Jack Hirschman e Olga Campofreda |
Così m’è accaduto in questi giorni che il tempo d’invalidità
concede, di compiere due viaggi per gli stessi luoghi, uomini e abbracci.
Un caso raro che il destino ha voluto (o preteso) ch’io
ritornassi a quelle memorie sbiadite di un giovane che cercava un modo di
esprimere le proprie incapacità su tutto. La poesia.
Il 7 giugno leggo in una sola notte il libro di Olga
Campofreda, incontrata all’ultimo reading di Jack Hirschman e le sue brigate
rivoluzionarie italiane, a Roma.
Caffè Trieste. Ma, appunto il caso, la sera dopo su Rai 24
Sole 24 ore, lo stesso viaggio, stessi personaggi, dove manca solo Jack.
Ferlinghetti è il protagonista e il suo luogo magico
universalmente riconosciuto, la libreria da lui fondata: City Lights (titolo
preso dal film di Chaplin)
Mancava anche Fernanda Pivano, mio primo contatto (e amica)
con molti autori amati e certamente di quella Sicilia degli anni 60 dove Jack e
Lawrence avevano contatti con Nat Scammacca e alcuni poeti del sindacato
scrittori di cui facevo parte.
Così ci raccontammo con Jack nel corso dell’ultimo Festival
Ottobre in poesia di Sassari.
è stato come precipitare all’indietro, ricordare Amelia
Rosselli e Gregory Corso, l’amico sindaco Enzo Grasso che col Premio Akesineide
a Castiglione di Sicilia cercò col mio aiuto e quello di Dario Bellezza di
riunirci tutti: da Fernanda Pivano a Gregory (del quale narrerò a parte) fino a
Josif Brodskij, prima che altri li premiassero.
Bella la trasmissione che vorrei avere registrata ma nel
luogo dov’ero non avrei potuto e poi, come scrivevo è stato un caso.
Copertina di "Caffè Trieste" |
Lawrence Ferlinghetti |
Non desidero certo raccontare il viaggio di Olga, semmai
accennare della delicatezza del suo libro, senza enfasi, curato, fino all’ultima
pagina, ben documentato dove, certamente, ciò che mi ha colpito diventa
l’abbraccio di Agneta Falk (Aggie) la moglie di Hirschman.
Di quelli, non solo il suo che restano, della differenza fra
il nostro baciare, sfiorando appena le guance, desta e sinistra, di quegli
abbracci che sentirai per sempre sul corpo.
Questo m’è accaduto, esattamente questo: a Casa delle Poesia
di Sergio Iagulli e Raffaella Marzano a Baronissi.
Jack che scende a gambe larghe la scala, monumentale seguito
da Agneta con i più bei sorrisi mai visti, impressi nella memoria e quelle
lunghe mani che hanno continuato a stringersi per diversi minuti.
Così ho stretto il libro di Olga fra le mani per tutti
questi giorni. Senza fronzoli o inganni, come spesso i poeti fanno. Così ho
rivisto in sequenza vecchi film su San Francisco le sue strade e palazzi simili
alle nostre.
Vorrei che molti lo leggessero e andassero a riscoprire
Allen Ginsberg e il suo “Urlo”, riscoprissero come la poesia della Beat Generation
si diffuse in tutto il mondo e come tantissimi giovani trovarono nella lettura
qualcosa che li ‘armasse’ contro l’imperialismo e il potere che, qualche volta,
può persino vincere. Così la poesia è stata una forza travolgente tanto da
vincere la censura (Urlo provocò un processo contro Ginsberg e Ferlinghetti suo
editore), e mise in atto un movimento rivoluzionario contro la guerra
imperialista americana.
Oggi può accedere la stessa cosa? Potrebbe.
Penso sì e no in contemporanea. Perché ci sono più mezzi di
diffusione ma anche la quasi totale occupazione dei cervelli più all’avere che
all’essere. L’apparire sembra talmente importante e radicato che, onestamente
non so. Malgrado vi siano più voci poetiche e maggiori possibilità come scritto
per ribellarsi.
Come sta accadendo nei paesi nordafricani che utilizzano la
rete per mostrare al mondo le stragi compiute da sanguinari dittatori. Ma è
probabile che la dittatura dei carri armati sia più facile da combattere che la
pulizia del cervello effettuata per tanti anni dai mass media, che ha colpito
diverse generazioni.
Olga Campofreda durante il reading del 17 maggio al Circolo degli Artisti (RM) |
Così non ho parlato del libro Caffè Trieste di Olga, né di
lei, figura sottile, timida e frenetica a un tempo che ho ascoltato mentre
leggeva con una grazia quasi tremante al Circolo degli Artisti di Roma, nella
serata cui accennavo.
Non l’ho raccontato e non volevo farlo, ma ha provocato in
me una tale serie di ricordi e se lo tengo ancora vicino, con la sua copertina
così essenziale e umile ci sarà più che un motivo.
E, qualcuno forse lo intuisce da ciò che ho scritto finora.
L’invito quindi a leggerlo e consigliarlo, certamente per
molti giovani sarà una informazione multipla e forse utile per conoscere, per
chi già sa o ha letto, certamente una esemplare sintesi di ciò che sono state e
rappresentano ancora questi poeti, diversi da tanti altri che hanno usato la
parola come arma contro il potere, in qualunque parte del mondo diventi
insopportabile.
Ma anche una voglia di viaggiare in quel mondo dei libri che
servono a farci viaggiare anche con pochi mezzi.
beppe costa
Olga Campofreda Caffè
Triste, Colazione con Lawrence Ferlinghetti, Giulio Perrone editore 2011
pp. 128 € 10.00
Olga
Campofreda è nata a Caserta nel 1987. Dal 2006 al 2009 ha scritto per il
quotidiano Il Mattino, occupandosi di musica e spettacolo. Attualmente
collabora come pubblicista con varie testate. Dove sei Charlie? Una storia di
poesia e Rock & Roll (ARPANet, 2006) è il suo primo racconto, a cui sono
seguiti il romanzo la Confraternita di Elvis (ARPANet, 2009) e la raccolta di
racconti Sporche Storie di Rock & Roll (Il Caso e il Vento, 2009).
Con il
racconto Peep Show ha debuttato al Teatro Nuovo di Napoli nella rassegna di
giovani scrittori emergenti L’arte del racconto, a cura di Massimiliano
Palmese. Attualmente vive a Roma, collabora con la casa editrice Edizioni
Spartaco, gestisce il blog www.lagallinabianca.it, organizza concerti in
salotto e performance poetiche.