ISBN 9788898649181 - pag. 72, € 13.00 |
Inutile
affanno per i critici che, fra l'altro, sono i maggiori responsabili della
distruzione della poesia. Con un testo in mano, a volte consegnato per amicizia
dall'autore stesso, tal altra perché l'autore ha frequentato un 'corso' di
scrittura poetica con 'lui'.
Altri cercano
disperatamente “l'ultimo poeta” come se la poesia fosse morta o in coma.
Ma, disperati
loro, così non è!
Non c'è giorno
che passa che qualcuno, su giornali veri o posticci, non citi l'ultimo autore
(naturalmente scomparso): accadeva tempo addietro di segnalare il nuovo Montale
o il Pasolini; (mentre per la narrativa si ricorre ancora al 'nuovo Salinger',
mentre per la musica non c'è dubbio: lo stesso pianista Allevi (dio ne scampi!)
si proclama nuovo Mozart - che non può replicare.
Definisce
anche Beethoven musicista senza ritmo: qualcuno può fargli ascoltare qualche
sonata, magari la numero uno - numero semplice se non può arrivare alla 23 o
32.
Ma torniamo ai
critici e alla poesia: nei nostri tempi inquieti non c'è uno che non faccia corsi o non abbia avuto la
fortuna di tradurre testi di grandi autori stranieri per un grande editore, chessò, Borges o Baudelaire. In
questi casi anche la sua poesia ha visto la luce presso un grande editore
(ammesso che ne esistano più e non siano solo finanziarie).
I poeti,
malgrado loro, quelli veri, continuano a esistere, magari con il timore d'un
presente perduto, ma esistono.
La poesia
rimane, malgrado i becchini, più viva che mai ed è per questo che mi trovo a
scriverne ancora.
In marzo è
stato pubblicato (Fusibilialibri) una raccolta di Ugo Magnanti, persona che fin qui poco conoscevo se si escludono quegli incontri fatti di
strette di mani, qualche abbraccio e quelle brevi conversazioni del più e del
meno. Oltre naturalmente alla grande attività che svolge nell'organizzare eventi di poesia e nel coinvolgere gli studenti.
Così, come qualche
volta mi accade, leggendolo solo adesso posso dire di conoscere l'uomo e il Poeta
più intimamente come se l'avessi incontrato o frequentato a lungo.
Non scriverò
pareri critici che già molto bene hanno fatto altri, sia nel libro (Antonio
Veneziani e Cristina Annino) che altrove. Non scriverò se non perdendomi nei
versi e nelle stanze, cercando talora scoprendo quanto siano simili le anime
nei poeti.
Qualora essi
li trovino in vita, li (e si) riconoscono, hanno ognuno con proprie parole
musicalità e stile, le medesime motivazioni e paure.
La poesia, è
certo, non salva e non salverà il mondo ma sicuramente aiuta a sopportarlo.
Quella stessa
stazione verso cui tutti ci avviamo, nel Poeta ha un ruolo predominante e
determinante: il suo tempo, le sue parole o sguardi sono tesi verso una qualche
ricompensa o resurrezione, sapendo bene quanto sia impossibile e si domanda
(senza poter rispondere) come sia possibile vivere, respirare con la tragedia
che attorno e dentro incombe.
A partire
dall'entrata fino all'uscita non puoi non provare che una commozione profonda,
sapendo che il Poeta può soltanto mostrare i propri dubbi o il proprio candore
con estrema dignità avviandosi verso quella magnifica e dolente strada che è lo
sguardo altrui, essendone anche il riflesso.
Ogni stanza
dell’edificio, nella parola poetica, esprime e rappresenta una parte del nostro
vivere comune: dalla vanità alle illusioni, dalla morte improvvisa o nascosta
all’incanto d’amore.
È certamente
chiaro che l'Autore è un appassionato della poesia e quindi trovare Pessoa
(basta già la prima riga della prima poesia) o Calvino, Genet o Contini (nelle
citazioni) è naturale e logico ma è solo un 'vezzo' di alcuni critici ricercare
riferimenti, non il mio (dove è possibile trovare Pacheco, Salinas o Lorca e
tanti altri che per affinità ci contengono).
Chi ha la
grande fortuna di frequentare, leggere e scrivere di poesia non può che trovare
le medesime solitudini. Ma l’Autore, in questo caso, non scrive poesie, è Poeta
e al tempo stesso l’Edificio che lo rappresenta, è tutt’altro che fermo. Semmai
consiglio di fermare il volume sul proprio comodino per leggere e rileggere in
special modo quando abbiamo momenti d’inquietudine o di malinconia.
Così ho
concluso il mio omaggio ‘scarnamente critico’ verso il Poeta che adesso è
divenuto un amico al fianco.
E Ugo Magnanti
sa cosa intendo.
b.c.