Beppe Costa Incontri (Pittori dallo Spazio): Antonella Meloni Corsini, in arte SHIKANU’




Interventi di Antonella Meloni Corsini e Giorgio Pinna.

Un autoritratto dell’artista, attraverso le sue parole, autentiche.

“Cosa dire di me? Inizio a dipingere a 4 anni... apro il mio primo atelier d'arte nonché galleria a soli 17 anni e già mi schiero contro il sistema dei critici d'arte avendo constatato quanto ne fosse corrotto il pensiero (accusata dai critici a soli 16 anni di essere anacronista in quanto surrealista nei contenuti e iperrealista nella tecnica).
Caratteristica costante l'abbinamento della pittura a poesie che ne descrivono il momento ispiratore.
Nel 1995 ne apro un'altra a Parma. La maggior parte dei miei estimatori mi conosce per essere una ritrattista... ho eseguito più di 8000 ritratti a carboncino. Ma prediligo dipingere a olio su tela ricercando e studiando quelli che sono i coni d'ombra dell'esistenza.
Nel 2000 abbandono definitivamente l'attività di gallerista per dedicarmi esclusivamente alla pittura e alla poesia... e a un lavoro part-time come infermiera professionale che mi permette di essere sempre assolutamente autonoma nel pensiero e nei contenuti.
Ho partecipato a innumerevoli mostre di cui preferisco non far menzione per scelta personale... sono solo fumo negli occhi… apprezzatemi per ciò che vedete non per ciò che vi elenco.
Altra cosa da dire... alcune mie opere hanno la doppia firma... altre solo Shikanu'... altre solo Antonella Meloni Corsini... ma sono tutte dotate di certificato di autenticità.”




Una presentazione dell’artista, grazie a un’intervista concessa a Giorgio Pinna:

IN “ARTE” SHIKANU’…
Antonella Meloni in arte Shikanu’, è quella che si può definite un’artista, nel vero senso della parola. Pittrice, autrice di testi e di poesie, porta avanti un percorso artistico di notevole valore. Ciò che a me attira personalmente è la messa in scena del volto umano, ambiguo, bellissimo, angelico e allo stesso tempo provocante, sorpreso a celebrare se stesso e colto nella possibilità di essere anche altro da sé. Nella sua pittura come nei suoi testi, c’è la necessità di far diventare conscio ciò che prima era inconscio, di rappresentare quelli che sono i coni d’ombra dell’esistenza, come il dolore, descritto nei suoi aspetti più nascosti, ma non solo. Nella sua tela nasce quasi spontaneamente quella dimensione tra la veglia e il sogno, dove l’animo si mette completamente a nudo, ma senza mai abbandonare quella dignità tipica dell’essere umano. I suoi testi parlano di ciò che potrebbe essere ma non è, dando vita ad una sorta di utopia Blochiana che tende verso un futuro, si spera migliore.
D:Quale è, secondo te, il rapporto tra pittura e scrittura?
R:Credo che tra scrittura e pittura ci sia un rapporto di solidarietà che unisce le finalità dei due modi di esprimersi. La poesia si libera del visibile per lasciare spazio alle rappresentazioni interiori di ciascun fruitore... io leggo e immagino, la pittura si libera dei segni verbali che impediscono di accedere al significato in maniera profonda, io vedo, quindi vivo l'esperienza senza intermediari. E' come leggere un libro immaginando le scene o come vedere un film senza aver mai letto la storia. Quando guardi un film di cui hai già letto il libro da cui è tratto lo percepisci condizionato da ciò che hai già letto. Ecco perché parlo di rapporto di solidarietà; perché nel mio caso spesso i due modi di esprimersi si sostengono a vicenda.
D: Che rapporto hai con i mercanti e con i critici d’arte?
R: Un pessimo rapporto con i mercanti. Non esiste al mondo un mercante d'arte che non tenti per esigenze di mercato di condizionare l'estro di un artista sia nei contenuti che nei tempi di produzione. In tanti si definiscono artisti ma sarebbe più corretto definirli artigiani. L'arte vera necessita di ispirazione pertanto non credo alla genuinità di un'opera che deve fare i conti con tempi scanditi da frettolosi commercianti. Ancora peggiore il rapporto con i critici d'arte... i critici sono in bilico fra l'esaltazione del tecnicismo e la fisionomia degli interessi del mercato, per cui più che critici sono dei veri e propri manager più vicini al marketing che all'artista. Evito quindi qualsiasi rapporto con le due categorie preferisco il rapporto diretto con l’estimatore finale. La dote più pregevole di un'opera pittorica sta nella sua universalità non occorre nessun traduttore del mio sentire dal momento che io stessa a distanza di tempo vedo nelle mie opere cose diverse da quando le avevo create. Il fruitore finale dell'opera è l'unica persona che può definire le emozioni che se ne ricavano e ogni giorno scoprirà quanto esse siano mutabili nel tempo.
D:Quali sono le principali tematiche che si possono trovare nei tuoi testi?
R:L'amore, la morte, la fratellanza... la fatica di vivere e di comunicare sono i miei temi ricorrenti.
D:E’ mai successo che un tuo quadro abbia ispirato un testo o viceversa?
R: Solitamente ho prima una immagine visiva che mi ispira a dipingere e che successivamente mi spinge a scrivere ma spesso capita anche che una musica sollecita delle emozioni che scrivo subito di getto e mentre sto scrivendo già immagino con che colori e con che forme potrei rappresentare il tutto. Ho molta immaginazione... guardo dentro di me come se vedessi tanti fermo immagine che attendono solo di essere resi noti.
D:Nella tua pittura segui in genere una linea guida o rappresenti ciò che al momento ti ispira?
R: Rappresento ciò che al momento mi ispira ma mi rendo conto che ad ispirarmi sono sempre le solite cose e cioè l'essere umano i suoi dubbi, le sue passioni, la sua luce interiore e paradossalmente sono particolarmente attratta dai contrasti netti delle ombre… anzi... forse le ombre sono per me il vero pungolo... dove c'è un'ombra marcata non c'è mai il nulla c'è sempre nascosto qualcosa!
D:Il dolore è una ricca fonte d’ispirazione?
R: Oh si! Il dolore è sempre stato molto ispirante... il dolore è un ombra!
Mi ha caratterizzato la vita fin da piccola e spesso mi ritrovo a pensare che sia un enorme dono concesso soltanto a chi può capirlo.
D:Non pensi che al giorno d’oggi il concetto di bellezza nell’arte sia del tutto relativo, basti pensare all’esempio della “ Merda d’artista “ di Piero Manzoni che è arrivata a costare cifre elevatissime.
R: Il concetto di bellezza intesa come godibilità di un'opera d'arte (sia essa pittorica, letteraria o musicale) non corrisponde al suo valore immutato nel tempo, ma caso mai a differenti modi d'uso e di "captazione" che corrisponde alle diverse personalità di chi giudica l'opera. Come ho detto prima le sensibilità evocate non sono immutabili nemmeno nello stesso artista che si fermi ad assaporare il proprio operato a distanza di tempo. Non esiste una Università che possa darci un titolo per acquisire maggior gusto rispetto ad altre persone. Ergersi a giudice della espressività umana senza mettere in conto le oscillazioni del gusto equivale alla pretesa di uniformare la società a un unico sentire… il proprio. Ma (e qui un po’ mi contraddico) dubito fortemente che l’acquirente delle produzioni corporali ( perché di questo si tratta) del Manzoni avesse trovato un qualcosa di estetico in quel genere di provocazione. Ma del resto ci sono milioni di mosche che sarebbero pronte a sostenere il contrario di quello che dico. E allora resta il dubbio se gli estimatori di Piero Manzoni siano solo vittime inconsapevoli entrate nel giro perverso del marketing che ruota attorno all'arte o se si tratta di veri intenditori più appartenenti al genere dei Ditteri che al genere umano.
D:Questo vale anche per molti testi che attirano solo per la loro banalità e semplicità, mentre un tipo di scrittura più complessa rischia di essere incompresa e abbandonata?




R: A tutti capita prima o poi di sentir "risuonare" nella testa una musichetta, un ritornello, ascoltati magari per caso molto tempo prima. Quasi ci perseguita e la ripetiamo in continuazione, mentalmente o canticchiandola. Anche la canzone agisce come un attivatore dell'acquisizione del patrimonio linguistico di ciascuno è il potere della canzone di "incollarsi", di fissarsi nella mente!!! La musica lascia una traccia profonda nella memoria, e di conseguenza, con essa, restano più facilmente impresse le parole associate. Credo che un buon testo se si accompagna a una buona musica non corre alcun rischio di essere abbandonato, purtroppo succede troppo spesso di sentire ottimi testi associati a musiche terribilmente noiose e allora è preferibile leggere un buon libro o ascoltare stupide parole con musiche fantastiche. Alcuni miei testi sono nati sulle melodie bellissime di canzoni sciocche e poi affidati a musicisti in gamba ignari di questi passaggi.
D:Gentile diceva che l’uomo diventa immortale grazie alla sua arte, che ne pensi.
R:Ah magari fosse vero! Credo che neppure l'arte resti immortale. Proprio per riallacciarmi a quanto sostenuto prima... il contenuto di un'opera varia nel tempo in funzione di chi ha davanti quindi l'opera resta... col nome... soltanto il nome del suo creatore e senza più neppure il suo significato primitivo.
D:Quali sono i tuo prossimi progetti sia nella musica che nella pittura?
R: Nella musica continua la mia collaborazione con Giuseppe Idile (in arte Capitano) che ritengo sappia vestire i miei testi con la musica più adatta affinché la forbice fra la mia iniziale spinta emozionale e la percezione dell'opera finita sia ridotta al minimo. Continuerò a collaborare con i Souls of Diotima che ritengo un gruppo molto idoneo sia per le vocalità che per il genere musicale per esaltare i miei versi. Ho in cantiere un cd con Giacinto Bolognese e altre collaborazioni con artisti vari in Italia, in Spagna e anche qui sull'isola (I Nur stanno per uscire con un album che comprende un mio testo). Nella pittura ho in programma una mostra alla "Pellicanolibri" di Roma grazie al grande Beppe Costa, da Febbraio a Giugno, più altre due mostre per il 2009 a Bologna e a Biella e per il 2010 a Forlì.
Continuano le collaborazioni con musicisti e scrittori per l'illustrazione delle copertine dei libri e dei cd. Intanto sto già immaginando una personale a Sassari in data da definire dove le luci e le ombre dei volti sardi siano un'occasione per sentirmi ancora figlia di questa terra.

Lo Space di Shikanu’ è: http://www.myspace.com/shikanu/

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Le opere di Antonella Meloni Corsini SHIKANU’, sono in mostra alla Pellicanolibri da lunedì 2 febbraio 2009 e fino a tutto giugno 2009.

Ingresso Libero

Libreria Pellicanolibri, CASALOTTI
Via gattico, 3
ROMA,
Italia

Beppe Costa Incontri: PAOLA TAGLIAFERRO E MAX MARCHINI

Interventi di Beppe Costa, Francesca Grasso e Fabio Barcellandi. • Chrysalis, il coraggio di Beppe Costa Certamente un esperimento rischioso quello di Paola Tagliaferro e Max Marchini, in un mondo canzonettiere che da anni, con qualche eccezione non fa che ripetersi. Rischioso e coraggioso ma che riempie un buco enorme nella musica contemporanea. 
Ma è come se il loro 'tentativo' fosse universale, cantare e suonare per il mondo intero, cosa che finora non è riuscito a nessuno. Mischiando voce e suoni riescono a farmi pensare che questa è una lingua che capisco io ma, insieme a me un abitante della sperduta Alaska e, insieme vederla danzare ad Istabul, Marakesh o Tiblisi. Certamente suono diventa anche la voce di Paola Tagliaferro che si presta (come raramente accaduto) a fare da strumento unico per ogni lingua e nazione. Andando oltre è come dire che le religioni sembrano tutte diverse (e si uccide per questo, o almeno sembra ai più) ma sono tutte eguali. Quindi musiche diverse che, per i due artisti, fusi insieme (come mai, forse, accaduto) che hanno una fruibilità da parte di tutti: ha parola lingue diverse ma che diventano suono che provoca emozione. Anche in "Poem to a Blue Painting" di Peter Sinfield sembro non accorgermi di non conoscere la lingua inglese, predominante insieme alla musica che nei brani è sempre presente sono i suoni della natura, o le voci in lontananza, godibili in questo caso anche nel proseguire da soli senza strumenti e, mi pare quindi, di viverci in mezzo, essere la persona cui ci si riferisce: "Tu sei la nascita del cielo di mezzanotte, 

Tu sei le lacrime tristi e azzurre di un oceano poderoso che si infrange sulle rocce del tempo, Tu sei ciò che vorrai e ciò che io vorrò, Tu sei I miei occhi sono il tuo creatore". Ecco la breve poesia di Sinfield, sembra lo spunto, breve ed essenziale, cui corrono incontro Paola e Max. Ancora un canto fiabesco Princess Sakuntala, scritta come le altre, con l'eccezione di Poem to a Blue Paintig, dagli stessi esecutori e realizzatori del CD. Ancora Tesoro sommerso, forse la più 'normale' dell'intero CD: "Mi immergo oltre i confini, della mia ragione, eccitante paura, o solo, bisogno d'amore. Apro il forziere, oro sulle labbra, che vorresti baciare, mentre nasce una canzone" ci può in qualche modo narrare la nascita di un bambino, di una canzone, di un amore allo stesso tempo e modo. Ho l'impressione, non essendo un esperto di musica ma solo un'amante (ci tengo ad amante, perché è l'unica che contiene in sé la desinenza 'amore') di sentirli battere davvero i cuori, come nel '58 quando ascoltai per la prima volta "Le tue mani" di Gino Paoli alle proteste sulla voce sgradevole dell'autore, pensai e difesi la nascita di un evento, quale poi è stato. In tempi recenti mi è accaduto con Momo (nessuno direbbe che è l'unica vera novità fra le migliaia di cantautori tristi e ripetitivi, e l'unica forse che, come Paolo e Giorgio Conte, può essere ospitata nei luoghi di Edith Piaf o Léo Ferré). Spero questo accada ma, ripeto il loro è un esperimento rischioso e coraggioso. E il coraggio è quello che ci vuole per scostarsi dalle banalità, in tutti i campi dell'arte. • Chrysalis, l’esplorazione di Francesca Grasso L'esploratore non teme l'avventura e se ha dentro un canto, una voce, una libertà da affrancare, allora quell'esploratore è un inventore di nuovi percorsi, tragitti che conducono attraverso sensazioni di calma, ordine, silenzio. Questa la musica e questa la voce, questo sicuramente un cd, del tutto innovativo nel campo delle sonorità. Il percorso si dirama lentamente, tra un accordo e un altro, in vie lontane dove pause musicali fanno immaginare luoghi astratti, distanti ed esotici. Canti antichi, rivisitazioni, tratte e sviluppate, su spartiti completamente personali, modulano e avvolgono la voce profondamente seducente di Paola Tagliaferro. 
Questa l'interessante combinazione. Ascolto, inebriata, perché questi sono ritmi immediatamente intuibili e orecchiabili sebbene si avverte siano nati da un lavoro attento, di ricerca. Sakuntala, è un pezzo che ha scosso la mia quieta emotività, improvvisa una pioggia torrenziale, come quelle che ho visto solo in Laos, ha chiuso il brano ingoiando docilmente la voce che tornava all'origine di un mondo primordiale, semplice, sonoro, durante il quale ho compiuto un viaggio che ha attraversato la voce del muezzin, le ballerine uzbeke, gli occhi di carta sugli alberi dell'India, per affondare sulle rive indonesiane. E come il canto del muezzin si estende in dimensioni vaste, questo cd mi ricorda la violenta bellezza del deserto africano e le carovane tuareg. Leggevo nella pagina di Paola Tagliaferro: "La fusione dei sensi, vista, udito ed olfatto, crea un concetto globale dell'opera artistica", esattamente ciò che trasmette African Moon, Sakuntala, The Siren's Song, e tutti gli altri brani del piacevolissimo cd che ho ascoltato. In Tesoro Sommerso il canto dei gabbiani libera la poesia delle parole: Scorre la vita, come un fiume in corsa, parole che accarezzano il cuore, scavandomi la mente, … mia essenza che dà senso all'esistenza, mi immergo oltre i confini della mia ragione, eccitante paura o solo bisogno d'amore, … nel battito del cuore, la forza della terra, e il movimento immenso del mare, ed il mare risuona come un’eco nella voce di Paola, nella musica di Max Marchini, lasciando bellezza, con l'ebbrezza di una voce e una musica che dona calore e colore a note ricomposte apposta per aprire l'animo al mondo onirico dei sogni, della fantasia, delle sensazioni. • Chrysalis, la poesia di Fabio Barcellandi Preso per incantamento, questo è ciò che mi è successo all’ascolto di “Chrysalis”, di Paola Tagliaferro e Max Marchini. La musica esercita da sempre su di me un fascino assoluto; certo, è anch’esso un linguaggio e come scrittore… eppure, io non so parlarlo, ma posso sentirlo, io non so comprenderlo, ma posso intuirlo, io non so scriverlo, ma posso riconoscerlo, è e rimane un assoluto mistero. 
La si potrebbe paragonare a una lingua straniera, ma una lingua straniera la si può sempre imparare, mentre per la musica non ci sono versi e ciononostante, tutti la sentono, tutti la ascoltano, tutti ne godono, perché pur non essendo la lingua di nessuno, appartiene a tutti. Ecco, se c’è una lingua, un linguaggio dell’anima, credo che questo sia proprio la musica. Tutti abbiamo un’anima, ma saper parlare tramite lei, attraverso lei, saperla far parlare, saperla parlare non è di tutti: Paola Tagliaferro e Max Marchini arrivano a questo, e vanno ancora oltre tutto ciò. La loro lingua, il loro linguaggio non è quello della loro sola anima, ma quello dell’anima di ognuno di noi. Ognuna delle dodici tracce che compongono il cd “Chrysalis” è una lingua diversa e in ognuna sono presenti anche i differenti dialetti, i differenti gerghi e tutte le diverse sfumature di ogni genere musicale, che i due interpreti e musicisti padroneggiano con rara maestria. Fascino, emozione, suggestione, commozione, magia, incanto, appunto e molto altro coinvolge l’ascolto di queste anime speciali. E ancora… 

Ebbene sì, c’è dell’altro, perché non c’è solo musica in questo cd, ci sono parole, vere, testi, poesie, tale è la cura data a ogni aspetto della canzone e su tutto, la “Siren’s voice” di Paola Tagliaferro, un incanto nell’incanto, un’anima nell’anima, uno strumento fra gli strumenti, una musica nella musica. Ho la presunzione di pensare che se il sommo Dante avesse potuto ascoltare questo cd, alle sue parole potremmo oggi dare una diversa lettura: IX Guido, ì vorrei che tu e Lapo ed io fossimo presi per incantamento, e messi in un vasel ch'ad ogni vento per mare andasse al voler vostro e mio, sì che fortuna od altro tempo rio non ci potesse dare impedimento, anzi, vivendo sempre in un talento, di stare insieme crescesse 'l disio. Da RIME, di Dante Alighieri “Chrysalis” è quel vasel e Paola e Max sono quell’incantamento! 

Anche ora che la luna, voce di Arnoldo Foà, testo di Beppe Costa


Arnoldo e Anna
Even now that the moon                               

Even now that the moon
what's it worth if when you were there
she was already gone.
Even now that the moon is here, you are not
and I wonder if even the stars are playing with you
like you and I still wonder if in the land,
where you willingly went there is the same moon and the same sea

Even now that the moon returns
if you perhaps return, you’ll return different
you won’t be with me anymore,
I no longer have light or stars in gone universes,
I often had my thoughts all for you

And I find no other, I seek in vain before
the moon returns while you're not here.
You are no more and 
I wonder if the moon plays tricks and deceives,
or has accomplices or tyrants of love,
that moon which is not there.
And I here, sitting before the threshold
and you, looking at another sky, another sea
where the moon which is not here
there exists!

translation of Karen Costa


videoclip

La scampagnata, Fernando Arrabal di Francesca Grasso

“il potere della Dea Immaginazione e un certo pathos affilato dalla lama della provocazione intellettuale che nasce dalla fedeltà allo spirito di libertà dell’arte. E un certo slancio metafisico. E l’humour.”
(Da F. Arrabal, Humbles paradis, Christian Bourgois, Paris1985)


Fernando Arrabal grande maestro dell’avanguardia novecentesca, è l’autore più rappresentato al mondo. Il suo teatro: folle, brutale, clamoroso, gioiosamente provocatore. Qualunque sia stato il suo passato, sicuramente difficile (nelle biografie è descritta una vita percorsa da eventi traumatici), l’uso della immaginazione dei tempi moderni è la valvola attraverso la quale vivifica i fatti, incredibilmente, riportandoli ad ogni cosa reale, perché appartengono al reale. Ribadisce, così, le proprie idee, altrimenti la realtà stessa sembrerebbe incompleta ed introduce una pulsante istantaneità della vita. Lui è una forza eversiva, un’energia piena di altre energie, che scardina la realtà e il conformismo di ogni ordine. Leggerlo è contagioso.

Nell'opera teatrale la Scampagnata con un atteggiamento malizioso e divertito confonde il lettore rispetto alla realtà delle cose, che ironicamente prende in giro. Si alternano così, sei personaggi, l'uno l'opposto dell'altro eppure così somiglianti che sembrano quasi gemelli, Zapo e Zepo, nemici con una vita di desideri in comune.. Nasce così un linguaggio assurdo attraverso il quale libera le sue idee ridicolizzando la guerra, forse la più grande piaga di tutti i tempi, dal punto di vista di chi c’è e non sa perché vi è capitato in mezzo. Come se la guerra fosse una meteora che non si può scansare, un terremoto inevitabile o una grande pioggia non prevista. I personaggi sono dotati di una imbecillità intelligente e ingenua al tempo stesso, tutto è l’inverso di tutto, e i sentimenti ne sono rovesciati dalle situazioni. Bellissima l'immagine surreale dei coniugi Tapan, che con totale disincanto si stringono sotto l'ombrello mentre intorno piovono bombe, come se fosse pioggia. In questa surreale inrealtà dei signori Tapan, vi è tutta la voglia di Fernando Arrabal di frantumare l'idea di violenza, trasformando le bombe che cadono in semplici gocce di pioggia, bombe da cui ci si può difendere aprendo un ombrello, forse quello della fantasia, la vera salvezza dei popoli.
Se parrebbe assolutamente normale inorridirsi davanti al cinismo degli infermieri in cerca di cadaveri, i personaggi della Scampagnata, anzi ne provano un dispiacere inverso e si alleano silenziosamente. Cameratamente sperano che essi possano raccogliere più cadaveri possibile, come i fiori di campo in un giorno primaverile. Il ridicolo vince su ogni aspetto, e si evince un sommesso satireggiare dell’autore, sulla guerra, facendo vivere i suoi personaggi di buffe abitudini, buffo linguaggio, personaggi talmente intossicati dall’assurdità della guerra, o forse dall’assurda vita, che paiono muoversi con modi solenni in ridicole abitudini. La Scampagnata è un allusione colta e divertente, un approccio alla vita nella sua totalità.
L’arte della derisione e della rivolta, così che la scienza, la filosofia, la poesia, l'amore cambiano ruolo e si immaginano ricombinati ironicamente in Arrabal stesso, questa la sua arte: - “che io faccio di me stesso la mia opera, come nella prugna il nocciolo genera la vita".

Francesca Grasso


Fernando Arrabal, La scampagnata, a cura di Carlo Mirabelli, Pellicanolibri, 2008, pp, 64, € 9.00
Illustrazione di copertina: Fabio Mariani, Grafica Claudia Damiani

Per acquisti rivolgersi: beppecosta.pellicano@gmail.com, info 0661563181
La casa editrice ha pubblicato di Fernando Arrabal: Panico (con Jodorowsky e Topor), Il gran cerimoniale e Lettera ai militanti comunisti spagnoli, alla fine degli anni '70. Testi ancora oggi disponibili