Giovanni Trimeri, La vita al grezzo, Pellicano


ISBN 978-88-941175-1-6, € 10.00
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Si scrive spesso che la poesia narra in sintesi la storia dei popoli, raccoglie emozioni e pianti, morti e memorie di età passate. Ritroviamo così nella silloge di Trimeri la conferma di quanto sia vero, anche se oggi, almeno nel nostro Paese, sembrano in molti a dimenticarlo.
L'occasione di ascoltare l'autore arriva dalla 
Libreria Tarantola di Udine 
Giovedì 5 novembre alle ore 18


Alcune poesie tratte dal suo ultimo libro, pubblicato nel settembre di quest'anno.

(distanze)


La distanza sulla neve è ingannevole
come nel ricordo che fa chiudere porte
sospirando, sulla neve
avanziamo sentendo scricchiolii
come nei pensieri
in salita verso la quiete
la paura - prigione che ci gela
nemmeno condivisa s’attenua
né sostiene lo slancio di un abbraccio
che nelle foto di altri ci tradisce
apostoli invecchiati in soprannumero.

(avviso)

Nella casa che vigila sui campi
è rimasta una lampada accesa
da giorni, settimane, forse mesi.
Tutto è immobile intorno allo sguardo,
solo il teatro dei gatti frastorna la notte.
Una di queste mattine, copione
già scritto, rivisto e vissuto
qualcuno con sorriso straniero
verrà a spegnere la luce, inclemente
ad affiggere il cartello «si vende»
per avvisare i gatti e i forestieri
per metter paura agli ultimi vecchi.

(ritardo)

Vengo dopo tutti i giorni ammaestrati
a chiedere come perché e per chi
dubitare, urlare per pentirmi
ogni volta che qualcosa non torna
siano gli anni gli amici
le parole serene
per chiudere a viso aperto il discorso
in un tramonto senza uscita
forzare il silenzio per poco o nulla
stravedere
per una voce due passi lontana
che cambierà la musica e finirla
con il lutto di questo incedere
tra versi giaculatorie
velenoso frutto del tempo mesto
che ormai segna ogni passo.
Allora aspettatemi ad un tiro di sasso
dalla mèta, dove si è quasi arrivati
ma si teme l’imprevisto, l’ultimo,
ad un abbraccio dalla roccia
dove il vento frantuma le parole
e impone il silenzio dell’assoluto
per questo appuntamento ho speso
le energie migliori, per quella vetta
per quel vuoto che contiene il tutto.

Giovanni Trimeri è nato a Fonzaso nel 1953. Si occupa di gestione di beni e di attività culturali, con particolare riferimento ad iniziative teatrali, esposizioni, incontri e attività di promozione del libro e della lettura. Ha scritto testi teatrali e storie per bambini, canovacci per spettacoli di teatro di figura, rappresentati in Italia e all’Estero. Ha curato diverse miscellanee di studi e numerosi suoi scritti sono presenti in antologie, cataloghi d’arte, riviste e giornali. Dal 1983 al 1993 è stato redattore di «abiti-lavoro, quaderni di scrittura operaia». Tra le sue pubblicazioni, oltre ad una ventina con l’editore “Pulcinoelefante”, si segnalano: Cani, gatti e aquiloni. Storie per bimbi cattivi e buoni (1988), Il panico dei pollai (1991), Luoghi d’uso (2000), Bibliotecaos (2005), Geografia minima (2007), Declinazioni imperfette (2013).

Naim Araidi di Laura Quinzi al Simposio di Anzio

Quando la Poesia sopravvive al Poeta

Non è una lettera questa che ti scrivo, né un racconto su un uomo noto a tanti nell’ambiente della poesia, né un articolo che, mi è stato chiesto di scrivere entro il 24 di ottobre.
No, anzi, perché un articolo è un attenersi a riportare i fatti, limitarsi a raccontarli senza però commentarli, e se dicessi che questo è un articolo sarei disonesta, perché la mia intenzione non è limitarmi a un resoconto freddo e impersonale, perciò sono troppo coinvolta, nel parlare di te, in un luogo e in uno spazio con penna alla mano e carta bianca, tutta da riempire.
Uno spazio metaforicamente indefinito, dato che ogni rapporto vi si colloca, e questo appunto non sarà un normale reportage, ma il breve estratto di un rapporto cui il tempo di maturare è stato negato, già, perché non ho potuto conoscerti da vicino, ma ho sentito da subito, attraverso quello che scrivi, che tipo di persona sei. Prima di tutto una persona per bene, semplice, e autentica.
Un’amica ultimamente, in due diverse occasioni nello stesso periodo mi fa:
- Se ne vanno senza chiederci niente, e noi dobbiamo lasciarli andare –
Niente di più vero.
Laura Quinzi
Questo è il tipo di amore cui dovremmo aspirare, un amore che va oltre il dolore personale per la perdita di una persona cara, privo della pretesa egoistica di averli vicini per sempre, ma noi che siamo esseri “finiti” non ne siamo capaci, se non con il senno di poi.
È in questo luogo fisico che cerco di dirti e dire agli altri quello che provo e che penso di te, e voglio farlo anche con te caro amico.
Un mese e mezzo fa circa, chiamando un amico in comune e anche fratello tuo, dato il grande affetto che vi ha tenuti uniti per anni, gli chiedevo - Come stai? Ti sento stanco, non voglio essere indiscreta ma vedo che non stai bene,
- e lui - Sto passando un brutto momento, ho un amico che sta male, un grande dispiacere. –
Che stupida a non aver chiesto di più, mannaggia alla buona educazione!
Già, ma a saperlo prima che parlava di te Naim, cosa avrei potuto fare? Forse convincerti a restare ancora con noi? O forse la danza della pioggia per distrarre la morte? Ma quella è più furba di me e di te messi insieme.
Molti ti avevano conosciuto al Simposio di Giuliana Bellorini, ricordi? Ma sì che lo ricordi!
Come potresti dimenticare quel pomeriggio meraviglioso a raccontarci di te, e noi ad ascoltarti ipnotizzati dai tuoi modi sinceri nel dire come stavano le cose, mentre ci parlavi della tua terra, quella che ti ha visto nascere e quella ereditata da tua madre, che amavi in egual modo, due in una.
Mentre parlavi della tua famiglia, della poesia, della tua infanzia, della tua professione. Che meraviglia ci hai procurato nel racconto della tua Galilea.

E nemmeno io posso dimenticare quanto mi hai dato in quell’unica occasione in cui ci siamo incontrati, in cui ti sei rivelato a me, un uomo fragile, perché chi ama, lo diventa.
Quanta verità storica usciva dalle pieghe della tua bocca, amareggiata per quel conflitto di sangue che sta distruggendo i Paesi che tanto ami, Palestina e Israele.
Da subito ho percepito la dedizione profonda per il lavoro che svolgevi, con l’amore caricato in spalla, e tra le mani la fiducia incrollabile che la pace fosse possibile. Poi nel ’99 hai ideato e fondato il “Nissan Poetry Festival”, un evento che riunisce poeti da ogni parte del mondo, perché si crei un legame fra le diverse realtà religiose culturali e politiche.
Nessuno ci aveva pensato. Che bellissima idea hai avuto. Che ancora oggi vive
Un raduno che parla di pace e giustizia, di libertà e diritti per ogni popolo, amore per la verità e la dignità dell’essere umano, l’amore che dovrebbe trasparire dalla vita di quanti ne parlano tanto.
Ecco, è questo a mio avviso che dovrebbe comunicare chi scrive e fa poesia, e chi si spende con tante parole scritte, che diventino parole vive, e non cosa morta.
Caro Naim, vedi? Come non dire di te? Come non lasciarmi trasportare da quel sentimento di affetto sincero che provochi in chi ti ascolta? E io ti ho ascoltato, e lo faccio ancora.
Ma questa è una altra storia, qui stiamo dicendo che te ne sei andato, che ci hai privati senza volerlo della tua persona fisica, della tua voce, eri occhi attenti e scuri.
Sto dicendo Naim, che mi manchi, si, manchi alla mia socialità, al mio quotidiano vivere, a quello scambio di alcune parole ogni tanto sui social.
Tu che eri una piccola certezza, una delle poche nella mia vita, una di quelle su cui si può contare sempre, sapendo che il mondo è popolato anche da persone di cuore come te, un uomo, un Poeta, e lo scrivo maiuscolo perché così è, questo sei.
Dico grande per il comunicare con umiltà l’essere tuo Poeta che sa parlare a tutti, una voce che si lascia raggiungere e non si nega mai, che ascolta e risponde, con la calma e la mitezza del cuore che ti rendono straordinario. Voce che mi piace sentire nel suono della tua pronuncia.
Ci hai raccontato che quando eri Ambasciatore in Israele, ti sei dimesso perché non condividevi la loro politica, perché eri scomodo, una voce fuori dal coro, e hai fatto scelte che appagassero il tuo spiccato amore per la umanità, e per la cultura. E sei tornato a fare il professore di arte e letteratura
Eri un sant’uomo Naim?
No, un uomo semplice, che simile a un gesù moderno, scendevi nel cuore della gente istillando gocce di piccoli miracoli poetici, in un deserto di menti e cuori inariditi, come la vita ne è piena, ma fatta anche di persone che apprezzano e amano la letteratura l’arte e la poesia.
E qua si rafforza l’idea e la certezza che la poesia salva la vita.
Una Poesia la tua che guarisce, che fa bene all’anima di chi l’ascolta e la beve a piccoli sorsi.
Eri un religioso?
No, anzi, tu le religioni non le amavi, così intrise di fanatismo bigotto, fondamentaliste, paraventi per l’ipocrisia, atte alla conquista di spazi e territori in nome di un dio vanaglorioso che punisce e si vendica, oramai la verità è sotto gli occhi di tutti, la religione anestetizza la coscienza.
Religioni omofobe, volte a perpetrare violenza e dipendenza psicologica, ma, a detta del mondo occidentale “più civili” di altre, non sanguinose per fortuna, ma non meno distruttive e schiavizzanti, che creano pregiudizi e ignorano il rispetto delle diversità.
La tua era una fede pulita, fiducia in dio, oltre la religione.
con Giuliana Bellorini, ospite esemplare
Chi eri tu Naim? Uno che ci ha creduto, che ha sempre svolto il suo lavoro con amore, nella professione che più ti si addiceva, più incline alle tue aspirazioni dicevi, in quel delicato compito di insegnare ai ragazzi, e nell’ambito di un progetto appoggiato dai Comuni e dalle istituzioni scolastiche, per dire a questi giovani che ci sono sensibilità altre, come il valore della cultura, l’importanza di leggere i libri, della poesia.
Può darsi caro Naim che questa tua sfida produca futuri poeti e poetesse, chissà, o al più lettori e cultori della poesia. Penso che da adulti si ricorderanno di te, e magari alcuni di loro porteranno avanti quei valori che gli hai trasmesso.
Oggi quelli che ti hanno conosciuto molto meglio e più a lungo di me, potranno raccontare in modo più profondo, di te persona.
Grazie per essere entrato anche se per poco nella mia vita, grazie per quella certezza che nonostante l’assenza materiale, ritrovo nelle tue opere poetiche. Sono sicura che altri continueranno il tuo lavoro.
Grazie perché, anche se ti ho visto una sola volta, ti ho conosciuto per sempre, e di questo sono onorata e felice. Mi piace adesso immaginarti “sulla riva del tuo Lago di Galilea, appoggiato alla quercia, mentre lo sguardo scuro si perde tra i riflessi dorati di un paio d’ali che tu stesso hai disegnato per volare”.

Laura Quinzi

Dopo quello del Galeter di Montichiari del Movimento dal Sottosuolo del 17 ottobre, domenica 25 si è svolto un altro degli incontri organizzati dagli amici che Naim Araidi ha conosciuto nei suoi tanti viaggi italiani. Questa volta siamo vicino Anzio, ospiti dell'amica Giuliana Bellorini, della sua casa d'amore e di poesia, dove il grande Poeta era già stato nel gennaio di questo stesso anno.
Riporto uno dei brani letti in questa occasione, senza aggiungere se non questa breve nota.
Hanno anche letto poesie di Naim Iago, Franca Palmieri e altri mentre Fiore Leveque è intervenuto con proprie poesie e brani musicali.
Il prossimo 15 novembre un altro incontro,  questa volta a Roma, sempre in una casa d'amore e di poesia dell'amica Maddalena Saitta. Le foto della serata sono di Rosario Napoli e Paola Leoncini.

3° Career Award: Naim Araidi

September 18th took place the third edition of Career Award instituted by the city of Moniga del Garda, from an idea of Igor Costanzo and Beppe Costa.
This award is given annually to a personality from the world of culture recognized worldwide.
After Fenando Arrabal and Jack Hirschman, this year the prize was given to Naim Araidi with this motivation:

With his poetry, his diplomatic activity, the activity of teaching, but especially under the artistic direction of Nisan Festival in Galilee (where he managed to create an important dialogue between authors from around the world, but especially Israelis and Palestinians) he has taught all over the world the most heartfelt message against war; also for his artistic production always with the highest ethical and philanthropic coherence.
Suffering from a serious illness Naim Araidi could not be present at the ceremony that took place, however, with the participation of his friend Dr. Sharif Chres who received the plaque on behalf of Naim Araidi by Deputy Mayor Renato Marcoli. During the evening were read some poems from last italian publication "Canzoni di Galilea" (Songs of Galilee).

Now the brotherly friend Naim Araidi is no longer among us but is not entirely true to make this affirmation, because Naim was a Druze admitting the principle of reincarnation.

This and only this the only consolation for us, small pieces of a picture that we can not know in its entirety. There is a lot of work still to be done and the success provides the most humble contribution from each of us and, when we lost the way, simply think about what Naim built, doing his body and his life a bridge for the people, because, as he wrote, poets remain poets in life or death and Naim is a man who brings poetry to men and he has demonstrated it every year organizing the festival Nisan (which I really hope it can continue stronger than before).

Who knew Naim does not read these words as a new but, rather, these words are not the height of his personality and his work. To those who think the opposite of what I write, I highly recommend to notice as soon as possible how has reduced the world we inhabit.

Stefania Battistella



Naim Araidi was born in Maghar, Israel and completed his elementary school in his village, then moved to Haifa to complete his secondary education. He went on to gain B.A in Hebrew language and Political Science and another B.A in Hebrew Literature and Comparative Literature. Then he gained a M.A in Hebrew Literature and Comparative Literature at the University of Haifa. This was followed with a Ph.D in Hebrew Literature from Bar-Ilan University.

Work and Writing Career
He served as an instructor and a lecturer in both the University of Haifa and Bar-Ilan University. Then he moved to Gordon College and the Arab College for Education in Israel. He then served as the Director of the Children's Literature center at the Arab College as well as the coordinator of Studies for the Non-Jewish students at Gordon College. Dr. Naim presented two weekly programmes on Channel 2, a children's programme and a news programme. He also established "Al-Sewar" magazine. He held many public positions and participated in a large number of international festivals for writing and poetry. Many of Araidi's published works appear in translation. For the first time in Italy in 2014 an anthology of his poems was published by Seam Edizioni. The first edition was presented during the roman poetical twinning with Ottobre in Poesia[1] in 2013. The second edition occasioned a tour organized by the same publisher and poets Igor Costanzo, Beppe Costa, Stefania Battistella who translated the work.
Araidi established the Nissan organization for Literature in 1999. The international Nissan Festival is held annually in April in Maghar.


Registrazione parziale della Premiazione

15° internationales literaturfestival Berlin

Poems for Refugees
 WPM: World Poetry Movement 


Vivere la diversità letteraria nell'era della globalizzazione: questo è un dovere. Poeti arabi incontrano scrittori di racconti americani, i poeti della Corea del Sud incontrano i loro colleghi russi, romanzieri sudafricani spalla a spalla con una nuova generazione di scrittori albanesi.

Affascinanti le nuove scoperte, si alzano maestri riconosciuti della letteratura mondiale. Il nuovo emerge e le interconnessioni diventano visibili quando, in 180 eventi nel corso di 11 giorni, 150 autori forniscono scorci in nuovi e tradizionali flussi della letteratura mondiale. Prosa, poesia, conversazioni con gli autori e dibattiti politici, scoperta dei figli della letteratura giovanile, adattamenti cinematografici della letteratura - il ILB è un vitale e poliglotta forum, messo in scena da e per gli appassionati di letteratura.

Questo il dettaglio del profilo del literaturfestival di Berlino che ha avuto luogo dal 9 al 19 settembre 2015 nella sua 15° edizione.

Anche Beppe Costa e Stefania Battistella hanno preso parte, a modo loro, a questo evento mandando dei testi che sono stati pubblicati nell'antologia e nel catalogo del festival (di cui trovate i dettagli di seguito).

Antologia From where I shan't return literaturfestival Berlino

Antologia From where I shan't return antologia scaricabile in pdf a questo indirizzo.

Catalogo Refugees literaturfestival Berlino

Catalogo Refugees più dettagli a questo link.























Jesus Lopez Pacheco, Delitti contro la speranza - 2.

Come già scritto in un post precedente ho recuperato, dopo anni, uno dei miei libri preferiti che avevo regalato, sperando di ricomprarlo e quindi ne approfitto ancora per fare conoscere altre poesie tratte dallo stesso volume edito da Guanda, allora splendida casa editrice che non si curava del mercato ma della qualità eccellente dei poeti, noti o meno noti che fossero. Con ottime prefazioni e traduzioni.
Poiché dell'autore non esiste più alcuna traduzione italiana e neanche è presente su Wikipedia nelle nostra lingua, pur avendo trascorso diversi anni in Italia, (per le notizie vi rimando al link cliccando QUI) mi auguro che, come accaduto talvolta in passato, qualcuno si accorga e metta mano all'opera di questo grande poeta spagnolo, trasferitosi in Canada dove è scomparso nel 1997.


Ultime notizie

A volte le ultime notizie 
mi battono nelle tempie.
Se mi corico
il cuscino si riempie di spari,
il materasso mi tortura arrotolandosi,
le lenzuola mi stringono in una morsa di ferro,
orizzontale soffro
fame e insonnia di giustizia,
incomincio a contare agnelli
che saltano un recinto
per cadere poi tutti mitragliati,
lungo il tunnel della notte
giungono sino al mio cuscino
grida e colpi,
un pezzo di carbone tormentato
singhiozza accanto al soffitto della mia camera,
d’improvviso mi si avvicina il giorno,
la finestra comincia a interrogarmi
con la sua luce negli occhi,
e non resisto più, cado anch’io,
ma non di sonno,
sin quando, all’alba, mi fucila
la scarica della sveglia.


Mi passavano accanto senza fermarsi, 
senza alcuna sorpresa.
Doveva sembrargli naturale 
che io fossi
legato a quel fanale in piena strada 
e coscienziosamente imbavagliato. 
Guardavo le loro mani 
libere, così vicine, gridando aiuto 
con gli occhi.
Alla fine 
compresi la ragione.
Mi bastò rendermi conto
del loro passo veloce ma incerto,
della frequenza
con la quale si urtavano fra loro.
Li guardai negli occhi. Tutti 
li avevano sigillati, 
camminavano alla cieca, in silenzio.
Abitavamo
una strana città: noi che vedevamo 
avevamo la voce
e le mani legate, e non potevamo gridare 
niente a quelli che passavano come ciechi.


Settimana lunga

A quella stessa ragazza dagli occhi color del sabato
già quasi di domenica d’un tratto il viso
le diventa di lunedì o anche di giovedì e piange
e i baci del ragazzo che la bacia i sabati
e le domeniche sanno orribilmente di martedì
di mercoledì o di venerdì e i loro corpi si stringono
più che per passione per terrore fra le ombre
della città in cui la gioventù trascorre
come una settimana di dolore e di sogni
che non finisce in domenica.


Fiore di calce

spunti 
dalla terra
che ti rubò il colore,
graffi
il vento
che ha sciupato il tuo aroma,
mostri
le tue spine
a un cielo spietato,
e continui
cardo amaro e solo,
fiore arso vivo,
a salvarti con rabbia
sull’altipiano,
dove la grazia fu decapitata.


Anemia

Soprattutto al levarmi, mi faccio 
un inventario del sangue.
Ce l’ho impoverito di speranza.

Mi devo dare una scrollata di vita 
o iniettarmi una poesia di Nazim, 
prendere due cucchiai di Vallejo, 
dieci gocce di Neruda, una compressa 
di Blas e di Gabriel. I giorni pari 
mi faccio endovenose di Machado, 
e frizioni di Hernàndez e di Alberti.
Due volte alla settimana,
una dose di Berceo
bevuta in un bicchierino
di succo di San Juan, sempre a digiuno,
e, dopo i pasti, pillole Brecht
o pannicelli di Pavese sulla testa.
Una volta al mese, 
per star bene di intestini, 
pastiglie del Dottor Quevedo.
Mi fanno molto bene alcuni antibiotici 
moderni: Jaime Gii, José Agustm... 
e quelli che si vendono a Madrid:
Angel con speranza o Angel Crespo, 
Gloria con vitamine, Caballero...
Per le ossa, calcio di Unamuno.
Aleixandre lo prendo in infusione, 
bicchieri di Becquer in autunno e sorsi di Salinas...
Ho ancora 
altri medicamenti specifici.
Però il dottore opina 
che la cosa migliore 
è uscire per le strade a svagarsi, 
passeggiate ed esercizi
al sole e all’aria liberi...
Se non riesco a trovarli, mi conviene 
iniettarmi una poesia di Nazim, 
prendere due cucchiai di Vallejo... 
(vedasi più sopra la ricetta) 
a meno che non preferisca 
finirla una volta per tutte 
bevendomi d’un fiato 
un fiasco di discorsi barbiturici.



Naim Araidi: Un Poeta unico, un amico raro, un insegnante illuminato

“Vincerò, sono forte” queste le ultime righe scritte in inglese come era solito fare a Stefania Battistella, ho comunicato sempre con Naim Araidi grazie al suo aiuto. Lui dell’italiano sapeva caffè, sigaretta, ciao. Io capivo solo Jalla: andiamo.
Eppure l’abbiamo tradotto dall’arabo, aiutati dalla mia omonima Debora Costa e poi dall’inglese, francese e le ultime dal greco. Testardi così, forse sbagliando, mal interpretando o forse dando alla sua poesia quella lingua che amava più di tante altre.Sarò forte, ce la farò: così abbiamo atteso il giorno che sarebbe dovuto arrivare per ritirare il premio alla Carriera a Moniga del Garda. Ci teneva e, date le condizioni incerte, l’avrebbe accompagnato la figlia Balkis Naim Araidy.
a Maghar sulla vecchia mercedes di Naim
(foto: Stefania Battistella) 
Con lei abbiamo seguito e sentito la disperazione, sentendosi perduta e indifesa davanti al male del padre. Tenera, dolce, appartata, collaborava col padre alla realizzazione del Festival. Ritengo che per lei sia una tragedia che non supererà facilmente anche se ci auguriamo invece che possa seguire e proseguire il lavoro del padre.
Sono anche certo, e lo confermano gli ultimi scritti su facebook, che lo spostamento del “Suo” Nissan Festival (פסטיבל ניסן) in Ottobre anziché in primavera veniva determinato dalle difficoltà anche dei politici israeliani che lo combattevano ancora di più negli ultimi anni, man mano che la sua notorietà, malgrado l’umiltà, sostenuta da una ferrea volontà, cresceva. Si sa che potere e cultura non vanno d’accordo e Naim da sempre ha considerato la conoscenza e la scienza fondamentali per il progresso di un popolo. Il suo doppio essere arabo e allo stesso tempo israeliano lo poneva in conflitto sia con gli uni che con gli altri.
L’appoggiarsi di continuo all’Olocausto degli uni e la lentezza degli altri l’inutilità dell’Occidente mai impostosi per risolvere veramente qualcuno dei problemi. Gli stessi palestinesi divisi fra loro e milioni di dollari di contributi che si trasformano in armi di difesa\offesa. Lasciando ormai anche il ricco stato di Israele in difficoltà economica. Naim ha insegnato nelle scuole e nelle università ma ha contribuito all’istruzione soprattutto con un lavoro costante nel suo villaggio (arabo, con prevalenza Drusi), sempre presente nei suoi versi più intensi.
in Norvegia
Anche se sono certo in molti vorranno come me e Stefania mantenere viva la sua memoria attraverso la poesia. Senza alcun contributo economico siamo riusciti ad averlo con noi a Brescia come a Castellammare, a Roma come ad Aprilia e, ancora Anzio, Verona, Mantova. In breve tutti, dico tutti gli amici che amano la poesia hanno amato Naim e hanno fatto in modo ogni volta che Naim tornasse aiutandoci. Sostenendoci soprattutto comprando il suo “Canzoni di Galilea”. Ancora una volta devo ripetere che non conosco l’inglese, figurarsi l’arabo ma con Naim il linguaggio è stato sempre quello del corpo: occhi, mani, braccia e “sigaretta? caffé? per tutto il resto, tecnicamente riuscito c’è stata Stefania cui anche stasera la figlia ha scritto, comunicandosi il grande dolore che d’improvviso è precipitato su di noi e sui tanti che lo hanno amato.
Da oggi, due ottobre, da questa mattina quando per primo mi ha comunicata la notizia Rimon Van Mousa, un cugino che ha studiato in Italia, parte di me è scomparsa, sparita con lui o, ancora più sinceramente non faccio che pensare a quanti incontri in pochi anni e quanta energia sono riuscito a ritrovare, non solo riuscendo a pubblicarlo ma a proporlo a molte scolaresche con l’aiuto di alcuni insegnanti fra questi Marcella Testa e Igor Costanzo per i licei e Franca Palmieri per le scuole medie. E quant’altro potevamo ancora fare.
Delle parole pronunciate durante il funerale (avvenuto il 2 ottobre alle ore 10 - ora locale - a Maghar, riporto queste: "Abbiamo perso un pioniere della scienza e della letteratura che ha avuto un ruolo di primo piano nei festival di poesia, il suo insegnamento rimarrà un modello per la società". Uomo di profonda cultura, conosceva a fondo i classici latini e greci, la filosofia (integrante nella cultura drusa), la musica classica, sinfonica e leggera. Prediligendo Mozart, Beethoven, ma amava in special modo Leonard Cohen (che ha avuto la gioia di incontrare in Norvegia) e Maria Callas. Uomo di pace e tolleranza al pari di Amos Oz e di David Grossman ha nutrito un amore particolare per il poeta e scrittore palestinese Mahmoud Darwish.
Si dice e anche lui lo ha scritto che i Poeti non muoiono mai. Sarà vero ma, in molti casi come questo è dura da sopportare.
beppe costa