Anche ora che la luna...

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Anche ora che la luna.. Performance Poetico-Musicale di Beppe Costa, recitate da Orsetta Foà, al pianoforte Giovanni Renzo, introduce Antonella d'Onofrio. Nasce da una sua poesia il titolo dell'incontro "Anche ora che la Luna", che ha valso al poeta una serie di riconoscimenti quale la Cerimonia di Premiazione relativa alla Rassegna "Arte d'Autunno", che lo ha visto premiato insieme a Nino Marazzita nella Sala Paolina di Castel Sant'Angelo a Roma e il premio Premio Iceberg News (Teranova-Villa medici). Di lui hanno scritto Spagnoletti, già scopritore di grandi come Alda Merini, Pasolini, Rivellino, ed ancora Dario Bellezza, Luce d'Eramo, eminenti professori universitari e in un'epoca mediatica, che corre su reti, Beppe Costa è in Wikipedia. Grande amico di Moravia e Dacia Maraini, Alberto Bevilacqua, Goliarda Sapienza, Adele Cambria, Barbara Alberti, etc..
Beppe Costa ha contribuito alla diffusione dei testi di Arrabal (l'ultima pubblicazione "la scampagnata" - Pellicanolibri) e a far scoprire artisti come Jodorowsky. Pubblica autori che diverranno noti come Manuel Vazquez Montalban, Fernando Arrabal, Angelo M. Ripellino, Anna Maria Ortese. Ma di lui non vanno dimenticate la meravigliose emozioni che libera la sua poesia. 

Poeti dallo Spazio: Fabio Barcellandi sceglie Andrea Garbin



È un piccolo manuale di scrittura poetica questo Il senso della musa di Andrea Garbin. Ma la poesia, si sa, difficilmente si può insegnare, per cui il libro di Andrea Garbin è un approccio, è il suo personalissimo approccio alla poesia, un avvicinamento che vale come un contatto o forse che vale più di un manuale per chi ha occhi per intenderlo. E giusto gli occhi serviranno, perché la musa pare "sentirsi" con la vista, più che con ogni altro senso, il suo senso e quale l'augurio iniziale, iniziatico, se non di perderla la vista?

Spezzàte quésto sguàrdo infàusto ed agghiacciànte.

Per ritrovarla, certo, ma non quella di prima, non più.

Càla la nòtte attórno a me,
ma non mi scòsto dal vècchio àlbero,
méntre la gènte, in paése, si apprèsta a dormìre,
veglierò silenzióso ascoltàndo la natùra,
parlerò con éssa, prìma che vènga il giórno,
diverrò pàrte di quésta nòtte silenziósa.


O sarà il mondo a essere cambiato nel frattempo? La realtà circostante a mutare, che dopo un necessario black-out non avrà più "un" senso, ma "il" senso, della musa e sarà a suo modo

Confòrto

Dólce il mìo sguàrdo si sofférma nel nùlla
Osservando l’ànime che mai più arderànno
In quésta atmosfèra óve il tèmpo trastùlla
E la mòrte del giórno consùma i mièi sógni
Del mìo còre li sènsi ritròvo in affànno.


Ed è così che Prima del sonno si conclude la prima parte di questa raccolta, L’inconsapevolezza di una genesi poetica, consapevolmente:

i mièi òcchi a scrutàre cos’è la realtà
[…] la piòggia che bàgna ògni essènza
prìma del sónno che tùtto scompàre
soaveménte…
soàve dólce attràzione del nùlla.


per riaprirsi su Sensi e dissensi:

conósco le paròle, ma non lèggo
poiché l’òcchio mi tradìsce il cuòre


Il poeta sa, ma non sa, dubita, sa di non sapere e che comunque ogni sapere non è che parziale, temporaneo, al poeta non resta che guardare senza conoscere, senza farsi un’opinione, un giudizio definitivo, che sarà inevitabilmente - e sempre - tradito.

Se nel tùo sguàrdo c’è bellézza
Cóme farò a distòglierlo non so,
e mi pentìrei d’avérlo fàtto.


Al poeta compete guardare la bellezza, il poeta necessita di questo contatto perenne con la bellezza per cui andrà cercandola in ogni possibile dove, se non avrà la fortuna di trovarsela davanti gli occhi, perché la bellezza sveglierà i mièi sènsi estìnti e così facendo salverà il mondo dal sonno eterno che è la morte.

e gli òcchi tuòi cóme li astri
nòtti lontàne saprànno schiarìre,
poiché adèsso è catàrsi.

e védo […]
ùna sensazióne che mi abbrànca il cuòre
e si sciòglie nélla ménte cóme liquìdo impùro,
nélla mìa ménte che crédevo defùnta,
si sta risvegliàndo ùna troneggiànte tenerèzza
.

Vista che non è soltanto “vista”, naturalmente, ma un vedere più complesso, più completo, che comprenda quindi tutti i sensi, questo il “senso” di Sensi e dissensi:

Ho in tàsca un fòglio di càrta,
spésso vi infìlo la màno
per sentìre il fragóre di quélle paròle
[…] nel tastàrlo

e che l’olfàtto, òcchio di ùna mìa imminènte azìone,
gùsti l’illusióne, splèndido miràggio d’un amór capàrbio.


per ritornare alla vista che è sempre e comunque vista, a chiudersi con la poesia L’òcchio.

Il senso della musa parte terza di questa silloge e ultima è dunque la vista? E la musa è dunque “una” musa? Ma nient’affatto, la musa, la sua musa, del poeta Andrea Garbin: La mìa musa, sono nove: Calliope, Polimnia, Clio, Urania, Melpomene, Tersicore, Talia, Euterpe e Erato.

Òggi, ho conosciùto le mìe àrti
Mi sóno fàtto Apòllo sul Parnàso
Ho prèso il sùo sguàrdo, l’ho guidàto
Azzùrro il cièlo, e le ho dètto:
‘sèi la mìa mùsa, tu sèi il mìo fióre.


Ciò detto, però, nulla è ancora definito né definitivo, in fondo: Còs’è il bèllo?
Già, cos’è il bello? Ma ce lo di ce il poeta, chiaro, no?

E quàndo vìdi il màre aprìrsi, mìte,
ai sàturi tuòi òcchi,
capii quàle bellézza
inseguìre, trovàre, conquistàre
capii dóve sbagliàva la nazióne
capii dóve sbagliavàno i mièi òcchi
nel cercàre bellézza
dóve bellézza non si può trovàre,
dóve bellézza muòre.


E allora non resterà che andarla a leggere, Andrea Garbin l’ha scritta, non resterà che guardarla, contemplarla, studiarla, memorizzarla, questa rara e lieve, soave poesia, per non distoglierla più da noi.

Fabio Barcellandi

Il senso della musa
raccolta di poesie di Andrea Garbin

Aletti Editore 2007, pagg. 80, si può ordinare in qualunque libreria o richiedere direttamente dall'editore scrivendo a: mailto:info@alettieditore.it a € 13,00
Lo Space di Andrea Garbin è: http://www.myspace.com/andreagarbin

*

Andrea Garbin sarà presente da Pellicanolibri lunedì 2 febbraio 2009 ore 21.00

Ingresso Libero

Libreria Pellicanolibri, CASALOTTI
Via gattico, 3
ROMA,
Italia

Poeti dallo Spazio: Fabio Barcellandi sceglie Franco Tutino




Verso non me. Verso qualcun altro? Verso qualcos'altro? Non verso di me? Verso che non sono io? Verso non mio?

Domande senza risposte? Ci prova Franco Tutino al suo esordio editoriale, a fare luce e portare la sua Luce all'intero.

Un viaggio che allontani, che riporti,
un viaggio verso nostri porti:
che possa illuminare l'esistenza,
e i troppi giorni senza.


Più che una risposta che pure ci sarà per chi saprà leggerla, Franco Tutino propone un metodo per fare Luce all'intero, all'intero dell'emozione che trapela da parole dal sapore antico e che vibrano all'intero sempre di un'emozione. Un metodo che prevede un allontanamento, un prendere le distanze che permetta di poter guardare all'accecante vastità, ampiezza, immensità dell'intero, vedendolo infine, o meglio, permettendogli di illuminarci, di illuminare la nostra esistenza, il suo senso soprattutto, per i troppi giorni senza.

L'intero è una serie di cose, che scopriamo lentamente, parola dopo parola e tutto diventa un viaggio che subito si trasfigura nelle parole del poeta,

Ritorna primavera,
torna ai fiori,
ed io dalla mia sera
torno fuori.


che già è un'andata e un ritorno e il suo contrario, un tornare fuori.

Dovrei mettere a posto questa vita
Fermandomi, smontando, costruendo;
ma lo farò quando sarà finita,
intanto io continuo correndo.


eppure

Sento guarire più di poesia
che non di prescrizioni regolari
ricette per non vivere con sé.


Si sa, il poeta è un "fingitore", lo dice bene Fernando Pessoa, ma non è un fingere che attiene alla menzogna, quanto piuttosto alla fiction, che nulla ha a che vedere con la "realtà" televisiva, alla rappresentazione dei sentimenti, di tutti i sentimenti umani, compresi quelli in apparente aperto contrasto fra di loro.

Ho voglia d'incontrare tenerezza
e farmi raccontare allontanando.


Meravigliosi amori, amori tanti,
per esser nuovi, uscire dalle mura.


e quindi

Tu sei la profondissima emozione
Che dà luce all'intero, lo compone.


Leggo, volgendo a me, poesie d'amore
e torno indietro, a storia già vissuta.
Fu muta, senza versi - non poteva -
troppo dolore mi aveva stretto, chiuso.


Ora saprei trovare altre parole,
ma solo vuoto avrei se andassi tu.


Andare, venire, ritornare, fermarsi, partire, restare, nell'apparente incongruità degli atteggiamenti, del senso, ecco che un senso comincia a farsi strada, la vista. Franco Tutino utilizza le sue parole, i suoi versi brevi come flash da puntare sull'intero per coglierlo, sfaccettatura per sfaccettatura, tessera per tessera e come un puzzle ricomporlo.

Carezze di parole.
Bastano, sole,
a farti leggere me.
Ed io a scoprirti.


Troppe vite sono giunte alla mia porta
Perché io possa sceglierne una sola.
Ed il cuore a ognuna vola.


Confusione? Incertezza? Dubbio? Per niente, c'è finalmente comprensione, ma soprattutto accettazione, l'intero, l'integro, immenso uomo si scopre umano, profondamente e l'apparente debolezza della nuova condizione non è che la sua maggior forza - e quanto maggior forza e grandezza e, quasi, "divinità" nell'essere umano!

Lo specchio mi rimanda l'apparenza,
appartenenza ai miei vissuti anni.
Tratti cambiati, stesso sguardo intenso,
pronto al sorriso, a contrastare chi
mi assale in sé convinto.


Non sono vinto, non sento di temere
sembianze in cambiamento,
né vane posizioni mie esteriori
che posso non più avere.


Veri dolori ho avuto, altri vivrei
per miei o altrui abbandoni: e
desideri assenti, e passi rifugiati
verso non me.


Così si chiude la prima parte di questa affascinante e raffinata raccolta: Apro confine, che più che altro è un "varco confine", a cui seguono Poesie con mia madre e la tanto attesa Luce all'intero, sezioni che danno la misura della nuova ritrovata dimensione umana e in cui il verso pure vola:

Poesie con mia madre:

A chi racconterò dentro di me
trovando le risposte e la tua voce
quando nei miei pensieri solamente
potrai tornare, essere a me voce?


Non posso viver solo di ricordi,
voglio la vita che non so scordare.


Luce all'intero:

Dovrò tornare indietro, verso il meno
di questo mondo che mi chiede tutto:
così che io di me conosca almeno
quello che sento, fiore del mio frutto.


Ed io nulla saprei, né fare nulla,
se povero restassi di chi amo.


Fabio Barcellandi

Luce all'intero

raccolta di poesie di Franco Tutino

Manni Editori 2008, pagg. 96, si può ordinare in qualunque libreria o richiedere direttamente dall'editore scrivendo a: mailto:commerciale@mannieditori.it a € 12,00
Lo Space di Franco Tutino è: http://www.myspace.com/francotutino

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Franco Tutino sarà presente da Pellicanolibri lunedì 30 marzo 2009 ore 21.00

Ingresso Libero

Libreria Pellicanolibri, CASALOTTI

Via gattico, 3

ROMA,

Italia

BEPPE COSTA Consiglia Video di Alessandra Celletti

Per chi ieri sera non avesse potuto per vari motivi, freddo, febbre, distanze e quant'altro, una piccola casa voglio farvela per qualche minuto: la magia del suo suono.
Ieri sera da Pellicanolibri "Lei" mi ha fatto un gran regalo: oltre alla 'magia' che scatena nello starle vicino, nell'ascoltarla, nel guardare occhi intensi che trasformano l'ambiente, ha suonato (imprevisto) con Nicola Alesini (non lo incontravo da circa 20 anni!) il miglior sax europeo? per me sì. Due genialità che hanno dato vita ad uno spettacolo intenso, romantico e divertente. Insieme suonavano per la prima volta e, come solo i grandi musicisti e compositori sanno fare, sembrava avessero a lungo provato.
La voce e la presenza dell'attrice Orsetta Foà ha amalgamato l'insieme concluso con un video originale e ironico del Premio "Pigola", fantastica e surreale invenzione della stessa Celletti. La sede? casa sua. Prossimo premiato? spero io.
http://www.myspace.com/nicolaalesini

beppe costa


Riporto quanto scritto da Alessandra nel messaggio in bacheca di Myspace:

"Mi è appena giunta notizia che domenica a mezzanotte hanno trasmesso Shooting Stars, il video che Isobel ha realizzato sulla mia canzone... Tutte e due siamo molto felici, anche perchè non è facile che su una Tv piuttosto importante come All Music trasmettano dei video non sostenuti da un major ... Comunque pensavo... Forse se un pò di persone lo richiedessero ad All Music potrebbe accadere che Shooting Stars verrà messo in rotazione regolarmente. ...Sarebbe bello!!! Non so se funziona così, ma mi piacerebbe provare...magari qualcuno di voi potrebbe aiutarmi. Io non so neanche come fare a contattare All Music".
....

Un bacio!
Alessandra

e... anche questo, oltre a Nicola Alesini, suona Marcello Piccinini

Poeti dallo Spazio: Fabio Barcellandi sceglie Dana Drunk



Cercando Luccicanza, la poetessa, o meglio, il poeta Dana Drunk la trovò!

Perché come ben si sa, chi cerca… è inevitabile, ma ciò che veramente conta è sapere se ciò che ha trovato è ciò che cercava e, al limite del paradosso, se si è resa conto di averlo trovato, che non è affatto scontato. Si legge nell’introduzione scritta di suo pugno: Ben presto ho iniziato a scrivere poesie, racconti e canzoni per puro spirito di sopravvivenza, per affermare me stessa a discapito di chi mi voleva zitta e buona. E questa cosa mi ha salvata, altrimenti la rabbia e la delusione che provavo nei confronti della società in cui vivevo mi avrebbero arsa. Apparentemente pare proprio che Dana Drunk abbia trovato quello che cercava, la scrittura, e così si sia addirittura salvata evitando la combustione, l’esaurimento, la fine, il buio. Ma non è così, tutt’altro e per fortuna oserei dire. Una ricerca come quella iniziata per la propria sopravvivenza non poteva che condurla all’interno di se stessa e non al suo esterno. In fuga, la scrittura, quindi, non come fonte esterna di salvezza, ma come veicolo per entrare in contatto con se stessi, per scendere nelle più intime profondità del sé alla ricerca della propria luce sepolta e farla infine splendere, luccicare, incendiare di tutta la propria passione, di tutta la propria energia, del proprio fuoco, un fuoco inestinguibile e salvifico. Un tempo la vostra ignoranza mi feriva e dentro i miei occhi la luce girava in fuoco e dopo poco le mani nervose muovevo e mordevo coi denti le labbra. Un tempo io ero la vittima della vostra barbarie. Araba fenice, dalle proprie ceneri, proprio bruciando si è salvata grazie alla sua poesia, toccando con mano l’intensità del suo fuoco umano e artistico. Fuoco che nella trasformazione, nel cambiamento, è anche mimesi, metamorfosi: Onde di fumo fluttuanti scorrono tra i miei capelli bruciano nei miei occhi. Il grigiore ondeggiante mi avvolge in un gioco di forme e sapori. Non sono con voi non sono tra voi. Cercherete invano se cercate. Ma una vera salvezza per essere tale deve essere bidirezionale, nel darcela dobbiamo restituirgliela. Non lasciamo quindi che quell’intenso e benefico fuoco rimanga chiuso in un libro, apriamolo, leggiamolo, liberiamolo, È freddo / ed il mio respiro / sembra fumo. pronto a incendiarsi, non permettiamo che prevalga il freddo, la glaciazione dell’anima, È freddo / ed il mio respiro / resta fumo. gettiamo sale sul ghiaccio, Sale sul viso È la perdita dei sensi che mi affligge sento la morte che entra dentro e piango piango finché non sento il sale bruciare sul mio viso all’improvviso rinascerò. Tu mi scivoli via come una lacrima. Spunti lentamente dagli occhi accendi un fuoco e poi scivoli scivoli via come una lacrima. Taglierò le corde del legame lascerò l’alcool bagnare il mio dolore La fiamma che mi brucia Il petto scoppia Muoio. Sento il sangue caldo scendere lentamente lungo il petto. Sulla pelle Si secca. Scoppio. Sento il cuore gonfio lacerarmi lentamente dentro il petto. La mia carne si sfalda. Chiedo venia chiedo pietà! è questo il caos? È questa la vita? Mi penetra si espande tutto si riaccende tutto si ravviva. È questa?...Ne voglio ancora. E a maggior ragione in poesia, regno incontrastato e indiscusso dell’ossimoro, una vera salvezza non può prescindere da un abbandono. L’abbandonarsi a se stessi, in solitudine, come naufragare in un mare che non consente tregue e, attraverso il cadere in profondità che non permettono appiglio, rinascere. La pelle bruciata, arsa, ustionata da sale, una pelle che cambia per ritrovare in una nuova forma la sua bellezza, perché sotto quella pelle arsa c’è la voglia di nascere ancora come una donna nuova. L’abbandono come inevitabile risalita verso un’intimità più profonda con se stessa e che non può sfuggire tu mi scivoli via / come una lacrima, intimità che corre verso la consapevolezza È questa la vita?/Mi penetra / si espande / tutto si riaccende / tutto si ravviva. / È questa?... Ne voglio ancora. È questa, sì, la vita, e noi? Ne vogliamo ancora? Altra? Perché nelle parole di Dana Drunk, Cercando Luccicanza c’è molto di più di questo, da leggere, con cui riscaldarsi, con cui rigenerarsi, con cui riconciliarsi.

Fabio Barcellandi

Cercando Luccicanza raccolta di poesie di Dana Drunk

Akkuaria 2007, pagg. 69, si può ordinare in qualunque libreria o richiedere direttamente dall'editore scrivendo a: mailto:info@akkuaria.org a € 12,00

Lo Space di Dana Drunk è: http://www.myspace.com/danadrunk * Dana Drunk sarà presente da Pellicanolibri lunedì 16 febbraio 2009 ore 21.00 Ingresso Libero Libreria Pellicanolibri, CASALOTTI Via gattico, 3 ROMA, Italia