Basir Ahang, Sogni di tregua presentazioni e letture, febbraio

Scafati (SA)
sabato 20 ore 10
Liceo Scientifico Caccioppoli 
Via Domenico Vellica, 56
incontro con gli studenti
a cura di Marcella Testa e Andrea Garbin
Castellammare di Stabia (NA)
sabato 20 ore 18
Circolo Nautico Stabia
via Giuseppe Bonito 2
organizzato dall'Associazione Achille Basile
a cura di Carmen Matarazzo
Sarà presente il poeta Andrea Garbin
direttore della collana "Le zanzare"

Lavinio - Anzio (RM)
Domenica 21 ore 17
Simposio di Lavinio 
via delle Orchidee 61\a
Roma 
Martedì 23 ore 19
Pellicanolibri 
con Stefania e Beppe
via Gattico 3

BASIR AHANG è un poeta, giornalista e attivista per i diritti umani nato a Ghazni, in Afghanistan, nel 1984. Laureato all'Università di Kabul in "Storia e Letteratura persiana" con una tesi sulla poesia contemporanea dell’Afghanistan, ha iniziato la sua carriera scrivendo per diversi giornali locali, fondando e lavorando come produttore radiofonico per "Radio Malistan" e per molti altri mezzi di comunicazione locali a Kabul.
Nel 2006 mentre si trovava in Afghanistan iniziò a collaborare con un giornalista del quotidiano "La Repubblica". In quel periodo, il giornalista e fotografo, Gabriele Torsello, venne rapito dai Talebani nella provincia di Helmand. Basir Ahang è stato direttamente coinvolto nella liberazione del giornalista, ottenendo rapporti confidenziali da parte delle autorità dei talebani che detenevano Torsello. Egli ha avuto così modo di conoscere i nomi dei rapitori. Dopo il rilascio di Torsello, è stato oggetto di minacce e intimidazioni da parte dei talebani e per questo costretto a fuggire dall'Afghanistan.
Nel 2008 Basir ha ottenuto lo status di rifugiato politico in Italia dove tuttora studia e lavora. In Italia ha lavorato anche come interprete e mediatore culturale. Nel 2009 e nel 2010 ha svolto il primo di due viaggi in Grecia, con l'obiettivo di documentare la tragica situazione dei rifugiati. Il resoconto di questi viaggi è stato raccontato nel suo documentario "La Voce di Patrasso" e nella pubblicazione di molti articoli su siti online tra i quali Kabulpress.org, sito del quale è responsabile per la parte relativa ai diritti umani. 
Da anni si è occupato di diversi progetti rivolti a richiamare l'attenzione sulla situazione del suo popolo e soprattutto degli hazara, il terzo maggiore gruppo etnico in Afghanistan, a questo fine ha fondato assieme al giornalista Kamran Mir Hazar il sito www.hazarapeople.com. Quest’etnia è infatti da tempo immemorabile oggetto di discriminazioni e tentativi di pulizia etnica in Afghanistan e Pakistan. Basir Ahang ha anche collaborato con UHNCR (Agenzia della Nazioni Unite per i rifugiati). Tra i siti che hanno pubblicato i suoi articoli vanno annoverati Kabulpress, “BBC” Persian, Deutsche Welle, Al Jazeera, Radio Zamaneh e Frontiere News. In qualità di giornalista e attivista per i diritti umani Basir è stato inoltre candidato al premio “Images and Voices of Hope’s 2014” negli Stati Uniti.

Basir Ahang si occupa anche di poesia e di cinema. In veste di attore ha recitato nel cortometraggio del regista Hazara Amin Wahidi “L’ospite” vincitore del premio Città di Venezia 2014, evento collaterale della Mostra Internazionale d’Arte cinematrografica. In veste di giornalista ha invece preso parte al documentario dei registi Razi e Soheila Mohebi “Afghanistan 2014”.
Sue poesie sono state tradotte in italiano, in inglese e spagnolo. Nel luglio del 2015 Basir è stato inoltre invitato a partecipare al festival internazionale di poesia di Medellin in Colombia.

Giovanna Iorio, Frammenti di un profilo, Pellicano

ISBN 978-88-941175-3-0 pag. 90, € 10.00

Come quasi sempre mi è accaduto, la possibilità di scegliere è toccata a me.
Questa è una delle poche ricchezze avute nel corso della vita. Naturalmente non ho potuto scegliere famiglia, parenti, città dove vivere che, sono state altresì condizionati da eventi non descrivibili facilmente in questo spazio, ma che certamente i più ‘vivaci’ comprendono.
A questo mio scegliere si sono aggiunti Marco Cinque e Igor Costanzo; uno con un bagaglio umano immenso e un sacco di attenzioni verso i più deboli, i bambini, i carcerati e, più in generale le vittime di soprusi; l’altro invece con tutto il seguito di poeti stranieri.

Cinema, musica, libri, poesia e certamente i poeti. Non avendo potuto incontrare alcuno del passato li ho cercati nel presente e così, quasi sempre senza mezzi o con pochissimi, ho scelto anche quelli da pubblicare: talora senza conoscerli oppure, oggi più facilmente, attraverso la rete. Che scruto, leggo, a volte con nausea o, peggio ancora, con noia, ma, anche se raramente, con grande interesse.
Così, in effetti scrittori e poeti sono ‘apparsi’ per la mia via, anche i più recenti. Se in passato avevo avuto modo di conoscere e pubblicare alcuni ormai scomparsi, oggi sono già presenti, mia presunzione certo, alcuni dei migliori che, con grande naturalezze e\o per affinità, diventano anche gli amici più stretti (non avendone quasi per nulla attorno).
Così sono le loro parole, quelle scritte che mi intrigano. Come è accaduto in anni recentissimi per Stefania Battistella, Iago e ancora per Marco Cinque, Valeria Raimondi, Stefano Iori e Antonino Caponnetto così come per Giovanna Iorio, motivazione di questo pezzo (o post se volete) che state forse per leggere e io sicuramente per scrivere.
L’Autrice che conosco per ciò che fa e scrive (non quindi per ciò che dice di fare) è un vulcano in attività: triste, ironica, dissacrante, melanconica, sarcastica e ognuno di questi aggettivi si alterna con la rapidità con cui io stesso li scrivo. In poesia. Come scrive Renzo Paris nella nota conclusiva del libro:
“Frammenti di un profilo non hanno nulla che vedere con il frammentismo dei primi decenni del secolo scorso, riguardano invece l’attività della poetessa su facebook dove spesso si leggono i suoi versi brevi. Come per il romanzo, che nei social diventa “post-romanzo”, inteso proprio come post, anche per la poesia è nata una specie di post-poesia. Quelle di Giovanna sono poesie brevi, risentite, che formano una specie di monologo interiore che risponde alle ferite della vita. Si leggano le poesie sul padre, la fonte stessa del suo poetare. È il dolore comunque il tema centrale di “Frammenti di un profilo”, di chi crede che non si può essere felici se gli altri non lo sono. “Chi uccide un bimbo/la notte dorme”.
Ed è l’innocenza vista negli occhi dei bambini che ricorda “Il mondo salvato dai ragazzini” di Elsa Morante. E se quel “tu” a cui si rivolgono questi versi liberi, senza speranza, fosse un assassino? La poetessa è sola, leggetela.

La brevità non è che la sintesi cui ancora più spesso dovrebbe abituarsi chi scrive. Lungi da me condannare una poesia perché è lunga o corta ma una cosa è abbastanza certa: la poesia non vuole, non deve e non è racconto dell’accaduto, ma una traccia, un fulmine per il lettore che interpreta e (forse) scopre l’intero pensiero e poiché ogni lettore è diverso, diversa sarà l’interpretazione che ne verrà data.


estratto dal volume:

Ti ho scritto una lettera
ma una lettera sola
la prima lettera.
È il tetto di una casa
una montagna
una tomba.

***

Ecco i bambini a pezzi
sulla striscia di Gaza.
Sono davvero inutile
continuo a respirare.
Non so neppure
ricucire quei piccoli corpi
piccole mani
chiudergli occhi
farli addormentare.

***

Dal cielo sono caduti
fogli bianchi.
“Adesso vi bombardiamo”.
Allora sono andato di corsa a casa.
E sotto le macerie mia madre
ora abbraccia mio fratello
e mio padre corso a cercarmi
ora abbraccia la polvere
resto solo io della mia famiglia
ho fatto tardi
aspetterò il prossimo aereo e il foglio bianco dal cielo
dell’esercito d’Israele che avvisa:
“Adesso vi bombardiamo”.
Se sarò bravo abbastanza morirò
abbracciato alla macerie della mia famiglia.

***

Il dolore è un altro cuore
Te lo porti dietro
sul petto nella tasca interna
della giacca
anche lui batte batte
vive a contatto
con l’altro che si è fermato
all’improvviso rotto
poi un giorno ha ricominciato.

***

Se dio non esiste
facciamo che dio
sta nelle parole
e facciamo che ogni parola
è viva
e facciamo che ogni parola
ha dentro il sangue
e facciamo che quando un innocente muore
muore una parola
muore dio
muore il mondo.

***

È troppo facile dimenticare
perché si scrive.
E si scrive per non dimenticare
perché si vive.  

***

Sono diventate sottili
le gambe di mio padre
un trampoliere
in mezzo alla stanza
il tempo passa
come un pesce muto
apro la finestra e l’aria
entra a cercare le sue ali.

***

Mio padre era altissimo
ma ora si è abbassato.
O forse sono più basse
le montagne intorno.
E il cielo gli viene incontro.


Giovanna Iorio vive a Roma. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie tra cui In-Chiostro (Delta 3, 2013); Mare Nostrum (Cfr, 2012); Una Venere nel Tevere (Cfr 2013); La/crime/ndays (Cfr, 2014) e le raccolte di haiku pubblicate con Edizioni Progetto Cultura Al cappero piace soffrire (prefazione Marco Simonelli 2013) e Lucciole & Lanterne (prefazione Luca Cenisi 2015).
È presente in diverse antologie. Scrive racconti per Storiebrevi.it Feltrinelli e Roma&Roma. I suoi radiodrammi sono stati trasmessi nel programma Il Cantiere, Radio Rai 3 e Radiolibriamoci web. È redattrice di Finzioni e ha due blog Amici di letture e di leggerezza e il Poetry Calendar con Le Storie invisibili.
Frammenti di un profilo ha vinto il Premio Civetta di Minerva 2016