Ermetico stanotte veglierò per aspettarti
da qualunque spiffero tu scelga di arrivare,
ovunque tu decida di fermarti
stanotte veglierò
perché verrai, lo so,
a planare sulla mappa scura delle mie lenzuola
e aleggiando per sbaglio verserai
Ti aspetterò per questo.
Stanotte veglierò
per sudare respirandoti nei fumi del Favonio
quando sentendo scorrerti col sangue
mi immobilizzerai
senza impugnare la lucerna del padrone.
Tu tratterrai il tintinnio di chiavi
che non ti serviranno
per non svegliare chi non dormirà
perché io ti aspetterò
rubando uno alla volta petali gravidi di cielo
da una persiana ansiosa
perché da lì verrai, lo so
ed io stanotte veglierò
e per tutte le notti fino a quando
tu non decida davvero di arrivare
almeno fino a che io ci sarò.
Brindisi
Noi, palchi di bianchi nembi teatranti,
di un apatico pubblico
purpurei drappi di solenni scene,
dialoghi di commedie solitarie,
voci
di un arcano canto senza note
che fa danzare i tronchi
e muove l’onda, la pelle d’oca ai campi,
fili d’erba
fra i denti della terra
che anela al pianto delle divinità,
brindammo
ignari o dimentichi
comunque noi,
rinati dai frammenti di una foglia scricchiolante
che disegnano l’alito di chi ci benedisse.
Benedetti noi
sui quali andando un giorno
il sole del meriggio
spiegherà le tende.
Altri la chiameranno eternità.
Rosso
Le case, rosse, bruciano confuse
sotto quest’ora crepitante
che ridà sangue ai muri.
Io non distinguo il mare del mattino
se il sole lo tiene con un braccio
pronto a rifarsi il trucco
né il cielo malinconico sopra il mio Sud
se piano l’abbandona.
Forse per me è il belletto
prima della prima,
attesa
speranza sanguigna
che lo spettacolo abbia inizio
o forse solo del giorno dopo
del giorno nuovo.
Il circondario del tempo
Nel circondario del tempo
vado zigzagando cieco
alla stella polare
e quel che lascio
è l’erba del vicino
dei miei passi incerti.
La condanna.
Lo zaino della sussistenza.
Del dolore
Sai, del dolore
non temo la punta acuminata:
muore presto lo spillo
nelle sensazioni della carne.
Sai, del dolore
ho terrore di fili
che si abbracciano a crune,
di suture continue
che saldano ai ricordi
un peggiore corredo di vita
per le mode dell’io.
Certezze
Coltivo l’illusione
che il mondo aspetti me
quando in realtà rincorro
il mondo turbolento
gridando di aspettarmi.
Incastri
Nel pugno s’incastra
questa mia violenza
di parole mute.
Come rabbia senza dove scoppiare
implode cieca qui e arrossisce
i contorni di un’altra creatura.
E tu vai avanti
trascinando dietro
una corda libera.
Non seppi tirare né il capo né il cappio
e adesso che vorrei solo seguirti
nella rabbia ho incastrate le mani.