Memorie (quasi) vere: Luce d’Eramo



Memorie (quasi) vere: Luce d’Eramo

Pellicanolibri, 1997 
Mentre stavo pensando di ricordare Lucetta, vedo in libreria, fra le novità, il libro “Deviazione”, già Mondadori del 1979, più volte ristampato anche da Rizzoli fino al 2002, infine sparito.
Fu questo il libro che ci fece incontrare per presentarlo in libreria. Lei faceva parte degli amici di Dario e, successivamente, sapendo che ero anche amico di Moravia mi propose la pubblicazione di “Raskolnikov e il Marxismo”, (Pellicanolibri 1997) che pubblicai, infatti, nel 1997. E fu l’ultimo libro con la casa editrice ancora in attività, successivamente, per festeggiare i trent’anni dall’uscita di “Panico” e la visita di Fernando Arrabal da noi, pubblicammo “La scampagnata”.
Naturalmente la pubblicazione del saggio della d’Eramo fece piacere a Moravia e a tutti gli amici, anche se le vendite furono quasi zero, come sempre.
in piazza Ormea, un momento della Premiazione 
Nel 1988 Luce fu investita, cadendo dalla carrozzella su cui era ormai costretta da anni, quindi al di là della presenza fisica fra noi, qualche volta venendo in libreria a presentare tutti i suoi libri che via via uscivano, c’era la costante del telefono o di qualche bigliettino che ci dedicavamo quasi ogni giorno. Scrisse anche una presentazione al mio “Lettera d’amore non spedita”, e una prefazione a “Due o più cose che so di lei”, l’unico libro di racconti miei editi.
Lucetta andrà via nel 2001 e fu l’unico funerale cui andai, perché non c’era alcuna pompa, era una cerimonia per intimi, dieci o quindici persone al massimo; fra queste ricordo Margaret Mazzantini, Carlo Croccolo e il figlio Marco con la scatoletta delle ceneri in mano che non smetteva di piangere e, a questo proposito, mi chiedevo come mai lui, negli Stati Uniti ad insegnare, non aveva fatto nulla affinché i libri fossero ristampati. Lucetta è seppellita vicino ai suoi amici Dario Bellezza, Amelia Rosselli, Gregory Corso, al Cimitero acattolico di Roma.



C’è traccia in qualche trasmissione del ‘Costanzo’ che parla delle mie iniziative, e ricordo che il 1997 quando smetto le attività nella piazza di Casalotti e in libreria, è il periodo per me più doloroso: faccio il padre a tempo pieno per Karen, lavoro in libreria, stacco il telefono, e cerco altro che mi distragga e mi faccia vivere serenamente questa situazione fra mio figlio Dante che inizia a curare in maniera totale la libreria, e la crescita di una bambina che richiede uno sforzo notevole.
Non riuscirò più a chiamare nessuno né ad invitare nessuno, neanche con l’unica rimasta, Adele Cambria, che mi rimprovererà dieci anni dopo.
Attraverso la rete nel 2007, conosco Fabio Barcellandi anche dal vivo. Grazie a un incontro che avrà con Dacia Maraini, in quei giorni a Brescia per presentare uno dei suoi libri, si scambiano notizie su di me e così, riprendo coraggio. Ricomincio gli appuntamenti in libreria; per farlo però ho bisogno dei miei amici più noti, ancora in attività, chiamo Adele Cambria, Silvano Agosti, Barbara Alberti, Alberto Bevilacqua, li chiamo dicendo: manco da 10 anni mi date una mano a fare delle serate in libreria?
Tutti aderiscono.
C’è una novità, appunto: Fabio. In lui sento la stessa complicità, precisione, ingenuità che avevo con Bellezza, così gli chiedo perché non scegliesse lui gli artisti migliori creando i Poeti dallo spazio. Così fu: certo non hanno funzionato tutti, ma si è creata una sorta di famiglia, anche se stiamo a distanza: Fabio, Chiara Daino, Antonella Corsini Meloni (in arte Shikanu’), Claudio Moica e molti altri. Considero loro una famiglia scelta e non acquisita e quindi più importante, ma di questo preferisco ne parli lo stesso Fabio.
Tante sono le lettere e soprattutto bigliettini che ci scambiavamo, con la promessa di lavorare sempre, ogni giorno, anche nei festivi. Questo uno dei tanti biglietti dove mi scrive di un interessante lavoro su Primo Levi.