Pellicanolibri, 40 anni 1976 - 2016


1976-2016


Sono passati quarant’anni e il marchio è sempre nelle mani dei Costa. Nel mondo dei libri questa è diventata un’assoluta rarità. Sono poche infatti le attività editoriali che non siano diventate finanziarie, che non siano state acquistate o, peggio, che non abbiano chiuso definitivamente. Dopotutto “finché c’è una persona che legge, il mondo potrà salvarsi”. Pellicanolibri resiste.
Superando un’enorme quantità di difficoltà prima editoriali, poi commerciali, Pellicanolibri vive ancora con grande determinazione grazie a due caratteristiche: le testardaggini del fondatore Beppe Costa in campo editoriale e la forza e la determinazione del figlio Dante Costa che oggi mantiene inalterata quella capacità di consigliare e guidare il pubblico dei lettori nell’enorme quantità di volumi (circa 60.000) che escono ogni anno.


Adele Cambria foto Marco Pasqua



Con interventi di: Barbara Alberti, Fernando Arrabal, Goliarda Sapienza, Maddalena Saitta, Claudio Giurgola, Marcella Testa, Massimiliano Flumini, Emanuele Fanti, Aura Lulli, Liliana Arena, Beppe Costa, Paolo Antinori, Adele Cambria. Con una lettera di Arnoldo Foà e una di Anna Maria Ortese.

Monica Vitti
 Libro fuori commercio dato in omaggio ai clienti/sostenitori della libreria.

Internazionale Arte Contemporanea al CeIS Roma

Venerdì 18 dicembre si è inaugurata la mostra internazionale d'arte contemporanea fino al 31 gennaio 2016

alcuni estratti dal catalogo
Autori esposti
























Continueremo a lasciare tracce

Poiché l’essere umano, mortale, trova, legge, studia, guarda, stupisce, quasi mai resta indifferente davanti ad opere d’arte, immortali, coltiva certamente la voglia di lasciare, dopo di sé, qualcosa che lo ricordi.
Anche il meno colto degli esseri umani, pur non comprendendolo appieno, trasmette al proprio figlio (opera d’arte per eccellenza) tutto ciò che può, averi o semplicemente affetti, affinché resti parte di sé in futuro.
Pablo Atchungarry
Detto questo è anche naturale che per ogni forma d’arte ci sia sempre più una grande folla di seguaci. Chi nell’usare la parola poetica non pensa a Dante, o per la pittura a Leonardo, così come per la scienza
ad Einstein e per la musica a Beethoven?
Ma quasi sempre, salvo in qualche caso, questi grandi artisti che guardiamo e continuiamo a studiare hanno avuto una vita pressoché impossibile.
Perseguitati, incarcerati, uccisi o dalla salute compromessa sin dalla giovane età. Così Dante, Van Gogh, Mozart, Caravaggio insieme a una infinita schiera di altri.

Oggi per la carenza di informazioni e il valore che molti danno, senza conoscere particolari, senza studio o approfondimenti fa sì che ci si trovi di fronte a imbrattatele e a spreco di milioni di pagine inutili che non provocano né provocheranno emozioni o memorie.
Accade sempre più che anche il meno artista fra gli esseri umani cerchi di creare un segno nuovo o comunque un segno affinché la sua vita (mortale appunto) prosegua anche senza il proprio corpo.
Sarà forse questo il primo pensiero che si fa strada davanti alla quantità enorme di ‘artisti’ che oggi si presentano come tali.
Esattamente al contrario il numero di chi effettivamente produce arte è sempre meno e quel poco che rimane, è ancor più isolato. E sempre meno, naturalmente, si trovano spazi seriamente dedicati all’arte contemporanea. Se non vogliamo elencare muri in affitto dove il presunto ‘artista’ fa mostre nella ‘presunta’ galleria d’arte.
Ciò che ha contribuito a svilire l’arte è certamente la serie di mercanti e critici apparsi all’orizzonte anche con l’avvento della televisione e delle televendite. Qualcuno, non potendo aggiudicarsi un pozzo di petrolio o una miniera di diamanti ha cercato di investire in qualche crosta, spesso non solo crosta ma per giunta falsa, sbandierata per opera d’arte.
Franco Fortunato, Racconti per l'Europa
Quindi per l’artista che certamente esiste anche oggi ed esisterà sempre, la vita sarà ancora più difficile e complessa e anche la morte può farlo passare inosservato per la corsa sfrenata che l’essere umano nell'ultimo secolo sembra avere intrapreso.
A questo si aggiunge la devastazione provocata dalle guerre del passato e da quelle attuali che sembrano ancor più prendere di mira opere considerate patrimonio dell’umanità.

Per fortuna, però, ancora abbiamo occhi per vedere e mente per sognare. E continueremo a lasciare tracce. (b.c.)

Saluto del Presidente

Nel cammino che da oltre 45 anni il nostro Centro ha intrapreso per fornire accoglienza, sostegno e nuove opportunità a chi a noi si rivolge per un aiuto concreto, l'arte, quella in particolare che si manifesta nelle forme espressive più antiche della pittura e della scultura, è sempre stata considerata come un punto di riferimento prioritario per quanti possano avvalersi dei suoi aspetti riabilitativi individuando in essa un sollievo al proprio disagio.
L'impegno per offrire ai ragazzi attività cultuali che si intreccino con il loro percorso di recupero dalla tossicodipendenza ha trovato una sua tangibile realizzazione in programmi specifici, dove, grazie all'attivazione di laboratori dedicati alle diverse forme d’arte, si è cercato di dar seguito alla consapevolezza, raggiunta in questi anni, di come arte e cultura possano divenire ulteriori strumenti di crescita e di conoscenza di sé.
Ma quest'attività, il cui valore culturale e educativo è indiscutibile, ha dei costi rilevanti per una realtà gratuita come la nostra, ed è soprattutto al contributo offerto da chi ha creduto in tutti questi anni nei nostri progetti e li ha sostenuti anche economicamente, che è stato possibile proseguire su quella strada di accoglienza e sostegno tracciata ormai quasi mezzo secolo fa da don Mario Picchi.
Proprio per questo, è per noi è estremamente importante sostenere questi progetti, che garantiscono ai ragazzi ospiti della comunità di crescere e realizzarsi, credendo in se stessi e nel proprio futuro.
Su questo cammino si inserisce la mostra internazionale di arte contemporanea organizzata da II Delfino Arte, l’Associazione Culturale, aperta fino a gennaio 2016, il cui scopo, oltre a perpetuare nella memoria lo spirito e la creatività di don Mario, è quello di contribuire a garantire anche in senso materiale la continuità del suo messaggio di amore e di speranza.
Roberto Mineo
Presidente CelS don Mario Picchi

L’arte è un gioco

La vera arte è un gioco che il genio si diverte a regalarci per appagare la propria ambizione e, nello stesso tempo, contare il numero dei sognatori o, se volete, quello degli imbecilli.
Non è certezza, non è regola, non è come la margherita che ha sempre tutti i petali intatti.
Ogni opera d'arte pone interrogativi con le virgole.
Alberto Sughi, Donna a cavallo
Infatti, non possiamo dimenticare che l'arte è rabdomante del passato e chiaroveggente del futuro, e lo è per riuscire a costruirsi un silenzio anche quando il frastuono di una critica improvvisata prova a collocarla, prevalentemente, sull'altare del mercato.
Non sempre, ovviamente, è semplice.
Spesso le opere d'arte sfuggono a qualsiasi logica perché la loro grandezza è talmente capricciosa che non si concedono facilmente a chi le accarezza senza calore.
Sanno capire il vento del danaro come il profumo, spesso sconosciuto, di chi si avvicina per provare di stringere l'infinito.
Ed è solo per questo che preferiscono quasi sempre i poeti ed i fruitori che cercano la bellezza e, con essa, il fascino misterioso della vita.
Ed è solo con questi che riescono a sublimarsi, sempre nella misura, picassianamente, che una menzogna ci permetta di conoscere la verità.
Questa prima mostra, nel luogo dove aleggia, costantemente, la spiritualità intelligente e generosa dell'indimenticabile Don Mario Picchi, nasce sì per sottolineare quanto affermato ma, in contemporanea, nella speranza di riuscire a dare un contributo materiale per la continuità di questa realtà d'amore che è il CeIS.
E non c'è amore che nella memoria.
Se poi si andrà "Oltre" l'essenziale, citando Don Mario, non si vedrà solo con gli occhi, ma con il cuore".
Tonino Colloca
Presidente Associazione Culturale "il delfino arte” Critico d'Arte







Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio 2016

L’Associazione La Corte dei Poeti bandisce la seconda edizione
del Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio


Premio Nazionale di Poesia “Masio Lauretti”

Prima Edizione

Premio di poesia destinato agli alunni delle scuole medie e superiori


Una società come quella attuale, che si serve degli strumenti elettronici per comunicare, non può non modificare gli usi delle famiglie, delle scuole e, soprattutto del linguaggio. Il rischio è che si perda la capacità di leggere, di capire ciò che si legge e di scrivere in modo adeguato. La scuola non può, da sola, combattere questo grande fenomeno che, se da una parte è utilissimo per la diffusione delle notizie, per la ricerca, per l’assistenza in ogni campo, dall'altro trasforma la vita reale in ‘quasi’ virtuale. In tal modo anche i più giovani finiscono per rivolgersi quasi esclusivamente a uno schermo per comunicare dolore e gioia. Per questo motivo la nostra associazione Pellicano, ha istituito questo premio rivolto ai giovani delle scuole nazionali, fornendo loro uno stimolo alla creatività, alla fantasia, all'immaginazione che posseggono prima che diventino definitivamente adulti.



Come disse... di Iago


Giordano Bruno, foto di Marco Cinque
Amo questo paese, profondamente, amo le sue contraddizioni, il suo essere “borderline”, l’uso sfacciato delle maschere anche fuori stagione, il non ammettere una colpa specie quando è più evidente del sospetto. In Italia è possibile dimostrare che il colpevole di un omicidio sia la pistola e non il criminale.

Siamo campioni del mondo in questo settore e i nostri confinanti stanno incamerando le nostre lezioni. Dalle borgate, alle piazze, fino ai piani alti (come disse un nano al comodino) è in comodato d’uso la capacità di deformare la verità, di attribuire ad un pezzo di ferro le stesse proprietà dell’oro. La poesia non si è salvata, nemmeno lei ne è uscita indenne. 

Cerco di essere più chiaro (come disse il lampione alla notte). Partiamo dai concorsi letterari: dall’ultima riunione dell’Onu, risulta che la nostra penisola è il paese con più premi letterari al mondo, da cui si evince che esistono milioni di persone che scrivono. Ma cari artisti vi inviterei a riflettere su questo fatto: la 35esima edizione del premio SCRIVI MEGLIO CRETINO che si tiene a IMPARA A LEGGERE in provincia di DAMMI 20 EURO a chi serve? 

Pensate che del vostro nome rimarrà traccia? O vi basta mettere in bella mostra l’ennesimo diplomino di carta stile asilo? Oppure avete bisogno del risultato per credere in voi e convincervi di saper scrivere? Bella consolazione (come disse il castrato alla cintura di castità), le giurie non possono qualificarvi, non ne sono all’altezza (come disse Brunetta alla moglie), perché rispecchiano esattamente l’aspettativa che hanno di voi, già sanno cosa scriverete e come lo farete. In altre parole è un trucco utile a pochi a danno di molti. Ci sono i concorsi gratuiti, mi direte voi; però che dritta (come disse la curva in tangenziale). 
Si vince una coppa a Trento o una segnalazione, ma certo che spendo 500 euro per andare a prenderla, perché no, non aspettavo altro (come disse il treno al capolinea). Passando in rassegna gli eventi variamente assortiti a cui ho preso parte, vi confido che sono di una noia mortale, il suicidio sarebbe la soluzione migliore (come disse Pietro a Giuda). Non si può far leggere venti poeti per cinque minuti ciascuno, chiunque sia il poeta (Dante compreso). 

Le presentazioni poi, utili di certo al critico di turno meno all’autore che alla fine invece dei complessi ha un’orchestra. Non parliamo infine dei partecipanti, i veri coraggiosi che dovrebbero esser pagati per la presenza… altro che prefiche. 

Chi vi scrive è un poeta, ancora non so per quanto, vivo (come disse Giordano Bruno al legno secco).

Memorie (quasi) vere: Adele Cambria

Memorie (quasi) vere: Adele Cambria













Il 5 novembre ci ha lasciati, ancora una delle poche persone che ho profondamente rispettato.
Ho inserito tanti brani di questo libro inesistente che lei insisteva avrei dovuto completare. Tanti brani che la riguardano. Decido oggi di riportare quanto già scritto alcuni anni fa e non ancora pubblicato in blog, anche se quasi sempre le mie memorie (quasi) vere l'hanno sempre vista presente negli ultimi 40 anni.
A due giorni dalla scomparsa, a parte la notizia della morte, i giornali e la televisione non ne hanno fatto cenno. Molti si meravigliano, io non troppo!
Cliccando QUI trovate il suo blog

Premio Pellicanolibri 1997

Fra il 1990 e il 2001 mi sono venuti a mancare amici ispiratori della mia (chiamata in famiglia) follia.
Da Moravia a Ferré fino a Luce d’Eramo, (pubblicai nel 1997 il suo Raskolnikov e il marxismo), e, in quest’anno, cominciai davvero a sentirmi solo.
Avevo organizzato tante manifestazioni in piazza dall'apertura della libreria fino agli eventi organizzati all'interno della stessa. Non potevamo più pubblicare per difetti di distribuzione e quel poco che riuscivamo a distribuire non ci veniva pagato.
Ma ancora avevo il sostegno dei tanti poeti e amici che ruotavano intorno a noi. Quell’anno fu anche quello della ulteriore separazione dall’ultima convivenza che avesse un qualcosa di umano, cioè una splendida figlia che, poco dopo, venne a vivere con me.
Così, fra mille difficoltà e la scomparsa di chi mi sosteneva ‘spiritualmente’, cessai in piazza e altrove qualsivoglia attività, rinchiudendomi sempre più con la grande fortuna, però, di educare (almeno stavolta) uno dei figli: l’ultima.


In libreria con Goliarda Sapienza

Mi sentivo quindi attorniare dalla normalità del denaro, dei soldi occorrenti e attorno a me non c’era, può dirsi pure, qualcuno che non pensasse al denaro per la macchina o per altro.
La fortuna di sempre: rimaneva instancabile mio figlio Dante, cui poco dopo affidai la libreria e, in parte, la mia vita.
Non avevo più sogni se non quello di pensare a loro, i figli, e stare male per ciò che non avevo potuto fare per loro. Solo Adele Cambria, fra i miei intimi amici della scrittura, rimaneva in attività, ma abitava troppo lontano e ci vollero dieci anni buoni prima che potessi rivederla, ma fu tutto merito dei miei malanni e della rete.

Arrivò il 2006, sembrò il mio turno di andarmene. Dopo un infarto lieve si scoprì un aneurisma addominale. Operato e per molto tempo chiuso in casa, con Marcello Cirillo, amico sempre vicino anche adesso, imparai l’uso del pc e la rete. Mia figlia Karen dovette ritornare dalla madre, ma rimase e rimane sempre vicina (purtroppo Alessandro e Cristina vivono da sempre e Carsoli e non ho avuto che pochi contatti con loro, solo le informazioni che arrivano da Dante che ogni giorno per lavorare si fa ben cento chilometri, avendo scelto di vivere nella cittadina abruzzese).
La rete e il pc dicevo, ed è così che ritrovai forza e dignità di vivere e nuovamente la voglia di battermi per la poesia.
Dopo una qualche corrispondenza e-mail incontrai Fabio Barcellandi e venne l’idea di creare un gruppo di artisti, scelti, fra i migliori (anche umanamente) scovati in rete e così nacquero non solo amicizie che tuttora mi ridanno vita, ma una serie di incontri che ricominciano, appunto, in libreria nel 2007.
Dieci anni dopo, i grandi andati sostituiscono i grandi che arrivano. E così penso di non aver perso il fiuto.

2013 ancora con noi

Fra musicisti e poeti e pittori, un gran numero di affetti, a questi si aggiungono quelli cresciuti nel quartiere dove, nel 1992, avevo, anzi mia madre, aveva voluto aprire la libreria, per me, per fermarmi dai miei pazzi giri. Così crescono Fabio e la sua pittura, Giuliano Perticara con la sua musica e Simone Ciampanella che, lasciato il flauto, si occupa di vari tipi di assistenza dalle carceri alle chiese.
In tutto questo c’è sempre una persona: Paolo Antinori, unico e imprevedibile presente ogni volta in cui, vivendo da solo, mi serva qualcosa. Contadino e fine lettore, insieme a Claudio Giurgola, sono delle presenze costanti nella mia vita da quando vivo a Roma. Questo e su questo sembra si riprenda a vivere. Non sono più né editore, né libraio e neanche riuscirò a scrivere questa biografia seria, per tutto ciò che mi ha circondato.
Adele Cambria, giornalista, scrittrice, attrice di Pier Paolo Pasolini che, rincontrata dieci anni dopo, smaltiti una serie di rimproveri, curiosa della mia ripresa, accetta di affacciarsi al mondo di internet comunicando le sue attività tramite il blog e facebook.
La convinco così a dar vita al suo blog, mezzo che, fino a pochi anni fa, non sapevo neanche io cosa fosse.
Alle parole ‘link’, ‘file’ che dice Marcello Cirillo, rispondo alterato: «perché non parli italiano?!».
Impiegherò anni per capirlo e ora che ritengo di esserci quasi riuscito, penso che se questo mezzo fosse stato nella mia disponibilità negli anni sessanta, la mia attività editoriale, forse, sarebbe continuata, sfruttando la sua enorme potenzialità.
Avevo incontrata Adele qualche anno prima, agli inizi degli anni ‘80, presentatami da Dario Bellezza in uno dei miei pellegrinaggi fra Roma e Catania e, nell’‘86, pubblico il suo primo romanzo ‘Nudo di donne con rovine’ che, penso, gli abbia fatto avere più d’un guaio nella sua famiglia, ma di questo ne parla nella sua biografia ‘Nove dimissioni e mezzo’. L’anno prima eravamo riusciti a far applicare la legge Bacchelli per Anna Maria Ortese, tentammo, sempre con Adele, di fare la stessa cosa per Amelia Rosselli, Dario Bellezza, Goliarda Sapienza, ma fu inutile: Amelia si suicidò prima, gettandosi dal sesto piano di via del Corallo, dove viveva. (Nell’aprile del 1994 era morto Ruggero Orlando abitante nella stessa via che frequentavo parecchio).
Goliarda Sapienza era stata in carcere, volendolo in certo modo, per avere rubato gioielli alla cognata e Dario Bellezza era gay e quindi non ci sarebbe stata "Bacchelli" a prescindere.
Insomma non mi occupai più di questa legge di cui intanto ne usufruivano altri più stretti alle solite manovre politiche.
Poi non avevo né soldi né telefono per continuare a fare battaglie e per giunta da solo.
Vissi non so come e con quali soldi ma è certo che ai miei figli che erano già tre non avevo potuto dare nulla: qualcuno mi chiamava poeta ma avrei preferito, come diceva nonna, essere un idraulico.
O almeno la definizione di ‘distributore automatico di parole’ perché in effetti ero peggio di un avvocato: qualsiasi cosa mi si chiedesse, la mia proverbiale ‘parlantina’ mi toglieva dai guai.
Solo che per un bel po’, dieci anni, appunto, caddi nel silenzio. Parlando solo con Karen e Dante per le necessità più impellenti.
Tantissimi sono e saranno gli incontri con Adele, la sua energia non le impedisce, malgrado l’età, di continuare a combattere con la forza della sua scrittura.
Su Youtube trovate tante registrazioni che la riguardano, alcune anche nostre, qui una delle splendide serate con Adele in Libreria

Tiburtino 24: Letture per Naim Araidi

C'è qualcosa di marcio attorno e dappertutto. Come accade per la politica da anni avviene anche per la cultura che precipita anno dopo anno nell'inferno più totale di una editoria marcia, condizionata in tutti i sensi e casi dalla politica.
Qualche testimonianza è confermata dalla mia stessa 'voce', sempre più debole, sempre più inutile.
Senza aiuti, come nella gran parte dei paesi civili, l'Italia precipita in tutti i campi che la cultura riguardano.
Piccoli editori tentanto senza aiuti di affermare la loro presenza ma anche l'unificazione della distribuzione in pochissime mani rende tutto così difficile. E, in tutto questo caos, che coinvolge anche e soprattutto le librerie indipendenti (molte di quelle storiche hanno chiuso, invertendo anche qui la situazione, sempre di quei paesi civili) l'aumento di autori senza lettori diventa sempre più tragico.
Allora forse la necessità di fare per pochi quel tanto che serve a loro e a noi che da tempo ce ne occupiamo.
Seguendo l'esempio di Giuliana Bellorini che nella sua casa vicino Anzio, ha creato il Simposio, incontri pressoché ogni due giorni fra musica, arte, teatro e poesia, tentiamo anche noi a Roma e sempre in una casa, questa piccola carta o iniziativa culturale se così vogliamo chiamarla.
La "Casa" non è tanto grande ma lei, noi, sì, lo siamo e siamo anche un po' folli per proporlo a quanti (sappiamo pochi, così ci entrano tutti) ancora possono provare piacere nel leggere e diffondere poesia.
Il primo degli incontri di questo esperimento sarà dedicato al grande poeta arabo scomparso il 2 ottobre di quest'anno Naim Araidi e la padrona di Casa (bisogna fare i nomi) che propone questa attività è Maddalena Saitta. Una casa all'ottavo piano al numero 36 di via Cave di Pietralata, scala B interno 24, a due passi da autobus, metro e stazione Tiburtina.
Per questo, dal numero dell'interno e dalla vicinanza alla stazione abbiamo deciso di chiamare Tiburtino 24. Organizzata dalla Pellicano Associazione Culturale.

Ci saranno, oltre me e Stefania Battistella che con me ha curato l'edizione italiana di alcune poesie di Naim, pubblicate da Seam nel 2013, Liliana Arena, Marcella Testa e chi altri vorrà aggregarsi a questa lettura-conversazione.

Naim e Liliana
Maddalena e Naim
Sarete tutti benvenuti e ci accoccoleremo anche per terra come si fa per i grandi concerti, accovacciati gli uni sugli altri. Se troverete l'accoglienza e l'interesse che vi aspettavate faremo in modo che questi incontri proseguano almeno uno al mese.

Bisogna tornare come nel passato anche se adesso non abbiamo castelli se non quelli in aria che costruiamo ancora, testardi come muli.





Giovanni Trimeri, La vita al grezzo, Pellicano


ISBN 978-88-941175-1-6, € 10.00
Per acquisti clicca
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Si scrive spesso che la poesia narra in sintesi la storia dei popoli, raccoglie emozioni e pianti, morti e memorie di età passate. Ritroviamo così nella silloge di Trimeri la conferma di quanto sia vero, anche se oggi, almeno nel nostro Paese, sembrano in molti a dimenticarlo.
L'occasione di ascoltare l'autore arriva dalla 
Libreria Tarantola di Udine 
Giovedì 5 novembre alle ore 18


Alcune poesie tratte dal suo ultimo libro, pubblicato nel settembre di quest'anno.

(distanze)


La distanza sulla neve è ingannevole
come nel ricordo che fa chiudere porte
sospirando, sulla neve
avanziamo sentendo scricchiolii
come nei pensieri
in salita verso la quiete
la paura - prigione che ci gela
nemmeno condivisa s’attenua
né sostiene lo slancio di un abbraccio
che nelle foto di altri ci tradisce
apostoli invecchiati in soprannumero.

(avviso)

Nella casa che vigila sui campi
è rimasta una lampada accesa
da giorni, settimane, forse mesi.
Tutto è immobile intorno allo sguardo,
solo il teatro dei gatti frastorna la notte.
Una di queste mattine, copione
già scritto, rivisto e vissuto
qualcuno con sorriso straniero
verrà a spegnere la luce, inclemente
ad affiggere il cartello «si vende»
per avvisare i gatti e i forestieri
per metter paura agli ultimi vecchi.

(ritardo)

Vengo dopo tutti i giorni ammaestrati
a chiedere come perché e per chi
dubitare, urlare per pentirmi
ogni volta che qualcosa non torna
siano gli anni gli amici
le parole serene
per chiudere a viso aperto il discorso
in un tramonto senza uscita
forzare il silenzio per poco o nulla
stravedere
per una voce due passi lontana
che cambierà la musica e finirla
con il lutto di questo incedere
tra versi giaculatorie
velenoso frutto del tempo mesto
che ormai segna ogni passo.
Allora aspettatemi ad un tiro di sasso
dalla mèta, dove si è quasi arrivati
ma si teme l’imprevisto, l’ultimo,
ad un abbraccio dalla roccia
dove il vento frantuma le parole
e impone il silenzio dell’assoluto
per questo appuntamento ho speso
le energie migliori, per quella vetta
per quel vuoto che contiene il tutto.

Giovanni Trimeri è nato a Fonzaso nel 1953. Si occupa di gestione di beni e di attività culturali, con particolare riferimento ad iniziative teatrali, esposizioni, incontri e attività di promozione del libro e della lettura. Ha scritto testi teatrali e storie per bambini, canovacci per spettacoli di teatro di figura, rappresentati in Italia e all’Estero. Ha curato diverse miscellanee di studi e numerosi suoi scritti sono presenti in antologie, cataloghi d’arte, riviste e giornali. Dal 1983 al 1993 è stato redattore di «abiti-lavoro, quaderni di scrittura operaia». Tra le sue pubblicazioni, oltre ad una ventina con l’editore “Pulcinoelefante”, si segnalano: Cani, gatti e aquiloni. Storie per bimbi cattivi e buoni (1988), Il panico dei pollai (1991), Luoghi d’uso (2000), Bibliotecaos (2005), Geografia minima (2007), Declinazioni imperfette (2013).

Naim Araidi di Laura Quinzi al Simposio di Anzio

Quando la Poesia sopravvive al Poeta

Non è una lettera questa che ti scrivo, né un racconto su un uomo noto a tanti nell’ambiente della poesia, né un articolo che, mi è stato chiesto di scrivere entro il 24 di ottobre.
No, anzi, perché un articolo è un attenersi a riportare i fatti, limitarsi a raccontarli senza però commentarli, e se dicessi che questo è un articolo sarei disonesta, perché la mia intenzione non è limitarmi a un resoconto freddo e impersonale, perciò sono troppo coinvolta, nel parlare di te, in un luogo e in uno spazio con penna alla mano e carta bianca, tutta da riempire.
Uno spazio metaforicamente indefinito, dato che ogni rapporto vi si colloca, e questo appunto non sarà un normale reportage, ma il breve estratto di un rapporto cui il tempo di maturare è stato negato, già, perché non ho potuto conoscerti da vicino, ma ho sentito da subito, attraverso quello che scrivi, che tipo di persona sei. Prima di tutto una persona per bene, semplice, e autentica.
Un’amica ultimamente, in due diverse occasioni nello stesso periodo mi fa:
- Se ne vanno senza chiederci niente, e noi dobbiamo lasciarli andare –
Niente di più vero.
Laura Quinzi
Questo è il tipo di amore cui dovremmo aspirare, un amore che va oltre il dolore personale per la perdita di una persona cara, privo della pretesa egoistica di averli vicini per sempre, ma noi che siamo esseri “finiti” non ne siamo capaci, se non con il senno di poi.
È in questo luogo fisico che cerco di dirti e dire agli altri quello che provo e che penso di te, e voglio farlo anche con te caro amico.
Un mese e mezzo fa circa, chiamando un amico in comune e anche fratello tuo, dato il grande affetto che vi ha tenuti uniti per anni, gli chiedevo - Come stai? Ti sento stanco, non voglio essere indiscreta ma vedo che non stai bene,
- e lui - Sto passando un brutto momento, ho un amico che sta male, un grande dispiacere. –
Che stupida a non aver chiesto di più, mannaggia alla buona educazione!
Già, ma a saperlo prima che parlava di te Naim, cosa avrei potuto fare? Forse convincerti a restare ancora con noi? O forse la danza della pioggia per distrarre la morte? Ma quella è più furba di me e di te messi insieme.
Molti ti avevano conosciuto al Simposio di Giuliana Bellorini, ricordi? Ma sì che lo ricordi!
Come potresti dimenticare quel pomeriggio meraviglioso a raccontarci di te, e noi ad ascoltarti ipnotizzati dai tuoi modi sinceri nel dire come stavano le cose, mentre ci parlavi della tua terra, quella che ti ha visto nascere e quella ereditata da tua madre, che amavi in egual modo, due in una.
Mentre parlavi della tua famiglia, della poesia, della tua infanzia, della tua professione. Che meraviglia ci hai procurato nel racconto della tua Galilea.

E nemmeno io posso dimenticare quanto mi hai dato in quell’unica occasione in cui ci siamo incontrati, in cui ti sei rivelato a me, un uomo fragile, perché chi ama, lo diventa.
Quanta verità storica usciva dalle pieghe della tua bocca, amareggiata per quel conflitto di sangue che sta distruggendo i Paesi che tanto ami, Palestina e Israele.
Da subito ho percepito la dedizione profonda per il lavoro che svolgevi, con l’amore caricato in spalla, e tra le mani la fiducia incrollabile che la pace fosse possibile. Poi nel ’99 hai ideato e fondato il “Nissan Poetry Festival”, un evento che riunisce poeti da ogni parte del mondo, perché si crei un legame fra le diverse realtà religiose culturali e politiche.
Nessuno ci aveva pensato. Che bellissima idea hai avuto. Che ancora oggi vive
Un raduno che parla di pace e giustizia, di libertà e diritti per ogni popolo, amore per la verità e la dignità dell’essere umano, l’amore che dovrebbe trasparire dalla vita di quanti ne parlano tanto.
Ecco, è questo a mio avviso che dovrebbe comunicare chi scrive e fa poesia, e chi si spende con tante parole scritte, che diventino parole vive, e non cosa morta.
Caro Naim, vedi? Come non dire di te? Come non lasciarmi trasportare da quel sentimento di affetto sincero che provochi in chi ti ascolta? E io ti ho ascoltato, e lo faccio ancora.
Ma questa è una altra storia, qui stiamo dicendo che te ne sei andato, che ci hai privati senza volerlo della tua persona fisica, della tua voce, eri occhi attenti e scuri.
Sto dicendo Naim, che mi manchi, si, manchi alla mia socialità, al mio quotidiano vivere, a quello scambio di alcune parole ogni tanto sui social.
Tu che eri una piccola certezza, una delle poche nella mia vita, una di quelle su cui si può contare sempre, sapendo che il mondo è popolato anche da persone di cuore come te, un uomo, un Poeta, e lo scrivo maiuscolo perché così è, questo sei.
Dico grande per il comunicare con umiltà l’essere tuo Poeta che sa parlare a tutti, una voce che si lascia raggiungere e non si nega mai, che ascolta e risponde, con la calma e la mitezza del cuore che ti rendono straordinario. Voce che mi piace sentire nel suono della tua pronuncia.
Ci hai raccontato che quando eri Ambasciatore in Israele, ti sei dimesso perché non condividevi la loro politica, perché eri scomodo, una voce fuori dal coro, e hai fatto scelte che appagassero il tuo spiccato amore per la umanità, e per la cultura. E sei tornato a fare il professore di arte e letteratura
Eri un sant’uomo Naim?
No, un uomo semplice, che simile a un gesù moderno, scendevi nel cuore della gente istillando gocce di piccoli miracoli poetici, in un deserto di menti e cuori inariditi, come la vita ne è piena, ma fatta anche di persone che apprezzano e amano la letteratura l’arte e la poesia.
E qua si rafforza l’idea e la certezza che la poesia salva la vita.
Una Poesia la tua che guarisce, che fa bene all’anima di chi l’ascolta e la beve a piccoli sorsi.
Eri un religioso?
No, anzi, tu le religioni non le amavi, così intrise di fanatismo bigotto, fondamentaliste, paraventi per l’ipocrisia, atte alla conquista di spazi e territori in nome di un dio vanaglorioso che punisce e si vendica, oramai la verità è sotto gli occhi di tutti, la religione anestetizza la coscienza.
Religioni omofobe, volte a perpetrare violenza e dipendenza psicologica, ma, a detta del mondo occidentale “più civili” di altre, non sanguinose per fortuna, ma non meno distruttive e schiavizzanti, che creano pregiudizi e ignorano il rispetto delle diversità.
La tua era una fede pulita, fiducia in dio, oltre la religione.
con Giuliana Bellorini, ospite esemplare
Chi eri tu Naim? Uno che ci ha creduto, che ha sempre svolto il suo lavoro con amore, nella professione che più ti si addiceva, più incline alle tue aspirazioni dicevi, in quel delicato compito di insegnare ai ragazzi, e nell’ambito di un progetto appoggiato dai Comuni e dalle istituzioni scolastiche, per dire a questi giovani che ci sono sensibilità altre, come il valore della cultura, l’importanza di leggere i libri, della poesia.
Può darsi caro Naim che questa tua sfida produca futuri poeti e poetesse, chissà, o al più lettori e cultori della poesia. Penso che da adulti si ricorderanno di te, e magari alcuni di loro porteranno avanti quei valori che gli hai trasmesso.
Oggi quelli che ti hanno conosciuto molto meglio e più a lungo di me, potranno raccontare in modo più profondo, di te persona.
Grazie per essere entrato anche se per poco nella mia vita, grazie per quella certezza che nonostante l’assenza materiale, ritrovo nelle tue opere poetiche. Sono sicura che altri continueranno il tuo lavoro.
Grazie perché, anche se ti ho visto una sola volta, ti ho conosciuto per sempre, e di questo sono onorata e felice. Mi piace adesso immaginarti “sulla riva del tuo Lago di Galilea, appoggiato alla quercia, mentre lo sguardo scuro si perde tra i riflessi dorati di un paio d’ali che tu stesso hai disegnato per volare”.

Laura Quinzi

Dopo quello del Galeter di Montichiari del Movimento dal Sottosuolo del 17 ottobre, domenica 25 si è svolto un altro degli incontri organizzati dagli amici che Naim Araidi ha conosciuto nei suoi tanti viaggi italiani. Questa volta siamo vicino Anzio, ospiti dell'amica Giuliana Bellorini, della sua casa d'amore e di poesia, dove il grande Poeta era già stato nel gennaio di questo stesso anno.
Riporto uno dei brani letti in questa occasione, senza aggiungere se non questa breve nota.
Hanno anche letto poesie di Naim Iago, Franca Palmieri e altri mentre Fiore Leveque è intervenuto con proprie poesie e brani musicali.
Il prossimo 15 novembre un altro incontro,  questa volta a Roma, sempre in una casa d'amore e di poesia dell'amica Maddalena Saitta. Le foto della serata sono di Rosario Napoli e Paola Leoncini.

3° Career Award: Naim Araidi

September 18th took place the third edition of Career Award instituted by the city of Moniga del Garda, from an idea of Igor Costanzo and Beppe Costa.
This award is given annually to a personality from the world of culture recognized worldwide.
After Fenando Arrabal and Jack Hirschman, this year the prize was given to Naim Araidi with this motivation:

With his poetry, his diplomatic activity, the activity of teaching, but especially under the artistic direction of Nisan Festival in Galilee (where he managed to create an important dialogue between authors from around the world, but especially Israelis and Palestinians) he has taught all over the world the most heartfelt message against war; also for his artistic production always with the highest ethical and philanthropic coherence.
Suffering from a serious illness Naim Araidi could not be present at the ceremony that took place, however, with the participation of his friend Dr. Sharif Chres who received the plaque on behalf of Naim Araidi by Deputy Mayor Renato Marcoli. During the evening were read some poems from last italian publication "Canzoni di Galilea" (Songs of Galilee).

Now the brotherly friend Naim Araidi is no longer among us but is not entirely true to make this affirmation, because Naim was a Druze admitting the principle of reincarnation.

This and only this the only consolation for us, small pieces of a picture that we can not know in its entirety. There is a lot of work still to be done and the success provides the most humble contribution from each of us and, when we lost the way, simply think about what Naim built, doing his body and his life a bridge for the people, because, as he wrote, poets remain poets in life or death and Naim is a man who brings poetry to men and he has demonstrated it every year organizing the festival Nisan (which I really hope it can continue stronger than before).

Who knew Naim does not read these words as a new but, rather, these words are not the height of his personality and his work. To those who think the opposite of what I write, I highly recommend to notice as soon as possible how has reduced the world we inhabit.

Stefania Battistella



Naim Araidi was born in Maghar, Israel and completed his elementary school in his village, then moved to Haifa to complete his secondary education. He went on to gain B.A in Hebrew language and Political Science and another B.A in Hebrew Literature and Comparative Literature. Then he gained a M.A in Hebrew Literature and Comparative Literature at the University of Haifa. This was followed with a Ph.D in Hebrew Literature from Bar-Ilan University.

Work and Writing Career
He served as an instructor and a lecturer in both the University of Haifa and Bar-Ilan University. Then he moved to Gordon College and the Arab College for Education in Israel. He then served as the Director of the Children's Literature center at the Arab College as well as the coordinator of Studies for the Non-Jewish students at Gordon College. Dr. Naim presented two weekly programmes on Channel 2, a children's programme and a news programme. He also established "Al-Sewar" magazine. He held many public positions and participated in a large number of international festivals for writing and poetry. Many of Araidi's published works appear in translation. For the first time in Italy in 2014 an anthology of his poems was published by Seam Edizioni. The first edition was presented during the roman poetical twinning with Ottobre in Poesia[1] in 2013. The second edition occasioned a tour organized by the same publisher and poets Igor Costanzo, Beppe Costa, Stefania Battistella who translated the work.
Araidi established the Nissan organization for Literature in 1999. The international Nissan Festival is held annually in April in Maghar.


Registrazione parziale della Premiazione

15° internationales literaturfestival Berlin

Poems for Refugees
 WPM: World Poetry Movement 


Vivere la diversità letteraria nell'era della globalizzazione: questo è un dovere. Poeti arabi incontrano scrittori di racconti americani, i poeti della Corea del Sud incontrano i loro colleghi russi, romanzieri sudafricani spalla a spalla con una nuova generazione di scrittori albanesi.

Affascinanti le nuove scoperte, si alzano maestri riconosciuti della letteratura mondiale. Il nuovo emerge e le interconnessioni diventano visibili quando, in 180 eventi nel corso di 11 giorni, 150 autori forniscono scorci in nuovi e tradizionali flussi della letteratura mondiale. Prosa, poesia, conversazioni con gli autori e dibattiti politici, scoperta dei figli della letteratura giovanile, adattamenti cinematografici della letteratura - il ILB è un vitale e poliglotta forum, messo in scena da e per gli appassionati di letteratura.

Questo il dettaglio del profilo del literaturfestival di Berlino che ha avuto luogo dal 9 al 19 settembre 2015 nella sua 15° edizione.

Anche Beppe Costa e Stefania Battistella hanno preso parte, a modo loro, a questo evento mandando dei testi che sono stati pubblicati nell'antologia e nel catalogo del festival (di cui trovate i dettagli di seguito).

Antologia From where I shan't return literaturfestival Berlino

Antologia From where I shan't return antologia scaricabile in pdf a questo indirizzo.

Catalogo Refugees literaturfestival Berlino

Catalogo Refugees più dettagli a questo link.























Jesus Lopez Pacheco, Delitti contro la speranza - 2.

Come già scritto in un post precedente ho recuperato, dopo anni, uno dei miei libri preferiti che avevo regalato, sperando di ricomprarlo e quindi ne approfitto ancora per fare conoscere altre poesie tratte dallo stesso volume edito da Guanda, allora splendida casa editrice che non si curava del mercato ma della qualità eccellente dei poeti, noti o meno noti che fossero. Con ottime prefazioni e traduzioni.
Poiché dell'autore non esiste più alcuna traduzione italiana e neanche è presente su Wikipedia nelle nostra lingua, pur avendo trascorso diversi anni in Italia, (per le notizie vi rimando al link cliccando QUI) mi auguro che, come accaduto talvolta in passato, qualcuno si accorga e metta mano all'opera di questo grande poeta spagnolo, trasferitosi in Canada dove è scomparso nel 1997.


Ultime notizie

A volte le ultime notizie 
mi battono nelle tempie.
Se mi corico
il cuscino si riempie di spari,
il materasso mi tortura arrotolandosi,
le lenzuola mi stringono in una morsa di ferro,
orizzontale soffro
fame e insonnia di giustizia,
incomincio a contare agnelli
che saltano un recinto
per cadere poi tutti mitragliati,
lungo il tunnel della notte
giungono sino al mio cuscino
grida e colpi,
un pezzo di carbone tormentato
singhiozza accanto al soffitto della mia camera,
d’improvviso mi si avvicina il giorno,
la finestra comincia a interrogarmi
con la sua luce negli occhi,
e non resisto più, cado anch’io,
ma non di sonno,
sin quando, all’alba, mi fucila
la scarica della sveglia.


Mi passavano accanto senza fermarsi, 
senza alcuna sorpresa.
Doveva sembrargli naturale 
che io fossi
legato a quel fanale in piena strada 
e coscienziosamente imbavagliato. 
Guardavo le loro mani 
libere, così vicine, gridando aiuto 
con gli occhi.
Alla fine 
compresi la ragione.
Mi bastò rendermi conto
del loro passo veloce ma incerto,
della frequenza
con la quale si urtavano fra loro.
Li guardai negli occhi. Tutti 
li avevano sigillati, 
camminavano alla cieca, in silenzio.
Abitavamo
una strana città: noi che vedevamo 
avevamo la voce
e le mani legate, e non potevamo gridare 
niente a quelli che passavano come ciechi.


Settimana lunga

A quella stessa ragazza dagli occhi color del sabato
già quasi di domenica d’un tratto il viso
le diventa di lunedì o anche di giovedì e piange
e i baci del ragazzo che la bacia i sabati
e le domeniche sanno orribilmente di martedì
di mercoledì o di venerdì e i loro corpi si stringono
più che per passione per terrore fra le ombre
della città in cui la gioventù trascorre
come una settimana di dolore e di sogni
che non finisce in domenica.


Fiore di calce

spunti 
dalla terra
che ti rubò il colore,
graffi
il vento
che ha sciupato il tuo aroma,
mostri
le tue spine
a un cielo spietato,
e continui
cardo amaro e solo,
fiore arso vivo,
a salvarti con rabbia
sull’altipiano,
dove la grazia fu decapitata.


Anemia

Soprattutto al levarmi, mi faccio 
un inventario del sangue.
Ce l’ho impoverito di speranza.

Mi devo dare una scrollata di vita 
o iniettarmi una poesia di Nazim, 
prendere due cucchiai di Vallejo, 
dieci gocce di Neruda, una compressa 
di Blas e di Gabriel. I giorni pari 
mi faccio endovenose di Machado, 
e frizioni di Hernàndez e di Alberti.
Due volte alla settimana,
una dose di Berceo
bevuta in un bicchierino
di succo di San Juan, sempre a digiuno,
e, dopo i pasti, pillole Brecht
o pannicelli di Pavese sulla testa.
Una volta al mese, 
per star bene di intestini, 
pastiglie del Dottor Quevedo.
Mi fanno molto bene alcuni antibiotici 
moderni: Jaime Gii, José Agustm... 
e quelli che si vendono a Madrid:
Angel con speranza o Angel Crespo, 
Gloria con vitamine, Caballero...
Per le ossa, calcio di Unamuno.
Aleixandre lo prendo in infusione, 
bicchieri di Becquer in autunno e sorsi di Salinas...
Ho ancora 
altri medicamenti specifici.
Però il dottore opina 
che la cosa migliore 
è uscire per le strade a svagarsi, 
passeggiate ed esercizi
al sole e all’aria liberi...
Se non riesco a trovarli, mi conviene 
iniettarmi una poesia di Nazim, 
prendere due cucchiai di Vallejo... 
(vedasi più sopra la ricetta) 
a meno che non preferisca 
finirla una volta per tutte 
bevendomi d’un fiato 
un fiasco di discorsi barbiturici.