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ISBN 978-88-941175-3-0 pag. 90, € 10.00 |
Come quasi sempre mi è accaduto, la possibilità di
scegliere è toccata a me.
Questa è una delle poche ricchezze avute nel corso
della vita. Naturalmente non ho potuto scegliere famiglia, parenti, città
dove vivere che, sono state altresì condizionati da eventi non descrivibili
facilmente in questo spazio, ma che certamente i più ‘vivaci’ comprendono.
A
questo mio scegliere si sono aggiunti Marco Cinque e Igor Costanzo; uno con un
bagaglio umano immenso e un sacco di attenzioni verso i più deboli, i bambini, i
carcerati e, più in generale le vittime di soprusi; l’altro invece con tutto il
seguito di poeti stranieri.
Cinema, musica, libri, poesia e certamente i poeti. Non
avendo potuto incontrare alcuno del passato li ho cercati nel presente e così,
quasi sempre senza mezzi o con pochissimi, ho scelto anche quelli da
pubblicare: talora senza conoscerli oppure, oggi più facilmente, attraverso la
rete. Che scruto, leggo, a volte con nausea o, peggio ancora, con noia, ma,
anche se raramente, con grande interesse.
Così, in effetti scrittori e poeti sono ‘apparsi’ per la
mia via, anche i più recenti. Se in passato avevo avuto modo di conoscere e
pubblicare alcuni ormai scomparsi, oggi sono già presenti, mia presunzione
certo, alcuni dei migliori che, con grande naturalezze e\o per affinità,
diventano anche gli amici più stretti (non avendone quasi per nulla attorno).
Così sono le loro parole, quelle scritte che mi
intrigano. Come è accaduto in anni recentissimi per Stefania Battistella, Iago
e ancora per Marco Cinque, Valeria Raimondi, Stefano Iori e Antonino Caponnetto così come per Giovanna
Iorio, motivazione di questo pezzo (o post se volete) che state forse per
leggere e io sicuramente per scrivere.
L’Autrice che conosco per
ciò che fa e scrive (non quindi per ciò che dice di fare) è un vulcano in
attività: triste, ironica, dissacrante, melanconica, sarcastica e ognuno di
questi aggettivi si alterna con la rapidità con cui io stesso li scrivo. In
poesia. Come scrive Renzo Paris nella nota conclusiva del libro:
“Frammenti di un profilo non hanno nulla che vedere con il frammentismo dei primi decenni
del secolo scorso, riguardano invece l’attività della poetessa su facebook dove
spesso si leggono i suoi versi brevi. Come per il romanzo, che nei social
diventa “post-romanzo”, inteso proprio come post, anche per la poesia è nata
una specie di post-poesia. Quelle di Giovanna sono poesie brevi, risentite, che
formano una specie di monologo interiore che risponde alle ferite della vita.
Si leggano le poesie sul padre, la fonte stessa del suo poetare. È il dolore
comunque il tema centrale di “Frammenti di un profilo”, di chi crede che non si può essere felici se gli altri non lo
sono. “Chi uccide un bimbo/la notte dorme”.
Ed è l’innocenza vista
negli occhi dei bambini che ricorda “Il mondo salvato dai
ragazzini” di Elsa Morante. E se quel “tu” a cui si
rivolgono questi versi liberi, senza speranza, fosse un assassino? La poetessa è sola, leggetela.
La brevità non è che la sintesi cui ancora più spesso
dovrebbe abituarsi chi scrive. Lungi da me condannare una poesia perché è lunga
o corta ma una cosa è abbastanza certa: la poesia non vuole, non deve e non è
racconto dell’accaduto, ma una traccia, un fulmine per il lettore che
interpreta e (forse) scopre l’intero pensiero e poiché ogni lettore è diverso,
diversa sarà l’interpretazione che ne verrà data.
estratto dal volume:
Ti ho scritto una lettera
ma una lettera sola
la prima lettera.
È il tetto di una casa
una montagna
una tomba.
***
Ecco i bambini a pezzi
sulla striscia di Gaza.
Sono davvero inutile
continuo a respirare.
Non so neppure
ricucire quei piccoli corpi
piccole mani
chiudergli occhi
farli addormentare.
***
Dal cielo sono caduti
fogli bianchi.
“Adesso vi bombardiamo”.
Allora sono andato di corsa a casa.
E sotto le macerie mia madre
ora abbraccia mio fratello
e mio padre corso a cercarmi
ora abbraccia la polvere
resto solo io della mia famiglia
ho fatto tardi
aspetterò il prossimo aereo e il foglio bianco dal cielo
dell’esercito d’Israele che avvisa:
“Adesso vi bombardiamo”.
Se sarò bravo abbastanza morirò
abbracciato alla macerie della mia famiglia.
***
Il dolore è un altro cuore
Te lo porti dietro
sul petto nella tasca interna
della giacca
anche lui batte batte
vive a contatto
con l’altro che si è fermato
all’improvviso rotto
poi un giorno ha ricominciato.
***
Se dio non esiste
facciamo che dio
sta nelle parole
e facciamo che ogni parola
è viva
e facciamo che ogni parola
ha dentro il sangue
e facciamo che quando un innocente muore
muore una parola
muore dio
muore il mondo.
***
È troppo facile dimenticare
perché si scrive.
E si scrive per non dimenticare
perché si vive.
***
Sono diventate sottili
le gambe di mio padre
un trampoliere
in mezzo alla stanza
il tempo passa
come un pesce muto
apro la finestra e l’aria
entra a cercare le sue ali.
***
Mio padre era altissimo
ma ora si è abbassato.
O forse sono più basse
le montagne intorno.
E il cielo gli viene incontro.
Giovanna Iorio vive a Roma. Ha pubblicato diverse
raccolte di poesie tra cui In-Chiostro (Delta 3, 2013); Mare Nostrum (Cfr, 2012);
Una Venere nel Tevere (Cfr 2013); La/crime/ndays (Cfr, 2014) e le raccolte di
haiku pubblicate con Edizioni Progetto
Cultura Al cappero piace soffrire (prefazione Marco Simonelli 2013) e Lucciole
& Lanterne (prefazione Luca Cenisi 2015).
È presente in diverse antologie. Scrive racconti per
Storiebrevi.it Feltrinelli e Roma&Roma. I suoi radiodrammi sono
stati trasmessi nel programma Il Cantiere, Radio Rai 3 e Radiolibriamoci web. È
redattrice di Finzioni e ha due blog Amici di letture e di leggerezza e il
Poetry Calendar con Le Storie invisibili.
Frammenti di un profilo ha vinto il Premio Civetta di Minerva 2016