Valbona Jakova traduce Beppe Costa in albanese

Quanta tenerezza e follia insieme
dolce l'odore si insinua e prende
e resta fra le mani nella mia notte insonne
mentre ti guardavo sognare intrecciavi le dita
alle mie scostando con dolcezza i tasti

Cos'è naturale amarti allo spasimo
o vederti ridere di gioia?

Cos'è naturale vestirmi come un frate
alla tua chiesa?
e confessare a te tutti i miei peccati
di averti presa tutta la notte
di scivolare dentro il tuo destino
di sentirti sospirare tutto il tuo piacere?

Cos'è naturale averti addosso pelle contro pelle
avere i tuoi colori dentro gli occhi

Quanta tenerezza
sentire il tuo respiro mischiato al mio

Cos'è naturale forse innaturale amarti
Come sarebbe possibile avere il tuo pensiero
averti tutta mia senza scadenze

Cos'è amore mio, io non lo so.
Tu sei cosciente
tu quando ami non è tanto per dire
tu dici amore non per trasgredire
tu, se mi chiami amore,
lo dirai per sempre...
Sa dashuri e çmenduri bashkë
aromë e mirë hyn e merr
dhe rri midis duarve në natën time të pagjumë
ndërsa të shihja që ëndërroje gërshetoje gishtat
me të mitë duke shmangur me ëmbëlsi tastet

Çfarë është e natyrshme të të dua deri në lahtari
o të të shoh të qeshësh gjithë hare?

Çfarë është e natyrshme të vishem si frat
në kishën tënde?
e të të rrëfej ty gjithë mëkatet e mia
që të mora  gjithë natën
e që rrëshkita brenda fatit tënd
e të ndjeja psherëtimat e qejfit tënd?

Çfarë është e natyrshme të të kem ngjitur lëkurë mbi lëkurë
 të kem ngjyrat e tua në brendësi të syve

Sa mirësi
të ndjesh frymëmarrjen tënde përzier me timen

Çfarë është e natyrshme ndoshta e panatyrshme të të dua
Si do të ishte e mundur të kisha mendimin tënd
të ishe e gjitha e imja pa afat

Çfarë është e dashura ime, unë nuk e di.
Ti je e ndërgjegjshme
ti kur dashuron është ajo që ti kërkon
ti thua dashuri jo për të bërë mëkat
ti, nëse më thua i dashur
do ta thuash përgjithmonë…
Gaza

È spaventoso ch’io ancora sopravviva
allo schianto di missili e passioni
non divido gli uni dalle altre
entrambi recano devastanti lacrime:
macelli di corpo e di coscienze.
Ancora scrivo mentre attorno
nulla appare migliore, solo uno sguardo
mi dà quella pace che vorrei,
per una volta ancora, offrire a quel popolo
che, malgrado abbia potenza e ricchezza,
teme ancora quell'altro povero e impotente.
Cui tutto toglie, dall'acqua alla farina,
dalle penne ai libri, giustificando
e giustificandosi d’essere stato massacrato
(da altri) e così che neanche la vendetta ha senso.
Come se sparassi a ogni madre
perché la mia fu ingiusta.
Gaza

Është e tmerrshme që unë të mbijetoj ende
pas shpërthimit të raketave e pasioneve
nuk ndaj njërin nga tjetri
të dy palët shkaktojnë lotë shkatërrimtar:
thertore trupash e ndërgjegjesh.
Shkruaj akoma ndërsa përreth
asgjë nuk duket e përmirësuar, vetëm një shikim
më jep atë paqe që do të doja,
vëtëm për një herë, t’i ofrohet këtij populli
që, edhe pse ka fuqi e pasuri,
ende i frikësohet atij të varfërit e të pafuqishëm.
Të  cilit ia heq të gjitha, nga uji te mielli, nga penat te libri, duku justifikuar
e duke u justifikuar se po e masakrojnë
(të tjerët) dhe kështu edhe hakmarrja nuk ka kuptim.
Njësoj sikur të qëlloja çdo nënë
pasi e imja ka qenë e padrejtë.

Valbona con la poetessa statutinense
Sarah Menefee in un recente reading
Valbona Jakova è nata a Tirana il 23.10.1953. Nel 1991, giunge in Italia insieme alla sua famiglia, imbarcata in una delle navi attraccate al porto di Durazzo. 
1995 Pubblica la sua prima raccolta di poesie in albanese Enigmat e Pasmesnatës (Enigmi di dopomezzanotte). 
1998 Pubblica Kujt i takon kjo buzëqeshie e brishtë? (A chi tocca quest’esile sorriso?), presentato nell’antico palazzo della Lega degli Scrittori a Tirana. 
1999 Escono le due traduzioni di Ungaretti Raccolta di 37 poesie ed. Mondadori e di Neruda Venti poesie d’amore e una canzone disperata, edizioni Accademia,1973. L’opera incontra grande successo e conosce una più larga diffusione. In questa occasione le viene anche proposto di comporre un’antologia degli autori novecenteschi italiani (sogno ancora non realizzato) sia per l’innata inclinazione poietica, nel senso proprio del termine, sia per il fatto che da tempo risiede in Italia. 
2000 Presenta a Tirana la traduzione del libro di Padre Livio Fanzaga Perché credo a Medjugorje?, Sugarco Edizioni, 1998 (best-seller dell’anno 98). 
2001 Collabora come coautrice per le scuole il testo bilingue Ti racconto il mio paese edito dall’editrice Vannini. 
2003 E’ vincitrice del primo premio per la sezione poesia al concorso “Immicreando 2003” organizzata dalla Fondazione ISMU e dall’Arcidiocesi di Milano e premiato dal Cardinale Tettamanzi. Ad agosto di fronte agli scrittori albanesi presenta la seconda opera tradotta di Padre Livio Fanzaga Il Falsario, ed. Sugarco Edizioni, 1999. 
2006 Cura il testo bilingue di fiabe albanesi di Sokol Jakova: Donne, cacciatrici e perfidi imbroglioni della Sinnos Editrice con la redazione della scheda linguistica presente all’interno del libro. 
2007 Pubblica in lingua albanese la raccolta di fiabe per ragazzi Gershetet e Eres “Le forbici del vento” della Weso Editrice (Tirana). Le stesse fiabe tradotte in albanese verranno pubblicate a settembre 2014.
2008 Vince il primo premio al concorso nazionale di “Poesie immigrate” con la poesia Lui tornerà. 2009 riceve un riconoscimento dall’Associazione Vatra Arbëreshë per il grande contributo dato alla letteratura albanese in Italia. 
2011 Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa AlberoAndronico libri pubblicati dal 2005-2010. Seconda classificata, sezione autori di madre lingua non italiana con il libro di poesie che si intitola “LA TEMPESTA DELLE ORE”.
2012 Traduce in albanese il libro “Come si è fatto re d’Albania Ahmet Zogu” “ Si u bë mbret i Shqipërisë Ahmet Zogu” di P.Libardi Cav. Camillo O.F.M. da Levico. Ed. Artigianelli Trento. Reportage legata agli eventi dell’Albania anni: 1918-1940
2013 COLLANA POETHREE: POETRE, nje vibrim dallgezues flatrash (Thauma edizioni).
Pubblica per alcune Antologie poesie e vari racconti. Scrive diverse fiabe e canzoni per bambini. Collabora con il giornale: Mensile di attualità e cultura italo-albanese.
Lavora come Mediatrice-Operatrice linguistica culturale. Vive a Ghedi insieme alla sua famiglia.










Sarah Menefee, Stella Umana al Caffè Letterario Primo Piano di Brescia

L'Associazione Culturale "Movimento dal Sottosuolo" e l'Associazione "La falce e la luna" sono liete di invitarvi ad uno straordinario evento che vede protagonista la poetessa statunitense Sarah Menefee, membro fondatore di "Occupy San Francisco" e della "Revolutionary Poets Brigade".

VENERDì 26 SETTEMBRE 2014
alle ore 21:00
presso il Caffè Letterario Primo Piano di Brescia, in via Cesare Beccaria 10.
Design: Progetto Stefiro

In collaborazione con "Casa della poesia di Salerno"
in occasione dell'uscita del nuovo libro "Stella umana" edito da Multimedia Edizioni.

Saranno presenti l'autrice e la traduttrice Raffaella Marzano.



Sarah Menefee è nata a Chicago nel 1946, e scrive poesie da più di trent'anni pubblicando su giornali e riviste come Acts, Compages, Channel, Baltimore Sun, People's Tribune Volition, Left Curve, Real Fiction, Exit Zero, Gas, Working Classics, Worm in the Rain, Deluge, Beatitude, Conjunctions.
Membro del National Organizing Committee, corrispondente del "People's Tribune", è profondamente impegnata nel lavoro a favore degli homeless con gruppi e organizzazioni come la "San Francisco Union of the Homeless", la "Food Not Bombs" e la "Homeless Task Force" e partecipando all'organizzazione del giornale degli homeless di San Francisco, "Street Sheet".
Ha partecipato a molte azioni e campagne politiche (scioperi, occupazioni, azioni di disobbedienza civile e azioni di resistenza alle retate della polizia negli accampamenti di homeless. È stata portata in giudizio nel 1991 per aver dato cibo agli affamati "senza permesso" con il gruppo "Food Not Bomb", ma dopo sei mesi di campagna pubblica organizzata a suo favore le accuse sono state fatte cadere.
Attualmente Sarah Menefee vive a San Francisco dove lavora in una libreria e continua la sua opera nei movimenti culturali e politici a favore dei più poveri.
Il suo "Human Star" è stato pubblicato nel 2005 dalla Factory School.
Ha pubblicato con Multimedia Edizioni il bellissimo "Il sangue intorno al cuore" e il quaderno "Questa mano peritura".

Introduzione di Jack Hirschman

Negli Stati Uniti, in un esercito di poeti – tra cui rappers hip-hop e specialisti in rime – ce ne sono alcuni preziosi, quelli socialmente e politicamente impegnati, quei poeti che hanno individuato nei più emarginati, nei senzatetto, nei dilaniati da povertà e guerra e nella gente accartocciata e gettata in strada la bellezza e il potenziale rivoluzionario facendone il cuore della loro poesia.

Ecco perché il lavoro di Sarah Menefee è unico e sono felice di poter offrire qui qualche nota introduttiva ai suoi versi. Menefee compone le sue poesie in maniera insolita, offre a se stessa uno spazio vasto come un cielo di notte e poi va, di stella in stella, annota immagini epifaniche, dà loro forma, le fonde insieme e le infonde di un senso di dramma lirico, riversa in esse i suoi sentimenti per le vittime delle infinite guerre del capitalismo e, in particolar modo, per quelli che si trovano
senza lavoro e senza casa nelle strade.

C’è sempre metodo nella “pazzia” di Sarah Menefee. È una poetessa estremamente disciplinata che lavora per ottenere il miglior effetto socialmente drammatico grazie alla sua capacità di montare insieme immagini e stimoli, che le arrivano dal mondo che la circonda, con i ricordi e le situazioni presenti, esprimendo quella tenerezza e compassione che sempre danno dignità all’esistenza umana, impegnandosi nella street-graffiti propaganda – la scrittura col gesso sui marciapiedi – con altri attivisti che continuano il movimento Occupy a San Francisco, partecipando alla Lega dei Rivoluzionari per una Nuova America (LRNA) e alla Brigata dei Poeti Rivoluzionari (RPB), curando ininterrottamente e con amore suo figlio Maynard, deceduto qualche anno fa a 45 anni.

Ora, grazie alle traduzioni di Raffaella Marzano, gli italiani potranno di nuovo riconoscere una compagna della loro sensibilità, quella “stella umana” che è Sarah Menefee.


un saluto a tutti,
Andrea Garbin.

Mauro Macario, Metà di niente, Puntoacapo, 2014

ISBN 9788866790396, pp. 90, € 10.50
La fine del sogno, di un paese al limite dell'insofferenze per alcuni e dell'assuefazione da parte di altri, e sono milioni di ex sognanti,
"...la gente è infelice
perché di giorno non vede ciò che sogna di notte
tra poco non sognerà più e per voi sarà perfetto..." forse un tempo eravamo anche sognatori, con la speranza che un paese perdente in guerra, riconquistasse il senso di libertà. Ma le armi più potenti sono arrivate, in possesso di uomini (e donne) senza scrupolo alcuno a conquistare i cervelli di un intero paese (e, ahimé non solo il nostro). Da queste armi di "Persuasione occulta" (avvertite già da McLuhan sin dagli anni '60) è difficile salvarsi ancor più che dei carri armati e dei missili.
Così un Presidente, ma anche un amore sognati non sono immuni dal grande buio (silente) che incombe su milioni di persone. Poche le mie righe per questo nuovo libro di versi, ho già scritto della Poesia di cui Mauro Macario si nutre. Ribadisco che questo è (o era) il compito del Poeta, avvertire ciò che attorno accade, nel bene o nel male (complementari e utili) che spesso distratti o in corsa continua la gran parte di noi non avverte. Avvisare con parole dure come pietre del rischio che si corre. Anche se è altrettanto vero che quasi sempre il Poeta soffre in completa solitudine e silenzi, interrotti dalle voci che provengono dai libri letti che avrebbero già consegnato da tempo l'umano al divino. Ma non accade e questo l'Autore lo sa bene. Ne fa testo il titolo.


LETTERA AL PRESIDENTE



Signor Presidente
siamo tutti d'accordo
il cibo per mangiare
i vestiti per coprirci
le case per dormire
il lavoro per la sopravvivenza
ma ha dimenticato nell'elenco
un'altra necessità primaria
il senso del sogno
signor Presidente
non l'ho mai vista lanciare un aquilone sulla folla
eppure quelle mani tese quelle grida confuse
ne sono certo
lo richiedevano a gran voce
perché il sogno si nasconde dietro ogni ragione
che ci fa scendere nelle piazze
anche quando le folle non se ne rendono conto
lei non l'ha mai capito
neanche i suoi predecessori
solo da un sogno condiviso scaturisce la percezione del reale
solo l’ineffabile sconfigge i ragionieri e la civiltà addizionale
la gente è infelice
perché di giorno non vede ciò che sogna di notte
tra poco non sognerà più e per voi sarà perfetto


L'alta Corte dell'Aia può chiudere i battenti
perché lascia impunito il più efferato crimine
contro l'umanità
la sottrazione del sogno
e il suo smaltimento in “american dream”
a cura dei mercati finanziari
entità coperta dall'omertà globale
di cui ignoriamo la mappa fisiognomica
i nomi l'indirizzo il portone di casa
ma di noi conoscete tutto
nome indirizzo faccia matricola portone di casa
orientamento politico gusti sessuali
disperazioni varie ed eventuali
non entrerete mai al Père Lachaise
le anime di servizio ai cancelli
rifiuterebbero le vostre misere credenziali
c'è una legge morale anche tra i morti
come fra i detenuti che eliminano
i compagni di cella più schifosi e indesiderati
perché solo chi scrive “ verrà la morte e avrà i tuoi occhi ”
porta un paese sulla vetta del mondo
e ha diritto di asilo tra quelle tombe
non la vostra sbiadita mediocrità
senza memoria futura


Lei signor Presidente
ha sicuramente origliato
i discorsi che si tengono nei bar popolari
o nelle anticamere dei medici di base
e si è così rassicurato
sull'ottimo lavoro svolto
dagli strumenti comunicativi
del degrado organizzato
ci siete riusciti
ce l’avete fatta
invece di cambiare le cose avete cambiato le persone
con il prezioso ausilio dei collaboratori più stretti
economisti agenzie di marketing pubblicitari psicologi
vi siete fatti virtualmente esplodere
sulle radici della nostra storia
facendo sessanta milioni di orfani identitari
complimenti
è una strage mica da poco
ci vorrebbe un corridoio umanitario
i caschi blu la croce rossa Emergency
ma sappiate che la mancanza del sogno
non è un optional facoltativo
né il delirio di qualche intellettuale da salotto
è lo spirito di un popolo che vuole rientrare nel corpo collettivo
non facciamolo aspettare troppo
potrebbe provocare un fenomeno epidemico
la sindrome di Versailles
da voi stessi alimentata
qui è il lato divertente
crearsi il potere e al contempo gli agenti patogeni
preposti al suo annientamento
se davvero siamo il sale della terra
quanto è amaro questo sale
Signor Presidente!


( Sarzana, 20 ottobre 2013 )



BREVETTO FUORI COMMERCIO


La mia donna è dentro di me
l'ho forgiata negli anni
con triste perizia
attento ai particolari
davvero un lavoro di cesello
ma non ha mai attraversato la strada
non è mai sbucata dietro l'angolo
dove sostavo in attesa che apparisse dal mio fiato
perché l'ho creata con argilla e lacrime
è rimasta chiusa tra la testa e il cuore
come un organo in più
nato malato
la terapia del sogno l'ha peggiorato
è cresciuto a dismisura
mi ha divorato l'anima
non ci sono anticorpi al corpo immaginato
si compone e decompone a suo piacimento
già adolescente ne vedevo le mani i capelli gli occhi
quasi una gemella incestuosa
invisibile ingombrante eppure festosa
la terra promessa dove cadere un giorno
davanti a un essere sconosciuto che non corrisponde
al disegno originario ma è naturale come una tempesta
e tempesta è stata nel dare asilo
al suo simulacro vagante senza essere lei
ne ho sentito l’odore il sapore ma non la tenerezza
perché sono io la donna che ho dentro di me
non posso distruggerla
ne andrebbe della mia vita
l’ho posseduta in forma solitaria pur entrando in altricorpi
ma parlavo a lei che era lì tra la testa e il cuore
non sul cuscino
sul cuscino la controfigura non sapeva bene la parte
ometteva le battute più importanti
quelle che fanno di una vita piccola un’opera immortale

Le ho dato le mie cellule
ho seguito la procedura dell’autofecondazione assistita
con masturbazioni che hanno innalzato
la temperatura terrestre e sciolto i ghiacciai
e in quel flusso alluvionale vorticoso
disperso tra fango e detriti
più nessuno mi ha ritrovato
privo di una parte di vita in lei trasfusa
come un donatore d’organi che salva un suo simile
l’ho mandata nel mondo per incontrarla
ma non mi ha riconosciuto agli incroci predestinati
dove guardavo il clone del mio riflesso alato
allontanarsi dalla mia costola sanguinante
creare dal nulla altro nulla è un’operazione ad alto rischio
dove a morire è il chirurgo infilzato da tutti i suoi ferri

sogni
speranze commozioni

poesia

o forse non è mai uscita
e giace ancora tra la testa e il cuore
in una tomba di molti sospiri
non dell’ultimo
perché in quel momento la rivedrò ancora
e avrà un bel sorriso
un sorriso di tenerezza.


(Sarzana, 1 dicembre 2013)




Mauro Macario (S. Margherita Ligure 1947) ha pubblicato i volumi di poesia: Le ali della jena (Lubrina, Bergamo 1990), Crimini naturali (Book, Ro Ferrrarese 1992), Cantico della resa mortale (ivi, 1994), Il destino di essere altrove (Campanotto, Pasian di Prato 2003), Silenzio a occidente (Liberodiscrivere, Genova 2007), La screanza (ivi, 2012, Premio E. Montale Fuori di Casa 2012). Ha scritto la biografia del padre, Macario un comico caduto dalla luna (Baldini&Castoldi, Milano 1998) e Macario mio padre (Campanotto, Pasian di Prato 2007). Del 2004 è il romanzo Ballerina di fila (Aliberti, Reggio Emilia). È curatore di tre antologie: due sulle opere di Leo Ferré (Il cantore dell’immaginario, Eleuthera, Milano 1994, e L’Arte della rivolta, Selene, Milano 2003), e una, insieme a Claudio Pozzani, sulle poesie di R. Mannerini, Un poeta cieco di rabbia (Liberodiscrivere, Genova 2004). È inserito in molte antologie, tra cui: La poésie ligurienne du XXéme siécle di F. De Nicola (Poésie-rencontres, Lyon 1999), I limoni di F. De Nicola e G. Manacorda (Caramanica, Marina di Minturno 1999), Tre generazioni di poeti italiani di F. De Nicola e G. Manacorda (Caramanica, Marina di Minturno 2005), Il novecento letterario italiano di F. De Nicola (De Ferrari, Genova 2009), Il mondo attraverso un verso? di G. Occhipinti (Rubbettino, Soveria Mannelli 2010), Italia chiamò di F. De Nicola e M.T. Caprile (De Ferrari, Genova (2011)


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Lo sciancato e Caterina di Alessandro Assiri

ISBN 978-88-98677-57-3, pp.48, f.to 17 x 24  € 10,00Copertina di A. Assiri
L'ultimo testo di Alessandro Assiri, sebbene scritto in prosa e in versi è, essenzialmente, Poesia senza nulla togliere alla narrazione intesa, fino all'esplosione
La frase staccata e stracciata di fronte al lettore è verso, intenso cupo magistrale come da anni non mi capitava di leggere.
In poche pagine il lettore può trovare se stesso - mentre l'Autore ci prova -, ciò che ha dimenticato o che non sa gli sia accaduto o, ancora, non riesce a descriverlo. Ed è questo infatti il principale scopo di chi scrive.

[...Noi assomigliamo a un palazzo ci accontentiamo dei muri capovolti sul finale , con i nostri istanti da balcone e gli umori da stuoino. Congratulazioni a chi ci sta di fronte e qualche s' da basso a passi svelti per l'uscita...]

Ma l'autore non si limita a raccontarci il proprio distacco, le proprie infinite separazioni da ciò che è la vita propria rispetto alla scrittura. Un urlo incessante che non è invettiva bensì constatazione della fine della scrittura, e della necessità assoluta della stessa per proseguire il cammino, qualunque esso sia, che ascolti o meno, che lasci traccia oppure no.

[...il nostro immobilismo dipinto inguaribile ottimismo di un deserto gremito
forse si esce in altro modo senza sbattere né porta né chiodo
dove c'è piazza dovrebbe esserci cielo...]

Autore di testi da vent'anni, con questo libro dimostra l'opposto di ciò che spesso scrive: "non sono uno scrittore", "non sono nato per scrivere".
Esattamente il contrario ché, forse, il nostro paese è per scrittori da forno a microonde o da congelatore, ripetendo perlopiù sempre il già scritto. Scrittori (ma anche poeti) d'un solo libro. Non sarebbe poi tanto male se almeno quello fosse buono.
Il fatto è che non sono tempi per scrittori 'maturi', nel senso che vedono, rileggono, riscrivono o, almeno, pensano che quello è il "libro" che dovrebbe rimanere nel tempo.
Null'affatto: abituati al libro di natale fra settembre e ottobre escono tonnellate di carte, insieme a  oroscopi, tarocchi, libri di cucina e calendari, che chiamano romanzi, la gran parte di essi arrivano alla befana e muoiono, senza neanche volare su una scopa.
Lo sciancato protagonista non fa il suo mestiere come non lo fa Caterina, colei che in ciascuno di noi dovrebbe convivere, convincendoci che lei è ancora e sempre donna, sogno, o anelito che sia, verso cui dirigiamo i nostri passi, i sonni, ma anche le veglie del nostro vivere.

["Ieri stabilivo miracoli e dettagli inutili
la tua vita resisteva al banco dei pegni
mensilmente ti rinnovavo gli auguri e gli impegni
poi d'improvviso hai cambiato rossetto
quei giorni di marzo così lunghi da scrivere
ci si attaccavano addosso come viaggi in Italia.]

Non sono né un critico né tanto meno un recensore, come non lo è lo stesso Assiri. Ce ne sono già troppi e la rete li moltiplica all'infinito. Ma un segno e un gesto verso questo nuovo libro intendo lasciarlo, proprio perché mi riporta agli anni '60 e '70, quando discutevamo all'uscita di un cinema, o a gruppi si litigava su Moravia, Pasolini, Sciascia, ma anche su Berto, Mastronardi e tanto altro ancora. Abbagliati da Kerouac e dall'Urlo di Ginsberg credevamo a un nuovo mondo, s'anche quello di Huxley. Insomma quando cinema e libri ci facevano discutere e aumentavano le nostre conoscenze (e litigi), non immaginando neppure lontanamente che saremmo piombati nella più oscura mediocrità di poco prima della guerra. Libreggiati e romanzoni a fumetti che non lasciano neanche un minimo filo di emozione.
Ed io intendo usare appunto, più che altre mie parole, quelle dell'Autore che ne rendono prova, e, con queste chiudo:

[Da un mondo ideale non ci si sposta si cade
recupero parziale delle lingue marginali
tacete in tedesco
ha idee anti-scemite.

la poesia della pugnalata alle spalle
ha un'acidità allargata

Dimenticatevi in bagno
estremi della città ideale
eravamo io, la Betta e qualche crepa
la mia presunzione suicidò il timore del tuo rifiuto
quando avvenne lo inventai tutto da fuori
aggiungendo note scheletriche per insaporire
le tue trecce sono state tutto il mio mondo
la mia propaganda per i capitoli bui.]


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L'umanoide contro la natura di Iago

Orsa Daniza
Procediamo con ordine perché l’orsa non è un’assassina, ammettiamo l’errore poiché un fungo non è il killer, consideriamo la forza degli elementi visto che la natura trova sempre un modo nuovo per manifestarsi, ma sopra ogni fatto, rispettiamo la casa che ci ospita. Di questo si tratta e le vicende avvenute in questi giorni sono figlie di uno stupro di gruppo, premeditato e finemente applicato.
L’orsa importata venti anni fa dall’est per ripopolare e salvaguardare la specie… però, Iago (non io l’altro all’inglese) sarebbe stato più buono. Un umanoide va per funghi, si imbatte in un plantigrado con prole e che fa? Invece di andarsene mostra  curiosità e si avvicina, bé sì tipico delle scimmie. Il risultato lo sapete tutti.
Entriamo nel discorso, ma sì dai le parole sono gratuite: il giornalista di parte, quella dei costruttori e agricoltori, dice che l’orsa, prima di redarguire un coglione, è scesa pericolosamente a valle divorando 10 asini. Forse l’hanno confusa con un T. Rex, estinto 65 milioni di anni fa.
Non si può scrivere che noi abbiamo progressivamente invaso il suo territorio, e che basta osservare le foto di quelle zone per vedere come il bosco è colorato dai tetti delle case che lì non ci devono stare, non si può scrivere che quando un orso ha cuccioli sceglie di predare in modo sicuro e indolore, infatti la dipartita dei poveri asini è avvenuta in presenza di bocche da sfamare e non prima.
Sì ma allora non possiamo più andar per funghi? Ma porca puttana (mi scuso se ho scritto “porca”), in alcune zone del globo i patiti di pesca subacquea non oltrepassano le reti di protezione, perché sanno che lo squalo bianco potrebbe indossare la loro muta. Si poteva agire in modo diverso e se non è stato fatto, in base alla cooperazione dei miei due neuroni, concludo che l’orsa doveva morire; in quanto alla dinamica dell’avvelenamento, Poirot sta ancora indagando.
Edwin Chota ucciso a fucilate l'attivista peruviano che difendeva la natura
Sorvoliamo sul potere dinamico dei funghi, che aggrediscono chi li coglie, immaginate la scena: venti funghi velenosi immobilizzano l’uomo, il ventunesimo vola nella sua bocca e in poco tempo lo uccide. La stagione dei funghi sta per iniziare e con puntualità estrema litigo con schiere di scimmie, cugini della scimmia vista sopra, che con il rastrello fanno a pezzi tutti i funghi che non conoscono, in realtà ne conoscono solo tre specie, quelle note come buone.
La loro risposta è disarmante: così nessuno muore. 
L’undicesimo comandamento, in via di stesura, impone: cogli solo quello che conosci. Mi è impossibile poi non aggiungere un refolo di nota alla devastazione biblica a cui ci sottopone la natura ingrata; bombe d’acqua, fiumi in piena e vento scorticante (nel mio giardino ho trovato tre cavallette e due rane, devo preoccuparmi?).
 Abbiamo cementificato in ogni dove, con il beneplacito dei comuni, seguendo le solite vie di autorizzazione. La soluzione c’è, (qui da noi il genio non ha maschere) richiesto lo stato di calamità. Proporrei lo stato di calamita, così da poter prelevare quelle facce di ferro e adagiarle oltre le reti anti-squalo. La colpa è solo nostra. Esistono cose e accadimenti più urgenti che la vita di un’orsa? Falso. Le cose diventano importanti non lo sono a priori. Un popolo se vuole affrontare sfide improrogabili deve iniziare dal rispetto del più debole, il diverso, che in questo frangente si chiama “orsa”, altrove è detto palestinese, ebreo, indiano… genere umano. Dimenticavo: hanno ucciso Edwin Chota, ma questa è un’altra storia.


Il poeta Iago su facebook



Poemas de Stefania Battistella en español traducido por Stefania

Grazie a Jose Amador Martin Sánchez, Stefania Di Leo, Miguel Elías, Alfredo e Jaqueline Alencart!

Foto: Marco Pasqua
Crear en Salamanca se complace en publicar, por vez primera en español, a la poeta italiana Stefania Battistella (Treviso, 1989). La traducción ha sido expresamente para esta revista por la poeta y profesora italiana Stefanía Di Leo. Battistella ha publicado “Briciole di pensieri e di velluto” (AltroMondo, 2010), “L’amore m’ha fatto fragile” (Thauma, 2012) y “Primo giorno senza futuro” (Seam Ed. 2013). En 2011 se muda a Roma y el mismo año participa como invitada del Festival Internacional Octubre en Poesía. Algunos poemas suyos están presentes en la antología “Acqua privata? No grazie!”, bajo la dirección de Marco Cinque. También participa en un tour con el espectáculo “di me, di altri, ancora” y “d’amore e d’altre abitudini”, junto al poeta y editor Beppe Costa. En 2012, 2013 y 2014 participa, como invitada por Italia, en el “Nisan Festival”, que se celebra cada año en Galilea (Israel). Está presente en el número de julio de 2012, de la Revista Redes Dedalus.

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Liliana Arena: Maghar, a Naim Araidi

A Maghar

Liliana Arena e Naim Araidi
È poeta Naim,
è venuto al mondo a Maghar
e ha vissuto troppe bombe coi suoi occhi
per rimanere inerte a capo chino.

Gli ho sorriso senza mai parlare
non avrei capito la sua lingua
ma ho letto da quelle mani la sua Galilea.

Crede nella poesia Naim
e all’intifada
gridò ai poeti di tante religioni e tante lingue
di cantare con una sola voce.

Crede nell’amore Naim
e il novantanove
vide per primo giungere quegli uomini.
Erano drusi, ebrei, ortodossi e musulmani
pregavano tutti un solo dio con altri nomi.
Alcuni arrivarono da Gaza.

Crede nel sogno Naim
e il cielo lo ha protetto.
In questi quindici anni
in tanti sono venuti con le loro canzoni
e hanno insegnato al mondo come i miracoli,
a Maghar, possano accadere.

A Naim Araidi
e ai tanti fratelli che credono
nell’abbraccio universale della poesia.


To Maghar

He is a poet, Naim,
he came into the world to Maghar
and he has lived too many bombs with his eyes
to remain inert with his head bowed.

I smiled at him without ever speaking
I would have not understood his language
but I read of his Galilee from his hands.

Naim believes in poetry
and in intifada
he yelled at the poets of many religions and many languages
to sing with a single voice.

Naim believes in love
and the ninety-nine
he first saw those man coming.
They were Druze, Jewish, Orthodox and Muslim
they all praised one God with other names.
Some came from Gaza.

Naim believes in the dream
and the sky has protected him.
In these fifteen years
many came with their songs
and they taught the world, just like miracles,
to Maghar, they can occur.

To Naim Araidi
and many brothers and sisters who believe
in the universal embrace of poetry.
Poem translated by Karen Costa

Maghar-Galilee Israel מרכז להב"ה מגאר Pikiwiki Israel [CC-BY-2.5], via Wikimedia Commons
Naim Araidi (Maghar, 1950-2015) è stato un poeta, insegnante e ambasciatore d’Israele in Norvegia. Giovanissimo si è trasferito ad Haifa per completare la sua istruzione fino ad insegnare nella medesima Università, in quella di Bar-Ilan, al Gordon College of Education e all’Università Araba per l’Educazione in Israele. Ha presentato due programmi settimanali su Channel 2: uno per bambini e un notiziario. Ha fondato la rivista Al-Aswar. Molti suoi lavori, originariamente scritti in ebraico e in arabo, sono stati tradotti in molte altre lingue, questa è la prima pubblicazione in italiano. Ha ideato e fondato il Nissan Poetry Festival nel 1999, nell’occasione della seconda Intifada con l’intenzione di stabilire un canale di comunicazione fra le diverse religioni che popolano il Medio Oriente, lui di religione Drusa.

Naim Araidi (Maghar, 1950) is a poet, teacher, and was Israel's ambassador in Norway. When he was young he moved to Haifa to complete his education until teaching at same University, and Bar-Ilan University, the Gordon College of Education and the Arab University for Education in Israel. He presented two weekly programs on Channel 2: one for children and a newscast. He founded the magazine Al-Aswar. Many of his works, originally written in Hebrew and Arabic, have been translated into many other languages. He conceived and founded the Nissan Poetry Festival in 1999, on the occasion of the second Intifada with the intention to establish a channel of communication between the different religions that populate the Middle East. He is Druze.

Liliana Arena (Castellammare di Stabia, 1966) ha pubblicato le raccolte poetiche L'oceano del mio Io (Aletti-2008), La luna oltre la grata (Aletti 2010), La vite, la vita nel volume antologico Materia Prima (Giulio Perrone Ed-2012) e Monologhi di vetro, edita da SEAM (2°edizione marzo 2014). È presente in varie Antologie, tra cui Jackissimo (antologia dedicata a Jack Hirschman); fa parte della redazione del sito web “Di testa e di gola” e collabora da alcuni mesi con il giornale “Clic Donne 2000”. Diversi i riconoscimenti e Premi Letterari Nazionali e Internazionali per la Poesia, tra cui Premio Letterario Internazionale Città di Sassari 2013 per l’Inedito e Premio Napoli Cultural Classic 2013 per la Narrativa. Ospite alla VII Ed. del "Teranova Festival", cura inoltre l’organizzazione del Festival Internazionale “Palabra en el mundo” per la Città di Castellammare di Stabia.

Liliana Arena (Castellammare di Stabia, 1966) has published the poetry collections L’oceano del mio Io (Aletti 2008), La luna oltre la grata (Aletti 2010), La vite, la vita in the anthology Materia Prima (Giulio Perrone Ed-2012) and Monologhi di vetro, published by SEAM (2nd edition March 2014). She is present in various Anthologies, including Jackissimo (anthology dedicated to Jack Hirschman); she is part of the editorial of the website "Di testa e di gola" and has worked for several months with the newspaper "Clic Donne 2000". Several literary awards national and international for poetry, including the International Literary Prize City of Sassari 2013 for inedit works and Napoli Cultural Classic 2013 Prize for narratives. Guest to VII Ed. of "Teranova Festival", she is also responsible for organizing the International Festival "Palabra en el mundo" for the city of Castellammare di Stabia.

Uomo da "Impaginato per affetto", 1989

1989. Premio Alfonso Gatto 1990
Impaginato per affetto, è un libro edito nel 1989 da Pellicanolibri
con la prefazione di Giacinto Spagnoletti, vincitore l'anno seguente del Premio Alfonso Gatto
Il testo è esaurito da tempo, riporto qui la lunga poesia del 1967 che è stata anche il canovaccio per uno spettacolo teatrale, portato in giro per le scuole siciliane agli inizi degli anni '70 dal regista Franco Calogero.

Uomo

Ha dovuto attendere che si sistemassero mondi
Ha dovuto attendere che si sistemassero continenti
Ha dovuto attendere che si placassero mari
Ha dovuto attendere che nascesse luce
Ha dovuto attendere che risorgessero terre poi
infine
è arrivato lui
Uomo nudo
Ha dovuto lottare per potersi cibare
Ha dovuto lottare per potersi coprire
Ha dovuto lottare per non essere ucciso
ed ha atteso sempre la fine della lotta
che con la morte infine è venuta
poi
ha di nuovo atteso di rinascere
Ed è rinato
è rinato in lui il problema del cibo
ed ha pianto
è rinato in lui il problema di coprirsi
ed ha pianto
è rinato in lui il problema di non essere ucciso
ed è morto
Di nuovo ha atteso
Ed è rinato
e con lui è nato il problema di credere
aspettava
e con lui è nato il problema di amare
aspettava
e con lui è nato il problema di uccidere
ed è morto
Così i giudici hanno cominciato il giudizio
Lo hanno giudicato perché non credeva
ma a lui è accaduto
Lo hanno giudicato perché rubava
ma a lui è accaduto
Lo hanno giudicato perché uccideva
ma a lui è accaduto
E altri uomini in terra in consiglio riuniti
giudicavano quelli che erravano dietro loro consiglio
A loro era accaduto di rubare per fame
A loro era accaduto di rubare per amore
A loro era accaduto di uccidere per difesa
A loro era accaduto di non credere in dio
A loro era accaduto di non sperare nei simili
E giudici ne chiedono morte
ma loro non fuggono dinnanzi
al consiglio di amministrazione umano
loro non fuggono dinnanzi
al consiglio di amministrazione divino
a lui a loro era accaduto
No non avevano colpe
Signori decidete inferni o paradisi
decidete libertà o prigioni ma grazie
lui uomo
loro uomini sono abituati ad aspettare
Aspetteranno in silenzio
Aspetteranno di rinascere
Aspetteranno episodi migliori
Aspetteranno di passare per buoni
Buoni se
incontreranno per strada avvenimenti buoni
se incontreranno per strada amore
se incontreranno per strada cibo se
non incontreranno cannoni se
non incontreranno omicidi
se incontreranno giudizi di dio

Dovrai rispettare le leggi
di chi?
Dovrai rispettare purezza
di chi?
Dovrai rispettare amore
di chi?
Dovrai rispettare silenzio
di chi?
e poi
dovrai chiedere consiglio
a chi?
Dovrai meditare
dove?
Dovrai stare raccolto
quando?

Se incontrate per strada un ladro che ruba
dategli la mano siete lui!
Se incontrate per strada un albero
siategli amico siete lui!
Se incontrate per strada l’amore
amatelo siete voi!
e voi giudici che giudicate col metro con la bilancia
siete gli eletti
e voi deità che offrite inferni e paradisi
aspetterete anche voi

Aspetterete di giudicare colpevoli non li trovate?
li inventerete!
Aspetterete una battuta di mano
non l’avrete?
la inventerete!
Poveri giudici eletti!
Forse aspettate che qualcuno vi ami?
Forse aspettate di dare buon esempio
o aspettate anche voi invano la vostra legge
che vi ha condannato
ed aspettate la morte per
poter rinascere anche voi
poter rubare anche voi
poter uccidere anche voi
poter amare anche voi
poter essere giudicati anche voi
e pietà
amore
per chi non ha vestito per coprirsi
 per chi non ha madre cui dare affetto
per chi non ha donna da amare
per chi non ha pane da mangiare
per chi non ha figli da crescere
per chi non ha gambe per camminare
per chi non ha occhi per vedere
per chi non ha braccia per stringere
e pietà amore pietà
per chi soffre per incomprensione
per chi soffre per disperazione
per chi soffre per presunzione amore pietà
dal giudice all’uomo qualunque
dal ricco al povero
dal bianco al negro
dal dio all’essere umano


E l’uomo nasce in mezzo agli alberi
percorre sentieri fra canti d’animali
E l’uomo trasforma alberi in appartamenti
e non è contento
trasforma sentieri in strade asfaltate
e non è contento
Trasforma canti d’animali in assurdi rumori
e non è contento
Di chi la colpa?

Nel grembo di una madre c’era il buio ed era felice
nel gioco bambino cominciò ad indispettirsi ma era felice
poi chi gli ha parlato? chi l’ha reso diverso? Divenne grande
le braccia della madre non lo sorreggevano più cominciò a preoccuparsi
Divenne grande
le parole che prima non capiva adesso conobbe cominciò a preoccuparsi
Divenne grande
le braccia protese al cielo pregò cominciò a preoccuparsi
Nessuno rispose
Crebbe e si confuse completamente
Cominciò a ricordare quand’era nel buio e rimpiangeva
Amore chi condanna?
Per sapere chi condannare occorre capire chi è colpevole
E colpevole colui che ha rubato


È colpevole colui che s’è lasciato rubare
È colpevole colui che ha ucciso
È colpevole colui che s’è lasciato uccidere
È colpevole colui che ha amato
E colpevole colui che non ha amato
È colpevole colui che ha creduto
È colpevole colui che non ha creduto
È colpevole colui che ha creato animali
È colpevole colui che li ha distrutti
e nessuno è colpevole e allora?
Bisogna amare il buono
Bisogna amare il cattivo
Bisogna amare la vita
Bisogna amare la morte
Bisogna amare la pace
Bisogna amare la guerra
Bisogna amare colui che ama
Bisogna amare colui che non ama
Amare
anche se l’amore non è capito
anche se l’amore non è corrisposto
anche se
chi tu ami ti tradisce se
chi tu ami ti odia se
chi tu ami ti uccide
amare nello stesso modo
Lui loro i giudici dio
allora potranno finalmente imparare
a vivere senza rubare
a vivere senza odiare
a vivere senza ammazzare

(1967)