Mauro Macario Le trame del disincanto. Tutte le poesie



pp. 448, € 25,00


Non ho, e ne sono piuttosto felice, le capacità del critico. Soprattutto guardando oggi ai più noti di questo tempo oscuro. Ho solo e da sempre la gran voglia di scoprire la poesia d’ogni parte essa si trovi, nelle parole, certo, ma anche nella musica (sua complice) e in ogni forma d’arte.

Il lettore, malgrado abbia migliaia di libri a disposizione, se ne guarda bene dal frequentarli. Preferendo le immagini quindi perdendo l'immaginazione delle parole.

Fatta questa premessa qualche nota di lettura al volume di Mauro Macario.

Le trame del disincanto - Tutte le poesie (puntoacapo editrice) fin dal titolo dà l’idea del contenuto che si estende per circa 450, raccogliendo tutte le poesie e, in un certo modo tutta la propria vita che in esse è rappresentata. Difficile quindi in un breve testo descriverne ogni aspetto.

Vi trovo nell'insieme le disillusioni e i dolori che in verità, almeno per me, raccontano 'anche' la storia del nostro bel paese degli ultimi cinquant'anni. Per questo mi è tornato in mente il bellissimo Il secolo breve di Hobsbawm. La stessa estrema chiarezza e semplicità di come possa descriversi una ‘storia complicata’ che è la vita dell’umanità e al tempo stesso la vita di un Poeta, nel nostro caso dell’Autore:

[…]Di notte io
alle ore più piccole
divento mio figlio
e brucio a comando
nel mio ultimo letto
ho sette secondi per sfondare la porta
sette secondi per salvarlo dal fuoco
ma come afferrare uno spirito libero
che scivola via da ogni fessura?
la mano radice questa volta è la mia
ma non sono una quercia
il padre del padre
lui si l’avrebbe salvato col suo polso di ferro
mentre il mio tendine allungato allo spasimo
si spezza sui flussi e riflussi di fallite utopie
e diventa cupo rosario poco prima dell’alba
almeno cullarti da morto
lontano dal morboso occidente
trafugato in questo bosco nelle mie cellule vive
tra gregoriani lamenti e fresche acque sorgive
clandestino alla vita per timore di esistere
ora esisti davvero sulla bocca di tutti
a disonore del mondo e al suo cicaleccio
si muore più spesso in un ricordo sbagliato
che nella silente amnesia del piccolo vivere
dall’altra parte dell’oceano
ho guardato gli eventi accadere
accettando la resa in piena battaglia
lasciando avanzare il sottile nemico
tocca a me bruciare in silenzio
alle ore più piccole
ogni notte
per sempre[...] (pg. 292)

Il dolore maggiore è quello certamente della perdita di un figlio che, in questo caso, raggiunge l’atrocità di vederlo smembrato, tagliato, ridotto a pezzi da studio. Questo è senza alcun dubbio un dolore che inciderà per tutto il percorso umano - quindi letterario - dell’esistenza del Poeta. A questo si somma quello del vedere un paese crollare sempre più in basso, allontanando sempre più una qualche speranza di un miglioramento.

[…cerco nell’etere
la frequenza d’incontro
solo che il cielo
sopra il deserto
è un’officina di nulla
non è lí che sorge il richiamo
nella testa qualcuno mi scalcia
per uscire a guardarsi inventato
feto corsaro di un miracolo nero
interrato fra il lutto e le doglie
non c’è che il ritorno
alla cieca galassia
da cui sono partito
genuflesso alla collera
e a nessuna dottrina[…] (pag. 152)

e poi un certo abbandono e sfogo verso la medesima passione che sembra, come in dettaglio viene descritto nel libro, l’inutilità della poesia o, almeno, di certa poesia:

Basta poesia
un colpo di spugna
via i feticci
i balocchi i fantasmi
diamo sepoltura in mare
ai caduti traditi
dalle loro stesse reliquie
e disertando il cielo
rimarginiamo le stigmate
trivellate dalla maggioranza
Basta poesia
le suole scollate dei simboli
stancano le dita
che inciampano sul foglio
come rattoppate baldracche
dal trucco pesante
e il viso rifatto
che al rimorchio dei versi
pescano a strascico
nel cassonetto delle metafore […] (pag. 176)
Un testo intenso, ricco di riflessioni come Le trae di un disincanto non è dunque la storia in versi di un solo poeta, ma un canto generale d’amore – ma anche di rabbia - per la vita che si scontra e combatte contro il suo declino.

Affacciandomi sull'inguine immortale
ho spalancato l’estasi di sotto
per morire di meno
imperversano ancora quei tremori commossi
tra le coltri desolate
ed è lo schianto dell’abbandono triste
a infrangermi lontano
da ogni soccorso (pag. 23)

Il volume si arricchisce anche di un’appendice che fa luce su cos’era per ‘noi’ la poesia e su come “è andata a finire”:
A proposito della poesia Pioggia a Big Sur
Dalla Beat Generation alla Digital Degeneration

Solo adesso che il tempo utile dell’esistenza – utile a farne qualcosa – stringe il suo cerchio a ridosso del tramonto, torna a indorarci e ancora ci abbaglia la lucida memoria dell’adolescenza quando si estendeva a perdita d’occhio la terra promessa, una terra fresata e inseminata di scoperte nascenti, di sogni esaltanti, di utopie sublimi.
Se poi l’adolescenza coincide con una fase epocale dalle peculiarità uniche e irripetibili come quella degli anni Sessanta, la più luminosa e struggente, la più ricca di pulsioni umanistiche, dal dopoguerra a oggi, ecco che quella età, quella spugna assetata di conoscenza, di innovazioni, di rivoluzioni, di poesia multiforme, timbrerà per sempre la vita di quella generazione, la condizionerà nelle scelte etiche, negli imperativi morali, negli schieramenti ideologici, nelle vocazioni artistiche, nell’ascesa e nella caduta di ogni tensione onirica.
In quegli otto anni che vanno dal 1960 al 1968 è accaduto tutto. La carne tenera della coscienza adolescenziale come un tessuto assorbente s’è impregnata di tutte le emanazioni e le trasformazioni metamorfiche di un contesto socio-storico che assunse le caratteristiche di un vero e proprio cambiamento epocale, di un cataclisma poetico e catartico, creando la generazione “contro”, la generazione utopica, la generazione che credeva nell’altrove. L’altrove di Rimbaud. […] pag. 421

Un testo intenso, ricco di riflessioni come Le trae di un disincanto non è quindi la storia in versi di un solo poeta, ma un canto generale d’amore per la vita che si scontra e combatte contro il suo declino. Da tener caro - oltre che leggere e rileggere - come testo da consultare sulla Poesia.
b. c.
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