa memoria si è un po' nutrita, nel dipanarsi del racconto e dei personaggi alcune domande che ho incontrato erano le mie domande di sempre e i Perché di sempre, che rimangono e rimarranno aperti. Ma un grazie lo devo. Lauretta

Ho appena finito “Il treno dell'ultima notte”. Trovo sempre difficile commentare i libri, perché è difficile commentare un'emozione. Dire che il Suo libro è bello significherebbe sminuirlo. Leggerlo ha significato ricevere parecchi pugni nello stomaco, e qualche volta ho dovuto interrompere la lettura, e riprenderla solo dopo aver fatto altro, e la fine - ma è uno di quei libri in cui, sotto certi punti di vista, la fine non è importante, anche se poi lo è, è solo importante la storia - è tragica, ma nello stesso tempo l'unica possibile. Grazie per le ore che mi ha donato, non sempre piacevoli, ma indubbiamente perfette. Giuliana Cara Dacia, a qualche anno leggo i suoi libri che ho scoperto grazie a mia sorella, sua GRANDE ammiratrice. Mi dice sempre che la piacerebbe molto incontrarla, anche se (pensa lei), sicuramente non saprebbe cosa dirle o come dirglielo che è un suo grande punto di riferimento. Ma dove è possibile trovarla? Nemmeno in televisione La si vede , tranne rarissime volte! Leggere i suoi CAPOLAVORI è una delle cose più sensate da fare nella vita, perché insegnano, o comunque, richiamano alla mente principi e idee che, talvolta, presi come siamo dalla stupida frenesia dell'era contemporanea, dimentichiamo! I "Suoi" personaggi sembrano persone della vita di ogni giorno che, magari, tutti conosciamo, ma nessuno di noi si accorge della loro esistenza. Quanta serenità e pace lasciano le Sue parole nei nostri cuori; quanta grazie esce dalle pagine dei Suoi libri! Quante sono state e quante saranno le ore trascorse in sua compagnia! Come sarebbe bello poterLa conoscere personalmente. La saluto con affetto. Rosangela

Mi ha fatto immensamente piacere averla come compagna di viaggio nel nostro ritorno da Budapest e, nonostante mi facesse piacere poterLa avere accanto, ho voluto rispettare il bisogno di silenzio che entrambe cercavamo e mi sono immerso nella lettura del Suo libro. La cosa che ho apprezzato leggendolo è la facilità di lettura, sono stato avvolto dalla storia scritta in un modo da farti venire la voglia di andare avanti e non chiudere il libro fino alla fine. Complimenti. Spero di rincontrarla così da ringraziarla per la dedica. La saluto. Luigi