Dall'altra parte del nostro tavolo ci sarà sempre, anche se ora non ci par di vederla... la ascoltiamo, la leggiamo! * Domenica 20 febbraio al Colony Cafe, Woodstock New York ci sarà il Janine Pommy Vega Memorial. Col cuore ci saremo anche noi, con tutti i poeti che da ogni angolo del mondo hanno condiviso con lei amicizia, solidarietà e versi. * Hanno contribuito a questo omaggio gli amici di Janine Pommy Vega: Marco Cinque e Sergio Iagulli.
Tributo a Janine Pommy Vega
Dall'altra parte del nostro tavolo ci sarà sempre, anche se ora non ci par di vederla... la ascoltiamo, la leggiamo! * Domenica 20 febbraio al Colony Cafe, Woodstock New York ci sarà il Janine Pommy Vega Memorial. Col cuore ci saremo anche noi, con tutti i poeti che da ogni angolo del mondo hanno condiviso con lei amicizia, solidarietà e versi. * Hanno contribuito a questo omaggio gli amici di Janine Pommy Vega: Marco Cinque e Sergio Iagulli.
beppe costa sceglie: Viviana Piccolo al Teatro dell'Orologio di Roma: Il Castello dei Clandestini
Monologo inedito di Fernando Arrabal
Roma Teatro Dell'Orologio
Dal 22 Febbrario al 6 Marzo
Dedicato a Viviana Piccolo
Diretto e interpretato da Viviana Piccolo
Traduzione di Massimo Rizzante
Collaborazione artistica Paola Caldarelli
Musiche Daniele Novello, Carlo Cenini
Scenografia Paola Forino, Elisabetta Pola, Thomas Vallini
Luci e video Tiziano Ruggia
"Personaggio unico: Lerry nel suo castello di emigranti. Lei è una duchessa molto bella che ha l'età di Viviana Piccolo.
Scenario:
ora trasformata in una bolgia. Bidone della spazzatura capovolto.
Due porte, una a destra e una a sinistra. Varie tende ("quechuas")
a forma di guscio di tartaruga, minuscole: le più piccole, appena
montate, hanno colori mimetici e sono imbtrattate dei nomi, dei
vari e successivi occupanti. Un letto monumentale a baldacchino:
quello di Lerry. Tre finestre: sinistra, destra e centro. Epoca,
ovviamente, attuale.
Si sentono spesso spari isolati. Lerry entra da una porta della platea. Si rivolge a uno spettatore seduto nell’ultima fila. Gli parla quasi confidenzialmente.
LERRY: Sono i miei adorati colombi profumati di stelle: gli emigranti che si rifugiano nel mio castello. Hanno saputo che la polizia, per taccagneria e insulsaggine, accusa il loro leader di essere un terrorista. Su di me si sono inventati che ho una malattia mentale ereditaria. Il che è altrettanto falso”.[…]
La Duchessa Lerry nell’opera si fa portavoce e regina dell’umanità migrante del mondo, testimone dell’esilio, trasformando il proprio castello in un inusuale centro di accoglienza.
Il monologo è ambientato nell’epoca attuale ma non prevede per i motivi sopra citati una precisa collocazione spaziale. Lerry parla dal suo castello al pubblico che si trova con lei dentro allo stesso castello, proteggendo tutti gli sradicati del mondo; se dovessimo definire un luogo allora diremmo con Arrabal che ci troviamo nel “paese dell’esilio”. Fuori dalle mura di questo paese ci sono “le autorità” che in principio tentano maldestramente di rapportarsi a lei e nel finire giungono ad un vero e proprio scontro sgominatore.
[…]“LERRY: Nella nobile muraglia si trova dissimulata una porta attraverso la quale, come fosse uno sfintere, né più né meno, l’Umanità circostante evacua i suoi emigranti clandestini. Vengono cacciati verso il nostro ingegnoso castello in un velocissimo aprir e chiudere di porte. Poi vengono trasportati in aeroporto e rimandati indietro con i charter. Ma io sono qui per impedirlo”.[…]
http://delteatro.it/recensioni/2010-03/il-castello-dei-clandestini.php
Nella bella stagione della Soffitta - il teatro universitario del Dams di Bologna - stagione degna di uno dei migliori stabili d'innovazione, è andato in scena un lavoro curioso e inatteso. Stiamo parlando di Il castello dei clandestini, opera inedita e recente di Fernando Arrabal. A farsi carico totalmente dello spettacolo è la giovane regista e attrice Viviana Piccolo. Il castello è un monologo intenso e altalenante, vibrante e surreale come consuetudine dello scrittore franco-spagnolo. Autore prolifico, patafisico e surreale, fondatore del Movimento Panico con Topor e Jodorowski, antifranchista militante, Arrabal ha una cifra narrativa in cui forte è l'elemento ironico, in una vertigine linguistica sempre spinta al limite. E in questo monologo, dedicato proprio alla Piccolo e scritto per lei, Arrabal si è inventato il ritratto di una fantomatica duchessa, mezza folle mezza eroina, che accoglie - o forse sogna di accogliere - nel proprio castello un gruppo nutrito di immigrati, cui non lesina cibi, droghe e cortesie sessuali. La duchessa si fa paladina dei suoi uomini, novella Jeanne D'Arc che raggiunge il misticismo con fellatio a ripetizione e con una sorta di venerazione per un immigrato misterioso, tale Miguel, accusato di terrorismo e inseguito senza tregua dalle forze dell'ordine. Ma la duchessa, che per far spazio agli immigrati non ha esitato a sterminare la propria famiglia, difende a spada tratta Miguel, fino alla fine. Il testo, dunque, è un'onda anomala di parole e sogni, di improvvise sterzate e subitanee volute, di arrampicate verbali e digressioni sessuali: un'incessante vertigine di sogni e allucinazioni, di battute feroci e dissacranti verità. Ed è stata brava Viviana Piccolo a domare questa incandescente materia, fin troppo ridondante, incardinandola in una struttura complessa di elementi e codici che si mescolano - con maschere, amplificazioni, video, burattini, tarocchi, danze e telefoni eternamente squillanti - senza però mai perdere il ritmo, il tempo, il senso anche nel non-senso. Esile ed eterea, la Piccolo svela invece possente presenza fisica, e un gusto smaliziato di giocare con le grevi situazioni concepite da Arrabal. Ma sottotraccia, in questo racconto apparentemente grottesco e stralunato, resta il disagio per quell'assenza, per quegli immigrati tanto citati e mai visti: inseguiti, sperduti, indifesi, li immaginiamo raccolti nelle piccole tende che fanno da sfondo alla scena. E di loro Arrabal parla con affetto, con solidarietà: ma solo i folli, come la nostra duchessa, si ostinano ancora a star dalla loro parte.
Andrea Porcheddu
“ Pagine”
IL Castello dei Clandestini di Fernando Arrabal
Apologo, fantastica visione, metafora “nera”, bassa, cattiva del rapporto società e potere, poetica rappresentazione della condizione umana tutta stretta nella relazione fra individuo e forze occulte (religiose e politiche) che tendono a schiacciarlo, sesso e pornografia come “gioco” e unica chiave di salvezza di una umanità senza più controllo, poema solipsistico di una immaginazione malata: surrealismo e realismo uniti insieme pericolosamente in una drammaturgia ossessiva, perentoria, senza scampo e senza luce, al di là della storia e del tempo, infantile e crudele, semplice e barocca straordinariamente classica e moderna, antica e contemporanea, rutilante e malferma nella sua struttura, ma forte e vitale nella scrittura quale è il testo scritto dallo scrittore Fernando Arrabal per l’attrice italiana Viviana Piccolo, e a lei dedicato: Il Castello del Clandestini, presentato in “prima assoluta” al teatro universitario “La Soffitta” di Bologna, alla presenza dell’autore.
Lerry, una Duchessa molto bella, e forse anche un po’ matta – ricorda “La pazza di Chaillot” di Giraudoux – accoglie nel suo castello (forse immaginario) un gruppo di immigrati a cui offre, con folle generosità, asilo politico, tende per dormire, cibo e favori sessuali. Ma in quel Castello ha trovato rifugio anche un certo Miguet, accusato di terrorismo e adesso braccato dalle forze dell’ordine che hanno circondato quella fantomatica fortezza. Nel corso del lungo, allucinato monologo, scopriamo che l’adorato Miguet, con la compiacenza della Duchessa, se la spassa nella camera di sopra proprio con la sua sorellina (“Fortunatamente Miguet, mio ritmo silenzioso, e la mia sorellina si baciano: indifferenti ai metodi abbietti della Polizia, lubricamente intimi. Siate felici! Pensate a me!”)
Lerry ha dialoghi senza risposta con Miguet (“mio ponte dei sospiri”), e col Primo Ministro che le risponde con la Voce di un Altoparlante: la trattativa per il rilascio dei clandestini e del terrorista è ovviamente impossibile; alla fine una pallottola colpisce il deposito di benzina del castello, che va in fiamme, Miguet si butta dal balcone del terzo piano come torcia umana (“I suoi capelli ardono divorati dal fuoco”), mentre Lerry soccombe colpita da una pallottola (“Volo verso di lui..per i secoli dei secoli..).
Da questo testo carico di infinite suggestioni poetiche e drammaturgiche, ricco di parole che sono un caleidoscopio di rifrazioni interne ed esterne all’opera ma teatralmente “non fondanti”, Viviana Piccolo si costruisce, con intelligenza e abilità scenica, un percorso interpretativo molto personale che, senza togliere nulla alla densità visionaria di questa tragedia, come ritagliata sulla fine del mondo contemporaneo (dei suoi sogni, come dei suoi decaduti valori ideali e sentimentali), gli dà un senso tangibile e concreto nel momento in cui assume il pensiero di Lerry come un Joyceano “flusso di coscienza”, un monologo “di formazione”, il viaggio di una moderna Alice nei labirinti (anche psicologici) di una civiltà “fuori di sesto”, come se quel Castello di tende fosse una moderna Elsinore.
Viviana Piccolo è bravissima a dialogare con i fantasmi della sua mente, e con i suoi interlocutori invisibili, servendosene per capire meglio questo suo itinerario di riflessione e di conoscenza, sia rispetto al personaggio che al suo ruolo di attrice.
Come regista dello spettacolo riesce ad illuminare alcune situazioni oscure e impraticabili del testo arrabaliano con la sensibilità di chi riesce a cogliere i significati delle cose con uno sguardo “dall’interno”, ma riuscendo a mostrarcele in una forma inedita, con un segno visivo forte e riconoscibile con espressionistico, sofisticato “glamour” e simpatica, manifesta ironia.
viviana.piccolo@hotmail.it
Lettera aperta sul Darfur - Raccontando il Sudan, per non dimenticare e per continuare...
POESIA, TEATRO E ALTRO, Imperia - 21 Gennaio 2011 [Chiara Daino]
DOCUMENTO CONCLUSIVO - II ASSEMBLEA NAZIONALE "CALPESTARE L'OBLIO"
NELLA SECONDA ASSEMBLEA NAZIONALE DI CALPESTARE L'OBLIO
POETI, GIORNALISTI, STUDENTI, SINDACATI, PARTITI
GIUNTI DA TUTTA ITALIA PROPONGONO
UN OSSERVATORIO SULLA QUESTIONE CULTURALE ITALIANA
UN REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE GELMINI
E CHIEDONO UN INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
LUNEDì 10 GENNAIO “CALPESTARE L'OBLIO” A TG3 LINEA NOTTE
ROMA – Sabato 8 gennaio 2011, in un affollatissimo locale del quartiere San Lorenzo, il Beba Do Samba, si è tenuta, di fronte a una platea di oltre 200 persone, la seconda Assemblea nazionale di “Calpestare l'oblio”, a cui hanno preso parte poeti giunti da tutta Italia, giornalisti come Pietro Spataro (vice-direttore dell'Unità), Angelo Mastrandrea (vice-direttore del Manifesto), Donatella Coccoli (direttore di Left-Avvenimenti), i collettivi universitari “Abbiamo fame di cultura” (Studi Orientali), Coordinamento K5, la rete di collettivi auto-organizzati “Ateneinrivolta”, i registi Beppe Gaudino e Isabella Sandri, Cristian Sesena (CGIL), Matteo Orfini (responsabile culturale del PD), Stefania Brai (responsabile culturale PRC), Danilo Borrelli (Giovani Comunisti), i rappresentanti del movimento dei lavoratori dello spettacolo MOVEM09 e del Network delle facoltà ribelli UNIRIOT; in video l'intervento di Nichi Vendola (per vedere il video: http://www.youtube.com/watch?v=nDaVg6FChb8)-
Nato come opera poetica di impegno civile nel novembre 2009, capace di attirare l'attenzione non solo degli addetti ai lavori ma dei maggiori media nazionali, dall'8 gennaio 2010 “Calpestare l'oblio” si è auto-organizzato in un vasto movimento spontaneo di rivolta generale contro quello che i promotori hanno definito il “trentennio dell'interruzione culturale” e della “rimozione della coscienza critica”.
A un anno di distanza, dopo una serie di iniziative tenute in tutta Italia, i curatori del progetto Davide Nota (rivista La Gru), Fabio Orecchini (rivista Argo e Beba Do Samba) e Valerio Cuccaroni (rivista Argo) hanno cercato di tirare le fila e, al termine di oltre quattro ore di discussione ininterrotta, l'Assemblea si è accordata su alcuni punti chiave:
unire le lotte di studenti, ricercatori, precari della scuola, operatori del mondo dello spettacolo, giornalisti, metalmeccanici;
promuovere un'arte “contaminata”, ovvero un'arte che non solo racconti il presente, ma cammini nel presente e lotti per un futuro migliore;
istituire un osservatorio sulla questione culturale italiana, un luogo aperto di incontro per una pluralità gravida di domande e orfana di risposte: scrittori e piccoli editori, attori registi e produttori, teatranti, artisti e operatori culturali in genere, studenti, ricercatori e insegnanti;
promuovere un referendum abrogativo della Legge Gelmini, da associare a quello sull'Acqua e sul collegato lavoro, convocando tutti i partiti del centro-sinistra attorno a un tavolo comune per discutere e raticare;
chiedere al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di accompagnare le dichiarazioni sull'emergenza giovani con concrete sollecitazioni al Governo di centro-destra perché attinga i fondi necessari alla cultura dall'evasione fiscale, affinché non venga lasciato quest'onore solo e sempre al centro-sinistra.
La serata è continuata con le letture dei poeti di “Calpestare l'oblio” e altri che hanno aderito spontaneamente al progetto, i concerti del gruppo Pane e del fondatore del Canzoniere del Lazio Piero Brega.
Lunedì 10 gennaio l'opera e il progetto “Calpestare l'oblio” verranno presentati in diretta su TG3 LINEA NOTTE da Valerio Cuccaroni, curatore della Collana Argo e autore dell'introduzione all'opera “Calpestare l'oblio. Cento poeti contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana” (Cattedrale, Coll. Argo, 2010). L'introduzione riprende e aggiorna un articolo, tradotto in francese e pubblicato a marzo 2010 dal mensile parigino Le Monde diplomatique nel proprio blog Le lac des signes.
PROSSIMI APPUNTAMENTI
I poeti in rivolta di “Calpestare l'oblio” torneranno a riunirsi e incontrare la cittadinanza:
Sabato 22 gennaio, ore 18, Libreria Rinascita, Ascoli Piceno
Venerdì 11 febbraio, ore 21, Bartleby, Bologna
Hanno aderito a “Calpestare l'oblio”, finora:
i giornalisti e intellettuali: Angela Azzaro (Gli Altri), Leonardo Bonetti, Tonino Bucci (Liberazione), Donatella Coccoli (Left), Geraldina Colotti - Tommaso Di Francesco - Pietro Ingrao - Angelo Mastrandrea (il manifesto), Manuel Cohen, Furio Colombo (Il Fatto quotidiano), Enrico Ghezzi (Rai), Michele Arcangelo Firinu, Elio Matarazzo, Giovanna Nuvoletti (Rolling Stone), Simone Oggionni, Giancarlo Rossi (Rai Radio 1), Luigi Alberto Sanchi, Isabella Sandri, Pietro Spataro (l’Unità), Tommaso Ottonieri;
gli artisti: Nicola Alessandrini e Valeria Colonnella, Jakob De Chirico, Beppe e Isabella Gaudino (movimento dei lavoratori dello spettacolo MOVEM09);
le riviste, web-zine e blog: Absoluteville, Argo, Blanc de ta nuque, Bollettario, Farepoesia, La Gru, Metromorfosi Infocritica, Micromega, Poesia2puntozero, Post it, Il primo amore, Versodove;
le associazioni: Agave, Aidoru/Teatro Valdoca, Anpi, Arcipelago scec, Azimut onlus, Casa delle culture di Ancona, Donne dasud, Gasper Roma, Iodonna, Istituto Storia Marche, Licenze poetiche, Meddletv, Milanocosa, Osservatorio nazionale amianto, Svolta a sinistra, Zuccherificio;
i collettivi universitari: Abbiamo fame di cultura, Ateneinrivolta, Collettivo Lettere Filosofia Firenze, Coordinamento K5, Assemblea Scienze politiche Romatre, Uniriot;
gli editori: Fara editore, Pellicanolibri, Polimata, Senzapatria, Zona;
i comuni: Ancona e Grottammare e la provincia di Ancona
i sindacati: Cgil, Cobas;
i politici: Danilo Borrelli (Giovani Comunisti), Stefania Brai (PRC), Matteo Orfini (PD), Nichi Vendola (SEL);
i poeti e scrittori: i co-autori di “Calpestare l’oblio” Francesco Accattoli, Annelisa Addolorato, Nadia Agustoni, Fabiano Alborghetti, Augusto Amabili, Viola Amarelli, Antonella Anedda, Gian Maria Annovi, Danni Antonello, Luca Ariano, Roberto Bacchetta, Martino Baldi, Nanni Balestrini, Maria Carla Baroni, Vittoria Bartolucci, Alberto Bellocchio, Luca Benassi, Alberto Bertoni, Gabriella Bianchi, Marco Bini, Brunella Bruschi, Franco Buffoni, Michele Caccamo, Maria Grazia Calandrone, Carlo Carabba, Nadia Cavalera, Enrico Cerquiglini, Antonino Contiliano, Beppe Costa, Andrea Cramarossa, Walter Cremonte, Maurizio Cucchi, Gianluca D’Andrea, Roberto Dall’Olio, Gianni D’Elia, Daniele De Angelis, Francesco De Girolamo, Vera Lùcia De Oliveira, Eugenio De Signoribus, Nino De Vita, Luigi Di Ruscio, Marco Di Salvatore, Alba Donati, Stefano Donno, Fabrizio Falconi, Matteo Fantuzzi, Anna Maria Farabbi, Angelo Ferrante, Loris Ferri, Fabio Franzin, Tiziano Fratus, Andrea Garbin, Davide Gariti, Massimo Gezzi, Maria Elisa Giocondo, Marco Giovenale, Mariangela Guatteri, Raimondo Iemma, Andrea Inglese, Giulia Laurenzi, Maria Lenti, Bianca Madeccia, Maria Grazia Maiorino, Francesca Mannocchi, Giulio Marzaioli, Emiliano Michelini, Guido Monti, Silvia Monti, Davide Morelli, Renata Morresi, Giovanni Nadiani, Davide Nota, Opiemme (laboratorio), Fabio Orecchini, Claudio Orlandi, Natalia Paci, Adriano Padua, Susanna Parigi, Fabio Giovanni Pasquarella, Giovanni Peli, Enrico Piergallini, Antonio Porta, Alessandro Raveggi, Rossella Renzi, Roberto Roversi, Lina Salvi, Stefano Sanchini, Flavio Santi, Lucilio Santoni, Giuliano Scabia, Francesco Scarabicchi, Alessandro Seri, Marco Simonelli, Enrico Maria Simoniello, Giancarlo Sissa, Luigi Socci, Alfredo Sorani, Pietro Spataro, Roberta Tarquini, Rossella Tempesta, Enrico Testa, Fabio Teti, Emiliano Tolve, Adam Vaccaro, Antonella Ventura, Lello Voce, Matteo Zattoni + Leonardo Bonetti, Dina Basso, Tiziana Cera Rosco, Massimiliano Chiamenti, David Colantoni, Azzurra D’Agostino, Sara Davidovics, Marco Di Paquale, Chiara Daino, Alessandro Giammei, Mario Lunetta, Michele Ortore, Luisa Pianzola, Schiavone Ivan, Christian Tito, Cristian Sesena, Jonata Sabbioni.
Con preghiera di diffusione, pubblicazione e partecipazione.
“Calpestare l'oblio” è a cura di:
Davide Nota - Rivista “La Gru” 327 6948405
Fabio Orecchini - Ass.Cult. “Beba do Samba” 339 6374741
Valerio Cuccaroni - Rivista “Argo” 335 1099665
FABIO MARIANI IN MOSTRA A PARIGI: PARISROME-MOSTRA D'ARTE
5 artistes français et 5 artistes italiens se rencontrent dans une exposition imaginée par STUDIO ZERO au Théâtre du Vésinet du 5 au 16 Janvier 2011 [BOULEVARD CARNOT 59 78110, Les Vèsinet Paris].
Le Théâtre du Vésinet se propose encore une fois comme lieu d’émulation et de communion pour nous rappeler que nous avons beaucoup à apprendre des cultures voisines comme des plus lointaines.
Stéphanie Biville, Bernard Dubau, Claire Hamant , Fabio Mariani, Sebastiano Sanguigni, Yun-Jung Seo, Claudio Spoletini, François Tamalet, Véronique Thomazeau et Francesco Zero nous proposent un voyage dans l’art contemporain entre Paris et Rome, éclairé des lumières du ciel du Nord et du Sud de l’Europe.
Il est enrichissant de constater que les 10 artistes aspirent collectivement à un monde meilleur, au dépassement des différences et des difficultés de la vie dans la recherche d’un bonheur toujours devant nous, inatteignable.
Le THEATRE du VESINET
5 artisti francesi e 5 artisti italiani si incontrano in una mostra realizzata da STUDIO ZERO al teatro del Vésinet dal 5 al 16 gennaio 2011 [BOULEVARD CARNOT 59 - 78110, Les Vèsinet Parigi].
Il teatro del Vésinet si propone ancora una volta come un luogo esemplare e di comunione per ricordarci che abbiamo molto da imparare sia dalle culture vicine che da quelle più distanti.
Stéphanie Biville, Bernard Dubau, Claire Hamant , Fabio Mariani, Sebastiano Sanguigni, Yun-Jung Seo, Claudio Spoletini, François Tamalet, Véronique Thomazeau e Francesco Zero ci propongono un viaggio nell'arte contemporanea fra Parigi e Roma, illuminato dalle luci del cielo del nord e del sud dell'Europa.
E' arricchente constatare come i 10 artisti aspirino collettivamente a un mondo migliore, al superamento delle differenze e delle difficoltà della vita alla ricerca di una felicità sempre un passo avanti a noi, irraggiungibile.
Il TEATRO del VESINET
beppe costa sceglie: Alessandra Celletti o della musica a “colori"
Beppe Costa: Su Goliarda Sapienza e altre verità editoriali e culturali
Sono felice, come lo è Adele Cambria che finalmente il libro (ma anche gli altri libri) di Goliarda Sapienza vengano considerati anche dalla “cultura” italiana.
Nel 1987 pubblicai con l'aiuto economico di Marta Marzotto il romanzo (ideale seguito dell'Università di Rebibbia) Le certezze del dubbio (Pellicanolibri, appunto) e fu una operazione che intendeva, o meglio, pretendeva di fare tornare alla 'memoria' una scrittrice che non voleva più frequentare i salotti (non tanto quello di Martina che se non altro aiutava chiunque fosse in odore d'arte) bensì quelli frequentati dagli 'scriventi'.
Goliarda inserita (come me) nella monumentale letteratura di Carlo Muscetta (oddio chi era costui? direbbe Enzo Siciliano, altro genio), veniva isolata per la storia piuttosto lunga che però qui viene in parte scritta. Ma possibile, mi chiedo e vi chiedo che non si vada a fare una 'mediocre ricerca su Internet'?
Così (sempre con la Cambria, oggi arrabbiata più che mai), gli sforzi fatti da coloro che come me fanno 'i muratori dei libri' diventano vani: Cercammo di ottenere il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli (come avevamo ottenuto per Anna Maria Ortese - e qui la storia è ancora peggio, di recente il Corriere con un articolo disinformato attribuisce a Leonardo Sciascia l'avere ottenuto tale vitalizio per Anna, anziché a me medesimo e ad Adele). Ma Goliarda aveva rubato gioielli ed era finita (molto volentieri in carcere, a Rebibbia, da qui il libro riedito da Rizzoli).
Insomma: non basta la disinformazione inerente Arrabal, Vazquez Montalban (ho pubblicato il suo primo libro), Anna Maria Ortese e molti altri da me editi o riportati in vita. Si uccide un editore (me) che ha speso l'intera vita in sostegno ed aiuto degli scrittori. E mi spiace che non ci sia fra noi più Moravia (fra i pochi a sostenermi sempre, regalandomi anche la gioia di pubblicare un suo libro La tempesta) per far sì che gli 'scriventi' ieri come oggi si accorgessero un po' di più di ciò che sta dietro le quinte.
Conservo ancora in camera da letto lo scialle di Goliarda, Rai Tre in un vecchio filmato girato ad un anno dalla morte, ha censurato il mio intervento, considerandolo forte ed offensivo nei confronti della 'cultura'. Per quanto riguarda la legge Bacchelli, basti guardare su wikipedia della Ortese (contribuii a farle firmare il contratto con Adelphi, che non mi ha mai ringraziato) oppure leggere le lettere originali che stanno sul mio blog: http://beppe-costa.blogspot.com
“Appassionata Sapienza”. di Fabio Barcellandi
Uno dei libri di Goliarda Sapienza, a suo tempo pubblicato da Pellicanolibri
Uno dei libri di Goliarda Sapienza, a suo tempo pubblicato da Pellicanolibri
13 Marzo 2009
Ferrara – Goliarda Sapienza (Catania 1924 - Gaeta 1996) scrittrice straordinaria e potente, al punto tale che gli editori italiani ebbero paura, rifiutandosi lungamente di pubblicare il suo capolavoro L’arte della gioia, che da noi arrivò solo dopo l’esplosivo successo del libro in Francia, e ancor più la passione di moltissime donne, perché anche in Italia ci si accorgesse di lei, è la protagonista di “Appassionata Sapienza”, Giornata di studi che il Comune e la Provincia di Ferrara con la collaborazione di Biblioteca Comunale Ariostea e Libreria delle Donne di Bologna, Servizio Biblioteche e Archivio Storico, le dedicano sabato 21 marzo nella Sala G. Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea (Via Scienze, 17), a partire dalle ore 9:00.
Una Giornata che vedrà insieme, a tratteggiarne il “Profilo della scrittrice”, Manuela Paltrinieri, Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Ferrara, Massimo Maisto, Assessore alle Istituzioni Culturali del Comune di Ferrara, Francesca Mellone (Biblioteca Ariostea), Adriana Chemello (Università di Padova), Il romanzo del divenire di Goliarda, Lucia Cardone (Università di Sassari), Goliarda attrice, Laura Lepetit (Edizioni La Tartaruga, Milano), Angelo Pellegrino (Stampa Alternativa, Roma).
Una donna da amare per sempre, Goliarda, così come le sue opere, di cui parleranno, Marinella Antonelli (CDD), Laura Fortini (Università di Roma Tre - SIL), Monica Farnetti (Università di Sassari – SIL), Manuela Fraire (psicoanalista, Roma), Clotilde Barbarulli (CNR-Giardino dei Ciliegi di Firenze), Giuliana Ortu (Università di Sassari).
Oggi, i suoi sei magnifici libri – Lettera aperta (1967), Il filo di mezzogiorno (1969), L'Università di Rebibbia (1983), Le certezze del dubbio (1987), L'arte della gioia (2000) e Destino coatto (2002) – sono contesi dalle maggiori case editrici, su di essi fermentano i saggi critici e le tesi di laurea, e un video della Rai “L’arte di una vita” (RAI Educational, di Loredana Rotondo, autrice radiotelevisiva, Roma e Manuela Vigorita, regista, che saranno presenti all’incontro), compreso nella serie “Vuoti di memoria”, che immortala la scrittrice fra le grandi figure del Novecento a cui è divenuto improrogabile rendere i dovuti onori.
Autobiografica, politica, speculativa, struggente, la sua scrittura è capace di raccontare e insieme di pensare la vita, radicandosi nei crocevia più dolorosi e sprigionando al contempo quella gioia che dà il titolo al suo maggiore romanzo e che sta provocando nel pubblico di lettrici e lettori un vero e proprio effetto di contagio. L’arte della gioia (una sorta di autobiografia in cui Goliarda riversò totalmente se stessa, affrontando argomenti ritenuti “scomodi” come la libertà sessuale o, in senso allargato, quelli sulla vita e la politica, la famiglia e la storia) racconta la storia di una vita, di una famiglia e di un secolo proponendosi come un grande affresco della cultura siciliana. Non a caso, è stato accostato al Gattopardo e ad altri testi capitali della letteratura di quell’isola, che nel Novecento hanno rappresentato al meglio la letteratura italiana. Ma gli altri titoli di Goliarda Sapienza sono ugualmente preziosi, e segnano con forza un percorso di riflessione e di scrittura capace di coinvolgere numerose lettrici e di aiutarle nella loro personale esperienza.
Figlia di Giuseppe Sapienza e Maria Giudice, (sua madre è stata la prima donna dirigente della Camera del Lavoro di Torino), Goliarda venne cresciuta in un clima di assoluta libertà dai vincoli sociali: il padre ritenne opportuno non farle frequentare la scuola per evitare che la figlia fosse soggetta a imposizioni fasciste.
A sedici anni si iscrisse all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica di Roma, dove nel frattempo si era trasferita con la famiglia. Per un periodo intraprese la carriera di attrice teatrale e lavorò saltuariamente anche nel cinema, inizialmente spinta da Alessandro Blasetti Legata sentimentalmente al regista Citto Maselli, sposò però, anni dopo, il copywriter Angelo Maria Pellegrino.
Il suo conterraneo Beppe Costa, si batté a lungo per lei, non riuscendo (a differenza di Anna Maria Ortese) a ottenere il vitalizio della Legge Bacchelli, né la ristampa delle sue opere.
Fabio Barcellandi
(da Delt@, 11 Marzo 2009)