Bruno Petretto o la felicità del vivere: Molineddu

Bruno Petretto o la felicità del vivere
Ingresso Teatro civico di Sassari, sabato 21 ottobre.

 Barba e capelli incrociano gli sguardi, un secondo di incertezza e:
-Sei Bruno?- -Sei Beppe?- in contemporanea. Un abbraccio stretto senza precauzioni, non trattandosi di una delle tante straordinarie donne incontrate in questi giorni.
-Devi venire da me, sicuramente-
-Verrò, appena rientro stanne certo, Bruno. Sarà una delle mie prime visite da fare. Ogni volta sembri io scappi, mentre fra poco verrò qui e per sempre-
Mani e braccia si chiudono e si entra a vedere lo spettacolo di Marcos Vinicius.
Invece  venerdì mattina, giorno prima dal rientro a Roma, viene Rita a casa di Leonardo e andiamo a Molineddu.
A poca distanza da Sassari arriviamo, dall’alto della montagna si sente –Arrivo-.
Entriamo da un cancello e si entra in una favola. Non ci credete? Allora venite e scommettiamo.
Certo non una finta favola per adulti, ma quelle che gli occhi dei bambini hanno da sempre immaginato.
C’è il ruscello, il ponticello il legno (più d’uno) che vi passa sopra, c’è la casa sull’albero, dove puoi entrare.
Pavoni, galline, oche, per non dire di cani e gatti. E c’è lui: Bruno. Artista, contadino, agricoltore scultore.

Alla favola si aggiungono opere d’arte di notevole bellezza e originalità, disseminati lungo il percorso, almeno quello in pianura che ho potuto vedere.
Non ricordo di quanti ettari è costituito Molineddu, ma alte montagne sovrastano tratti pianeggianti, sistemati a mo’ di teatro per incontri e presentazioni e quant’altro riguarda le attività che si svolgono (ma di questo scriverò in altra occasione)
Adesso solo uno sguardo di un’ora appena, consentitami dal tempo. Una casa dove vive Bruno esemplare per l’essenzialità, un edificio adibito e adeguato per le mostre e, certo, altro che potrò vedere più avanti nel tempo.

Ti rendi conto che lì c’è un uomo che ha un rapporto di sereno ma anche faticoso amore per la natura, fatica, però, che in Bruno non avverto, anzi ci lascia per risalire in montagna per poter continuare il proprio lavoro. La notte di Bruno, credo sia breve, credo aspetti  il giorno per poter rivedere e proseguire ciò che più ama.
Anche qui spariti i fronzoli e i suppellettili di una società ormai rincoglionita che suda sangue per potere avere troppi oggetti inutili che poi non usa, non godendosi pressoché mai la vita e malgrado la modernità vive come un selvaggio guerreggiando ovunque: in casa ufficio per strada o in ascensore.

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Si conta e si racconta di Franca Palmieri

C’era una volta un re ricco e potente, sempre afflitto perché non aveva figlioli… (La cerva nel bosco – Madame d’Aulnoy , 1697). C'era una volta una donna gravida chiamata Pascadozia che, affacciata a una finestra sul giardino di un'orca, vide una bella aiuola di prezzemolo… (Petrosinella – Giambattista Basile, 1634). 
Così iniziavano due fiabe del 1600 di un’autrice francese e un autore italiano, giunte fino ai nostri giorni.
Alcuni di noi ancora ricordano di averle ascoltate dai nonni e dai genitori che, in assenza di computer e televisori, raccontavano storie fantasiose e magiche da lasciarci incantati. Contemporaneamente eravamo invogliati ad evocarle per giorni e anni a seguire. A volte incutevano paura, altre volte divertivano, ma chiedevamo di ascoltarle nuovamente poiché stimolavano la nostra curiosità e l’immaginazione, tanto che aggiungevamo, toglievamo e modificavamo parti di esse per poi raccontarle ai nostri figli.

Ma cos'è la fiaba? 

La fiaba è un racconto che trasporta fuori dalla realtà e narra vicende accadute in un mondo immaginario. I personaggi sono esseri umani coinvolti in avventure sorprendenti con creature dai poteri magici.

La parola ha origini latine: fabŭla (m) discorso, leggenda, mito e volgari  flāba (m), Si distingue dalla favola, che ha un contenuto morale-allegorico e in genere animali come protagonisti.
Un altro significato di fiaba è fandonia, frottola, ma la fiaba non racconta bugie anzi storie vere che, attraverso la fantasia, la magia e i miracoli, rappresentano situazioni riscontrabili nel reale. In tal modo dal racconto emerge, anche se sottinteso, un intento formativo e di crescita morale.
È probabile che la fiaba, trasmessa oralmente, sia la semplificazione di antichi miti rielaborati dal popolo. Per secoli è stata raccontata a grandi e bambini, creando un repertorio di fantasia e saggezza, quindi non è del tutto corretto pensare che sia adatta solo ai bambini. Il suo carattere popolare e spontaneo ne ha determinato la fortuna presso ogni popolo della Terra e ciascun popolo ha espresso in essa la propria visione della realtà, le riflessioni sulla vita, sulla società, sui comportamenti umani e così via. Si pensa anche che il patrimonio delle fiabe abbia circolato in vari paesi e si sia arricchito.
Con il passar del tempo è stata avvertita la necessità di scrivere quanto veniva raccontato oralmente di generazione in generazione, affinché non andasse perso, quindi sono nate raccolte di fiabe, inventandone di nuove sulla base di tratti distintivi conosciuti.
In Oriente la prima raccolta è stata Le mille e una notte nel X secolo d.C.. In Occidente le fiabe hanno avuto successo solo nel Seicento con Lo cunto de li cunti o Pentamerone di Giovan Battista Basile, I racconti di Mamma Oca di Charles Perrault e I racconti delle Fate di Marie-Catherine d'Aulnoy.
Nell’Ottocento si sono  diffuse le Fiabe dei bambini e della casa dei Fratelli Grimm, il Libro di Fiabe della Germania di Ludwig Bechstein, le Antiche fiabe russe di Aleksandr Afanasiev, le Antiche fiabe norvegesi di  P. Christian Andersen e Jorgen Moe. Nel Novecento, è nata in Italia la raccolta delle Fiabe italiane di Italo Calvino.
Nell’Ottocento gli scrittori, che pur essendo romanzieri, hanno dedicato la loro arte anche alla scrittura delle fiabe sono stati gli italiani Luigi Capuana, Guido Gozzano e Grazia Deledda, l’irlandese William B. Yeats e l’inglese Oscar Wilde.
Dal 1960 in poi, in Italia, sono stati numerosi gli autori che hanno scritto favole moderne, adeguando una struttura  narrativa antica, ma efficace alla realtà dei bambini contemporanei. Tra questi Bianca Pitzorno, Gianni Rodari e Roberto Piumini.
Franca Palmieri


C’è una strana coincidenza nella mia vita da editore.
Nel 1916 mio nonno, Vincenzo Muglia, diede alle stampe una raccolta di fiabe di Luigi Capuana, Si conta e si racconta; anni dopo mi venne voglia di ristamparle con Pellicanolibri, mantenendo le immagini in bianco e nero dell’originale, in una nuova collana dal titolo Visioni e Immaginazioni, e nel 2016, a distanza di cento anni, ci capita di leggere e pubblicare, malgrado non avessimo una collana dedicata alle fiabe, La fiamma del cuore di Franca Palmieri.
Questo nuovo inizio mi fa scoprire un altro autore, questa volta polacco, Andrea Grabowski con Le avventure dello gnomo Muovipiedi che decidiamo di aggiungere alla collana.
Infine in questi giorni leggiamo e certamente lo pubblicheremo, la raccolta di Laura Piccin, Diversamente favole. 
Così, come a mostrare una via che riprende, mi trovo a considerare questo genere di pubblicazioni utilissime a grandi e piccini, poiché in tempi recenti sembra scomparsa l’abitudine di narrare la fiaba e, in modo credo più violento, ogni bambino cresce con un tutor in camera, sia esso un televisore o uno smartphone, che lo collega alle più grandi atrocità del presente. Chi cresce, ascoltando la voce di un genitore che racconta storie di meraviglia, avrà sicuramente uno sviluppo più nutrito affettivamente e certamente il segno di questa comunicazione profonda rimarrà per sempre impresso nella sua esistenza di adulto.
Beppe Costa


Franca Palmieri (Morolo, FR) vive e lavora a Aprilia dove attualmente insegna e conduce Laboratori di Scrittura Creativa, Poesia e Teatro. Laureata in Pedagogia e diplomata in Fisiopatologia, ha conseguito due Abilitazioni in Materie Letterarie. Ha insegnato in due diversi ordini di scuola, ricoprendo incarichi organizzativi relativamente a Progetti Educativi e Aree Funzionali, quali la Valutazione, l’Antidispersione, la Disabilità, la Continuità e l’Orientamento Ha pubblicato i libri di poesie: Arabeschi di luce,(2008), Quando la vita profuma di nuovo, (2013) e La coscienza e la vanità (2015) e di recente la fiaba La fiamma del cuore, (Pellicano). Finalista in diversi Concorsi Nazionali e Internazionali, ha ricevuto numerosi Diplomi e Menzioni di Merito. Suoi aforismi sono presenti in numerose Agende di Giulio Perrone Editore. Ha ideato e presiede il Premio Masio Lauretti riservato agli alunni di scuole medie e superiori; nel maggio del 2017 ad Aprilia si è conclusa la seconda edizione con notevole successo di pubblico e studenti.