Lèo Ferrè - Alma Matrix in concerto a Roma

Sono arrivata prima dell’orario stabilito per l’incontro.
Camminare nel quartiere, vissuto per molti anni al tempo dell’università, era già un tuffo inaspettato nei ricordi vissuti, cancellati, difficili e qualche volta emozionanti e vivi, come sono i ricordi lontani, quelli che non si spengono mai.
Nella piazza, già preparata con sedie, palco, riflettori e mixer, un gruppo di persone del quartiere. Si conoscevano, era evidente, e cantavano insieme le arie che un altoparlante faceva volare… con voce intonata e sprazzi tenorili ben impostati.
Seduta ad un tavolino con vino biologico e bruschette guardavo quell’angolo d’altri tempi, i miei, in attesa di vedere i capelli dell’uomo (Beppe Costa) dall’andatura leggera, quasi una danza.
La curiosità cresce, Mauro Macario, Gianluca Cavaliere, i testi di Léo Ferré… un incanto per i pensieri che ancora non conoscevano quello che si preparava. Non conoscere, se spesso puo’ sembrare un limite, in questo momento era la scoperta… la scoperta di un mondo che si apriva inaspettatamente.
Macario mi è entrato subito ovunque con la sua voce calda modulata in toni che aprivano le porte ai testi della poesia erotica, dissacrante, scritta da Ferré per le donne, alle donne, ai minimi gesti languidi e avvolgenti della conquista, del sogno, dell’eccitazione. Cavaliere apriva, con la bellezza della voce cantata, sulla musica originale data dalle stesse basi di Ferrè, anche chi voleva rimanere chiuso, sospettoso, lontano, in difesa. Cercavo di fotografare con l’idea di immortalare il momento e, con la scusa di trovare inquadrature migliori, mi avvicinavo sempre di più al palco… sorridendo alle signore che mi scambiavano per fotografa, amica, forse parente, chissà?


Volevo essere vicina alla vostra meravigliosa arte, spiarvi nascosta tra le piante, in mezzo ai riflettori, essere “dentro” al mistero, alla bellezza, ai suoni, per cogliere i fiati, la luce degli occhi, anche quando Cavaliere mi ha sorriso strizzando l’occhio. Scopro dopo i problemi delle luci e del video non proiettato… peccato davvero! Parlarvi è stato favoloso… artisti di tale levatura incutono soggezione normalmente, ma è importante sempre vedere l’uomo-artista, un connubio che
rende unici, grandi e inspiegabili, belli e intensi come le nuvole dopo il temporale.
Con pochi mezzi e quando si vuole, si può fare o si trovano i luoghi magici per la poesia.


Maddalena Saitta




Con "Unavantaluna" Castelgandolfo s'illumina di suoni e voci, di Maddalena Saitta











In macchina, direzione Castelgandolfo per lo spettacolo della Cumpagnia di musica siciliana Unavantaluna!!!

Attenzione di otto occhi (dodici per la precisione, reclamano gli occhiali) per trovare le indicazioni e non sbagliare strada… ma i moderni mezzi messi a disposizione ci fanno anche ascoltare una voce femminile che sussurra la

direzione e un grilletto che avverte i vicini autovelox.

Allegria e battute con l’odore di pizza che lentamente si raffredda poggiata alle mie spalle… e non è l’unica a perdere calore.

Tunnel.. vai di qua.. vai di la’ e di nuovo il tunnel che sembra essere messo apposta per confondere gli incauti che si affidano ad un TomTom che, meraviglia di alta tecnica, ce la mette tutta anche se qualche volta perde il segnale.

Il silenzio prende spazio all’arrivo nella bella piazza della Libertà dove il palco e le numerose sedie già occupate da altrettanti spettatori donano vista e luci perfette, in attesa dello spettacolo, da sempre attraente per le voci che girano sugli ottimi musicisti che si esibiranno stasera…

Si sa che le voci mormorano con anticipo su ogni evento!

Quando arrivano sorridenti tutti sorridono e, appena iniziano a suonare con la bravura e la professionalità che li contraddistinguono, tutti iniziano timidamente a “suonare” muovendo appena la testa per poi liberarsi e battere decisamente il ritmo con le mani, le gambe, le braccia, i piedi.. qualcuno con le labbra.

Note limpide, voce calda, corposa, in un meraviglioso dialetto siciliano che sembra moltiplicarsi in tante voci come possono essere solo i siciliani, che vivono ovunque con l’isola nel cuore, nelle mani, nelle orecchie, nel naso, a ricordare i colori, il mare, i pesci, le lampare che fanno strada sull’acqua e con tutto il desiderio sprigionato dai suoni di una terra antica, di una terra che non è possibile dimenticare.

Gli strumenti come flauto, zampogna, friscalettu, chitarra, tamburi, tamburini e marranzanu si intrecciano in una musica che non si puo’ solo ascoltare con le orecchie ma con tutto il corpo, creano immagini, profumi e tanta voglia di chiudere gli occhi per lasciarsi trasportare dalla bellezza di chi sa suonare con il cuore, con l’amore che si puo’ quasi toccare per quanto è intenso, sanguigno, lavico, fuori e sopra il tempo.

Se le parole spesso non si comprendono per chi non è siciliano, basta ascoltare i suoni delle parole e seguire i movimenti che non sono mai risparmiati in questo spettacolo meraviglioso…

Musica, musicisti, voci coinvolgono totalmente nella tradizione, nella storia e nel dolore.

Rimpiango di non essere stata vicina alle mie radici, ad un padre siciliano che insegnava senza parole… accostando la polpa dorata dei cedri sotto l’Etna vestito di lava nera.

Il silenzio avvolge la straordinaria esibizione come un velo poggiato a protezione… nel rispetto totale, finalmente, degli artisti che sognano con la musica. Un merito certamente va agli organizzatori.

Nella Piazza vivono solo i suoni, nulla disturba il lento e ritmico fluire della musica, dei corpi e delle voci…

Il mistero dell’arte si fa corpo, pensiero, emozione, diventa vita calda, impegnata, vita da amare, che ama e si fa amare.

Maddalena Saitta



Quintetto con Arnaldo Vacca,
Pietro Cernuto,
Francesco Salvadore,
Carmelo Cacciola, Luca Centamore