BEPPE COSTA SCEGLIE: "Donne d'Amare" con Beatrice Niccolai e Carlina Torta
Sabato 19 dicembre alle 21:15 - alla libreria art cafè "Aspettando Hemingway" di Prato - Via Del Carmine, 15 Beatrice Niccolai sarà con Carlina Torta in una performance di teatro e parole "Donne (d') Amare".
Alcune scene dello spettacolo di Carlina Torta di "Amaramore" si intrecceranno con parole di Beatrice Niccolai.
Con loro, Aldo Gentileschi alla fisarmonica.
Dalle 20:00 apericena.
Infoline info@aspettandohemingway.it
tel. 380 6808732
L'ingresso è gratuito.
Beppe Costa sceglie: Rosario Arizza
Conquistare l'arte, distruggerla, farla a pezze. D'incanto riportarla in vita. Nuova. Tutta per sé.
Quest'arte che nasce, cresce, si trasferisce e dipana al resto del mondo.
Quell'arte spesso indesiderata dal cieco potere che sovrasta e, a ogni secolo tenta di farla 'sparire'.
Quest'arte resta, viva e vita fra noi, a dirci e darci quando, come e chi eravamo.
Poi con la potenza di un antico passato torna, si trasforma, si arricchisce e, improvvisamente la ritroviamo nelle stanze di una piccola via di Avola, ricca di storia e di mura colme del respiro che vi regna.
Lì, un uomo, dipinge il suo io e l'altro che sogna, vede, intuisce, studia.
Col cuore e la mente e ritrova quell'unica realtà che del vivere vale la pena. E che dire se, chiuso il una stanza con tele grandi, medie o piccole, noi, io, ne scopro mondo e umore.
E, di colpo, mi sento trasportare in vicoli nebbiosi di città austriache, spagnoli, francesi, portoghesi.
Sogno con sprazzi di luce, con cieli appena accennati e guardo, ritrovandomi in mondi lontani e diversi ma riconoscibili per chi nei libri ha vissuto e vive.
Pochi i pittori (ovvero gli artisti) che sono un tutt’uno con la propria opera.
Senza soffermarmi a quanto già detto in maniera esaustiva da Jean Manuel Bonet su Rosario Arizza, vorrei spiegare la funzione di colui che arte produce, ovvero se dentro chi scrive, suona, dipinge, ci sia o si possa identificarne l’opera attraverso tre importanti elementi: cultura, carattere e luogo in cui vive.
Se cultura e carattere camminano di pari passo ciò che vive (orrore o sogno, poesia o vita che violenta luoghi, persone, politica, è facile accostarsi con occhio preciso alle opere di Rosario Arizza. E alla sua anima.
Chi ha visto il film di Georges Clouzot “Il mistero Picasso” non ha alcuna difficoltà a comprendere ciò che intendo.
Grande tele come violentate da colori a volte forti , tal altre delicate non sono che la condizione umana di un artista ‘mediterraneo’: il mare azzurro con vista d’un infinito universo e il contrasto del vivere in Sicilia (stupendo direbbe il turista nel guardare i luoghi d’Avola, o la monumentale vicina Noto o nel tuffarsi nel mare solitario e nascosto dei luoghi più belli della città); laddove però da anni o forse da sempre l’artista (e non solo lui, ma per lui è più che necessario), è costretto a migrare: il malgoverno e le ‘frustrazioni’ nel constatarlo, provocano quel rigetto che ti porta ad amare ma, al tempo stesso produrre (mi scuso per questa parola apparentemente poco appropriata, nell'impressione che si possa definire troppo e solamente commerciale), quotidianamente il motivo proprio dell'esistere, dell'essere. Poiché tale affermazione non pare sia possibile adattarla ad un artista 'scomodo', in quanto colto, in quanto polemico con il malessere che vede circondarlo.
Le opere allora appaiono i suoi paesaggi, intravisti e frequentati, dell'anima. E a chi guarda non rimane che cercare di compiere il suo stesso viaggio. Capirà allora cosa possa voler dire la padronanza del 'colore'. Non quello che si compra in merceria, ma quello della propria giornata, stagione, vita.
Rosario Arizza nasce (1950), vive e lavora ad Avola in provincia di Siracusa. Diplomato all'Istituto d'Arte di Siracusa,so è dedicato subito alla pittura astratta. Dal 1992 al 1993 halavorato in Germania e a Parigi. Nel 2001 invitato a Gibellina ha realizzato 10 opere che oggi sono conservate al Museo d'Arte Contemporanea. Nell'ultimo catalogo Voice of a Soul,qui di seguito alcuni passi del testo di Joe Camilleri:
"I dipinti di Rosario Arizza sono l'espressione di un viaggio esteriore parallelo ad uno interiore nell'io. Passate e attuali esperienze si fondono con una futura visione di un mondo che è sia personale che collettivo. E' suo quanto è nostro. E' un mondo di contrasti estremi, di lirica bellezza e dura realtà, di organizzata collaborazione e di caotici conflitti. Arizza è stato definito o classificato come un espressionista astratto. Al primo sguardo i suoi dipinti trasmettono una sensazione primordiale. Essi ci portano indietro nel tempo e nello spazio a visioni di caotica materia slegata, energia e forza. Fuori da tutto ciò, organizza un ordine visuale di forme, crea ritmi poetici ed orchestrate armonie cromatiche. Rosario Arizza è stato collegato a Art Informel, termine coniato nel 1950 e più tardi applicato ai pittori dell'espressionismo astratto specialmente dove - la forma diveniva soggetta agli impulsi espressivi dell'artista - . Egli può essere indebitato con Jackson Pollock per il suo ritmico fluire di pittura. E' anche stato collegato a Willem De Kooning può darsi per una certa pennellata agitata. E' un artista nella propria onestà con le proprie visioni, la sua personale interazione con la vita e con le proprie sensazioni intime. La sua arte rispecchia tutto ciò. Dopotutto, come l'artista svizzero Paul Klee asseriva, 'L'arte non riproduce il visibile, piuttosto lo rende visibile'.
Marcella Testa presenta “Come una nebulosa” - sabato 19.12.09 - ore 19.00
Come una nebulosa è un atlante delle emozioni perdute, di quelle recuperate e di quelle ancora da provare. È un viaggio tra metamorfosi mancate e nostalgie di incontri mai avvenuti, tra l’ancestrale paura della morte, il bisogno di Dio e la trappola della incomunicabilità. Il tutto emerge dall’invisibile che sembra niente e l’invisibile esplode nel quotidiano in un urlo liberatorio che si perde in lontani e sperduti universi. Con sguardo ingenuo e ironico che esorcizza il disincanto, l’infinitamente piccolo e l’immenso si sfiorano senza confondersi, fino alla scoperta che respiriamo tutti un unico soffio di vento.
Sabato prossimo, il 19 dicembre a Torre Annunziata (NA) presso il caffè letterario "Nuovevoci" in Via Gambardella n.13 bis, Marcella Testa presenta la sua raccolta di poesie “Come una nebulosa”, edizioni Montag.
In anteprima il booktrailer ispirato dalla silloge, realizzato, girato e montato da Emilio Daniele - Attrice: Nancy Tortora
Beppe Costa incontri: personale di Isabella Angelini
Quante volte da bambini davanti a un libro di Fiabe illustrato siamo andati con la fantasia oltre il racconto?
Non è forse quello che continuiamo a fare da adulti quando l'immagine di un dipinto cattura la nostra attenzione?
Per questo motivo l’Arte Liberata insieme a Pellicanolibri è lieta di presentare Isabella Angelini,
perché attraverso le sue tele si può ancora viaggiare in un mondo onirico fatto di atmosfere, di luci, penombre e personaggi fiabeschi.
La pittura Fantastica poco conosciuta in Italia e molto diffusa invece nei paesi anglosassoni contiene anche del simbolismo in cui alcune volte soggetti reali si muovono in contesti apparentemente illogici, altre volte figure analogiche in situazioni reali e possibili che a un buon osservatore rimandano a significati e significanti psichici piuttosto intriganti.
Il pensiero dell'artista che si materializza al di fuori di ogni preoccupazione di comprensione immediata e di impaginazione scontata, in una cornice scenografica magnifica dalla tecnica pittorica fine a se stessa assolutamente curata.
Il pensiero dell'artista libero di vagare fra le idee conscie e inconsce.
Una sorta di Surrealismo nel momento in cui contempla associazioni di figure inconsuete apparentemente estranee fra loro.
Immagini che sanno di fiaba e che forse questo vogliono essere... ma non sono le fiabe per caratteristica propria la forma di surrealismo più arcaica... prima ancora che la parola surrealismo diventasse l'icona di un un movimento artistico?
Ecco allora che l'arte di Isabella non è collocabile in un ismo preconfezionato ma si caratterizza per un personalissimo modo che di ismi ne comprende più d'uno a seconda di come si predispone l'animo di chi osserva.
Non resta che lasciar fluire le emozioni viaggiando fra le sue figure con il gusto e lo stupore di un bimbo che apre un libro di fiabe, con la leggerezza dell'incanto e insieme l'inquietudine del dubbio.
da Pellicanolibri
BEPPE COSTA SCEGLIE: ANTONIA POZZI (IN RIVA ALLA VITA), LETTURE DI CHIARA DAINO
ANTONIA POZZI (1912-1938) Quando Antonia Pozzi nasce è martedì, 13 febbraio 1912: bionda, minuta, delicatissima, tanto da rischiare di non farcela a durare sulla scena del mondo; ma la vita ha le sue rivincite e Antonia cresce: è una bella bambina, come la ritraggono molte fotografie, dalle quali sembra trasudare tutto l’amore e la gioia dei genitori, l’avvocato Roberto Pozzi, originario di Laveno, e la contessa Lina, figlia del conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana e di Maria Gramignola, proprietari di una vasta tenuta terriera, detta La Zelata, a, Bereguardo. Il 3 marzo la piccola viene battezzata in San Babila ed eredita il nome del nonno, primo di una serie di nomi parentali (Rosa, Elisa, Maria,Giovanna, Emma), che indicherà per sempre la sua identità. Antonia cresce, dunque, in un ambiente colto e raffinato: il padre avvocato, già noto a Milano; la madre, educata nel Collegio Bianconi di Monza, conosce bene il francese e l’inglese e legge molto, soprattutto autori stranieri, suona il pianoforte e ama la musica classica, frequenta la Scala, dove poi la seguirà anche Antonia; ha mani particolarmente abili al disegno e al ricamo. Il nonno Antonio è persona coltissima, storico noto e apprezzato del Pavese, amante dell’arte, versato nel disegno e nell’acquerello. La nonna, Maria, vivacissima e sensibilissima, figlia di Elisa Grossi, a sua volta figlia del più famoso Tommaso, che Antonia chiamerà “Nena” e con la quale avrà fin da bambina un rapporto di tenerissimo affetto e di profonda intesa. Bisogna, poi, aggiungere la zia Ida, sorella del padre, maestra, che sarà la compagna di Antonia in molti suoi viaggi; le tre zie materne, presso le quali Antonia trascorrerà brevi periodi di vacanza tra l’infanzia e la prima adolescenza; la nonna paterna, Rosa, anch’essa maestra, che muore però quando Antonia è ancora bambina. Nel 1917 inizia per Antonia l’esperienza scolastica: l’assenza, tra i documenti, della pagella della prima elementare, fa supporre che la bimba frequenti come uditrice, non avendo ancora compiuto i sei anni, la scuola delle Suore Marcelline, di Piazzale Tommaseo, o venga preparata privatamente per essere poi ammessa alla seconda classe nella stessa scuola, come attesta la pagella; dalla terza elementare, invece, fino alla quinta frequenta una scuola statale di Via Ruffini. Si trova, così, nel 1922, non ancora undicenne, ad affrontare il ginnasio, presso il Liceo-ginnasio “Manzoni”, da dove, nel 1930, esce diplomata per avventurarsi negli studi universitari, alla Statale di Milano. Gli anni del liceo segnano per sempre la vita di Antonia: in questi anni stringe intense e profonde relazioni amicali con Lucia Bozzi ed Elvira Gandini, le sorelle elettive, già in terza liceo quando lei si affaccia alla prima; incomincia a dedicarsi con assiduità alla poesia, ma, soprattutto, fa l’esperienza esaltante e al tempo stesso dolorosa dell’amore. È il 1927: Antonia frequenta la prima liceo ed è subito affascinata dal professore di greco e latino, Antonio Maria Cervi; non dal suo aspetto fisico, ché nulla ha di appariscente, ma dalla cultura eccezionale, dalla passione con cui insegna, dalla moralità che traspare dalle sue parole e dai suoi atti, dalla dedizione con cui segue i suoi allievi, per i quali non risparmia tempo ed ai quali elargisce libri perché possano ampliare e approfondire la loro cultura. La giovanissima allieva non fatica a scoprire dietro l’ardore e la serietà, nonché la severità del docente, molte affinità: l’amore per il sapere, per l’arte, per la cultura, per la poesia, per il bello, per il bene, è il suo stesso ideale; inoltre il professore, ha qualcosa negli occhi che parla di dolore profondo, anche se cerca di nasconderlo, e Antonia ha un animo troppo sensibile per non coglierlo: il fascino diventa ben presto amore e sarà un amore tanto intenso quanto tragico, perché ostacolato con tutti i mezzi dal padre e che vedrà la rinuncia alla “vita sognata” nel 1933, “non secondo il cuore, ma secondo il bene”, scriverà Antonia, riferendosi ad essa. In realtà questo amore resterà incancellabile dalla sua anima anche quando, forse per colmare il terribile vuoto, si illuderà di altri amori, di altri progetti , nella sua breve e tormentata vita. Nel 1930 Antonia entra all’Università nella facoltà di lettere e filosofia; vi trova maestri illustri e nuove grandi amicizie: Vittorio Sereni, Remo Cantoni, Dino Formaggio, per citarne alcune; frequentando il Corso di Estetica, tenuto da Antonio Banfi, decide di laurearsi con lui e prepara la tesi sulla formazione letteraria di Flaubert, laureandosi con lode il 19 novembre 1935. In tutti questi anni di liceo e di università Antonia sembra condurre una vita normalissima, almeno per una giovane come lei, di rango alto- borghese, colta, piena di curiosità intelligente, desta ad ogni emozione che il bello o il tragico o l’umile suscitano nel suo spirito: l’amore per la montagna, coltivato fin dal 1918, quando ha incominciato a trascorrere le vacanze a Pasturo, paesino ai piedi della Grigna, la conduce spesso sulle rocce alpine, dove si avventura in molte passeggiate e anche in qualche scalata, vivendo esperienze intensissime, che si traducono in poesia o in pagine di prosa che mettono i brividi, per lo splendore della narrazione e delle immagini; nel 1931 è in Inghilterra, ufficialmente per apprendere bene l’inglese, mentre, vi è stata quasi costretta dal padre, che intendeva così allontanarla da Cervi; nel 1934 compie una crociera, visitando la Sicilia, la Grecia, l’Africa mediterranea e scoprendo, così, da vicino, quel mondo di civiltà tanto amato e studiato dal suo professore e il mondo ancora non condizionato dalla civiltà europea, dove la primitività fa rima, per lei, con umanità; fra il 1935 e il 1937 è in Austria e in Germania, per approfondire la conoscenza della lingua e della letteratura tedesca, che ha imparato ad amare all’Università, seguendo le lezioni di Vincenzo Errante, lingua che tanto l’affascina e che la porta a tradurre in italiano alcuni capitoli di “Lampioon”, di M. Hausmann. Intanto è divenuta “maestra” in fotografia: non tanto per un desiderio di apprenderne la tecnica, aridamente, quanto perché le cose, le persone, la natura hanno un loro sentimento nascosto che l’obiettivo deve cercare di cogliere, per dar loro quell’eternità che la realtà effimera del tempo non lascia neppure intravedere. Si vanno così componendo i suoi album, vere pagine di poesia in immagini. Questa normalità, si diceva, è, però, solamente parvenza. In realtà Antonia Pozzi vive dentro di sé un incessante dramma esistenziale, che nessuna attività riesce a placare: né l’insegnamento presso l’Istituto Tecnico Schiaparelli, iniziato nel ‘37 e ripreso nel ’38; né l’impegno sociale a favore dei poveri, in compagnia dell’amica Lucia; né il progetto di un romanzo sulla storia della Lombardia a partire dalla seconda metà dell’Ottocento; né la poesia, che rimane, con la fotografia, il luogo più vero della sua vocazione artistica. La mancanza di una fede, rispetto alla quale Antonia, pur avendo uno spirito profondamente religioso, rimase sempre sulla soglia, contribuisce all’epilogo: è il 3 dicembre del 1938. Lo sguardo di Antonia Pozzi, che si era allargato quasi all’infinito, per cogliere l’essenza del mondo e della vita, si spegne per sempre mentre cala la notte con le sue ombre viola.
LA PORTA DELLA BELLEZZA
ODRADEK La Libreria
Via dei Banchi Vecchi, 57 – Roma
(Tel. 06-6833451) odradek@tiscali.it
Martedì 1 dicembre 2009 – ore 17,30
(In ricordo di Alda Merini, a un mese dalla sua scomparsa)
Francesco De Girolamo e Gabriella Gianfelici
presentano
La Porta della Bellezza
"La morte ha portato una ventata di fama sopra le spoglie di Alda Merini.
Ai poeti piace pensare come a figure emarginate e malinconiche, magari "maledetti", comunque irregolari.
Artisti per antonomasia, dunque dolenti e strambi, secondo un cliché vetero-romantico, forse solo superficiale, che calza perfettamente all'immaginario sempliciotto di una società sempre meno bisognosa di leggere.
Credo che i poeti, compresa la Merini, preferirebbero di gran lunga essere un po’ meno idealizzati e un po’ più letti, e pubblicati.
E guadagnare di più, perché lavorano, perché anche scrivere è lavorare.
Alla patina di solitudine che spesso li circonda rinuncerebbero volentieri, come chiunque, perchè non è vero che il dolore sia la sola porta della bellezza.
Lo è la vita in generale, lo sono anche l'agio e la serenità." (Michele Serra)
Con l’intervento, tra gli altri, di:
Domenico Alvino, Lucianna Argentino, Paolina Carli, Elvio Cipollone, Paola d’Agnese, Marina Delavigne, Rosaria Di Donato, Sandro Di Segni, Andrea D’Urso, Alba Donati, Moussia Fantoli, Franco Lamarina, Maria Paola Langerano, Ugo Magnanti, Josette Martial, Donatella Mei, Faraòn Meteosès, Massimo Miccoli, Giorgio Patrizi, Enrico Pietrangeli, Tommaso Pincio, Elio Ria, Marcia Teophilo, Emanuele Trevi.
Comunicato stampa: La differenza tra calpestare l’oblio e calpestare la verità
BEPPE COSTA SCEGLIE: ARNALDOLEGGEPOESIE
arnaldoleggepoesie
4a edizione
"Ricordando Alda Merini"
domenica 22 novembre 2009 ore 15,30
Auditorium San Barnaba
P.tta A.B. Michelangeli
Brescia
Partecipano
I poeti e scrittori:
Fabio Barcellandi, Stefano Bonetta, Gippo Comini, Beatrice Cornado, Alberto Iottini, Iris Mario Perin, Maria Rosa Visconi
Gli attori:
Sandro Baldoni, Sergio Isonni, Gabriella Tanfoglio
I musicisti:
Francesco Amatulli al violoncello
Margherita Dusi alla chitarra
Daniela Gozzi al flauto
Il Gruppo Musicale di Fiorenza Urbinati
La giornalista Piera Maculotti
Presenta Roberta Morelli
In mostra opere di:
Sandro Baldoni, Giulio Mancabelli
INGRESSO LIBERO
BEPPE COSTA SCEGLIE: STANZE, LETTURE DI POESIA
Domani sera, 21 novembre 2009, a Bolzano, presso il
Circolo culturale Walter Masetti - Exnovo -
in Via Resia 27
Tel. 0471 913223
info@masetti-exnovo.com
con inizio alle ore 21:00 si terrà:
Stanze - Letture di poesia
con
Alessandro Assiri
Roberto Cogo
Renzo Favaron
Angelo Magro
Eros Olivotto
Renato Sclaunich
Gigi Zoppello
e con
Pietro Micozzi sassofono
Maurizio Zanolli pittura silenziosa
BEPPE COSTA consiglia: Caffè artistico/letterario Galetér
Con la direzione artistica di Andrea Garbin, da un anno a questa parte, il Caffè Galetér sembra essere divenuto luogo di incontro e aggregazione di una nuova e fresca generazione di poeti che pare non accontentarsi dei limiti del web, e che non esitano a giungere un po' da tutta la parte alta dello stivale, alcuni dei quali transitato anche a Roma per l'ultimo Festival Internazionale Teranova. In poco tempo sono passati anche autori noti al pubblico internazionale, tra cui gli italiani Elisa Biagini e Alberto Mori, Agneta Falk, Alexandra Petrova e gli americani Jack Hirschman, Mark Lipman e Antonieta Villamil.
Sabato 21 novembre, a partire dalle ore 21 ha luogo una nuova serata di poesia no-stop intitolata POETRY OPEN READING v2.0.
reading e performance poetiche con la partecipazione di Emily Pigozzi (Mantova); Viorel Boldis (Romania); Dave Lordan (Irlanda); Miodrag Golubovic (Serbia); Omid Malechniac (Iran).
Uno spettacolo che vede l'accompagnamento musicale di Tamer Abdalla (piano) e Mariachiara Salvi (sax); e la regia di Andrea Garbin.
Difficile invitarvi ad andare, da qui. Ma se per caso siete in zona, o "della" zona, si consiglia di andare a curiosare.
BEPPE COSTA SCEGLIE: CHIARA DAINO A RicercaBo 2009!
Ric Laboratorio
erca nuove
bo scritture
Nelle giornate di venerdì 20, sabato 21 e domenica 22 novembre 2009 presso la mediateca di San Lazzaro di Savena a Bologna si terrà la terza edizione della manifestazione Ricercabo – Laboratorio di nuove scritture.
L’evento consiste nell’invitare un gruppo di scrittori dell’area sperimentale a leggere brani inediti, e a sottoporli subito dopo a una discussione col pubblico e con gli addetti ai lavori.
A condurre l’evento ci saranno anche quest’anno Nanni Balestrini, nel suo ruolo di grande regista degli incontri del Gruppo 63; Renato Barilli, partecipante a quelle riunioni e in seguito loro attento storiografo; Niva Lorenzini, direttrice del Dipartimento di italianistica dell'Ateneo di Bologna. Ad animare il dibattito ci saranno i migliori critici dell’area bolognese, con l’aggiunta di altri protagonisti di alto livello quali Andrea Cortellessa e Cecilia Bello Minciacchi.
Parteciperanno: Valerio Cuccaroni, Tommaso Gragnato, Giuseppe Merico, Rossella Renzi, Antonio Bagnoli, Giulio Milani, Antonio Schiavulli, Marco Bazzocchi, Giulio Mozzi, Grazia Verasani, Massimiliano Panarari, Massimo Vitali, Giorgio Celli, Elisabetta Pasquali, Lello Voce, Stefano Colangelo, Piero Pieri, Luigi Weber, Luca Pizzolitto, Tommaso De Lorenzis, Giovanni Previdi, Mascia Di Marco, Giulio Romani, Valerio Grutt, Sergio Rotino, Matteo Marchesini, Paolo Ruggiero.
***
Venerdì 20
10:00 apertura lavori: discorso del Sindaco
Letture dei testi conduce:Nanni Balestrini
10:45 Simona Castiglione
11:30 Elena Mearini
12:15 Marco Benedettelli
13:00 pausa
15:00 Alessandra Cava
15:45 Domenico Donaddio
16:30 Jonida Prifti
17:15 Chiara Daino
19:00 pausa
21:15 incontro con Grazia Verasani
conducono: Renato Barilli e Alberto Sebastiani
***
Programma completo:
RicercaBo 2009
BEPPE COSTA SCEGLIE: "IL GUSTO DEL PARLARE", CONDUCE ALESSANDRO ASSIRI
Alessandro Assiri conduce "IL GUSTO DEL PARLARE"
DIALOGHI POETICI A TAVOLA
presso il Ristorante Grappolo Rosso
Via Spartitori 38
S. Maria di Zevio (VR)
20 novembre: incontro con Renzo Favaron e Augusto Pivanti
Alessandro Assiri nasce nel 1962 a Bologna, risiede da molti anni in Trentino.
Con Aletti Editore pubblica nel 2004 “Morgana e le nuvole” e nel 2006 “Il giardino dei pensieri recisi” raccolta in prosa poetica con prefazione di Paolo Ruffilli, finalista al Montano XXII Edizione.
Con Lieto Colle pubblica “Modulazione dell’empietà” nel 2007 e “Quaderni dell’impostura”, il suo ultimo lavoro nel giugno del 2008, corredato da fotografie di Massimo Saretta con note critiche di Chiara de Luca e Alberto Mori.
Anche questi segnalati al premio Lorenzo Montano XXI/XXIII Edizione, e in altre manifestazioni.
Nel novembre 2008 pubblica, con Chiara De Luca, per Fara Editore, la silloge “Sui passi per non rimanere”.
Co-curatore del progetto “Poeti a Nord-Est” che si occupa di creare sinergie tra artisti prevalentemente del territorio e di portare la parola poetica all’interno delle scuole, con seminari e dibattiti. Fa parte della redazione della neo-nata Kolibris Edizioni e del comitato di redazione di Opera Prima. Collabora inoltre con altre riviste sia cartacee che telematiche.
Promotore del Festival “Terzolas in poesia” ed altri eventi letterari.
Gestisce un frequentato blog di poesia: www.lettereanessuno.splinder.com e ritorna a dipingere dopo anni di assenza dalle tele.
Renzo Favaron, nato a Cavarzere nel 1959, laureato in psicologia presso l'Università di Padova, vive e lavora a San Bonifacio (Vr).
Dopo un'iniziale plaquette in lingua, uscita nel 1989, intitolata Voci d'interludio, nel 1991 pubblica in dialetto veneto Presenze e conparse (prefazione di Attilio Lolini).
Del 2001 è il romanzo breve Dai molti vuoti.
Nel 2002 pubblica alcune minuscole plaquette, presso le edizioni Pulcino-Elefante, con i disegni originali di Giancarlo Consonni, Alberto Casiraghi e Luigi Mariani.
Nel 2003 pubblica Testamento, un'altra raccolta di poesie in dialetto (prefata da G. D'Elia), nel 2006 Di un Tramonto a Occidente e nel 2007 Al limite del paese fertile (venti anni di poesie in lingua accompagnate da tre cartelle di Alberto Bertoni).
Il racconto La spalla è del 2005.
Poesie dell'autore sono comparse in varie riviste letterare come: La tartana degli influssi, Lo spartivento, Lengua, Via Lattea, Diverse lengue e L’immaginazione, e in varie antologie poetiche; ha collaborato anche con la rivista il Verri.
L’ultima antologia nella quale è comparso si intitola “Pace e libertà, la battaglia delle idee”. Questa raccoglie poesie di molti poeti italiani importanti come Mario Luzi, Gianni d’Elia, Edoardo Sanguineti, Alda Merini e stranieri come i sudamericani Alvaro Mutis e Mario Benedetti.
Augusto Pivanti è nato il 28 febbraio 1962 a Feltre, in provincia di Belluno: uomo di montagna, ma con solide, complesse radici nella pianura emiliana "di sole e vapore".
"Memoria dell'acqua profonda" (LietoColle, 2007) è il suo secondo lavoro poetico pubblicato, dopo l'esordio con "Nostalgia d'alberi" (LietoColle, 2005).
BEPPE COSTA SCEGLIE: CHIARA DAINO PER TASLIMA NASREEN
Vai ragazza!
di Taslima Nasreen
[traduzione di Laura Pecoraro e Ilaria Ricci]
Ti hanno detto – non prendertela...
Hanno detto – calmati ...
Hanno detto – smetti di parlare...
Hanno detto – tappati la bocca...
Ti hanno detto – siediti...
Hanno detto – abbassa la testa
Hanno detto – continua a piangere, lascia che le lacrime scorrano.
Come dovresti reagire?
Dovresti alzarti subito...
Dovresti stare bene in piedi......
Tenere la schiena dritta...
Tenere la testa alta...
Dovresti parlare...
Dire la tua opinione...
Dirla a voce alta...
Gridare!
Dovresti gridare così forte da farli correre al riparo...
Ti diranno – ‘sei una svergognata!’
Quando sentirai questo, ridi e basta
Diranno – ‘donnaccia’
Quando sentirai questo, semplicemente ridi più forte
Ti diranno – ‘sei una depravata!’
E tu ridi, ridi ancora più forte...
Sentendoti ridere, grideranno,
‘Sei una puttana!’
Quando diranno così,
Mettiti soltanto le mani sui fianchi,
Rimani ferma e di’,
“Sì, sì, sono una puttana!”
Saranno sconvolti.
Increduli sgraneranno gli occhi.
Aspetteranno che tu dica di più, molto di più...
Gli uomini tra loro arrossiranno e suderanno.
Le donne tra loro sogneranno di essere una puttana come te.
***
Prima la Parola, poi la Persona.
Di Taslima ho conosciuto le Poesie – prima, le Pupille – poi. Le avrei *prestato* corpo e voce a Monfalcone. Ero fiera e come attrice e come artista e come anima: Taslima ha Operato/Opera il Cambiamento, pagandolo sulla propria pelle. Ero fiera, piena di [quello che non saprei definire altrimenti:] “timore reverenziale”. E raramente provo “timore reverenziale” per i vivi...
Mi sono avvicinata ai testi di Taslima con lo stesso rispetto, con lo stesso “timore reverenziale” – riservato ai Classici: quando la portata del messaggio è così devastante [per Giustizia, Verità, Tensione, Crudezza, etc...], esserne all’altezza nel ruolo di messaggero – non è *cosa semplice* [e un Attore lo sa, lo sente: quel peso, quella responsabilità]. Preda del *come rendere al meglio* mi avvicinai ai testi di Taslima, senza sapere come Taslima si sarebbe avvicinata a me.
Considerato che [fuori dal palco] la mia tenuta *più tenera* era/è una maglia raffigurante la Morte con tanto di falce borchiata – sarebbe stato più che comprensibile scegliesse diverso interprete italiano per i suoi testi.
Taslima, invece, mi sconvolse per Dolcezza e per Sensibilità [sconvolgimento che – torno a ripetere – raramente mi suscita *essere umano vivente*], ascoltandomi e abbracciandomi. E fu confronto e dialogo circa la *condizione delle donne* e fu così che le raccontai di come – anche nella *civilissima* Italia – le donne siano picchiate, stuprate, violentate da padri, patrigni, fratelli, fratellastri, fidanzati etc... E come l’Amore Uno unisce il mondo, così l’Orrore Uno – lo piaga.
E ancora: le chiesi se preferisse un abbigliamento *più sobrio* [vedi alla voce: eliminare catene, stivali di pelle sopra al ginocchio & co.] nel quando avrei recitato e lei, sorridendo, sbigottì: «è perché? Vai benissimo così!». Felice io, di rimando: «sai, in Italia, se ti vesti così, di solito ti danno della puttana!». E ridendo lei: «allora sei perfetta! Perfetta per i testi!».
E nel mio momento triste [uno dei tanti], incrociandoci, non avendo forza per dire/tradurre altro commentai quanto bella fosse la sua pashmina – Taslima se la tolse e me la mise al collo: «è tua!». E regalò una nota arancione per vincere il nero totale [fuori e dentro metafora]. Per quanto devastante fosse il suo vissuto – mezzalunò il sorriso nel miocardio malmenato. Un gesto Grande che solo la Grandezza con-sente.
E mi commossi quando mi spiegò che dovevo cambiare la traduzione del suo *La ragazza della Svizzera*: «you have to translate *to an Italian girl*, that’s for you!»]. E questi non sono che pochi preziosi ricordi – incisi nel mio personale percorso da Taslima.
Per il Percorso che ha inciso, tracciato, segnato [e ha pagato e paga; e ha scontato/e sconta] – per l’Umanità tutta, il MINIMO Atto per dirle grazie, è una firma:
http://lellovoce.altervista.org/spip.php?article1835
http://temi.repubblica.it/micromega-appello/?action=vediappello&idappello=391115
Chiara Daino
[cfr: Absolute Poetry, Lettera a Sonia Gandhi in difesa di Taslima Nasrin
e cfr: Chiara Daino
http://chiaralibre.blogspot.com/feeds/posts/default?alt=rss ]
nei coni d'ombra dell'uomo si nasconde sempre una luce - Mostra personale d'arte di Shikanu'
FESTIVAL TERANOVA - I PREMIATI 2009 NAIM ARAIDI
Naim Araidi
Né en 1950 dans le village druze de Maghar en Galilée (Israel), Naim Araidi appartient à une génération d’écrivains israéliens dont la vocation est de vouloir conjuguer identité et culture commune. Son oeuvre littéraire, qui s’exprime aussi bien en hébreu qu’en arabe, est riche de plusieurs recueils de poésie, d’essais et de prose (nouvelles et roman). Elle est traduite en plusieurs langues (anglais, espagnol, allemand,…).
Fondateur du Festival de poésie méditerranéenne « Nissan » (Printemps) qui se
déroule chaque année en Galilée, Naim Araidi a été invité à plusieurs reprises par le
Centre Georges Pompidou, par les Ateliers de traduction poétique de l’Abbaye de
Royaumont et par le Centre International de Poésie de Marseille.
Naim Araidi aime donner à la poésie des symboles forts d’ouverture et de mélanges
religieux et ethniques : orthodoxes, musulmans et Druzes (culture et religion majoritaire à Maghar et en Galilée). Il incarne un porte-parole de valeur pour les Druzes.
Son oeuvre est traduite en français par Michel Eckhard-Elial :
Le trente-deuxième rêve, Levant, 1990
Nés en Israel, Stavit, 2002
Une fête pour les choses tristes, Levant/Méditerranéennes de la Poésie, 2005
Naim Araidi
Nato nel 1950 nel villaggio druso di Maghar in Galilea (Israele), Naim Araidi appartiene a una generazione di scrittori israeliani la cui vocazione è quella di cercare di coniugare identità e cultura comuni. La sua opera letteraria, che si esprime altrettanto bene sia in ebraico che in arabo, è ricca di diverse raccolte di poesie, saggi e prose (racconti e un romanzo). È tradotta in diverse lingue (inglese, spagnolo, tedesco, ...). Fondatore del Festival di poesia mediterranea "Nissan" (Primavera) che si svolge ogni anno in Galilea, Naim Araidi è stato più volte invitato in Europa dal Centro Georges Pompidou, dagli Ateliers di traduzione poetica dell’Abbazia di Royaumont e dal Centro Internazionale di Poesia di Marsiglia.
Naim Araidi ama caricare la poesia dei simboli forti di apertura e di fusione religiosa e etnica: ortodossi, musulmani e drusi (la cultura e la religione prevalenti a Maghar e in Galilea). È il portavoce dei valori drusi.
La sua opera è stata tradotta in francese da Michel Eckhard-Elial:
« Le trente-deuxième rêve », Levant, 1990
« Nés en Israel”, Stavit, 2002
« Une fête pour les choses tristes », Levant/Méditerranéennes de la Poésie, 2005
Plaques with poems of jewish poet Miron H. Isaacson and Arab poet Naim Araidi on a wall in S. Luke st. Wadi nisnas, Haifa
Pannelli con poesie del poeta ebraico Miron H. Isaacson e del poeta arabo Naim Araydi su un muro in via S. Luke Wadi nisnas, Haifa
FESTIVAL TERANOVA - I PREMIATI 2009 >>>>> BEATRICE NICCOLAI
Beatrice in contra Dacia da Pellicanolibri |
LA MIA ABBAZIA Inspiro pensieri senza filtro nel vuoto d'un momento. Se Dio esiste, sta nel delirio degli abusati dalla vita, sta in un peccato. Dietro cespugli di carezze e dolori, scorge come un castello abbandonato anche da Dio la mia Abbazia. ROSSO PECCATO Non chiudesti porte dietro Te, nell'indecenza di un Amore dichiarato alla frontiera d'un destino già occupato. - Fermo per giacenza - vociferano ancora gli angeli hanno messo radici anche le ali, nel rosso peccato del melo. L'INFERNO DEGLI ANGELI La sera restituisce le poche, improbabili certezze. Dev'essere così l'inferno degli angeli. CROCE Vivo una vita senza pareti né Cristi appesi. L’ultimo Cristo ch’è passato di qua m’ha lasciato la croce LE ALI C’è una leggerezza infinita in ogni macigno che mi doni. Sopravvivendo l’inferno mi sono spuntate come germogli, di me, le ali. * Gramigna - Prefazione di Beppe Costa Non avrei mai pensato, dopo tanto tempo, di potere piangere e urlare di gioia e meraviglia. Una sorpresa di fine maggio, la pioggia, e, quasi all'alba, una riga, una voce, quasi un grido la notte del 31 maggio: "Grazie per lo straordinario blog e grazie per avere Cura delle Parole e di esserne saggio e premuroso guardiano". Beatrice Così, semplice, come fosse niente, un tumulto e mi ritrovo con immagini ed emozioni composte di parole. Sì parole come tante com'è d'uso come in uso. Ma con quale forza, dignità, passione, che altrove non avevo incontrato. Dove la differenza? Dove l'inganno? Nella misura, nella drammaticità, o brevità dell'immagine che appare immediata come una foto scattata senza preavviso che coglie la smorfia, l'ombra che non c'è, il vago chiarore o la luce di Caravaggio. E che si scomodino i poeti maledetti, Rimbaud in testa o Pasolini, cos´è tanto per non aver altro da dire? Cos'è se non ciò che non abbiamo mai incontrato? Ovvero ciò che non abbiamo avuto la fortuna d'incontrare. Quale forza che ha velocità d'un fulmine in una frase che in due, tre o anche quattro righe ci narra un dramma che richiede poi qualche decina di pagine di spiegazione? Qualcosa mi ricorda Beatrice Niccolai, qualcosa ch'è facile controllare: frasi brevi e all'apparenza monche di una Anna Maria Ortese in alcune lettere a me o a Dario Bellezza nel descrivere la propria solitudine, ma anche il disincanto o la spesa per i farmaci. La stanza della Ortese in Liguria è buia, la pioggia si sente, profuma, la voce mai perduta, mai triste, anzi più ferma che mai dell'una minuta e fragile all'apparenza e dell'altra in Toscana, di opposta corporatura ma entrambe a squarciare la letteratura, a dirci ciò che c'è non è rispetto a ciò che loro scrivono. Anni di silenzio e di oblio trascorsero, senza che lei potesse avere aiuti o riconoscimenti, anni terribili, bui, che solo una donna forte e coraggiosa affrontava badando ad una sorella (Maria), debole e ammalata. "Faccio una fatica indicibile a scrivere qualunque cosa - anche le lettere, che un tempo erano libertà e felicità, mi sono oggi sofferenza. Il mio unico lavoro è ricopiare cose del passato, per renderle leggibili." Anna Maria Ortese Beatrice qui, come lei allora, vivono di letteratura, un atroce delitto inammissibile, per alcuni che talora urlano loro di andare a lavorare. Questo era accaduto e accade e ci si chiede ancora se esista, nel nostro paese o altrove, il mestiere dello scrittore, del poeta. Certo mettere righe, l'una accanto l'altra, comporre in un vortice di parole e di concetti può essere fin troppo facile. Ma non dove abita la poesia, dove si fa sangue e carne, dove attacca, ferisce, s'impiglia, annega, risorge, ferisce, intrappola, fino a farti urlare per dire: ti ho stanato infine, vieni fuori Poesia, vieni ancora Beatrice. Sei un sogno davvero! Lo stile, il linguaggio, il contrasto, la contraddizione, insieme: l'uno verso e contro l'altro: "Su queste labbra Io ho inventato uno spazio muto Dove perdermi per ritrovarti E ancora disegnarti Per raccontarmi una bella novella illustrata" Solo su queste cinque righe si potrebbero scrivere pagine per spiegare la struttura del sogno e dell'inganno. Poeta che si maschera, che finge ed è sincero allo stesso tempo. Non paragono, malgrado abbia voglia di farlo per accenno, Beatrice Niccolai a nessuno dei Poeti ma, semmai per alcuni aspetti ai molti "inganni" di Fernando Pessoa, anche perché questo presentato è un libro che ne anticipa ad oggi almeno altri due. Grazie di avermi ridato la "Poesia" Beppe Costa * N.B.: Beatrice Niccolai sarà presente al Teranova Festival di Roma i prossimi 28 29 e 30 ottobre: TERANOVA FESTIVAL 2009 (28 29 e 30 ottobre) – PROGRAMMA
FESTIVAL TERANOVA - I PREMIATI 2009 >>>>> FRANCESCA GRASSO
Amante della letteratura del nord Europa, della poesia (Eluard), dei surrealisti, ha scritto e pubblicato diverse raccolte di poesie:
Frammenti in rosso
Dossi d'argilla (con alcuni racconti)
A modo mio
Notes
Di recente il maestro Claudio Vaira compone Cigni su 16 suoi haiku scritti appositamente per lui.
Collabora con diverse riviste e blog on line, fra cui:
http://www.tellusfolio.it/
http://beppe-costa.blogspot.com/
Attiva anche nella narrativa, ha scritto un romanzo, mentre un secondo é nel cassetto.
*
Excerpt da Frammenti in rosso - di Francesca Grasso
POESIA
Prendimi le mani
intreccia dito per dito
le tue alle mie
Ma ci sono altre parole
Mi si strugge nella bocca
il desiderio di cantare
accompagna le labbra
Ma il freddo e la pioggia mi raccontano altri versi
GRUMO
Sono un grumo
dimenticato dalla vita
lasciato sul fondo dei ricordi
tra le pagine degli affanni
che non sbiadiscono
Un grumo di parole
cadute dietro di me
a rincorrere la mia esistenza
a cercare la tua assenza
ETÀ FUGGITA
Cercavo nello specchio
quel riflesso azzurro
il punto in cui la pelle sprofonda
cucendo pieghe ordinate
Mi guardavo con i tuoi occhi
che conoscevano la mia gioventú
la pelle di alabastro
il segreto velluto all’interno delle cosce
La scia umida dei ricordi
ha sciolto i lacci delle lacrime
Ed ho pianto
sulla mia età fuggita
SOLO PER UNA NOTTE
Strappami dalla realtà
con il tuo entusiasmo folle
delirio erotico
voglio accedere all’assoluto
Strappami da questa realtà
da questa finitezza umana
che non trascendo
e desidero te
e non mi appago
e scendo scale
verso amori perduti
che cadono
come birilli sconfitti
sotto i colpi dei ricordi
Strappami dalla realtà
tu, sconosciuto
che rendi ambigua la passione
saccheggiando la mia pelle
per una notte
UNA VITA SPEZZATA
Erano erotiche le tue parole
Con le quali carezzavi
Scendendo negli angoli nascosti
Nelle pieghe segrete
Le dosavi come un architetto
Che costruisce su un terreno fragile
Il mio, humus mobile,
Dove conficcavi i pilastri per sostenere
E sei penetrato sin dentro il cuore
Calcolando che fossi la tua proprietà
La tua bella vetrina, da mostrare
E da svendere alla prima occasione.
Così mi hai svenduta, ed era Pasqua
Io agnello sacrificale
Io, non più io
Tu, Dio
*
Frammenti in rosso - Prefazione di Fabio Barcellandi
Offertorio.
Se c’è una parola che rappresenta e al contempo riassume questa silloge di Francesca Grasso "Frammenti in rosso" è: offertorio. Offerta di sé, offerta del sé. Non solo in senso metaforico, di parole, ma in senso concreto, reale… carnale.
Offerta che nasce da una delusione, da un dolore, che si trasforma in un rifiuto, in una ribellione, ma che invece di generare un’automatica e magari giustificata privazione, un’assenza, determina un cosciente e consapevole dono, il dono totale di sé senza alcuna riserva.
… le (tue) parole erano solo parole (Matematica), ma le parole di Francesca Grasso non sono solo parole, sono corpo, carne, carne rossa. Carne che viene prosciugata Non hai lasciato nulla. (Sono caduta); carne che viene consumata mordimi / voglio essere la tua cena., ma senza violenza, anzi, sarebbe una violenza non approfittarne, è un dono, giusto? un’offerta: la carne che non tocchi / brucia della tua assenza! (Cannibale) e carne che invece è offerta per antonomasia il segreto velluto all’interno delle cosce. (Età fuggita).
Le parole di Francesca Grasso, il verbo del poeta Francesca Grasso, sa farsi carne, corpo, “corpus” grazie a quel processo mistico, di transustanziazione, alchemico, a quell’incanto che si chiama poesia e le cui parti, i cui frammenti di rosso sono la poesia stessa che lo compone, linfa e sangue che gli danno forma, vita. Frammenti che come tante tessere di un puzzle sapranno ricondurre a un’immagine, ma che presi singolarmente non saranno che mani, braccia, gambe, piedi, buoni solo per un feticista (Fétichisme). Ciò che l’autrice chiede, ci chiede, è di ri-comporla, comporla di nuovo: Strappami da questa realtà / da questa finitezza umana / che non trascendo / […] Strappami dalla realtà / tu, sconosciuto lettore. La poesia non è tale solo per se stessa, ma per il suo lettore, il suo destinatario, il suo amante, il suo cultore; il dono di sé resterebbe sterile se non ci fosse un ricevente ad accoglierlo e a vivificarlo, per sé e per altri. L’importanza del lettore è fondamentale e al contempo è un rischio. Saprà esserci un lettore pronto a riceverla, la poesia? Eppure il poeta non può non cantare, il suo canto esige il rischio / della libertà. (Canto). Che libertà sarebbe se dovesse aspettare, se dovesse aspettarsi qualcosa in cambio? Sarebbe una prigione, sarebbe una gabbia, sarebbe un mercimonio, in cui pericolosa, anzi, devastante (Rosso devastante) potrebbe verificarsi un’inversione di ruoli (Metamorfosi di un amore). Ti aspetto sperando di incrociare / anche un solo istante / la tua ombra appiattita / che scivola su muri / per poterti gridare / Puttana. (Rose rosa). L’alchimia d’altronde, si sa, non è una scienza esatta, né di facile pratica, né da tutti praticabile, ma il poeta ne è un ottimo esecutore Sei un ottimo cacciatore / Non restare a casa / Spostati, la zebra aspetta di essere preda / […] Ma io, zebra senza strisce / aspetto la purezza di un istante / Quell’assenza di tempo / in cui tu, sei zebra con le strisce / ed io, cacciatrice che / ti stano e ti uccido. (La zebra). E così, l’immagine che si formerà alla fine della lettura di "Frammenti in rosso", quale sarà? Quella del poeta o quella del lettore, quella di Francesca Grasso o quella di … ? A ognuno la sua risposta, a ognuno il suo ruolo, vittima o carnefice, preda o cacciatore, pasto o commensale, dono o donatore o entrambi? Non è la poesia il regno dell’impossibile, ma del possibile, della possibile convivenza degli opposti in cui poter far durare l’incanto, senza che la carne, la carne rossa debba tornare a essere polvere, polvere rossa?
Fabio Barcellandi
*
Nota a Frammenti in rosso - di Beppe Costa
Francesca Grasso è la scrittura che invade ogni parte del corpo e raggiunge l'anima.
A volte feroce, più spesso intensa, narra del corpo del sogno dell'abbandono, con un dolore che quasi sempre raggiunge non solo le donne, le principali fruitrici delle sue poesie, ma anche gli uomini, colpiti dalla sensualità mista e intricata al dolore.
A volte dissacra e massacra se stessa, tal altre sogna di un destino migliore sfiorato e poi negato.
Il tutto in rosso come il fuoco il sangue l'amore.
Beppe Costa
*
N.B.:
Francesca Grasso sarà presente al Teranova Festival di Roma i prossimi 28 e 29 ottobre:
TERANOVA FESTIVAL 2009 (28 e 29 ottobre) – PROGRAMMA
T E R A N O V A T O U R P O E T R Y 0 9
Naim Araidi riceve il Premio da Shikanu' |
Invitati di prestigio concernenti il mondo della canzone / poesia
Valorizzazione delle nuove forme di espressione poetica contemporanea
Promozione di opere artistiche musicali e cinematografiche
Oranizzatori:
Ars Multimedia
Association d'animations du quartier de la gare de Metz
Daimon Live ( Roma )
http://teranova.fr
Contacts: Ars multimedia Mario Salis 8, rue taison 57000 Metz
Mobile: 06 88 73 95 04 E mail: mario.salis@numericable.fr
Contatti : Daimon Live
Raffaella Bonfiglioli
Nelle sue precedenti sei edizioni, TERANOVA ha accolto i più grandi nomi della letteratura e della poesia internazionale, da Edoardo Sanguineti a Lawrence Ferlinghetti fondatore con Kerouac della Beat Generation, a Fernando Arrabal fondatore con Alejandro Jodorowsky del movimento Panico.
Nel 2009 l’asse culturale franco-italiano sarà rappresentato in concerti in Francia a Metz e in Italia a Roma. In questo quadro altamente rappresentativo del mondo della poesia internazionale è volontà dell'organizzazione di integrare tutte le forme di poesia e uno spazio importante sarà dato a chi con la canzone trasmette mondi onirici vestiti di senso poetico.
Teranova 2009 presenterà diverse personalità della cultura italo francese. Un panorama significativo della poesia, della canzone d’autore delle arti visive di oggi.
Questo scambio inter-culturale si baserà sulla presentazione di diverse forme della poesia con concerti di cantautori conosciuti, emergenti, happenings, conferenze, poesia-video, sonora visuale.
Teranova si focalizza sullo scontro-incontro della parola con tutte le arti attuali.
Il festival accoglie in luoghi diversi e prestigiosi spettacoli di elevato spessore culturale.
Al fine di soddisfare un pubblico ampio Teranova spazia da concerti, alla presentazione di libri di autori di prestigio e alla diffusione di film «poetici» con relative conferenze.
TERANOVA FESTIVAL 2009 (28, 29, 30 e 31 ottobre) – PROGRAMMA
Direzione artistica di Raffaella Bonfiglioli
Regia di Beppe Costa
PROGRAMMA
◦28.10 mercoledì
Caffé Letterario
Regia Beppe Costa
◦Inaugurazione mostra di Shikanu’ (Antonella Corsini Meloni) fino al 12 novembre
◦ore 18 - 20
Beppe Costa e Mario Salis presentano:
◦Alessandro Assiri, Monica Ferretti, Corrado Guzzon, Alberto Mori, Mariella Soldo, Nino Velotti, Mariapia Giulivo, Andrea Garbin
◦Musiche: Fabio Mariani, Giuliano Perticara, Dario Pierini
Attori: Chiara Daino, Caterina Intelisano, Riccardo Mei
◦ore 20 Rinfresco
◦ore 21
Beppe Costa e Mario Salis presentano: Fabio Barcellandi*, Chiara Daino, Francesca Grasso*, Giovanna Mulas*, Beatrice Niccolai*, Corrado Scio', Mariaelisa Giocondo, Sandro Pedicini, Franco Tutino, Massimiliano d'Ambrosio, Franco Fosca
Consegna premi
Chiara Daino |
◦Ore 22
◦Mario Salis in CONCERTO
◦29.10 giovedì
Centro Culturale San Luigi di Francia
Largo Toniolo 20-22
00186 Roma
(tra piazza Navona e Panteon)
Tel. : 06 680 2626
◦Regia Beppe Costa
ore 18h – 20h
◦Federico Batini, Chiara Daino, Dana Drunk, Mariaelisa Giocondo, Sandro Pedicini, Franco Tutino
◦ore 21h – 22h30
Fabio Barcellandi*, Francesca Grasso*, Giovanna Mulas*, Beatrice Niccolai*, Liliana Arena, Mariapia Giulivo, Corrado Scio', Andrea Garbin
◦Attori leggono i premiati(*): Chiara Daino, Caterina Intelisano, Riccardo Mei,
◦Consegna premi a Francesca Grasso
Musiche: Fabio Mariani, Giuliano Perticara, Dario Pierini
22h30 Musiche:
Eva Lopez e la canzone francese: ricordo di Edith Piaf
Eva Lopez e Beppe Costa ricordo di Léo Ferré
Mario Salis e Salvo Campisi & Pippo Puma in ricordo di Antonio Caldarella
Le opere sono offerte da Shikanu’ (Antonella Corsini Meloni)
Saranno allestiti banchi libri dei poeti e dei musicisti.
◦30.10 venerdi
Centro Culturale San Luigi di Francia
Largo Toniolo 20-22
00186 Roma
(tra piazza Navona e Panteon)
Tel. : 06 680 2626
◦ore 18h00 incontro con
CharlElie * ( http://charlelie.com )
◦ore 20 rinfresco
◦Moaen Shalabia, Naim Araidi*, Samer Darwish, Mario Salis, Mariapia Giulivo & Mr Sacha, Beatrice Niccolai
Consegna premi a Naim Araidi, Beatrice Niccolai, Premio alla carriera a Adele Cambria, CharlElie
22h00 Alessandra Celletti piano
Intervento di Stefano Pierpaoli
Le opere sono offerte da Shikanu’ (Antonella Corsini Meloni) Esposizione Centre Culturel Sailn Louis de France
◦31.10 sabato
◦Largo Toniolo 20-22
00186 Roma
(tra piazza Navona e Panteon)
Tel.: 06 680 2626
Nino Muccio: Il cielo corto di Marina
Opera Mundi di Mario SALIS
Spettacolo di canzoni d'autore e poesia
con Salvo Campisi, Pippo Puma, Mario Salis...
RAM_09
Rome art and music
un progetto NUfactory
info su www.romeartmusic.it
www.nufactory.it
FARABEER
Come tutti gli anni si svolgerà presso il Bar La Zanzara, nel parco lungo il Lago Superiore. Ci sarà la consueta cena con buffet (prenotazioni al tel.346/0840146).
L'incontro è l'ultimo della programmazione di S-confini, rassegna di eventi della Circoscrizione Nord di Mantova.
Leggeranno, tra gli altri, Corrado Giamboni, Andrea Garbin, Lorenzo Mari, Stefano Colletti, Michele Mari...
Interventi musicali a cura di Martinelli & Molinari
CINEMA AZZURRO SCIPIONI: festa della poesia, ospite d'onore BEPPE COSTA
Lunedì, 21 set 2009, 18.00
c/o il Cinema Azzurro Scipioni -
via degli Scipioni 82
00192 ROMA
proiezioni di Gianni De Gregorio e Silvano Agosti ed esibizioni poetiche a cura di Beppe Costa presso la SALA CHAPLIN, con accompagnamento musicale.
Ore 18.00 "PRANZO DI FERRAGOSTO" un film di GIANNI DI GREGORIO -
Ore 19.30 "UOVA DI GAROFANO" un film di SILVANO AGOSTI -
Ore 21.00 FESTA DELLA POESIA: ospite d’onore BEPPE COSTA con esibizioni poetiche dal vivo con Dario Pierini al piano, e Fabio Mariani alle chitarre
“IL SOGNO INFRANTO DI EZRA POUND” un film di LEOPOLDO ANTINOZZI
L’AUTUNNO (musica di Antonio Vivaldi) tratto da LE QUATTRO STAGIONI di SILVANO AGOSTI per informazioni http://www.silvanoagosti.com/ tel +39.06.39737161
BEPPE COSTA SCEGLIE: SOLEAMARO - "Ogni volta che vorrai"
Salvo Campisi: poeta e cantore
dell’animo
Qui ad Avola, in Sicilia, vicino la più conosciuta Noto si svolge, come lui stesso ha voluto, direi proprio in pochi metri, la vita lavorativa e insieme sociale, umana e artistica di Salvo.
La vita umana, già, sembra un paradosso come se tutti vivessero come degli umani, in questo mondo sempre più corrotto ed avvilente, sempre più in corsa inutile contro e verso una morte sconosciuta.
“Tira fuori tutta la forza che non sai dite”.
Come un racconto di questa vita giornaliera e nel suo ‘notturno’ solitario si svolgono e si snodano i versi di Salvo (Soleamaro in musica): incontri, sogni, ambizioni (poche se non del comunicare), avvisi ai ‘naviganti’:
“Fingersi un altro
guardando i tuoi occhi nudi
ti penetro di mente libera
di gesta di mani e facce”.
Ma non eccede mai in questo raccontarsi apparente perché, come spesso accade a chi scrive, ciò che attorno a sé vede, o “meglio” vede, l’Autore cerca negli accadimenti degli altri il proprio cammino o indica a chi cerca un possibile percorso.
“Come sono sbadato a volte io che sono così attento
ad ogni mio movimento
a ogni piccola distrazione”.
Ho provato sul palco con lui nel maggio scorso come, leggendo in toni diversi, le sue canzoni divenissero poesie e le poesie canzoni.
Quando le parole sono libere e semplici ma entrano nelle atmosfere, vite, amori, dolori anche degli altri la differenza è minima, raccolta semmai dalla musica che a volte nasconde le parole, tal’altre può opprimerle.
Così nascono i cantautori, definiti qualche volta poeti ma spesso e Salvo lo sa, il poeta ha come una sorta di pudore e spiega, suda, s’affanna cercando l’amore in chi l’ascolta o temendo di esser poco sopportato. Non c’è poeta infatti che non tema di annoiare dopo le prime dieci righe.
Ma se l’autore di versi ha in sé il dono della musicalità e Salvo Campisi lo ha, le parole, molte o poche che siano possono diventare sempre canto, come si definivano i poeti del passato: cantori.
“Buongiorno stellina luce che inebria
il mio oggi ballerino
il mio guardarmi attorno”.
Auguro a questo breve ‘canzoniere’ vivo e vita, opera prima dell’Autore, di essere da stimolo per una prossima raccolta più ampia.
Beppe Costa