Beppe Costa sceglie: Rosario Arizza

Rosario Arizza: “poeta dell’anima”

Conquistare l'arte, distruggerla, farla a pezze. D'incanto riportarla in vita. Nuova. Tutta per sé.
Quest'arte che nasce, cresce, si trasferisce e dipana al resto del mondo.
Quell'arte spesso indesiderata dal cieco potere che sovrasta e, a ogni secolo tenta di farla 'sparire'.
Quest'arte resta, viva e vita fra noi, a dirci e darci quando, come e chi eravamo.

Poi con la potenza di un antico passato torna, si trasforma, si arricchisce e, improvvisamente la ritroviamo nelle stanze di una piccola via di Avola, ricca di storia e di mura colme del respiro che vi regna.

Lì, un uomo, dipinge il suo io e l'altro che sogna, vede, intuisce, studia.
Col cuore e la mente e ritrova quell'unica realtà che del vivere vale la pena. E che dire se, chiuso il una stanza con tele grandi, medie o piccole, noi, io, ne scopro mondo e umore.
E, di colpo, mi sento trasportare in vicoli nebbiosi di città austriache, spagnoli, francesi, portoghesi.
Sogno con sprazzi di luce, con cieli appena accennati e guardo, ritrovandomi in mondi lontani e diversi ma riconoscibili per chi nei libri ha vissuto e vive.



Pochi i pittori (ovvero gli artisti) che sono un tutt’uno con la propria opera.
Senza soffermarmi a quanto già detto in maniera esaustiva da Jean Manuel Bonet su Rosario Arizza, vorrei spiegare la funzione di colui che arte produce, ovvero se dentro chi scrive, suona, dipinge, ci sia o si possa identificarne l’opera attraverso tre importanti elementi: cultura, carattere e luogo in cui vive.

Se cultura e carattere camminano di pari passo ciò che vive (orrore o sogno, poesia o vita che violenta luoghi, persone, politica, è facile accostarsi con occhio preciso alle opere di Rosario Arizza. E alla sua anima.

Chi ha visto il film di Georges Clouzot “Il mistero Picasso” non ha alcuna difficoltà a comprendere ciò che intendo.

Grande tele come violentate da colori a volte forti , tal altre delicate non sono che la condizione umana di un artista ‘mediterraneo’: il mare azzurro con vista d’un infinito universo e il contrasto del vivere in Sicilia (stupendo direbbe il turista nel guardare i luoghi d’Avola, o la monumentale vicina Noto o nel tuffarsi nel mare solitario e nascosto dei luoghi più belli della città); laddove però da anni o forse da sempre l’artista (e non solo lui, ma per lui è più che necessario), è costretto a migrare: il malgoverno e le ‘frustrazioni’ nel constatarlo, provocano quel rigetto che ti porta ad amare ma, al tempo stesso produrre (mi scuso per questa parola apparentemente poco appropriata, nell'impressione che si possa definire troppo e solamente commerciale), quotidianamente il motivo proprio dell'esistere, dell'essere. Poiché tale affermazione non pare sia possibile adattarla ad un artista 'scomodo', in quanto colto, in quanto polemico con il malessere che vede circondarlo.
Le opere allora appaiono i suoi paesaggi, intravisti e frequentati, dell'anima. E a chi guarda non rimane che cercare di compiere il suo stesso viaggio. Capirà allora cosa possa voler dire la padronanza del 'colore'. Non quello che si compra in merceria, ma quello della propria giornata, stagione, vita.

Beppe Costa




Rosario Arizza nasce (1950), vive e lavora ad Avola in provincia di Siracusa. Diplomato all'Istituto d'Arte di Siracusa,so è dedicato subito alla pittura astratta. Dal 1992 al 1993 halavorato in Germania e a Parigi. Nel 2001 invitato a Gibellina ha realizzato 10 opere che oggi sono conservate al Museo d'Arte Contemporanea. Nell'ultimo catalogo Voice of a Soul,qui di seguito alcuni passi del testo di Joe Camilleri:
"I dipinti di Rosario Arizza sono l'espressione di un viaggio esteriore parallelo ad uno interiore nell'io. Passate e attuali esperienze si fondono con una futura visione di un mondo che è sia personale che collettivo. E' suo quanto è nostro. E' un mondo di contrasti estremi, di lirica bellezza e dura realtà, di organizzata collaborazione e di caotici conflitti. Arizza è stato definito o classificato come un espressionista astratto. Al primo sguardo i suoi dipinti trasmettono una sensazione primordiale. Essi ci portano indietro nel tempo e nello spazio a visioni di caotica materia slegata, energia e forza. Fuori da tutto ciò, organizza un ordine visuale di forme, crea ritmi poetici ed orchestrate armonie cromatiche. Rosario Arizza è stato collegato a Art Informel, termine coniato nel 1950 e più tardi applicato ai pittori dell'espressionismo astratto specialmente dove - la forma diveniva soggetta agli impulsi espressivi dell'artista - . Egli può essere indebitato con Jackson Pollock per il suo ritmico fluire di pittura. E' anche stato collegato a Willem De Kooning può darsi per una certa pennellata agitata. E' un artista nella propria onestà con le proprie visioni, la sua personale interazione con la vita e con le proprie sensazioni intime. La sua arte rispecchia tutto ciò. Dopotutto, come l'artista svizzero Paul Klee asseriva, 'L'arte non riproduce il visibile, piuttosto lo rende visibile'.