Iago, La famiglia dello scalzo, Seam 2015


ISBN 9788881795307 pp. 152 € 10.00
La famiglia dello scalzo opera in versi

[Abbandonare il tempo grosso
il progetto felice sta nei sorrisi delle ore.

Scrive così Iago, nella chiusa della poesia “L’epoca”.
Ore di lettura intense quelle da dedicare ai suoi componimenti, raccolti nel volume “La famiglia dello scalzo”, in edizione italiano-inglese. Pregni di senso, di citazioni e di pensiero sono infatti i suoi versi, cadenzati da un ritmo lindo e svelto, soppesato e distillato in righe-messaggio.
Ognuna dice. Ognuna spiega. Ogni singolo “a capo” introduce rovente intuizione, saldata senza fronzolo alcuno al precedente rigo e già pregna del seme di quello successivo.
Se la poesia è voce, ecco che quella dell’autore esprime scintille nucleari di rara efficacia, quasi autonome tra loro, eppure, insieme, queste ci regalano le perle del suo riflettere poetico, offerte in un susseguirsi di proposizioni smaglianti, a formare una collana preziosa.
Si tratta di poesie al di là di ogni pensabile buonismo, illuminate da una vena di sincera e condivisibile discordanza rispetto alla consuetudine rassicurante che domina l’interpretazione etica e religiosa delle cose di questo e dell’altro mondo. Un agire di pensiero un po’ nichilista e un po’ criticista (tuttavia sorprendentemente creativo) che sgorga
coraggioso da ogni verso, significando una strutturazione di idee e di logiche che sorpassano il senso comune della verità. E vengono a noi così, queste intense poesie, perché la verità non è necessariamente bella, anzi, è spesso dolorosa, comunque complessa, anche se santa e giusta parrebbe la sua origine lontana....]

[...Il pronome personale io, d'altronde, nelle poesie di Iago appare solamente due volte. Una in “Indulto”, dove il titolo riporta al perdono, mentre il testo sospinge al concetto di felicità, quella che proprio tale io, umanissimo, dopo secoli potrà un giorno vendere “senza mettere il piede in fallo”. L’altra in “La confessione”, ma questa non può che essere intima, personale, e nel caso specifico, decisamente sofferta.
Il rogo dell’io dell’autore è dunque quasi perfetto, ad indicare un’anima evoluta assai. E nel nostro caso il “quasi” determina una precisa consapevolezza e una altrettanto precisa missione: Maimonide scrisse infatti nel suo codice di leggi: “Ognuno deve vedere il mondo come se fosse mantenuto in equilibrio da lui e ogni suo atto potesse far pendere la bilancia da una parte o dall'altra”.
La parte della poesia ringrazia.
dalla prefazione di Stefano Iori


La 'voce' dell'Autore

Verbo

Sull'antica stele
il riporto conduce vita propria
evidenzia somme uscite dagli spazi
il dolore è di gran lunga il bene più usato.
Dal succo d’inganno cola sconfitta.
Mancano i luoghi d’accesso amoroso
le minoranze
potenti gnomi cancellati dalla favola
soldati di basse altezze
così da non vedere i riporti d’ossa

che abbondano il calcolo.

Spirito

Nomade di ultima tribù
ho appena trovato una traccia
il cognome della notte
sul registro del giorno.
Invisibili all'occhio pigro
stanno i contorni del vespro
che incendiano l’aria
laddove esiste solo
l’inconsueto falò dell’anima.
Iago a "OttobreInPoesia"
foto: Marco Ceraglia

Proposito

Seguo il copione
per ordine d’apparizione
vizi egiziani, rituali romani
e danze babilonesi
il più grande intelligente
sconta sempre la colpa
portando in tasca la polpetta di vermi.
La tribù dei conigli scava altre tane
prima visionate dal macellaio di turno
mai sazio e svelto nell'affilare lame.
Satanità o Santità?
Basta togliere la vocale
invertire le consonanti
ed eccolo
il fantasma del miracolo.

La confessione

Vedo una rosa cadere sul campo affamato
corro da lei
calpestando erbacce e steli dorati
il vento ruggisce disapprovazione
spinge muri d’aria, quasi la pelle
mi viene portata via.
S’intravedono tendini e legamenti
le ossa cedono
strisciando arrivo da lei.
L’abbraccio e la porto all'orecchio:
la libertà ha il volto seducente
d’una figura asessuata
che ti uccide chiedendo scusa.
Ultime parole vegetali
d’una rosa cresciuta a fatica
su un campo fondamentalista
io
sfiancato dalla sconfitta
scuoiato dalle avversità
mi accascio e sparisco
nel verde ormai sazio.


Iago, nome d’acqua Roberto Sannino, poeta. Nel 2006 vince il premio Fonopoli di Renato Zero, con la lirica Il biancospino, che da il titolo alla sua prima silloge edita. Seguono Negativo a colori (2008), Delirium Tremens (2009), L’alibi perfetto (2010),Concerto per carta e inchiostro e Fabian 2011. La famiglia dello scalzo (Seam 2015).
Preferisce portare la poesia verso le persone, sceglie luoghi ed eventi popolari, nei quali scrive in presa diretta e regala fogli d’inchiostro ai convenuti.Tiene corsi di introduzione alla pratica poetica per circoli letterari, scuole e strutture comunali. Organizza eventi letterari, ultimo in ordine di tempo Colosseo e altri luoghi, (presentazione del libro con inediti di Dario Bellezza). 
Ospite al Festival Internazionale OttobreInPoesia in Sardegna.

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