Barbara Alberti: una voce sincera - Intervista

Barbara Alberti è autrice di una trentina di libri, appena pubblicato per i tipi di HerperCollins Amores, e, fra i più recenti: Il ritorno dei mariti, Letture da treno, Riprendetevi la faccia, Sonata a Tolstoj, Milano, Amore è il mese più crudele, Lezioni d'amore. Attualmente scrive su “Confidenze”.

Sceneggiatrice di molti film - fra i più noti Il portiere di Notte, Ernesto, La disobbedienza, Il maestro e Margherita - ma anche giornalista e ‘personaggio televisivo’, fra le voci più attente della cultura italiana. Senza peli sulla lingua né barriere.– Il 23 agosto di quest’anno, nel corso della splendida manifestazione “Liberevento”, le è stato consegnato il premio alla carriera istituito da Pellicanolibri.

Le foto sono di Dino Ignani

un momento della premiazione

Ripropongo questa intervista di qualche tempo poiché la trovo attualissima

D: Dove è finita la letteratura italiana?

R- La letteratura italiana sta benissimo. Molto meglio che nella mia gioventù. C'erano anche allora i grandi scrittori, come Parise e Calvino, c'era la voce evangelica e dissonante di Pasolini, poeta sempre, ma perlopiù vigeva una specie di trionfo della mediocrità, una scrittura da sette meno, senza grandezza. Secondo il mio sindacabilissimo giudizio. Mi dispiace fare i nomi perché molti sono morti, ne citerò solo due, che venivano considerati sommi, Bevilacqua, illeggibile salvo L'occhio del gatto, dove inaspettatamente si rivelava potente umorista e lo stesso Moravia, uomo geniale, grande gentiluomo e magnifico giornalista, ma la narrativa... Mi pareva inerte, troppo pensata, estranea - poesia, zero - e senza poesia non c'è prosa. Adoravo Elsa Morante, ma l'ho riletta tutta di recente... e solo il perfetto L'isola di Arturo mi ha convinto davvero. Quando uscirono gli scrittori  sudamericani (Borges, Bioy Casares, Marquez, Cortazar, Rulfo, Marquez, Donoso) ci buttammo a leggerli perché sebbene tradotti facevano rifulgere la lingua e riportavano la visione, il sogno.

Negli ultimi 20 anni è successo qualcosa. Ci sono scrittori formidabili, libri meravigliosi di cui ho imparato dei pezzi a memoria, per averli sempre con me. E sono una che non si informa: mi arrivano per caso, e mi planano sul tavolo dei capolavori (figuriamoci quanti può scoprirne chi segue davvero la letteratura).

Ne dico qualcuno: Io e lei di Fiamma Satta (Mondadori) - unico al mondo - chi l'ha letto lo sa; Storia umana della matematica di Chiara Valerio (Einaudi), un poema sulla scienza; Terremoto di Chiara Barzini, immenso; Lulù Délacroix di Isabella Santacroce, una festa della lingua e dell'immaginazione; Leggenda familiare di Michele Mari (e tutti, tutti i suoi libri, è un  maestro ineguagliato); Canale Mussolini di Antonio Pennacchi (Mondadori) - anche lui un gigante della narrazione e della lingua, che ha ridato un senso al Premio Strega; La trilogia dell'inumano di Massimiliano Parente, sgradevolissimo, bellissimo (La nave di Teseo); La battuta perfetta di Carlo D'Amicis (Minimumfax); Fra cielo e terra, biografia di Santa Francesca Cabrini di Lucetta Scaraffia; La fine della madre, della stessa autrice; Bambini di ferro di Viola Di Grado (La nave di Teseo), e i libri di Mariolina Venezia… per dire i più famosi, ma ce ne sono tanti, anche molto giovani, come Claudio di Biagio e Alessio Romano... finalmente ho la gioia di leggere pagine bellissime nella mia lingua (ai miei tempi dicevamo di leggere i grandi russi francesi e inglesi dell' '800, ma leggevamo in realtà i loro traduttori). E chissà quanti ce ne sono che mi sfuggono - è successo qualcosa, è come se la lingua italiana fosse stata riscoperta e reinventata, e molti romanzi sono creazioni, come Elena Stancanelli, Teresa Ciabatti, Alessandra Fiori... non posso nominarli tutti.

 D: la rete aiuta chi si improvvisa scrittore regista, musicista e poeta o ha finito col distruggere il linguaggio e i rapporti umani?