Neeli Cherkovski, L'amore, comunque (Seam Edizioni, 2013)

dalla prefazione di Anna Lombardo

[“Io sono soltanto un pezzo di pellame su un cespuglio di rose”

Basterebbe questo verso a darci la cifra del tessuto poetico dell’americano Neeli Cherkovski. La crudità e la “nudità”, la bellezza e l’agonia. Questa delle edizioni Seam è la prima raccolta in lingua italiana.

I testi qui raccolti sono solo un assaggio di quell'intenso mondo poetico che sgorga continuo e copioso da questo Autore che ha molto vissuto e condiviso con il mondo beat americano. I suoi versi sono come mani che si aprono, acqua limpida che ti bussa le spalle, vele che si srotolano: tutto in un lirismo quasi bruciante per la sua nitidezza. Sono versi che si imprigionano in un desiderio universale di amore, di tenerezza, di sesso, di passione. Il mondo dove tutto ciò scorre è dentro un città che vibra di poesia, San Francisco, città reale che sconfina con un mondo altro, più globale, che costringe a sentirsi come animali in via d’estinzione. 
collana Inediti rari e diversi
pp. 58, € 10.00

Il senso della perdita è totale nei versi struggenti della poesia “Animale”, per esempio, che potrebbe essere preso come il doloroso manifesto umano e poetico di Neeli. Una struggente cascata di situazioni che si avvicendano con una cavalcata di effetti sonori e situazionali di un poeta, di un uomo, di un cittadino che non trova il proprio posto dentro l’organizzata macchina di un sistema, precisamente americana ma indubbiamente globalizzata, che non lascia spazio alla ricerca all'anima perduta nella bellezza e nel mistero della poesia

Il poeta è in pericolo: il grido di Neeli è sofferto, chiaro, tenero; si imprime come lettera scarlatta dentro ma preme, scoppia, si espande. Non si può tacere. Lo spaesamento è totale, è spiazzante. I luoghi in cui il poeta Neeli fa perdere il suo io poetico, sono metafora dello spaesamento di altri luoghi: i luoghi del corpo, i luoghi delle passioni tutte e in particolare quelle passioni che sono a volte tollerati con distacco o fastidio ma mai ammessi alla tavola dei vincitori. Sono passioni che raccontano una storia, le nostre storie di uomini e donne che si tramutano, con desiderio continuo di rinascere perché questa dimensione che la società occidentale regala non ci contiene più] 

"la voce" del Poeta
Animale

Prima parlo con l’impiegato
poi con un assistente sociale
successivamente, consulterò uno studente di medicina
e un supervisore
Reading a Roma al  Circolo degli artisti (2013)
dopo un apporto di quattro sedute
mi sarà assegnato un terapista
sono un animale senza alcuna foresta                                              pluviale
senza fiumi tumultuosi
non ho terreni da caccia
o catena montuosa
sono intrappolato
all'angolo
e prevedendo il peggio
ho chiamato l’agenzia nazionale dell’impiego
ma questa settimana loro assumono soltanto
armadilli e leopardi
la prossima intervisteranno oche
con più di quattro anni d’esperienza
Mi sento fregato
e non c’è modo di dirlo al mio cane
Cometa che mi salta in grembo
probabilmente mi crede uno scrittore di successo
o forse non sa neppure che io scrivo
io non sono uno di quelli che gli compra le scatolette
ma sono quello che gliele apre.
Cometa non può capire la differenza.
L’assistente sociale alla clinica psichiatrica
domandava: quale è il problema?
Le dicevo quanto mi sentivo confuso
che ci sono strani animali dappertutto.
Che gli altri animali sembrano ben adatti per sopravvivere
io sopravvivo bene
ma non con le mie forze
di solito potevo avvicinarmi alla preda e balzarle addosso
adesso non mi unisco nemmeno alla caccia
Voglio essere inserito tra le specie in via d’estinzione
ho bisogno di essere protetto
voglio una riserva
mi muoverò nell’acqua come un delfino
penserò pensieri d’oceano come la balena blu
mi librerò come un condor sopra le colline della
California
e guizzerò nella polvere della sterpaglia dell’Ohio
come una volpe rossa
Io sono solo una traccia nella sabbia
Io sono soltanto un pezzo di pellame su un cespuglio
di rose
Io sono praticamente invisibile

Finestre
con il poeta editore Igor Costanzo a Verona (2013)

Costruirò
una foresta nell'erba
di Washington Square
dove passeggiammo abbracciati
preoccupandoci dello splendore

e di cosa significasse
dividere un letto
ramificazioni che avevo perdonato
crescevano dai miei sogni
mentre piegavo il mio corpo
verso la confusione
dell’angoscia
uscendo da te
la chiamata alle porte dalle finestre
nell'incavo della rabbia di una madre
nella visione di una veloce corazzata
e lo sbattere della porta chiusa
quando ti scosti da me
incontrando ciò che io temo
fianchi lisci e agili
di donna che mai sarò

Neeli con Jack Hirschman a San Francisco

Nato a Santa Monica, in California, nel 1945. Ha curato con Charles Bukowski la rivista “Laugh Literary and Man the Humping Guns” e, poco più tardi, con lo stesso Bukowski e con Paul Vangelisti la Anthology of L. A. Poets (Laugh Literatry & Red Hill Press, 1972). 
Ha ideato il primo San Francisco Poetry Festival e fondato a metà degli anni ‘90 il Café Arts Month. Cherkovski è autore di dodici libri di poesia. Tra gli altri ricordiamo: Animal (Pentograph Press 1996), Elegy for Bob Kaufman (Sun Dog Press, 1996), Leaning Against Time (R. L. Crow, 2005) per il quale vince il 15° PEN/Oakland Josephine Miles Literary Award sempre nel 2005 ed Einstein Alive (Solo Zone, 2005). Ha lavorato come “writer-in-residence” al New College of California di San Francisco fino al 2008, insegnando Filosofia e Letteratura

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Dario Bellezza, Colosseo e altri luoghi (Seam edizioni, 2013)

Si ristampano alcune poesie di Dario Bellezza, una iniziativa della Seam Edizioni.
dalla prefazione di Alessandro Assiri

[Ho sempre ritenuto l’io di Bellezza un io incapace di ritrarsi, un io speso interamente nell'uso sapiente di un
verso che la profondità l’ha già tutta in superficie, come gioco magico di questa parola adescante, di questo meccanismo a orologeria, costruito per sedurre o per prendere distanze, quasi si usasse la lingua non per replicarsi, ma per imitare una somiglianza, per essere aderente a una costruzione, sia essa una onirica fabula o una ben più modesta, ma non per questo meno vera, proiezione di strada.
Auspico che questo breve percorso possa consegnare al lettore sopratutto un rapporto nuovo con un autore che ci ha insegnato che la vita la possiamo solo sorvegliare con le parole e vigilare con i sensi, un autore consapevole che questa veglia avrebbe procurato un’insana raccolta di illusioni e una altrettanto insana raccolta di presenze.
“La poesia vive di un insonnia perpetua” diceva René Char ed è questa insonnia che Bellezza ha chiesto a gran voce di abitare in un modo che metaforicamente trasforma la poesia di Dario, in una ricerca di inquilini molto più che in una ricerca di interlocutori, inquilini con cui dividere la stanza con cui alleviare un peso.
Spesso sembra che le righe di Bellezza siano un andare a capo quando il pensiero rantola, quando la fragilità
prende il sopravvento come molte volte si può notare anche nei componimenti dove è forte la critica verso l’inutilità dell’atteggiamento politico di una generazione, intuita dal poeta in una spinta empaticamente pasoliniana come il suono di una de-generazione che sarebbe di lì a poco esplosa, con tutte le sue contraddizioni di un presente che non si eternizza mai nei versi, ma ne viene espulso proiettato in avanti.
In una lettura disattenta l’atteggiamento civile di Bellezza potrebbe apparire una mescolanza di superbia e supponenza, ma solo addentrandosi nella carne del verso si può iniziare a scorgere che proprio in quella carne sta tutta la rivoluzione di Dario, la stessa carne che marcisce e che si deteriora come le idee, la stessa carne che diventa desiderio e follia esattamente come le istanze di cambiamento che ogni insurrezione ci chiede].
collana Inediti rari e diversi
pp. 76, € 10.00


la "voce" del Poeta
Mi sono accorto di aver amato,
nella mia vita, tre assassini,
infatti erano anche drogati e fumavano l’hashish.
Avrebbero anche ucciso, me senz’altro.
Il personaggio a cui mi sento più vicino è Oscar Wilde
perché patì la colpa. Fu, come disse a Gide,
colpito. Io sono un colpito
dal destino, e non riprenderò più.
Neppure la poesia, una volta
che le vita resta niente, mi soddisfa,
mi sembra anzi, talvolta, un’attività volgare.
La voglia di vivere ha lasciato il posto all’amore;
il cuore è spento però. Non ho mai pensato
che l’amore fosse legato al denaro.
Orrore, siamo vissuti in un vieto romanticismo.
Per scrivere ho bisogno del Tavor;
altrimenti sono in preda di deliri e fantasticazioni;
nel letto dormo sperando di sognare: solo il sogno
mi soddisfa. Scrivere dovrebbe essere quasi
come sognare, per chi, come me, non vuole
    inventare.
L’invenzione la trova un peccato.



Giovani padri

Io, eroe notturno, notturnamente ero
foto: Dino Ignani
solare se m’imbattevo in qualche giovane
padre!
Sono state le mie lacrime, stanotte,
a ricordarmi che ho amato un giovane
padre - quasi come fosse un ragazzino
nervoso e ilare perché la paternità
lo rendeva libero e io ero sua madre.
Il mio destino, la mia molteplicità
sa che non sarò mai padre. E io
mi sussurro questo nome e la notte
tocco nel mio letto vuoto il sesso
di uno che lo è stato o forse lo sarà.
Dura vita, infinita infinità di morte
calmo appuntamento. Appressamento
rotto dal desiderio-compassione
d’un giovane padre: i corti capelli,
le mani virili, il sorriso
senza dissociazioni col suo sesso.
La speranza a renderlo più forte
di qualsiasi figlio. La normalità.
I giovani padri! I battiti del loro
cuore sono l’amorosità delle rivoluzioni!
I loro bambini sono
le speranze dell’umanità. Il loro seme
per l’uomo oscurato dal male
è la libertà. I ragazzi devono
sforzarsi di diventare come loro,
contenere la futura virilità.
Per questo non sono disponibili. Sono malati.
Ma i giovani, i giovani padri
hanno mutato la città, ospedale-città
con Dario a Siracusa, in tempi più felici
in una rugiada se solo passano
coi loro figli a tracollo e le madri spente
a lato a vivere di questa maternità.
I giovani padri io attraverso e brucio
col fuoco della mente, in un pianeta diverso
da questo pieno d’Orfei, dove conta la forza
della procreazione e la sterilità di primavera
è un campo di concentramento per traditori.

 Forse mi prende malinconia a letto

Forse mi prende malinconia a letto
se ripenso alla mia vita tempesta e di
mattina alzandomi s’involano i vani
sogni e davanti alla zuppa di latte
annego i miei casi disperati.
Gli orli senza miele della tazza
screpolata ai quali mi attacco a bere
e nella gola scivola piano il mio
dolore che s’abbandona alle
immagini di ieri, quando tu c’eri.
Che peccato questa solitudine, questo
scrivere versi ascoltando il peccatore
cuore sempre nella stessa stanza
con due grandi finestre, un tavolo
e un lettino di scapolo in miseria.
E se l’orecchio poso al rumore solo
delle scale battute dal rimorso
sento la tua discesa corrosa
dalla speranza.

dalla conclusione

[Adesso, cessata da anni l’attività editoriale della Pellicanolibri, posso finalmente dare alle stampe, nella collana dal titolo eguale a quella che c’eravamo inventati (Inediti rari e diversi), alcune sue poesie, la gran parte editi già in “Colosseo-Apologia di teatro”. Visto che l’editoria cosiddetta ‘maggiore’ (Mondadori, Garzanti, Guanda, Rusconi, ecc.) l’hanno eliminato dai loro cataloghi.
Amicizia a parte (curo uno spazio a lui dedicato su facebook) è come se si alleviasse il dolore nell'averlo visto e ascoltato negli ultimi anni, debilitato dall'AIDS, trascinarsi con presunti amici e curatori e abbandonato quasi da tutti (mentre Adele Cambria e Anna Maria Marinucci tentavano di opporsi all'isolamento creato da chi gli rapinava gli ultimi sorrisi).
Fui il primo a sapere della malattia (le sue analisi passarono attraverso la mia compagna del tempo che lavorava in ospedale), ma il sospetto c’era già da alcuni anni: come se lo avesse cercato, come se la fine di Pasolini lo avesse tormentato e in qualche modo ne volesse imitare il percorso].
(b.c.)

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Memorie (quasi) vere: Alberto Moravia


            Molti sono gli episodi che mi legano a Moravia, ma i giorni a Taormina sono stati i più ‘delicatamente emozionanti’.
Muore Elsa Morante. Dacia Maraini, da tempo compagna di Moravia pensa che, infine, la sua relazione possa essere regolarizzata.
E invece?
Invece passa per Roma un ‘belvedere’ spagnolo in cerca dell’uomo italiano ‘importante’ della sua vita. I miei maligni amici colti del gruppo attorno ad Alberto, dicono che ella avesse segnati tre nomi sul taccuino: Craxi, Pillitteri e Moravia.
Ma Carmen l’aveva già intervistato, lavorando per il Giornale di Sicilia e quindi, per ordine naturale delle cose o per fato, ebbe ad incontrarlo per prima.
E fu così che il grande scrittore se ne invaghì.
Era il 1986 e furono sposi e fotografati felici. Memorabile il pezzo che scriverà Adele Cambria su ‘Il Giorno’, ironizzando alquanto sull'evento. Moravia si sa era geloso, ma un geloso dolce o, almeno, il tumulto era solo all'interno di sé. Se ne serviva per scrivere e questo è anche ‘visibile’ nei suoi romanzi.
Nel 1987 invitato al premio Akesineide (dove da qualche anno fungevo non da poeta bensì da accompagnatore e consigliere, grazie al sindaco scrittore Enzo Grasso), non appena salimmo nel lussuoso albergo Capotaormina, lui si attaccò al telefono chiamando prima Dacia, (anche lei s’era fidanzata con un violinista del quale non ricordo il nome, per attutire il dolore):
«Bellissimo albergo Dacia, potresti venire anche tu?» fa lui. Ascoltavo la richiesta ma non sentivo la risposta, intuivo dalle repliche:
«Dai, vieni, porta anche lui, si mangia bene e non si paga nulla. Mare splendido, portate i costumi».
Parlando al telefono camminava nervoso, quasi supplichevole concludendo con un «vabbe’, ci vediamo a Roma, statti bene».
Pensoso, passa qualche minuto, chiama la hall e dà delle indicazioni: «sì, Carmen Llera, due elle e senza apostrofo».
Chissà dov'era la Llera, llallà.

Sta con Walid Jumblat, considerato di volta in volta leader druso e/o terrorista (si sa che la storia ha sempre più facce).
            Riuscì a parlarle, una telefonata insistente e concitata, la invitava e con lei anche il suo amore (segreto a pochi). Niente da fare, Carmen stava in Libano e non intendeva rientrare.
Dovette farlo, come raccontano le cronache vere più avanti (morirà il 26 settembre 1990), 36 ore dopo la morte del marito, poiché senza di lei non avrebbero chiusa la cassa.
Alberto un po’ triste e mugugnando uscì, sempre con me, dalla camera scendendo verso il mare.
«Portati le ciabatte, qui la sabbia bolle» gli dissi, insistendo.
«Ma cosa credi, io reggo al dolore e al calore, lo sai che sono stato spesso nei deserti anche con Pier Paolo e Dacia».
«Certo che sì, ma qui in Sicilia è peggio e oggi fa 45 gradi all'ombra».
Finì che dovetti dare i miei zoccoli bruciandomi così tanto da essere questo il ricordo più vivo di quei giorni di Taormina.
Allora non c’erano fotografi o, meglio, le foto staranno lì da qualche parte e forse, qualcuno di noi, a turno, zoppicante, si trova.
            A proposito dell’articolo sul matrimonio di Alberto, io e Dario portiamo a casa di Adele Cambria, che dava le solite feste facendo cucinare le povere vittime delle sue amiche, Moravia. Aperta la porta Adele resta titubante: «Ce l’ha con me, maestro?»
            «Dalle poche persone intelligenti, accetto qualsiasi cosa».
Non subito ma, dopo aver riletto quell'articolo, mi sono divertito anche io. Forse Carmen, donna come lei, ci sarà rimasta un po’ male.
E dire che qualche giorno prima che lo trovassero a casa senza più vita, avevo suonato a una macchina davanti a me mentre percorreva il lungotevere mentre faceva delle strane manovre, andando lentissima. Era proprio lui. Aveva una macchina particolare, con i pedali particolari e spesso quando frenava era più il marciapiede a fermarlo ma, quando veniva invitato (naturalmente nella stessa città) preferiva venire con la sua. Non reggeva a stare in posti dove c’erano delle persone che lo inondavano di complimenti o, in quei salotti noiosissimi dove, con parole difficilissime, si passavano ore senza dire nulla. Preferiva quindi tornarsene a casa senza disturbare nessuno di questi.
Qualche tempo fa Luciano De Crescenzo ha descritto le serate degli intellettuali in maniera esilarante.
Feci in modo che si riappacificasse con Dacia nell'agosto del 1989 a Sezze Romano organizzando una sorta di Premio cui parteciparono il pianista Remigio Coco, il comico Luigi Tasciotti, alle prime esperienze, e un nutrito numero di amici poeti e scrittori intervenuti anche dalla Sicilia. Poco più d'un anno dopo, nel settembre del '90 ci lasciò.
Mi rimane di lui un volume edito con la mia editrice (Pellicanolibri, 1984) e una intervista dove a quel tempo collaboravo: il Giornale di Sicilia.
Con la scomparsa di Pasolini, Sciascia e Moravia sono spariti anche tre spine nel fianco della politica: dibattiti ormai oggi sterili fra finti nemici di partiti solo apparentemente diversi. Il caso di dire che soggetto corrisponde a verbo: Partire!...

per vedere le foto di Sezze clicca QUI



vedi anche:
http://beppe-costa.blogspot.it/2014/01/memorie-quasi-vere-arnoldo-foa.html
http://beppe-costa.blogspot.it/2014/03/memorie-quasi-vere-enzo-jannacci.html
http://beppe-costa.blogspot.it/2014/03/memorie-quasi-vere-alejandro-jodorowsky.html

Naim Araidi, Canzoni di Galilea, Seam edizioni

L'Autore sarà nuovamente in Italia dal 26 al 29 marzo
per creare ponti (culturali) e per presentare il libro di poesia con testo a fronte: "Canzoni di Galilea". Gli incontri sono organizzati da EDIZIONI SEAM Roma e dal Centro studi S.Pio di Brescia, con la direzione artistica di Beppe Costa, Igor Costanzo e Stefania Battistella, in collaborazione con:

26/3/14 Auditorium Biblioteca Civica, L.go Marinai d'Italia - Treviglio (BG), ore 21:00
27/3/14 Opificio dei sensi S.Martino Buonalbergo (Vr), ore 18:00,30
28/3/14 Euroscuola Brescia: incontro con gli studenti, ore 12:00
28/3/14 Ac Hotel Brescia: incontro con gli studenti del Centro studi S.Pio,  ore 14:00
28/3/14 Casa del Mantegna Mantova ore 18
29/3/14 Caffè Galeter Montichiari (Bs) ore 18


dalla prefazione di Stefania Battistella:

Inediti rari e diversi, a cura di Beppe Costa
e Igor Costanzo, pp. 100, € 10.00, 2014
seconda edizione ampliata.
C’è sempre qualche difficoltà nell'introdurre un poeta di una lingua tanto diversa (l’autore scrive in arabo e in ebraico) dalla nostra. Ma proprio perché abbiamo conosciuto la gestualità, l’abbraccio, il modo di muoversi di molti poeti arabi invitati al Festival, voluto e creato da Naim Araidi nel 1994 contro l’intifada, con Beppe Costa abbiamo deciso di pubblicare questo volume e correre il rischio, passando anche da traduzioni inglesi e francesi.
In molte di queste poesie si legge della difficoltà della vita e di come queste problematiche influenzino, giustamente, il sentire e lo scrivere dei poeti. Abbiamo quindi una occasione d’oro per soffermarci su questo, Naim Araidi infatti è nato in Galilea e porta con sé tutte le lacerazioni di quella terra, quelle stesse che, in questi giorni come negli ultimi decenni, hanno affollato le notizie di cronaca dei principali giornali italiani ed esteri. […]


[…] Questo libro dal sapore orientale porta venti filosofici e pagine bibliche, quasi a voler insegnare all’uomo le proprie origini per ricordarsi di se stesso e di quello che potrebbe essere, se solo riacquistasse parte del proprio passato che, in questa raccolta, è disseminato con tanto di particolari dietro ad ogni singola parola e questo, azzarderei, è tipico di quella cultura araba che ci sorpassa senza nemmeno farsi vedere, tanta è la velocità di quella marcia in più:

due poesie dal libro;

“Ogni volta che io ti vedo gela la luce fra noi,
abisso generazionale,
impedendo il rinascere della mia giovinezza 
questo è il segreto che ci separa.[…]”


Intervista da "Il Tempo", 22 ottobre 2013









































...e molte nazioni accorreranno

Naim Araidi (Maghar, 1950) è un poeta, insegnante e diplomatico israeliano.
Appartiene alla minoranza religiosa dei Drusi
Giovanissimo si è trasferito ad Haifa per completare la sua istruzione fino ad insegnare nella stessa Università di Haifa, in quella di Bar-Ilan, al Gordon College of Education e all’Università Araba per l’Educazione in Israele.
Come giornalista ha presentato programmi settimanali su Channel 2: sia per bambini che notiziari.
Ha fondato la rivista Al-Aswar.
Nel 1994 ha ideato e fondato il Nissan Festival durante la seconda “l’Intifada” con l’intenzione di stabilire un canale di comunicazione fra le diverse religioni che popolano il Medio Oriente. Poeti di tutto il mondo si incontrano a Maghar con poeti e giornalisti arabi e israeliani.
Ha vinto diversi premi internazionali, ricevuto due lauree honoris causa, scritto libri per bambini, poesie e opere scientifiche in ebraico e in arabo, molto è stato tradotto in altre lingue.
Questa della Seam è la prima pubblicazione in italiano
Dal giugno del 2012 è ambasciatore d’Israele in Norvegia.



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Poems for the Hazara

Centoventi poeti riconosciuti a livello internazionale e provenienti da sessantotto paesi diversi hanno partecipato ad un progetto di poesia sul popolo Hazara, dalla raccolta di queste poesie è nata un’antologia che rimarrà probabilmente nella storia della letteratura mondiale.

Il progetto è durato complessivamente un anno e ogni poeta ha scritto una poesia dedicata al popolo Hazara, tra loro anche i poeti italiani Beppe Costa, Stefania Battistella, Andrea Garbin e Edvino Ugolini.

Nelle sue seicento pagine questo libro raccoglie poesie in ben 17 lingue, inglese, italiano, spagnolo, catalano, giapponese, norvegese, turco, hazaragi, greco, tedesco, irlandese, ebraico, rumeno, francese, armeno, ungherese, portoghese.

Ogni poesia ha la traduzione in inglese al suo fianco. Questo progetto nasce da un’idea di Kamran Mir Hazar, poeta, scrittore e giornalista Hazara residente in Norvegia. Kamran ha inoltre curato l’editing e gestito la pubblicazione del libro.

Il libro è disponibile in due versioni: paperback e con copertina rigida. Il libro è acquistabile su diversi siti internet, come Amazon. A fine febbraio inoltre il libro uscirà in numerose librerie di paesi anglofoni. La versione e-book sarà invece disponibile dopo febbraio 2014.

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273 sono i poeti inclusi premi Nobel, Pulitzer, vincitori di premi letterari a livello nazionale e continentale, presidenti di festival internazionali di poesia, presidenti di PEN clubs e associazioni di scrittori provenienti da 88 diversi paesi hanno firmato una lettera aperta ai leader del mondo, dichiarando la loro solidarietà con il popolo Hazara. Per più di un secolo, gli Hazara di Afghanistan e Pakistan sono stati vittime di crimini sistematici come genocidio, schiavitù, abusi e violenze sessuali, crimini di guerra e discriminazione.

La lettera è indirizzata al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, al Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso, e al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, al fine di richiedere di intraprendere azioni per assicurare la sicurezza della popolazione Hazara.

Il poeta Hazara Kamran Mir Hazar, che si è occupato di redigere la lettera afferma che: “l’articolo due della convenzione sul genocidio descrive appieno la terribile situazione degli Hazara e il mondo non può più ignorare la pulizia etnica e il genocidio degli Hazara”

In Afghanistan, nonostante il dispiegamento di migliaia di truppe internazionali, gli Hazara sono regolarmente attaccati dai Kuchi afghani, appoggiati dai Talebani e dal governo afghano. Le strade degli Hazara sono bloccate da Talebani armati, le loro auto vengono fermate e i passeggeri uccisi. Nell’Afghanistan centrale, inoltre, gran parte della popolazione Hazara è marginalizzata e i loro diritti vengono costantemente negati.

Come risultato di questa situazione, milioni di Hazara hanno abbandonanto l’Afghanistan fuggendo in paesi come la Iran, Turchia, Grecia, Australia ed Indonesia. In Pakistan recentemente, l’10 Gennaio 2013, più di cento Hazara sono stati uccisi da un attacco terroristico a Quetta.

I poeti di tutto il mondo chiedono ai vari leader di dichiarare uno stato di emergenza riguardante la situazione degli Hazara in Afghanistan; di esercitare pressione sul governo afghano e pakistano al fine di fermare la discriminazione e il supporto di questi governi a gruppi terroristici; di garantire l’asilo ai richiedenti Hazara; di stabilire una Commissione di verità internazionale al fine di investigare sui crimini contro il popolo Hazara; di aprire casi riguardanti il genocidio e le violazioni dei diritti umani presso le corti internazionali (come ad esempio la Corte Penale Internazionale) e di proteggere attraverso le truppe internazionali gli Hazara in Afghanistan. Ci appelliano anche ai media al fine di investigare e riportare i crimini contro gli Hazara in Afghanistan e in Pakistan.

La lettera aperta con le firme dei poeti di tutto il mondo è disponibile in Inglese, Spagnolo, Italiano, Hazaragi/Dari e Azeri sul sito: www.HazaraRights.com