Lorella Crivellaro, Il volto smarrito della tenerezza, Pellicano 2018


Appena uscita una nuova raccolta di poesie di Lorella Crivellaro: Il volto smarrito della tenerezza
(Pellicano, aprile 2018) ISBN 978-88-99615-47-5, pag. 106, € 10.00

Posso senz'altro scrivere di questa nuova scoperta, fatta ancora in rete. Mezzo che, se usato bene, può dare delle sorprese. L'uso è fondamentale. Fra tante macerie e presunzioni critiche accompagnati da funerali alla poesia e ai poeti, ancora una volta devo smentire, con prove certe, quanto invece sia viva, la difficoltà semmai sta nella cecità degli editori, grandi o medi che non stampano e non distribuiscono più neanche i grandi del passato. Così che, anche in questo,  la rete sazia la sete di quanti, come la nostra Autrice, al contrario, ne fanno mezzo di sopravvivenza.
La poesia non solo è più viva che mai, ma è ben migliore di tanti 'tromboni' venerati del passato.
Poiché oggi manca il sogno, la speranza, di pace o di lavoro che sia e proprio questo ci fa avvertire il vuoto e il nero che non già avanza, bensì a conquistato masse (definiti numeri) che si uccidono senza motivi, governati da pochi esseri infami e assetati d'un potere precario: visto che per tutti la morte arriva.
Quindi c'è in queste poesie come in altri tanti poeti attuali, la ricerca o se vogliamo, la speranza di un sogno, certo, d'amore soprattutto, ma in senso generale. Con parole precise, senza svolazzi inutili, la ricerca della propria identità, l'utopia del sogno e la speranza d'un mondo che cambi.
Ma lascio ai versi di Lorella Crivellaro che meglio delle mie parole dicono:

1.
Avere sempre cura di te

e rifugiarsi nel ricordo
nella fragilità di mani
che si sfiorano
fino ad abbandonarsi
all’eternità.

Non muore l’amore
nulla si dissolve
nel luccichio di stelle
quasi smarrite
a rincorrere la luce.
Pure nell’assenza
si svela la presenza.

Si solleva lo sguardo
e dita ferite
dall’ingiuria del tempo
ritrovano conforto
accarezzando l’invisibile.

2.
Quando ci sembrerà di camminare scalzi

lungo tratti sconnessi di sentieri sconosciuti,
quasi forestieri i nostri passi nell’incespicare
dei giorni a venire, sentiremo improvvisamente
un tremore inatteso sfiorarci la pelle,
lieve carezza sulle nostre spalle ricurve.

Sapremo come allontanare ogni distanza
che imprigiona l’esistenza
e nessun rimorso, nessuna paura
seppellirà i nostri sogni nell’agonia dei desideri.
Saranno lontani i compromessi
che la realtà impone al presente.

Amabili segreti coglieremo nella sala d’attesa
dei pensieri dismessi e spogli di confusi alibi
ci sveleremo nell’amore senza riserve.

Non ci perderemo nell’abbandono,
nelle pretese inutili. Impareremo ad amare
anche nel silenzio, compagno della solitudine,
nella libertà del dono reciproco di un istante,
incanto di braccia protese
a scorgere un’ombra di luce nell’infinito sguardo
che accoglie l’universo.

3.                              Daniel Varujan                              
Ti scalderò
le mani tremanti dal freddo.
Non sanno più riconoscere
un gesto d’affetto
per il cuore trafitto
da chi ha indossato la morte.

Ti porterò
dove il male non esiste
e nessuno ci potrà piegare
con il fardello dell’iniquità.

Ti saprò ascoltare
nel tuo silenzio
che mai ha avuto amore.

Ti insegnerò
che anche sepolta dai soprusi
sopravvive la libertà di pensiero
come fiore che non si lascia intimidire
da chi vuole strapparlo alla radice.


[...]È assai probabile che la nostra Autrice abbia frequentato e frequenti molti libri di poesia, tale è l’attenzione che credo di cogliere in ogni goccia qui scritta. Un’attenzione rivolta spesso e soprattutto alle ultime grandi voci della poesia, voci di poeti poco ascoltati da vivi, la cui celebrazione sempre e soltanto postuma fa pensare a quanto spesso i critici tendano a politicizzare nel modo più servile il loro lavoro.
Per fortuna, come sappiamo, qual che ne sia la forma, l’Arte, abitando l’interiorità di ciascun pensante, può dare un’anima alle cose che esprimendo tocca e muovendo trasforma. Perfino la cosa più minuscola - sia essa dotata di concretezza propria o invece generata dalla capacità del nostro pensiero astratto - trova, alla stessa stregua della persona umana, la sua dimora in quell’Essere che le è proprio e che tuttavia la trascende, conferendole un destino che è, a un tempo, singolare e universale. Nel caso di Lorella Crivellaro, della sua ars poetica che attraverso “Il volto smarrito della tenerezza” abbiamo rivissuto in noi stessi seguendone gli appassionati e appassionanti versi, notiamo come in essi persista una straordinaria, fortissima umanizzazione delle cose, cioè dei significanti, che - appunto nel significare ogni singolo verbum - agiscono e sono agìti, attraverso l’intera struttura versuale, come l’elaboratissimo rovescio di una tela linguistico-espressiva la cui intima, segreta tessitura è ricca di preziosi e felicemente ritrovati intrecci, tant’è che qui abbiamo a che fare indubitabilmente con una poesia dalla quale ritengo non possa assolutamente essere disgiunto - in tutta la sua potenza animatrice e trasformativa - l’amore, nel senso che questo assume da ultimo in Platone.[...] La cura estrema delle parole, di ogni parola, come quella di ogni verso contiene la perfezione ritmica della musica; del cuore, oserei dire: quello di colei che scrive, quello di noi lettori.[...]

dalla postfazione di Antonino Caponnetto