Marcella Testa: E-r-os


Eros: tutto il resto è follia

Marcella Testa "E-r-os"
pp. 88, ISBN 9788897875420
Montag Edizioni
Quasi sempre, in Italia sempre, le donne in letteratura e, in special modo, in poesia, non trovano spazio nelle antologie scolastiche a nessun livello e nell'editoria ufficiale in genere.
Lo scrivo a ragion veduta citando proprio le ultime che hanno percorso la mia vita: Anna Maria Ortese, riscoperta grazie alla Francia, come accaduto anche a Goliarda Sapienza (oggi i suoi libri sono editi da Einaudi) ma per anni non è riuscita neanche a farsi leggere dai 'lettori' degli editori. In "Arte della gioia" in appendice viene citato il percorso e gli insulti con chi l'aveva estromessa persino dal leggere, non so, almeno un capitolo.
Forse per l'anarchico coraggio dell'Autrice. Per non parlare di Alda Merini. Tutt'e tre donne, e tutte possedute da quel 'demonio' rappresentato dalla scrittura che non teme mariti, amanti, figli e chi fra le stanze le osserva scrivere.
Forse una lunga premessa per dire che la stessa sorte potrebbe toccare a Marcella Testa, se non fosse che lei a scuola ci insegna ed ancora non subisce l'ostracismo di quanti (pochi o molti) condividono con lei la scrittura come gioia, esplosione di sentimenti, fino a giocare, grazie ad una cultura e un tempo (arido che stiamo vivendo) con la parola, maschile o femminile che sia.
Dopo l'esperienza con il pittore poeta Giovanni Buzi, (scomparso nel 2010) pubblicando Visi, ecco adesso questa nuova silloge "Eros" che già nella dedica contiene tutto l'interesse dell'autrice a scavare per intero nella stessa parola:

"Come vorrei trovarti adolescente
in una goccia di mare addormentato
come un dio di un tempo muto e andato

che mi assapori come madre del suo niente.
Questo tuo poliedrico alfabeto
io ora bacio, senza conoscerne l'ordito".

un linguaggio che non contiene più uomo o donna, maschio o femmina, il sentire comune e una 'strategia' quasi d'attacco ai tanti sconfitti di e per l'amore

"Vorrei farti
quello che il sole fa col mondo.
E quando, stanco, cercherai
il fresco, io ti farò
quello che l'acqua fa al deserto".

A questo, ricollegandomi alle tre autrici sopraindicate, bisogna adesso aggiungere che è un tempo dove i libri di poesie sono a milioni, a vagonate, non si riesce a fermare questo strumento utilissimo che sarebbe il libro in versi, se non ché la gran parte lo usa come arma di distruzione verso il prossimo (nel senso del vicino) che ha fatto danni. Come se si andasse da uno psichiatra a confessare le 'inesattezze' della vita, compiute negli incontri lunghi o rapidi in storie d'amore.
Qui è altro, drasticamente altro, la poesia diventa la vita che c'è e la si offre quasi come guida al mondo beffardo o iniquo, ingiusto o sgradevole, come sogno e soluzione: in un breve come atto d'amore assoluto. Terribile o fragile, tenero o intenso, breve o prolungato che sia:

..."Tu sei l’aroma del mistero
il boato della gioia, l’assenza della noia
l’usuraio dell’amore.
In eterno nel mio andare".

L'amore questo osceno soffrire e gioire canta e conta nei versi di Marcella Testa. Non ha scusanti, né pentimenti, ma sentimenti, sublimi e forti: non esistono vendette alcune.

"Se tu muori io morirò con te.
Ma se sopravvivo alla tua morte
tu vivrai in me
in un'eterna gravidanza".

Mi verrebbe di utilizzare un titolo di qualche tempo fa: "Libro d'amore" (Dario Bellezza), perché questo è un libro d'amore a tutti i costi, non di quello che fa rima con cuore, ma con gambe braccia viscere testa occhi pensiero e vita, in una parola: l'unica che valga la pena vivere (e morirne): Eros

… “Quando allunghi le braccia
è me che cerchi?
Io non sono un'idea
non una pagina di letteratura.
Io sono la tua Terra Santa
da liberare. Sgranami come se fossi
un rosario. Stanotte ti tradirò,
il cuore aggrappato al tuo tronco".


b. c.

Marcella Testa è nata a Castellammare di Stabia (Na) nel 1972 e risiede a Scafati (Sa), dove insegna materie letterarie presso il liceo scientifico “R. Caccioppoli”. Suoi racconti e poesie sono sparsi in Antologie varie edite dalla Montag, Perrone, Cicorivolta, Farnedi, Edizioni Progetto Cultura e su diversi siti web (opposto.net, scheletri.com) e vari numeri della rivista letteraria Writers Magazine Italia. Il nuovo geocentrismo ha vinto la decima edizione del Premio WMI. Nel 2009 è uscita la sua prima silloge Come una nebulosa, edizioni Montag, vincitrice del premio Solaris. Nello stesso anno insieme al pittore Giovanni Buzi (1961-2010) ha scritto il contrasto poetico Visi, edito dal comitato artistico L. Gierut. Nel 2012 esce la silloge Orfeo è stonato contenuta nel volume antologico Materia prima, Giulio Perrone editore.

Link utili:
dove acquistare: sito ufficiale Montag


Valeria Raimondi e le ‘diverse voci’ della Poesia


Valeria Raimondi "Io No (Ex-io)
ISBN 9788897204145
Thauma Edizioni
Valeria Raimondi vive e lavora in provincia di Brescia e scrive poesie da molti anni. Nel 1991 dà vita al progetto del Gruppo Letterario Meteora di Palazzolo Sull’Oglio (Brescia),  con cui collabora fino ad oggi con la stesura del “Volantino” autoprodotto che raccoglie poesie e racconti di autori locali. Presente all’interno di blog letterari,  nelle pubblicazioni di Meteora e in alcune antologie quali per esempio 365 piccoli giorni agenda 2010 e IN BREVIS. Da alcuni anni si diverte a proporre e promuovere eventi culturali e reading–recital di poesia e musica in luoghi quali Caffe’ e circoli letterari, associazioni e biblioteche ma anche in luoghi meno formali: bar, stazioni, mulini, piccoli paesi di montagna.
Nel 2004 e nel 2008 presenta, nell’ambito delle iniziative a sostegno di Emergency e Legambiente, lo spettacolo “Poesie in chiave di Sol” con quartetto di narratrici e clarinetti. Nell’aprile 2009 presenta un nuovo Recital con poesie e canzoni d’autore dal quale prende forma la sua prima raccolta di poesie: “Percorsi in… versi” estratte dall’omonimo spettacolo. Dal 2009, con l’attrice Bruna Bottesini e il musicista Gerardo Ferrara, propone uno spettacolo costruito sui propri testi, con incursioni musicali e suoni delle tradizioni popolari: IL RUMORE DELLA POESIA. Dal 2007 inizia la frequentazione e la collaborazione attiva con gli autori del sottosuolo al CAFFE’ Galèter di Montichiari e nel 2010 aderisce al “Manifesto Letterario dal Sottosuolo” regolarizzando così la propria posizione!
Ha pubblicato nel 2011 la sua prima raccolta di poesie intitolata Io No ( Ex-Io ) per Thauma Edizioni.
Dal 2012 fa parte della giuria del “Premio Centro per la Nuova Poesia d’Autore”.


Fra le nuove…

Dimmi le giuste parole

Dimmi le giuste parole
Incantami ancora cent’anni.
Poi sollevati in assenza di peso,
dunque atterrami nelle stanze del cuore.
Lentamente discendi poi cadi
sopra un piccolo spicchio di vita.
Perché sai di sapermi in attesa
Perché so dei miei piedi per terra.
E non dirmi che distanza è illusione,
e che sono un regalo inatteso.
Seducimi con quel verso leggero,
con parole che ballano in cuore.
Poi riportami a casa, una storia racconta
che abbia dentro il paesaggio intravisto
solamente un istante, al tramonto,
dalla tua sempreverde finestra.


e ritrovando dopo 12 anni
Genova per voi

Cantava la città sotto il cielo di luglio
nel primo anno del nuovo millennio,
danzava, rideva  nel sole, e ancora
là in fondo brillava, ignaro, il suo mare.
Al  telegiornale dell’una
un bambino eccitato tra la folla cercava
 il berretto operaio del padre,
operaio in mezzo a studenti
ragazzi, precari, credenti
e ogni fede e speranza
si  intrecciava a intrecciate bandiere.
Un mondo che nuovo si affacciava  sul mondo.
Poi accadde qualcosa,
la città esplose coi fiori
e quel sole di  luglio, nel primo anno
del nuovo millennio
fu solo l'alba di un’età ancor più buia,
una storia già scritta,
di quando i canti si gelano in gola,
di quando il mare se ne fugge lontano.
-Bisognava però  difendere la piazza,
quei  fiori, proteggerli,
far loro da scudo- si disse.
Ma chi poteva allora saperlo
che globalizzare pace, giustizia, lavoro
sarebbe stato allestire per bene la scena,
la vergognosa, accurata prova generale
di  legalizzata macelleria sociale.
REPRIMERE, CARICARE,  CONFONDERE!
ORDINE, POLIZIA, SICUREZZA!
(Soffocare ogni fuoco di rivolta
e l' imbuto capovolto che urla ragioni,
trasformare nel lutto, la lotta).
Perché ai suoi funerali la democrazia non viene invitata.
Perché  i buoni e i cattivi furono divisi, schedati,
se non che i cattivi erano i buoni di prima
se non che qualcuno  masticava preghiere,
qualcuno fuggiva laggiù verso il mare,
un altro pisciava su quei marciapiedi,
non credeva ai suoi occhi, non credeva a quel fumo
ai calzoni e magliette bruciate, ai bastoni,
non credeva al sangue di lì a poco versato.
Scendevano lacrime inaspettate dagli occhi
quando si vide risorger la Bestia
con il volto, il nome di sempre: POTERE.
Il  potere che mangia la vita,
fioritura di sangue, carnivora bestia.
Così anche un ragazzo sbocciò
come un fiore, un acerbo diamante,
sbocciò come fosse stagione.
Il  telegiornale alle 3 registrava ora solo
un’impronta, l' ombra scura del sole.
Della folla  il riso si spense in moviola
e scesero oscure sporche parole.
Ai cronisti tremava la voce.
Una madre distraeva il bambino eccitato
che osservava quella festa un po' strana:
- Cos'è tutto quel fumo e perché quelle urla
non mi sembrano, mamma, canzoni -

Ci si prese tra le mani la testa.
- Non è vero, non può essere vero! -
Fu spezzato un bel sogno
e sprecata una grande occasione.
Il silenzio di nuovo calò,
come sempre restarono colpe
e nessuno che avrebbe pagato.
Come sempre passammo dalla parte del torto.
Si tornò a coltivare il proprio giardino
seppellendoci dentro sogni, ossa e badili.
E davvero questa volta fu chiaro
che niente, più niente
sarebbe stato mai più come prima.


Link utili:

E/LEGGIAMO Pellicanolibri aperta il 24 febbraio


Cari amici
vi informiamo che abbiamo aderito con piacere all'iniziativa E/LEGGIAMO promossa dal Forum del Libro.

"Chiediamo a chi si candida per governare il Paese un impegno concreto a operare nella prossima legislatura a favore del libro e della lettura".

Per fare ciò la libreria Pellicanolibri, Via Gattico 3/5, 00166 Roma -Casalotti- rimarrà aperta domenica 24 febbraio (dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00).

In libreria potrete trovare anche il documento “5 punti per far crescere l’Italia che legge”, che sarà inviato assieme alle adesioni raccolte, al Presidente della Repubblica, ai Presidenti e ai Capigruppo di Camera e Senato, al nuovo Governo. Per firmare cliccate qui.

Vi accoglieranno i poeti Beppe Costa e Stefania Battistella.

"Peintures Animées" - personale di Olivier Le Blond

L'Ami Cafè
presenta

Olivier Le Blond in
"Peintures Animées"

con la partecipazione "poetica" di
Beppe Costa e
Stefania Battistella

VERNISSAGE
sabato 9 marzo 2013
dalle ore 18:00
Viale Liegi 3/a, 00198 Roma
fino al 13 aprile 2013


Olivier Le Blond o le porte della percezione

L’arte contemporanea è sociale o no. Sembra un interrogativo mentre è l’affermazione netta di Olivier Le Blond, artista francese (Besançon) da poco tempo trasferitosi a Roma.
L’arte vincolata alla società, svincolata da giochi di potere e dalla mancanza di regole che recuperano profitti all’ombra d’ogni protesta.
L’arte è per Le Blond (concordo con lui) una continua ricerca, con tappe ma senza traguardi attraverso ciò che sappiamo e soprattutto ciò che possiamo scoprire nell’universo infinito, nel sistema solare, nella natura, nell’uomo e dentro di esso.
Infinite quindi le piste da esplorare: ciò che fino ad oggi riusciamo a vedere non è che una infinitesima parte di ciò che c’è, limitata anche dalla nostra abitudine sin qui acquisita.
Se si pensa alla modernità (facendo un solo esempio, Hieronymus Bosch nel 400 vedeva ciò che - forse - ancora molti di noi, non riescono ad interpretare) potrei senza dubbio dire che non ci sono due occhi umani che vedono il medesimo oggetto alla stessa maniera.
La nostra coscienza, per comodità la chiamo così, ma se vogliamo quella sorta di porta della percezione, è quella parte che esplora spesso senza comunicarcelo direttamente.
Sembrerebbe un discorso un po’ ‘folle’ il mio ma, poiché di un artista piuttosto inquieto sto parlando non vedo quale termine possa usare applicabile in questo caso.
Le Blond gioca con tenerezza con le forme e con i colori, dilatando figure umane e i suoi dintorni, come a ricercare il sé perfetto che non trova ed è in questo suo ricercare l’originalità della sua pittura, nel dilatare ogni oggetto di natura, immaginario o sintesi di un paesaggio sfocato che trovo la singolarità e l’originalità di questo Artista.
Si muove per la terra, sia campagna che città con la naturalezza ma anche con la curiosità di un archeologo inviato per scoprire ciò che gli altri sinora non hanno scoperto.
Qui c’è anche la natura divertente, a volte, ma anche drammatica della sua ricerca che si scontra fra ciò che si è dentro con ogni cosa che il fuori ci da, ci obbliga, ci offre.
Quindi una scelta filosofica quella di legare l’immagine al pensiero più intimo e nascosto per scoprire a ogni passaggio una traccia di vita, di memoria, di coscienza appunto.
Si sdoppia, si quadruplica e si moltiplica all’infinito il suo essere così l’uomo e, parimenti l’artista.
Un impulso irresistibile si è aggiunto nel suo trasferirsi a Roma. Dopo la Francia, L’Inghilterra, gli Stati Uniti era naturalmente Roma ‘quasi’ tappa obbligata: dove certo le meraviglie di uno storico passato non daranno se non maggiori inquietudini e voglia di sapere: ogni angolo di palazzo, quartiere, autobus, mercato, linguaggio è una novità che conferma ancora più la volontà di proseguire aggiungendo ancora tappe.
Liberandosi ancora di più d’una sorta di identità personale che gli consente l’incontro con uomini, cose e religioni: questo è anche il mio augurio, di compiere un’altra tappa fondamentale. Sarà un ulteriore vantaggio per chi avrà la fortuna di soffermarsi sulle sue opere.



Olivier Le Blond or the doors of sensorial faculty

Contemporary art is social or not. It looks like a question while is the clear statement of Olivier Le Blond, French artist (Besancon) recently moved to Rome.
The art bound to society, completely separated from power games and lack of rules to recover profits in the shadow of any protest.
Art is for Le Blond (I agree with him) continuing research, with stages but no goals by what we know and especially what we can discover in the infinite universe, in the solar system, in nature, in man and inside of him. Infinite, therefore, tracks to explore: what until now we can see, is just an infinitesimal part of what's there, also limited by our habit so far acquired.
If one thinks to modernity (by just one example, Hieronymus Bosch in 400 saw that - perhaps - yet many of us are unable to understand) I could undoubtedly say that there aren’t two human eyes who see the same object in the same way.
Our consciousness, for convenience call it so, but if we want that kind of door of the perception, is that part that explores often without inform us directly.
It would seem a bit 'crazy' my speech but, as an artist fairly restless I'm talking about, I can’t see what term use, applicable in this case. Le Blond tenderly plays with shapes and colors, expanding human figure and its surroundings, as to seek the perfect self that doesn’t find, and is in this search for, the originality of his painting, in dilating every object of nature, imaginary or synthesis of a landscape blurred, I find the uniqueness and originality of this artist.

He moves over land, both countryside and city, with naturalness but also with the curiosity of an archeologist sent to find out what others have not discovered so far. Here also is the funny nature, sometimes, but also dramatic in his research that conflicts between what is inside with everything that the outside give us, compels us, offering us. So, a philosophical choice to tie the image the most intimate and hidden thoughts for discover at each step a trace of life, of memory, of conscience, precisely.
He splits, quadruples, and infinitely multiply his being so, man, and also the artist.
An irresistible impulse was added in his move to Rome.
After France, England, the United States, of course Rome was “almost” must see: where some of the wonders of a historic past will give more concerns and want to know.
He splits, quadruples, and infinitely multiply his being so, man, and also the artist.
An irresistible impulse was added in his move to Rome; after France, England, the United States, of course Rome was “almost” must see: where some of the wonders of a historic past will give more worries and want to know: every corner of the building, district, bus, market, language, is a novelty that confirms even more the willingness to continue adding more stages.
Shrugging, even more, of a sort of personal identity that allows him to encounter people, things and religions: this is also my wish, to make another major milestone.
It will be an added advantage for those who have the good fortune to dwell on his works.



Olivier Le Blond ou les portes de la perception

L'art contemporain est social ou non. Ca ressemble a une question alors qu'il est une affirmation nette d'Olivier Le Blond, artiste français (Besançon) depuis peu de temps a Rome. L'art lié à la société,dégagé des jeux de pouvoir et de l'absence des règles que récupèrent profits à l'ombre de chaque protestation.
l'art est pour Le Blond (je suis d'accord avec lui) une recherche continue, avec des étapes mais sans buts à travers ce que nous savons et surtout ce que nous pouvons découvrir dans l'univers infini, dans le système solaire, dans la nature, dans l'homme et dans lui-même
Infinies, donc, les pistes à explorer: ce que jusqu'à aujourd'hui nous pouvons voir n'est que un partie infinitésimale de ce qu'il y a, limitée aussi de la notre habitude jusqu'à maintenant acquise.
Si on pense à la modernité (en faisant un seul exemple, Hieronymus Bosch dans le '400 il voit ce que - peut être - encore beaucoup de nous, ne réussirent pas à interpréter) je pourrai sans doute dire qu'il n'y a pas deux yeux humains qui voient le même objet de la même manière. Notre conscience, pour confort je l'appelle comme ça, mais si nous voulons celle sorte de porte de la perception, elle est celle partie qu'explore suivant sans communiquer ça à nous directement.
Il sembleriez un discours en peu "fou" le mienne mais, puisque je parle d'un artiste plutôt inquiet je ne vois pas quelle terme je peux employer applicable dans ce cas.
Le Blond joue avec tendresse avec les formes et les couleurs, en dilatant les figures humaines et ses environs, comme à rechercher le soi parfait qu'il ne trouve pas et c'est dans son rechercher l'originalité de sa peinture, dans le dilater cheque objet de la nature, imaginaire ou synthèse d'un paysage flou que je trouve la singularité et l'originalité de c'Artiste. 
Il se déplace par la terre, soit campagne que ville avec la naturel mais aussi avec la curiosité d'un archéologue envoyé pour découvrir ce ce que les autres jusqu'à maintenant n'ont pas découvert.
Ici il y'a aussi la nature amusante, quelquefois, mais aussi dramatique de sa recherche que s'affronte entre ce que nous sommes entre nous et chaque chose que l'extérieur il nous donne, nous oblige, nous offre.
Donc un choix philosophique celle de lier l'image à la pensée la plus profonde et cachée pour découvrir à chaque passage une trace de vie, de mémoire, de conscience. Il se dédouble se quadruple et se multiplie à l'infini, son être comme ça, l'homme et, pareillement l'artiste.
Un impulsion irrésistible s'est ajouté dans son s'établir à Rome. Après la France, l'Angleterre, les Etats Unit était naturellement Rome "presque" étape obligée: où sûr les merveilles d'un historique passée ils ne donneront plus grandes inquiétudes et envie de savoir: cheque coin de palais, quartier, autobus, marché, langage c'est une nouveauté que confirme encore plus la volonté de continuer en ajoutant encore des étapes.
En se libérer encore de plus d'une sorte d'identité personnel que lui permet la rencontre avec hommes, choses et religions: ce ci c'st aussi mon souhait, d'accomplir une autre étape fondamentale: ça sera un ultérieur avantage pour qu'il aura la chance de s'arrêter sur ses oeuvres.
bc

Biografia

Olivier Le Blond (Belfort 1966) uomo dalle sette vite: campione di triathlon, moto enduro, fanteria da montagna e pietra, vive tra Besançon e Roma, dopo avere girato in altre terre come Essaouira (Marocco) Cefalonia (Grecia).
Autodidatta nella vita tumultuosa, Olivier Le Blond sembra guidato dalla necessità assoluta di disegnare, dipingere, come se non esistesse altro. L'incontro nel 1985 con i graffiti americani di Futura 2000 sarà decisivo, considerando Basquiat, Garouste, Velickovic, Opalka e Jasper Jones vicini al proprio mondo.

Iscritto a:
La Maison des artistes
4 rue Marulaz 25000 Besançon

Via di Casalotti 149 00166 Roma
tel.: 3296041818

Info: