Vito Davoli, Poesie

 



Avevo già scritto poche ma sentite righe sulla Poesia di Vito Davoli, scorrendo fra i due libri avuti e piuttosto fra alcune che apparivano nel suo profilo in rete, come 𝘾𝙝𝙞𝙚𝙙𝙤 𝙨𝙘𝙪𝙨𝙖 e 𝙑𝙡𝙤𝙧𝙖. Come ho spesso dichiarato non sono un critico, specie nel campo della martoriata poesia e dei poeti. Si tratta spesso di poeti e scrittori falliti che senza ritegno usano la rete per abbindolare chi ancora ignaro si avvicina al mondo arido e corrotto da presunti editori e/o letterati, una selva indegna dov’è difficile salvarsi. Ci sono alcuni che copiano note critiche di saggisti tedeschi riportandoli pari pari come introduzione a libri di ignari autori.

Inversamente ci sono alcuni, come Vito, che la poesia la vivono molto seriamente come una sorta di vita parallela, come rifugio e rivoluzione.

In questi giorni con la pubblicazione di 𝘾𝙖𝙧𝙣𝙚 𝙚 𝙨𝙖𝙣𝙜𝙪𝙚, autori di grande autorevolezza hanno scritto sul volume e quindi non aggiungo che poche ma importanti righe e che riguardano la grande generosità (merce rarissima sostituita da gelosie e invidie) del “𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼” nel diffondere letteratura a piè mani, attraverso blog, siti, riviste. Scorrono fra le vene e la carne appunto le “Contraddizioni” fra l’impegno nei confronti di questa bistrattata nostra cultura e l’ambiente che la circonda rendendola anche vita poco lieta troppo spesso feroce. Qui una sorta di illuminazione dopo tanta ricerca: Lui che la poesia vive non solo la scrive diventa così un sogno (tutto mio) che prosegue. Affidando tutto me stesso dalle carte, ai progetti, segnalando così a quei pochi e rari amici che ancora mi supportano. Sperando altresì d’avere ancora un po’ di tempo affinché il pensato si realizzi in pieno. Non posso che augurargli di “resistere” all’impegno non certo lieve di quanto dovrà sostenere. Infine fortemente ci lega la musica, chissà se come sta accadendo a me riprende la chitarra e ricomincia a suonare: a differenza della parola comprensibile e universale!

Nel mistero di questa enorme confusione che gira intorno alla poesia, c'è sempre una voce, una intensità diversa che continua ad affascinare. Se da una parte leggiamo di diari personali che più hanno a che fare con la prosa prosa, dall'altro ci sono alcuni che mostrano chiaramente i segni d'una forte passione che travolge e incombe sulla vita, talmente forte da entrare con forza nelle vite altrui. Spesso accade a chi si forma, si misura e confronta con i molti autori che ci hanno preceduti, sentendosi perlopiù sperduto e inadeguato. Così soltanto può dirsi poesia quel guardare vedendo oltre, avendo una visione del dramma che affligge - da sempre - l'intera umanità, visto da pochi meno distratti da fuochi d'artificio e abbellimenti che costantemente cercano di coprirlo.


è questo il compito del poeta? forse sì o, almeno, così pensano in molti ma, in realtà è il dramma di chi scrive poesie non per casualità. L'osservare senza poter far nulla per modificare ciò che vorrebbe, ritenuto, per lui almeno, ingiusto. Mentre vive una vita in apparenza normale, il tumulto interiore tenta di trasformarsi in parole scritte, unica possibile arma posseduta o, almeno legalmente consentita. Vito Davoli in questo riesce senza dubbio ma, forse, come alcuni dicono, è una magra consolazione frapponendosi a una vita sicuramente un po' più felice.

Di seguito alcune poesie tratte da Carne e sangue, (Tabula Fati, 2022) e Contraddizioni (Leucò, 2001).
da Carne e sangue
Mors tua

Ermetico stanotte veglierò per aspettarti
da qualunque spiffero tu scelga di arrivare,
ovunque tu decida di fermarti
stanotte veglierò
perché verrai, lo so,
a planare sulla mappa scura delle mie lenzuola
e aleggiando per sbaglio verserai
gocce d’inchiostro su qualche riga tutt’acqua e sapone.

Ti aspetterò per questo.
Stanotte veglierò
per sudare respirandoti nei fumi del Favonio
quando sentendo scorrerti col sangue
mi immobilizzerai
senza impugnare la lucerna del padrone.
Tu tratterrai il tintinnio di chiavi
che non ti serviranno
per non svegliare chi non dormirà
perché io ti aspetterò
rubando uno alla volta petali gravidi di cielo
da una persiana ansiosa
perché da lì verrai, lo so
ed io stanotte veglierò
e per tutte le notti fino a quando
tu non decida davvero di arrivare
almeno fino a che io ci sarò.

Brindisi

Noi, palchi di bianchi nembi teatranti,
di un apatico pubblico
purpurei drappi di solenni scene,
dialoghi di commedie solitarie,
voci
di un arcano canto senza note
che fa danzare i tronchi
e muove l’onda, la pelle d’oca ai campi,
fili d’erba
fra i denti della terra
che anela al pianto delle divinità,
brindammo

e i calici battemmo dell’amore
ignari o dimentichi
comunque noi,
rinati dai frammenti di una foglia scricchiolante
che disegnano l’alito di chi ci benedisse.

Benedetti noi
sui quali andando un giorno
il sole del meriggio
spiegherà le tende.
Altri la chiameranno eternità.

Rosso

Le case, rosse, bruciano confuse
sotto quest’ora crepitante
che ridà sangue ai muri.
Io non distinguo il mare del mattino
se il sole lo tiene con un braccio
pronto a rifarsi il trucco
né il cielo malinconico sopra il mio Sud
se piano l’abbandona.

Chissà perché i poeti amano il tramonto!
Forse per me è il belletto
prima della prima,
attesa
speranza sanguigna
che lo spettacolo abbia inizio
o forse solo del giorno dopo
del giorno nuovo.

da Contraddizioni

Il circondario del tempo
Nel circondario del tempo
vado zigzagando cieco
alla stella polare
e quel che lascio
è l’erba del vicino
dei miei passi incerti.
La condanna.
Lo zaino della sussistenza.

Del dolore

Sai, del dolore
non temo la punta acuminata:
muore presto lo spillo
nelle sensazioni della carne.
Sai, del dolore
ho terrore di fili
che si abbracciano a crune,
di suture continue
che saldano ai ricordi
un peggiore corredo di vita
per le mode dell’io.

Certezze

Coltivo l’illusione
che il mondo aspetti me
quando in realtà rincorro
il mondo turbolento
gridando di aspettarmi.

Incastri

Nel pugno s’incastra
questa mia violenza
di parole mute.
Come rabbia senza dove scoppiare
implode cieca qui e arrossisce
i contorni di un’altra creatura.
E tu vai avanti
trascinando dietro
una corda libera.
Non seppi tirare né il capo né il cappio
e adesso che vorrei solo seguirti
nella rabbia ho incastrate le mani.

Nikollë Loka omaggio a Jack Hirschman, trilingue



La tua voce

La tua immagine si intreccia con i fulmini,
e tuona la tua voce,
nel tempi bui,
durante le burrasche del tempo,
del secolo che se ne andato,

e dei secoli che arriveranno.

Con la tua voce abbiamo bisogno di pregare,
di adorare il dio uomo,
che il tempo l’ha ignorato,
ma tu l’hai innalzato davanti agli dei
ritto, in verticale di nuovo.

Con la tua voce abbiamo bisogno di parlare,
al sordo quotidiano del mondo,
quella tua voce
rompe codici ingiustamente consacrati,
e supera la morale marcia del tempo.

Eh la tua voce,
un pesante tuono che pesa al cielo,
fulmine che colpisce l'ingiustizia.
Tu voce più fedele del dolore,
tutta le sofferenze umane dispiegasti davanti al cielo,
e nel centro della sofferenza del mondo
hai messo l'uomo.

Zëri yt

Imazhi yt pëzihet me vetëtimat,
dhe zëri yt bubullin,
në kohë të ligë,
shtërngatave të kohës,
të shekulli që iku,
dhe të shekujve që vijnë...

Me zërin tënd kemi nevojë të lutemi,
ta adhurojmë perëndinë njeri,
që koha e nëpërkëmbi,
por ti e ngrite deri përpara zotave,
në vertikale përsëri.

Me zërin tënd kemi nevojë të flasim,
në përditshmërinë e shurdhër të botës,
se zëri yt
thyen kode të shenjtëruara padrejtësisht,
dhe tejkalon moralin e kalbur të kohës.

Eh zëri yt,
një bubullimë e rëndë që i peshon qiellit,
rrufe që godet padrejtësinë.
Ti zëri më besnik i dhimbjes,
të gjitha vuajtjet njerëzore i shpalose para qiellit,
dhe në qendër të vuajtjeve të botës
vendose njeriun.

Your voice

Your image mixes with the thunders
and your voice echoes
in a wicked time,
through its ruins
of a past century
and of those to come…

We must pray in your voice,
to worship the god man
that time has trampled on
but you raised him up before the gods,
back
to standing on his feet.

We need to speak with your voice,
in the dull daily life of the world,
your voice
breaks unjustly sanctified codes,
and overcomes its rotten morals

Your voice
a heavy thunder in the sky,
thunder that breaks all injustice.
You are the most loyal voice of pain
for opening all human pains to the sky
and at the center of these pains of the world
you put man.

Traduzioni in italiano: Valbona Jakova
Traduzioni in inglese: Laureta Rexha

foto Marco Cinque

Nikollë Loka poeta, storico e scrittore albanese è nato il 25 marzo 1960. Laureato presso l’Università di Scutari ha completato a Tirana gli studi post-laurea in pedagogia e la storia dell’educazione; approfondendo le sue conoscenze nel campo delle scienze umane presso l’Università Libera di Bruxelles. Direttore Esecutivo dell’Istituto di Studi Albanesi “Gjon Gazulli” è docente esterno all’Università di Elbasan. Scrive poesie e si occupa di giornalismo. Autore di sette volumi poetici in albanese e un volume poetico in italiano, pubblicato in Albania e un libro di poesie pubblicato in collaborazione con cinque poeti italiani a Roma. Ha pubblicato raccolte di poesie in albanese, oltre che in italiano, inglese, tedesco, rumeno e svedese. Spesso è presente negli ambienti letterari dell’Italia meridionale. Per la sua creatività poetica hanno scritto tante volte i giornali, specialmente quelli della Calabria.

Nikollë Loka, Albanian poet, historian and writer, was born on 25 March 1960. Graduated from the University of Shkodra, completed postgraduate studies in pedagogy and history of education at the University of Tirana, and deepened his knowledge in the humanities at the Free University of Brussels. Executive Director of the Institute of Albanistic Studies “Gjon Gazulli”, docent at the University of Elbasan. He writes poetry and is dedicated to journalism. Author of seven poetry books in Albanian, a poetry book in Italian published in Tirana and a poetry book published in collaboration with five Italian poets in Roma. He has published poetry collections in Albanian, as well as in Italian, English, French, German, Romanian and Swedish. Often he is present in the literary environments of Southern Italy. For his poetic creativity is written several times in Italian newspapers and magazines, especially in Southern Italy.

Nikollë Loka poet, historian dhe shkrimtar shqiptar lindi në 25 Mars 1960. I diplomuar në Universitetin e Shkodrës mbaroi studimet pasuniversitare në pedagogji dhe historinë e arësimit në Tiranë; duke thelluar më tej njohuritë e tij në fushën e shkencave humane në Universitetin e Lirë të Brukselit. Drejtori Ekzekutiv i Institutit Shqiptar të Studimeve "Gjon Gazulli", është professor i jashtëm në Universitetin e Elbasanit. Ai shkruan poezi dhe publiçistikë. Autor i shtatë vëllimeve poetike në shqip dhe i një vëllimi poetik në italisht, botuar në Shqipëri dhe një libër me poezi të botuar në bashkëpunim me pesë poetë italianë në Romë. Ka botuar përmbledhje poezish në shqip, si dhe në italisht, anglisht, gjermanisht, rumanisht dhe suedisht. Shpesh është i pranishëm në qarqet letrare të Italisë së Jugut. Për krijimtarinë e tij poetike është shkruar shumë herë në suplemente letrare të gazetave, veçanërisht në Kalabri.

Tributo a Jack Hirschman


13 dicembre 2021, Jack Hirschman avrebbe compiuto 88 anni. Dalla proposta del World Poetry Movement - Movimiento Poético Mundial abbiamo deciso di organizzare alcuni incontri a lui dedicati da ottobre a dicembre, leggendo sue poesie e a lui dedicate, con alcuni poeti di varie nazionalità. L'ho incontrato diverse volte, organizzando incontri con alcune scuole, ma anche in piazze, teatri o giardini, In queste occasioni ho avuto modo di leggere le traduzioni in italiano, dopo la sua lettura in inglese.
L'avevo 'sfiorato' e letto, senza incontrarlo all'inizio degli anni '80 grazie ai poeti Carmelo Pereira e Nat Scammacca che a Marsala, e altre cittadine in provincia di Trapani, organizzavano incontri di poesia, cui ha partecipato anche Ferlinghetti.
Grazie al comune di Moniga del Garda lo abbiamo premiato e organizzato in quella occasione delle letture con lui in Lombardia. Poi infine nel 2010 l'ho incontrato a Roma, insieme all'amico comune Marco Cinque e da quest'incontro abbiamo stretto una grande amicizia, seguita dagli incontri sopra citati.

Trovavo in lui quella forza interiore che si trasferiva in molti di noi, rendendoci (forse) meno schiavi quando la poesia d'impegno, o di lotta, appariva più semplice, perché più diretta. Quando, soprattutto, riusciva a coinvolgere un pubblico non sempre attento alla grande poesia.

Marco Cinque, io, Alessandra Bava e John Claude Smith. Foto: Dino Ignani

Come aveva peraltro previsto nella poesia Un giorno, ecco che la sua morte ha moltiplicato letture in tutto il mondo e la sua voce ha preso a correre attraverso centinaia di incontri e manifestazioni in presenza e online. Con alcuni amici delle Rome's Revolutionary Poets Brigade, abbiamo realizzato degli incontri a Roma in due occasioni; venerdì 10 settembre e lunedì 13 dicembre, giorno in cui avrebbe compiuto 88 anni. (da Miss Wine, via degli Angeli 34, Roma), il13 allo storico bar Necci, organizzato da Alessandra Bava (poeta e traduttrice, nonché biografa di Jack).

Bar Necci, foto; Dino Ignani

Alcuni altri incontri le ho organizzati online con scrittori e musicisti da diverse parti del mondo leggendo le poesie di Jack e versi a lui dedicati, ciascuno nella propria lingua, con le traduzioni in italiano: Alessandra Tucci, Ali Al Ameri, Daniela Dante, Era Buçpapaj, Evan Myquest, Marco Cinque, Marcos Vinicius, Matteo Cavicchini, Olimbi Velaj, Poul Lynggaard Damgaard, Uke Buçpapaj, Valbona Jakova.

Il 13 dicembre, infine, l'ultimo incontro, sempre online con poeti italiani e albanesi, sempre con il sostegno dei musicisti, leggendo poesie già pubblicate qualche anno fa in lingua italiana e albanese, tradotte da Valbona Jakova: Beppe Costa, Daniela Dante, Era Buçpapaj, Luan Rama, Marco Cinque, Nikolle Loka, Patrizia Nizzo, Sara Capoccioni, Stefania Di Lino, Uke Buçpapaj, Valbona Jakova e Matteo Cavicchini, pianoforte, Marcos Vinicius, chitarra e Nicola Alesini (sax)

Moltissimi sono i video e le poesie che potete trovare in rete lette dall'Autore
https://it.wikipedia.org/wiki/Jack_Hirschman
https://en.wikipedia.org/wiki/Jack_Hirschman


La Luce Della Follia (d’Amore) di Alessandra Tucci

La Luce Della Follia (d’Amore)

 

Parliamo d’amore. Da decenni, secoli, millenni. Da sempre.
In versi e in prosa. In latino, italiano, inglese. In greco, in francese. In dialetto. A gesti. Sguardi.

Ma spesso, troppo spesso, dimentichiamo la lingua atavica del cuore e l’inflessione della sua ritmica cadenza. Piena anche quando perde un battito, corale pur nell’abbandono, armoniosa a coordinare la pluralità dell’essere. Senza appiattire.

E il nostro verso d’amore ci si strozza dentro l’anima.
D'amore cantiamo. Continuamente.

Estasiati e arrabbiati. Distonici e melodiosi. Lo vestiamo di pop, rock, blues. Lo rendiamo lirico e metallico, corale e monocorde.

Ma spesso, troppo spesso, dimentichiamo di accordare la partitura della nostra piccola visione allo spartito universale. E le note che escono dalle nostre labbra perdono le loro ali erotiche. Spegnendosi in gola, impigliate alla raggelante esitazione. La paura di osare.

 Lo proteggiamo l’amore.

Laviamo via da lui il fango della terra e la polvere delle sue strade, lo smacchiamo dalle impronte che non ci appartengono, ci fanno paura, lo sterilizziamo rendendo asettico lui e noi verso tutto ciò che non siamo, tutto l’alieno, e costruiamo per lui sontuosi castelli di (s)tentata protezione, la nostra magia. O scintillanti grattacieli illusori, l’illusione di salire al cielo senza le ali Lì dentro lo rinchiudiamo, solo, in immense stanze vuote, buie, fredde. Isolate.

Dimenticando che l’amore è ovunque che vive. In mezzo alla terra, nell’aria, dentro l’acqua. Nudo, sporco, scintillante. Bagnato ed arso. Libero.

E che è lì che tornerà.

Si svestirà dei nostri confini e delle nostre fobie e delle nostre compulsive manie di sterile perfezione per liberare la sua essenza, il coraggio di essere, l’agire col cuore.

E tornerà nel mondo a indicarci il percorso. 

Ci chiederà di seguirlo, lo chiede sempre di liberare l’anima e cominciare ad osare.

E ci lascerà soli nel nostro freddo castello di carte mai giocate se sceglieremo la paura a lui.

Noi (rin)chiusi in protezione dalla vita e assennati, lui follemente vitale e libero.

Altrove.

L’amore è dappertutto e noi lo cerchiamo solo in pochi angoli. Sterilizzati e bui.

L’amore ci casca addosso, ci soffia intorno, ci inonda di luce e ci stordisce di sussurri e boati. E noi tappiamo le orecchie biascicando tra anima e cuore la nostra nenia mono-nota perché su di essa rimangano concentrate, perché non cedano alla seduzione di un coro incantatore.

Indossiamo rozzi teli e asettiche maschere egoiche sotto i quali ripariamo i nostri rapporti sicuri perché non li tocchi, lui non ci penetri. Che rimanga in superficie. A scivolare via il prima possibile per poi poterlo (rim)piangere.

Inforchiamo spessi occhiali neri e ne schermiamo il bagliore perché neanche un piccolo riverbero inquini la rassicurante penombra alla quale ci siamo votati. Lui brilla ovunque a illuminarci il buio che ci assedia, noi chiudiamo i raggi fuori per non guardare in faccia il nostro lato oscuro, non affrontarlo. 

E ci incateniamo alle nostre solitarie certezze per non essere trascinati via da lui nell’incerta infinità.

E ci chiediamo perché non lo vediamo, noi non lo troviamo?

D’amore è pieno il mondo e noi abbiamo perso occhi per vedere il suo splendore, orecchie per udirne il canto, sempre corale?

Al di là del (pre)giudizio, oltre ogni esitazione, dall’altra parte della paura.

Dentro la vita, in mezzo al mondo, in ogni angolo del Creato, nell’altro.

E’ lì che lui sta. A creare. Unione.

Coraggioso perché agisce sempre in assonanza.

Con lui. Con il cuore.

su: Romanzo siciliano la lettura di Alessandra Tucci

Poesia in prosa.

È questa l'arte se si sa giocare, ma veramente, è dissonante e perfettamente armonica. 

Furente come solo sa essere un poeta avvelenato. E a tratti dolce. Sono fugaci lampi, è soave per i brevi attimi in cui gli cola dalle labbra il dolce del veleno. Quello che ammalia e lentamente ammazza. Senza mai uccidere. 

 Parole come armi. Ci sono tutte, dalla sega al coltello è lama che taglia. La Sicilia fatta a fette e ricomposta nella congelata polpetta della nonna, salvifica e avvelenata, un telo chiaroscuro (s)teso sopra tutta la famiglia, da tessere e disfare. Morte e rinascita, la vita che fluisce. Senza arretrare ma costantemente in stallo. 

Chiodi che trafiggono, le parole crocefiggono. 
L'aria che affoga senza lasciar respiro, nessun fiato, quella colma della arroventata lava srotolata su Catania dal suo Etna, l'aria stantia raccomandata dai dotti  medici e sapienti del bel paese adagiato sul Mediterraneo, da musici e politici, politicanti idraulici imbianchini salumieri giornalisti ingegneri nelle leve, tra gli ingranaggi del sistema ben oliati. Ma tutti con l'alloro sotto naftalina per il giorno della festa. In sfilata. 

Proiettili e parole, poetiche all'inverso, è il dramma dell'esistere, il suo spettacolo. 
È fumante la pistola con la pallottola eternamente in canna. Tragicomicante spuntata, la donna nel cannone che non spara se non brevi attimi di orgasmo e di piacere. Pie illusioni, ma è rinascita costante, il desiderio dell'esistere pensando e senza farlo, in apnea. A prescindere. È il bramare. L'arte del bramante. 

Rabbia furiosa e sfilacciata, ha il dolore conficcato nella carne, è pieno di speranza. Dentro il più incantato disincanto, dietro il sipario, il sapere percepire il sapore della vita che non sa di plastica come il preconfezionato status, quello sociale.  
È acre e dolce, è salato amaro aspro speziato, è stopposo a volte, fluido e corposo, dannatamente sciapo, troppo salato.

 L'aroma di questo esistere che il poeta con un tocco sa risvegliare al vivere che è masticare tutto senza scartare. E risputare fuori sotto forma di parole. Vive.

Una pallottola (s)puntata. Dritta al cuore.
Che accende tutti i sensi, sballotta tra peccati ed espiazioni, nel mare grosso, Costa in lontanza, all'orizzonte.

Un proiettile che spara. E non uccide.
Perché è fuoco, sì, ma  c'è la maestria del suo artificiere a farlo esplodere senza mai bruciare. 


Beppe Costa: Romanzo siciliano, 
Pellicanolibri, 1984/2018, pag. 220, € 12.000
per acquisti preferibilmente scrivere a: pellicanolibri@libero.it

Marco Melillo: Nuova canzone felice

Dopo aver letto la lunga e colta introduzione al libro di Marco Melillo, cosa che non faccio mai, andando direttamente alle parole dell’Autore che mi accingo a leggere. Ho dovuto sospendere, dimenticare e, trascorso circa un mese, leggere infine le poesie di Nuova canzone felice.
        Non sono certo contro le introduzioni ma preferirei che siano una guida alla scoperta delle novità (se ci sono) nell’autore che si introduce. Lungi da me l’essere un critico e, soprattutto, l’esserlo oggi. E poi critico sul critico! Mi sembra abbastanza naturale che chi scrive di poesia, di poesia legga (anche se a volte non è così) e, quindi troppi ‘accostamenti’ mi sembrano allontanino il lettore più che avvicinarlo alla lettura. Ma è un mio pensiero o, meglio, un ricordo del passato. C’è persino chi parla di regole, (pensate se Mozart le avesse seguite!). Avere un linguaggio, uno stile proprio è il compito del Poeta, mentre - naturalmente – i temi sono spesso simili. Un rifiuto nei confronti della società nella quale si vive, il dolore che ci circonda, le ingiustizie, ecc.

Quale che sia il metro lirico ispirativo e il linguaggio esplicante o le espansioni tematiche, la poesia di Marco Melillo è vivida, esprimendo una realtà drammatica, inappagata nella parola e nel gesto.
       Riassume un mondo estremo e contraddittorio nel suo forzato equilibrio sociale. Poesia straziata che non rinnega la vita, ma la schernisce per sentirsene graffiare oltre l'apparenza.

Però la parola va al Poeta, alcune poesie tratte dal libro che, vivamente, consiglio di leggere e rileggere.


Per navigare l’incerta lettura del mondo
la mappa è l’agire politico, l’acquisizione
di segni stranieri
dove vive il tu per intero
senza sillabare le forme che veste
la logica, finché il potere è una patria mortale.

Entro in cielo
divoro il libro
fisso sull’asfalto
una canzone.

L’orrore

La notte sbaglia al di sopra di loro.

Facile dare la colpa a chi scappa
chi spinge qualcosa di vivo
nel mare inautentico dell’abbondanza.

Facile pure il parlare
purché la vergogna abbia tratto lezione
dalla stessa legge

l’errore

oltraggiando un confine deciso dalle istituzioni
una muta di scogli spacciando parole.

Mediterraneo (I)

Férmati.
Ho cantato per giorni sull’oblio senza venirne a capo,
gli occhi bassi se passava il silenzio
e passa
come gioventù annegata e uccello d’alba
che coltiva la sua calma sulla riva.
Non sa che guardare il basso sangue di scirocco
all’orizzonte della sera precedente
e confessarsi di domenica cercando
nelle casse oramai vuote di sognanti pescatori
che ora dormono e nel sogno
si ritrovano a sognare i loro morti,
e i vecchi compagni che dei venti
non ricordano più i nomi;

loro fanno come a suggerirli però non gli riesce suono
e quando suonano, parlano dialetti innaturali
incomprensibili al passato
e quando riescono a schiarire un po’ la voce
ecco che è buio e sopra il mare tuona.

Poi il Mediterraneo si disegna dentro il sogno
come un cimitero, croci che galleggiano
e parabole ondeggianti che sorvolano
la noia dell’attesa, la paura di partire

e i loro corpi che si muovono come s’affretta il sogno
dimenandosi al tripudio delle mosche
che compaiono sulle carni precise della rabbia
che si sogna
fissa all’al di qua del molo.

Sogna un pescatore di svegliarsi e chiama gli altri
che svegliandosi dimenticano il sogno: 
sono sveglio anch’io.

Mentre attraversando il litorale spicco il volo
mi dimentico dei sogni e dei compagni,
perfino nemico e indifferente appare il sole rosso
che dimentica ogni notte l’orizzonte.


Città sotto il mare – dove non si crede allo straniero*
 
Il navigante straniero è venuto a contare le pietre del mare. 
Gli occhi ventaglio dell’acqua lo vedono estinguere 
i codici i numeri, i più diversi alfabeti mentre una medusa gli mormora
o non dice nulla dei suoi pescecani
la murena sonda lo spazio
tra quel corpo morbido e i resti di gusci di ricci di mare
che suonano l’un contro l’altro
mentre la corrente li tira più a fondo.

Non c’è la maschera del palombaro a guardare
e nemmeno le lenti di un sottomarino
però si intuisce dal cielo lontano dell’orlo dell’acqua
che quell’animale ha fallito la rotta
incagliato tra i piani e le alture
di questa città sotto il mare.

E la montagna divide due terre
il confine malfermo si agita con le sue sabbie
i delfini ci nuotano intorno
e non hanno mai smesso di amare.
Il loro gioco sorprende le piccole navi
quei pochi bagnanti che fuori le prime tre miglia di vita
si sporgono ad uno spettacolo per loro muto. 

È un altro mondo per il navigante straniero.

Con la sua morte ha spezzato il confine che limita l’onda dal vento
le sponde dalla libertà di viaggiare.
Essere piante o argomenti di uomini ciechi o coralli
non fa differenza qui in mare.

Solo un po’ di vino

di rugiada, chiama
non c’è mai
il televisore
chiuso ad ore anche
il telefono
che piove
e tu sei nuda,
nuda in me
con dentro questa
stanza.
Non esiste più
nemmeno la speranza.


Un mucchio d’esseri liberi
svolta per strade deserte.
Gli assembramenti fin sotto
i portoni, le danze
le feste private evadendo i divieti
i controlli le tasse.
Fanno gli oracoli alla civiltà
delle macchine
corrono tutti negli stessi posti
se c’è da mangiare.
Certo anche i topi avranno
buona parte di colpe
per questi disastri,
ma come detto son liberi
non gli interessa volare.

Desiderio e strade silenziose stanno insieme,
fanno a gara sotto vento i mucchi delle cose.
Ma se vuoi restare all’erta dei pensieri
fare specchio dei neuroni a fior di pelle
pensa a luci trafficate senza pose nel passato,
le finestre chiuse al gusto delle rose.

Vita

Voglia di due chiacchiere con te
che cedi al mare con la sua fortuna.
Se l’ultima volta è stata prima
nella barba sotto i muti occhiali
vorrai dire «Guarda, gli anni
sono pochi per dividere poesia
alla sua missione silenziosa».

Io spero che te lo diano
un buon libro da leggere
qualcuno tra le folate autunnali
che affolla la tua meraviglia
nemmeno se vuoi gli scaffali
se cerchi chi non cerca niente
se per te il presente è un futuro
da dimenticare
ma niente ti arriva, lo so
quasi niente
è un sussulto di cane rabbioso
quest’anima appesa agli insulti
gridati dal telegiornale.

23 maggio 1992

Non ci crederete, ma io
veramente sbaglio strada
se c’è dentro un compleanno.
Quelli fatti sotto terra, poi
non ne parliamo.
Spesso il festeggiato
non lo sa, non dice dove
quando né perché o
nemmeno sei invitato
oppure, non si fa trovare.
Figurarsi presentarti in uniforme
non sapere che la rabbia
è il solo abito conforme.
Ci verrò comunque
con le scarpe bruciacchiate
i vetri rotti, le lamiere perforate
forse uomo forse donna
dio bambino
certo a pezzi per non spingere
sbagliare le ore certe
vanto postumo delle orologerie
sbagliando forse
pure il giorno.

Mi dimentico di essere poeta

dietro l’albero avvitato
appeso al mondo.
Come gli occhi contestati dalla sera
fisso un volto che non c’era
che dipinge le ombre lunghe
sui tentacoli della maledizione.
Ma altro mondo cova dove
un mondo vivo, sono amanti
sono amplessi di giganti
che si frugano nella contraddizione
le ombre dure nella terra
il quieto orgasmo che resuscita
la fede complicata dalla guerra.

Marco Saya editore, pag. 138, € 12.00

        Marco Melillo (Napoli ’79, dove vive e lavora), tra i soci del primo caffè letterario della cittadina vesuviana. fonda insieme ad altri una webzine culturale chiamata c’è vita su Marte, proponendo una rubrica di poesia contemporanea fino al 2016. Presente con alcuni testi in antologie di contemporanei. Alcuni racconti sono stati adattati a brevi pièce teatrali, altri pubblicati a puntate su alcune testate locali (cartacee). 2017: premio “Anna Maria Ortese” promosso dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (poesia inedita); nello stesso anno pubblicato sulla rivista “Poeti e Poesia” (n°42). 2018 e 2019: tra i finalisti di “poesia a Napoli – II e III edizione” (Guida); 2019: riconoscimento al Premio “Città di Conza” (poesia inedita). Ha frequentato il teatro amatoriale e, per alcuni anni, ha curato una trasmissione radio su musica, cinema, letteratura. Per passione traduce poeti contemporanei americani.

"La Fabbrica di Batteri" di Dana Drunk - presentazione c/o Diffusione Cultura

Prossima e prima presentazione de "La Fabbrica di Batteri" + doppio reading di Dana Drunk feat. Fabio Barcellandi + elettrosounds a cura di Devis Rota + ricco buffet: venerdì 12 novembre 2010 c/o Diffusione Cultura via Sardegna 3 - angolo viale Matteotti Sesto San Giovanni (MI) ‎... e chi non si fa contagiare o è un ladro o è una spia! 


"La Fabbrica di Batteri" di Dana Drunk ed. Opposto.net


è
 uscita, per i tipi di Opposto.net la nuova raccolta di poesie di Dana Drunk:una vera e propria rivoluzione poetica: "Rivoluzione" "Rivoluzione per noi per i vecchi per la prole rivoluzione per l’aria per la vita per l’amore rivoluzione dentro la casa dentro la chiesa dentro le scuole rivoluzione con una sberla con una perla con un cannone rivoluzione fin dalla culla sino alla tomba sempre nel cuore rivoluzione chi l’ha detto che non si fa con le parole?" * Postfazione di Beppe Costa 

Ricordavo Moravia quando, ai funerali di Pasolini, urlava: ”di Poeti non ce n’è tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro in un secolo”. E un’altra amica stimata: “I Poeti non sono tutti morti, ce ne sono a centinaia e, anche più bravi che nel passato”. Certo vi era la rabbia dello scrittore alla morte dell’ultimo grande poeta, polemista (sembra una parola oscena), regista e quant’altro sia attribuibile a Pasolini. Ma mi appariva vero, come a molti d’altronde. Perché nel nostro Paese la poesia (ma non solo) sembra sparita, totalmente scomparsa e molti sono gli autori anche celebri, persino premi Nobel, che non si pubblicano più. Eppure o pure ce n’è davvero tanta di poesia e la rete oggi sembra divenire il mezzo più idoneo per la sua diffusione. Non solo della poesia, ma di tutto ciò che nei canali televisivi e nei grandi giornali non passa: salvo poi uno o due giorni quando il Poeta, pressoché insalutato ospite di questa terra, se ne va. Questo c’entra con Dana Drunk e con “La fabbrica di batteri”? O con la casa editrice che con coraggio estremo la pubblica? Perché coraggio poi se dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo pubblicare poesia? E invece no! Non lo è. La poesia resta inchiodata quasi sempre a casa del poeta, fra i suoi 4 amici e il bar, oggi diventato luogo ideale (e quasi unico) per esprimerla. Allora lego l’Autrice alla sua “Rivoluzione” all’occhio e al cuore attenti a sorvegliare la ‘parola’. 
Comunicare la violenza dei “giorni inutili” quando: sono quel che resta 
Della vita mesta 
Di una persona onesta E ancora: che il tempo passa e quello che mi resta non mi basta. Vivere come ‘il branco’ d’una umanità che ha perso il senso della propria fortuna di essere, preferendo invece l’avere: paesaggi, amori, destini è “vedere l’alba” (che a nessuno interessa, neppure a lei, scrive Dana, eppure lo scrive perché la vede, la sente, la vive), sembra proprio un destino fuori del tempo, del mondo. Auto, sesso, denaro, palloni, carriere restano fra gli scopi ‘ideali’ dell’esistenza!? Quanto sia alta la consapevolezza del ‘dare’, del darsi, del farsi amore in queste tre righe di “Portafortuna”: arriverò io dove tu 
con le tue forze
 non sai arrivare. Saranno in pochi credo oggi che possano ricevere così tanto e, in uno scritto così breve dove tutto è detto, come tutto è dato. Tanta umanità vista, denunciata, urlata in ognuna di tutte le poesie che compongono questa breve scelta dell’Autrice che, nei suoi reading le traduce in canzoni e\o manifesti di protesta, non quella torva da cartelli di poche ore, bensì, maturata e vissuta nel suo vivere quotidiano osservando gli altri. La precarietà del lavoro, del denaro, della salute, dell’oggetto d’amore non è mai proprio, o solo proprio, ma appartiene a tutti coloro che forse hanno smesso di porsi domande ed eseguono mestamente e quotidianamente tutti gli obblighi e\o doveri di cui non hanno (o non avrebbero) affatto bisogno. Questo l’urlo di Dana, come una lunga storia poetica, un percorso già iniziato e che prosegue con una energia sofferta e vissuta che non dà respiro, a lei per prima. Ed è un caso abbastanza raro che a scrivere di fabbriche, operai, soldi, rivoluzione, protesta, alcool, libertà sia una donna: E concludo con alcuni versi da “inseguita speciale”: Aiuto,
 mi chiamano Dana
 DRUNK!
 Dovrei preoccuparmi,
 Dana Drunk? 
Le domande m'inseguono 
le risposte mi sfuggono 
per quanto tempo ancora
 dannarsi? Scrivere sarà l’unica medicina utile per evitare la dannazione? Capita a pochi, pochissimi e queste sono sempre state “condannate speciali”. 

 * La Fabbrica di batteri - Dana Drunk ISBN: 9788890513428 Collana: I Nei Anno: 2010 A cura di Fabio Barcellandi Prefazione del curatore Postfazione: Beppe Costa Prezzo: 9.00 € Edizioni: Opposto.net.  Per acquisti e/o informazioni sui libri di Opposto.net: potete recarvi presso la libreria Pellicanolibri Via Gattico, 3 00166 Roma o potete scrivere a pellicanolibri@libero.it e redazioneopposto@hotmail.it

Lucianna Argentino: sei poesie italiano - inglese

1.
Sorridiamo a volte
come se in bocca avessimo
la stessa fioritura improvvisa dei papaveri
o l’inatteso apparire del mare dietro una curva.
Ed è un piccolo big bang di coraggio
è l’indicibile riempirsi dei graffi
a muovere i dodici muscoli del viso
e compiere il miracolo – tutto umano –
del sorriso.

At times we smile
as if we had in our mouths
the very sudden flowering of poppies
or the unexpected emerging of the sea behind a curve.
And it's a little big bang of courage
it is the unspeakable covering of scratches
when moving the twelve muscles of the face
to accomplish the miracle – so human-
of a smile.

2.
Le cose stanno in una loro
disincantata infanzia
accerchiate dall’indomabile volontà del pensiero
di coglierne l’innocenza
e custodirla nella penombra
dove dimora la verità
di ciò che non sfugge e non si sottrae
al soffio d’aria della menzogna.
Così conquistiamo il più che della vita avanza
e si fa avanti nel lutto che è
veglia dei morti sui vivi.

Things are on their own
disenchanted childhood
surrounded by the unruly will of thinking
of grasping its innocence
and keep it in the darkness
where the truth
of what does not escape and nor avoids dwells
to the breath of lies.
Thus we conquer the most that of life scraps
and comes forward in the mourning
holding a vigil of the dead over the living.

3.
Non pensare sia un caso il male
ma guarda la grazia innata
- la matrice geometrica del mondo -
e il bene che ogni giorno attende
le nostre mani per farsi carne di gioia.
Senti la gratitudine adimensionale del vivere
nell’impasto di male e di bene
del nostro circostanziale esistere.

Do not think evil is a coincidence
but look at the natural grace
- the geometric matrix of the world -
and the good awaiting daily
our hands becoming flesh of joy.
Feel the dimensionless gratitude of living
in the jumble of evil and good
of our circumstantial existence.

4.
Se è distanza uguale
a quella tra la rosa e il suo profumo
non temo lo stare nel silenzio
dove l’attesa non è speranza
ma certezza del bello che viene
e del bene già qui nella materia
del nostro risveglio.
Così mi dice il mattino
imbastito di voli e del mio quotidiano
prestargli il cuore per un canto spezzato
dall’abbaiare di cani senza pietà
e ricomposto nell’attimo preciso
del traboccare delle ore
da un tempo che più non le contiene.

If it is same distance
to the one between the rose and its scent
I am not afraid of being silent
where waiting is not hope
but the certainty of the beauty that comes
and the good already here in the matter
of our awakening.
So the morning tells me
tacked with flights and my everyday
grant your heart for a broken song
of the merciless barking of dogs
and reassembled in the precise moment
of the overflow of hours
for a time that no longer contains them.

5
Ha il peso di un’abitudine
il nostro guardarci
senza mai allentare la presa
o come un verso scritto al buio
davanti al quale sgrana gli occhi
la luce
e s’annida sotto la verde pisside dei pini
perché le sia di ristoro l’ombra
e a noi sia più facile
lo scrutinio dei non
che chi muore ci pianta in bocca.

It has the weight of a habit
our looking at each other
without ever loosening the grip
or like a verse written in the dark
fore which the light
widens its eyes
and nestles under the green pyx of pines
so shade may be of relief
and it gets easier for us
the scrutinizing of the non
that whoever dies hammers in our mouth.

6.
Una palla e dei bambini
sul prato incompiuto del mattino
tirano giù il cielo innalzano la terra
ne mettono alla prova la pazienza
con le loro grida sparpagliano la flotta delle nuvole
prosciugate dall’incredulità.
E non importa se non è tutto qui
perché qui è tutto
perché come un granello di polvere
è d’inciampo alla luce
è in simili granelli di luce
che il male inciampa
e cade.

A ball and some children
on the unfinished morning meadow
pull down the sky raise the earth
test its patience
with their shouts they scatter the fleet of clouds
drained with disbelief.
And it doesn't matter if that isn’t all
because here is all
because like a crumb of dust
is faltering to the light
it is in such crumbs of light
that evil stumbles
and falls

Lucianna Argentino è nata a Roma nel 1962. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Gli argini del tempo (ed. Totem, 1991) con la prefazione di Gianfranco Cotronei; Biografia a margine (Fermenti Editrice, 1994) con la prefazione di Dario Bellezza; Mutamento ((Fermenti Editrice,1999) con la prefazione di Mariella Bettarini e postfazione di Plinio Perilli; Verso Penuel (edizioni dell’Oleandro 2003) con la prefazione di Dante Maffia; Diario inverso (Manni editori, 2006), con la prefazione di Marco Guzzi; L’ospite indocile (Passigli, 2012) con una nota di Anna Maria Farabbi; il poemetto Abele (Ed. Progetto Cultura, Le gemme 2015) con la prefazione di Alessandro Zaccuri; Le stanze inquiete (Edizioni La Vita Felice, 2016); Il volo dell’allodola (Edizioni Segno, 2019) con la prefazione di Gianni Maritati; In canto a te (Samuele Editore, 2019) con la prefazione di Gabriella Musetti. Il 29 settembre del 2019 le è stato assegnato il Premio Caro Poeta 2018 durante la quinta edizione di “La parola che non muore” Festival a cura di Massimo Arcangeli e Raffaello Palumbo Mosca.

Lucianna Argentino was born in Rome in 1962. She published the following poetry collections: Gli argini del tempo (Time boundaries), E. Totem, 1991; Biografia a margine (Marginal Biography), Fermenti Editrice, 1994; Mutamento (Mutation), Fermenti Editrice, 1999, with the preface by Dario Bellezza and drawings by Francesco Paolo Delle Noci; Verso Penuel (Towards Penuel) Edizioni dell’Oleandro, 2003, with the preface by Dante Maffia; Diario inverso (Reverse Diary), Manni editori, 2006, with the preface by Marco Guzzi; L’ospite indocile (The unruly guest), Passigli, 2012, with a note by Anna Maria Farabbi; Le stanze inquiete (The restless rooms), Edizioni La Vita Felice, 2016; Il volo dell’allodola (The flight of the lark), Edizione Segno, 2019. In 2009 he published the plaquette Favola (Lietocolle), with watercolours by Marco Sebastiani. Her unpublished work, La vita in dissolvenza (Life fading away), has been set to music by the guitarist Stefano Oliva and performed in various theatres and cultural associations since March 2011. On 29th September 2019 she was awarded the Prize Caro Poeta 2018 during the fifth edition of La parola che non muore (The word that does not die)
Festival by Massimo Arcangeli and Raffaello Palumbo Mosca at Borgo La Commenda (Montefiascone, Viterbo).

traduzioni in lingua inglese di Rocío Bolaños 

Francesca Fiorentin quattro poesie italiano - inglese

1. da Carcere della Terrestrità (2021)

Estraggono la mia carne
piagata
se dico male di qualcuno,
il veleno sudato dà freddo, caldo, debolezza
devitalizza, sì - mai più.
Inutile ferita
data via per diminuire la mia vitalità.

from Carcere della Terrestrità (2021)

They will pull off your skin
wounds
if I talk badly of another,
poison sweat chills, warms, weakens,
devitalizes - never again.
Pointless sore
passed on so as to shorten my energy.

2. da Gli Alfabeti Intatti (2017)

10 aprile 2017

Leggevo, la testa avevo appoggiata
allo schienale dei pensieri, il libro
cadde dalla mia mano, seminando
i fogli a terra, e cadde l’orologio,
la sua lancetta segnava: ‘preistoria’.
Quelle pagine narravano, senza
un suono, senza una voce, così
mimando l’esteriorità macchinica
di cause, di fatti, ch’erano nudi,
senza eventi. Noi, gli dissi, non siamo
contemporanei, scrivi su sigilli
ogni tua memoria, poi da me torna.

from Gli Alfabeti Intatti (2017)

10 April 2017

I was reading, my head resting
on the back of ideas, the book
slipped from my hand, spreading
leaves on the floor, wristwatch slipped too,
its band saying: ‘prehistory’.
Pages told their story, without
a sound, without a voice, as though
mimicking the mechanical display
of causes and facts that were bare,
without outcome. I said to them, we’re not
contemporaries; you scribble on every seal
one of your memories, then come back to me.

3. da Legàmi Cedenti Ossigeno (2019)

I buoni prevedono la mossa
dopo e vivono uno stoico distacco.
Io sono dissennata e servo sul piatto
il mio cadavere anticipato
con la frutta e le diottrie che mi mancano.

from Legàmi Cedenti Ossigeno (2019)
The good ones foresee motion later
and experience stoic detachment.
Senseless I serve on a plate
my long-awaited corpse
with fruit and diopters I lack.

4. da Carcere della Terrestrità (2021)

Vedrò se è poesia questa
lo vedrò un giorno, sveglia da un sonno di decenni
riparatore, silenzioso
mentore delle parole.

from Carcere della Terrestrità (2021)

I’ll see what poetry is this
one day I’ll know when I awake from years-long sleep
restorative, silent
mentor of words.

Francesca Fiorentin si è laureata in Filosofia all'Università Statale di Milano e ha conseguito un master di “Perfezionamento in discipline filosofiche” presso l'Università Bocconi. Una sua silloge poetica è apparsa su Nazione Indiana. Ha pubblicato diversi articoli e racconti sul blog letterario Il Pickwick, col quale collabora. Ha pubblicato il poema: Il Don Giovanni, apparso sul sito Necrologika.it, in collaborazione con la poeta Francesca Tuscano. Accanita lettrice, la sua passione per la poesia l'ha portata a leggere e studiare numerosi poeti classici e contemporanei. Ha scritto diverse recensioni di libri su siti quali carmillaonline.com, lavoroculturale.org e altri. Nel 2017 è uscito il suo libro di poesie Gli alfabeti intatti edito da Arcipelagoitaca. Finalista al premio Prato Poesia nel maggio 2018; finalista al premio Tirinnanzi della città di Legnano nel giugno 2018. Nel gennaio 2020 esce il volume di poesia Legami cedenti ossigeno per Oedipus, nella collana Intrecci. I suoi libri hanno ricevuto recensioni siti come poetarumsilva.com e laboratoripoesia.it, solo per citarne alcuni. Nel 2020 entra, insieme ad altre scrittrici, come redattrice del sito di lettere e arti LeOrtique dove ha pubblicato diversi articoli ed interviste. Nel settembre 2021 una sua silloge è edita per la rivista americana Journal of Italian Translation, Volume XVI, Number 1, Spring 2021. Sempre nel settembre 2021 esce il suo terzo volume di poesia Carcere della Terrestrità, a cura di Macabor.

Francesca Fiorentin studied Philosophy at the Università Statale di Milano and completed a Masters Degree in ‘Perfezionamento in discipline filosofiche at the Università Bocconi. She has published poems and essays in Nazione Indiana, on the sites: Pickwick Blog, Necrologika.it, carmillaonline.com, lavoroculturale.org, and Le Ortique. She published Gli alfabeti intatti (Arcipelagoitaca, 2017), and Legàmi cedenti ossigeno (Oedipus, 2020). She has been the finalist of the Prato Poesia Award and and the city of Legnano’s Tirinnanzi Award in 2018. In September 2021 one of his collections is published for the American magazine Journal of Italian Translation, Volume XVI, Number 1, Spring 2021. Also in September 2021 his third volume of poetry Carcere delle Terrestrità, edited by Macabor, is published.

Translated by Antonio D’Alfonso


Eventi ottobre 2021: poesia e musica

venerdì 15 - 2021 direttazoom ore 18.00
          
 domenica 17 ore 20 registrato su zoom

domenica 17 ore 20 in presenza

sabato 30 ore 17,30 diretta su zoom



Alessandra Tucci, Ali Al Ameri, Beppe Costa, Daniela Dante,
Era Buçpapaj, Evan Myquest, Lucianna Argentino, 
Marcello Aslan, Marco Cinque, Matteo Cavicchini, 
Nicola Alesini, Nora Capomastro, Olimbi Velaj, 
Poul Lynggaard Damgaard, Tendo Taijin, Uke Buçpapaj, 
Uke Buçpapaj, Valbona Jakova

Musiche con Marcos Vinicius, Nicola Alesini, Matteo Cavicchini

Siamo creature erotiche. Tutti gli esseri umani di Alessandra Tucci

 Siamo creature erotiche. Tutti gli esseri umani, noi italiani.

Perché il suo evocare la potenza travolgente dell’umano fa paura.

Perché il potere che riesce a far esplodere in un sussurro fa saltare in aria tutto, schemi ordini e barriere, l’inganno di un qualsiasi ordine dogmatico.

Perché crea. Inarrestabili stelle danzanti.
Per questo è così temuta.
E per questo è tanto bene travestita.

Rivestita di libidine e di sesso in via esclusiva, depotenziata nel più sentimentale e meno ingestibile amor dei latini, nel tempo è stata soffocata in una concezione dell’umano che lo vuole massa e la vuole informe dentro lo schizzo di una soap opera che sfuma e incastra nel romanticismo d’appendice l’immane e multiforme e irrefrenabile forza vitale dell’essere umano.

La parola Eros, quell’attenzione desta che si dice bella. Ma si vuole addormentata.
Eppure.
Il dio bambino con le ali e le sue frecce saettate a caso e ovunque è rimasto qui. A monito e memoria.

Quel dio curioso, ingestibile, folle, imprevedibile.
Quel divino bimbo spericolato, temerario, incontenibile, pioniere.
Quel sovrumano essere che disintegra confini e sbriciola barriere.
Che guarda sempre oltre. Per scoprire altrove e altrove scagliare l’attenzione.

Lui è rimasto qui, nel nostro cielo, a ricordarci la sua essenza, la nostra potenza.
Il suo essere forza vitale che muove il pensiero e la filosofia tutta.
Quel suo eterno traghettare chiunque salga sulle sue ali sempre pronte a decollare.
Dalla dimensione terrena verso l’invisibile. Ovunque. Sempre oltre l’impossibile.

Eros.
Quattro lettere capaci di racchiudere e sollevare in volo la forza più potente della psiche umana: il desiderio dal multiforme ingegno, l’impulso alla ricerca e alla scoperta, lo studio. Una pulsione che va oltre l’apparenza, al di là di ogni schema, dall’altra parte del divide ed impera. Tra le righe, dritto all’essenza.

Eros è conoscenza. Al di là del velo di Maya. Fuori dalla caverna.
è desiderio, godimento, piacere. E’ vibrazione viva, attenzione desta.
è  la ricerca infinita, è ciò che siamo stati in tutti i tempi tutti gli uomini, noi italiani.
è ciò che siamo oggi e saremo anche domani, è la nostra unica destinazione.

(Essere) Creature erotiche ovunque proiettate. A creare.

Nora Capomastro: quattro poesie italiano - inglese



1. Lo spirito del viandante

Lo spirito del Viandante
nel viaggio verso il Vero,
non segue umane bussole
né la surrogata sicurezza
di un sentiero tracciato.

È libero il suo intuito,
dapprima incatenato,
s'orienta tra le stelle
cosciente del sussurro
degli alberi fratelli
e il canto degli uccelli.

Altrove e distante
dall'insulso vociare
sta il suo orizzonte.

L'anima s'abbandona
al richiamo di lidi natii
e la mente esula, astraendosi,
dai limiti terreni.

S'immerge nel silenzio,
perduta sorgente,
pozzo ancestrale
da cui purezza attinge.

S'immerge nel silenzio,
nudo
di ogni forma,
in cui l'uomo si finge.

S'immerge
e
più
riemerge.

(Tuttuno,
risorge).

The spirit of the wayfarer

The spirit of the wayfarer,
through the journey to the Truth,
doesn’t follow either human compasses
or the surrogate safety
of a marked path.

His intuition is free -
at first enchained -
He orientates himself through the stars,
conscious of the whisper
of his brothers trees
and the chant of the birds.

Somewhere else and far,
from the inane talking,
his horizon stays.

The soul abandons itself
to the call of native shores,
and the mind goes beyond
the earthly limits,
abstracting itself.

Submerging in the silence,
lost source,
ancestral well,
to draw purity.

Submerging in the silence,
naked of every shape
in which the man fools himself

Submerging
and
never
emerging again…

To rise again
in the All One.

2. Requie

Salici saggi
silenziose preghiere
Nel vento ondeggiano
dita di foglia

Abbandono queste mortali spoglie,
si sfuma l'Ego e il ricordo
di ciò che è definito umano

Incompleta io
ti contemplo natura
Tu mi completi

Stillness

Wise willows
silent prayers
Fingers of leaves
sway in the wind

I abandon these mortal remains,
the Ego fades with the memory
of every human definition

Incomplete I
I contemplate you nature
You complete me

3. Viola


Quante volte si vela il viola
di mali più o meno visibili?

Quante grida di aiuto
soppresse in sussurro
sino a farsi mute?

Lieve, laverei via i tuoi lividi,
violata da mani vili.
Decifrerei per te
gli occhi tuoi schivi.
Nel vuoto delle tue iridi,
silenti missive.

Voci violente ti uccisero
più volte.
Giudizi facili
da bocche insensibili
vomitano veleno nelle viscere.

Dove erano tanti
quando dentro piangevi?

Lieve, leverei per te
quella veste indegna di dolore e vergogna,
ogni dito che mette alla gogna,
chi invece è muta e incompresa,
nuda e indifesa.

Lieve, come un breve respiro,
per intravedere che oltre all’orrore,
la mano è tesa
e vi è alternativa.

Violet

How many times, does the violet
veil itself, with more or less visible sorrows?

How many shouts for help,
stifled as whispers,
until they become dumb?

Smoothly, I will wash away your bruises,
violated by wicked hands.
I would decipher
your averting eyes.
Inside your empty irises,
(I see) silent missives.

Violent voices killed you
so many times.
Easy sentences
from insensible mouths,
spew poison in the visceras.

Where have they all been
when you were crying?

Smoothly, I would take off
your unworthy dress of pain and shame,
every finger that pillories
who, instead, is mute and misunderstood,
naked and defenceless.

Smoothly, as a short breath,
to make you see beyond the horror:
one hand is reached out to help you,
there’s an alternative.

4. Curri pipiu!
(po sa die de is animeddas)
Menzione speciale al Premio Gramsci di Ales,
giugno 2021.

Curri pipiu,
a prenni sa coscinera!
Curri immoi,
ca tra pagu at’essi sera!

Unu boboi,
cixiri, pagu pagu castangia,
unu paccu de tzuccuru
e una mela tidongia.

Curri pipiu,
fintz’a su portal prus attesu!
Curri,
arriendi e sattendi,
ca calincunu t’est abettendi!

Coitta!
Ca allestru at’essi candu
as’a torrai a pentzai a custa die
de spassiu mannu!

Scetti spassiu no est in beridadi:
ses sperantza e luxi,
currendi in sa ‘ia
po tottu is corus maladius de soledadi.

S’allebiat sa cruxi,
is beccius torrant
agoa cun s’edadi,
is mannus arreponint
d’ogna angaria.

Colora cun s’oxi tua
sa ‘idda e s’anima mia!

Gioga, cuncambia e bai!
Puru po chini no podit prus
e po chi no scieus essi innui.

Chi is animas ti billint
de appresu e de sussu,
e arriant cun tui!

Corri bambino!
(per il giorno de is animeddas)
Menzione speciale al Premio Gramsci di Ales,
giugno 2021

Corri bambino,
a riempire la federa!
Corri adesso,
che tra poco sarà sera!

Un dolcetto,
ceci, qualche castagna,
un pacco di zucchero
e una mela cotogna.

Corri bambino,
fino al portone più lontano!
Corri,
ridendo e saltando,
che qualcuno ti sta aspettando!

Sbrigati!
Perché presto sarà quando
ripenserai a questa giornata
di gran divertimento.

Solo divertimento non è in verità:
sei speranza e luce,
correndo per la strada,
per tutti i cuori malati di solitudine.

Si alleggerisce la croce:
i vecchi tornano
indietro con l'età,
e i grandi ripongono
ogni angheria.

Colora con la tua voce
il paese e l'anima mia!

Gioca, scambia e vai!
Pure per chi non può più
e per chi non sappiamo dove sia.

Che le Anime ti veglino,
da vicino e dall'alto,
e ridano con te!

Run little child1
(For the day of is animeddas)
Special mention for Gramsci’s Price, Ales

Run little child,
to full your pillow case!
Run now!
'cause soon the evening will come.

Bonbons, chick-peas,
one handful of chestnuts,
a pack of sugar
and one quince.

Run little child,
to the furthest main door!
Run,
laughing and jumping,
'cause someone is waiting for you!

Hurry up!
'cause soon it will be the time,
when you'll think over this day
of great fun.

For truth, it's not only a fun:
you're hope and light,
running through the ways,
for all the hearts
cracked by solitude.

The cross becomes lighter,
the oldest become children again;
Adults put every
anger away.

Paint with your voice,
the village and my soul!

Play, barter and run!
Even for those who can't anymore
and for those who we don't know
where they are.

May the Souls watch over you,
from the closest and from the highest skies,
and laugh with you!

Nora Capomastro (1984) viene da Villaputzu, un piccolo paese nella costa sud orientale della Sardegna. Nata come Eleonora Orofino, durante l’infanzia subisce le molestie e gli abusi da parte del marito della nonna paterna; per questa ragione in età adulta esprime la volontà di abbandonare il suo cognome di nascita. Nelle pubblicazioni, per un breve tempo, verranno usati entrambi (Capomastro-Orofino). Cresce in una famiglia disfunzionale e di vedute assai ristrette, completamente priva di  interessi intellettuali rispetto a lei. In questo contesto si sente spesso sbagliata e per molto tempo sviluppa una sorta di Odi et amo nei confronti della sua naturale predisposizione alla lettura e alla necessità di scrivere poesie e storie. Vede sogni e identità crollare innumerevoli volte, fin quando trova e accetta il senso del suo passaggio su questa terra. Oggi scrive poesie, racconti e aforismi, in italiano e in lingua sarda. I suoi lavori ricevono vari premi significativi e menzioni (sul blog:
inseguendoilsentire.blogspot.com potrete trovare maggiori informazioni). Quando possibile, preferisce condividere il messaggio e il potenziale della Poesia in modo tangibile: in varie occasioni la dona attraverso la forma di “Semi di Poesia” - piccoli biglietti fatti a mano, stampati con versi poetici atti a risvegliare qualcosa. Collabora in  eventi artistico letterari, come poeta e interprete ed è presente in diverse antologie.

Nora Capomastro (1984) comes from Villaputzu, a small village in south-east coast of Sardinia’s isle (Italy). Born as Eleonora Orofino, during her childhood she suffers sexual harassments and abuses by the paternal grandma’s husband; that’s why in adulthood she expresses the will to abandon her birth surname. For a short time she use both surnames (Capomastro - Orofino) in publications.
She grows in aintellectual interests; in this context she’ll feel herself wro dysfunctional and narrow minded family with no ng for a long time and develops a sort of Odi at amo against her natural need to read and write poetries and stories. She sees dreams and identities falling down many times, until she finds and accepts her sense of this passage in this world. Today Nora writes poetries, tales and aphorisms, in Italian and also in limba sarda. Her works received many significant awards and mentions, that can be found in her blog: inseguendoilsentire.blogspot.com. When it’s possible, she prefers to share the message and potential of Poetry in a more tangible way: that’s why in many occasions she donates it through the form “Seeds of Poetry” (Semi di Poesia) – little cards totally handmade, with poetic verses printed on. She collaborates in literary artistic events, as poet and interpreter and she’s featured in several anthologies.

le traduzioni in lingua inglese e sarda sono della stessa Autrice.
Per saperne di più clicca QUI



Era Buçpapaj quattro poesie, tre lingue



 

Rimandata di un anno, causa virus, perdurando ancor oggi, abbiamo deciso di riunirci
in streaming dal 19 al 21 marzo 2021

Fra i poeti della Giornata mondiale della Poesia, fra le voci più giovani, non per questo meno mature, c’è quella di Era Buçpapaj, figlia d’arte potremmo dire, con una scrittura senza dubbio diversa cui ci ha abituato il mondo giovanile della poesia. Una visione del mondo che allarga fortemente gli orizzonti personali, con la capacità di cogliere, anche attraverso stringenti metafore, aspetti inconsueti della vita quali l’amore per la natura e il disagio dell’essere umano incapace di comprenderla. Il suo appare però come un sussurro timido ma disperato che spero si colga attraverso alcune dei versi che qui la rappresentano. (b.c.)

Era Buçpapaj is among the poets of the World Poetry Day, one of the youngest voices representing an astounding level of poetic maturity. She is a daughter of art, using a writing style undoubtedly quite unlike that of the contemporary young poets around the world. She has a vision for the world, strongly broadening personal horizons, and an ability, even through stringent metaphors, to grasp unusual aspects of life such as love for nature and dissension among human beings failing in it. She conveys the message through a timid but desperate whisper, which I hope will be perceived from sevral poems written by her. 

Ndër poetët e Ditës Botërore të Poezisë, ndër zërat më të rinj, por jo për këtë më pak të pjekur, është edhe zëri i Era Buçpapaj, bijë e artit mund të thoshim me një shkrim pa dyshim ndryshe nga ajo me të cilën tashmë na ka bërë të ambjentohemi bota e të rinjve të poezisë. Një panoramë botërore që zgjeron pamasë horizontet personale, me aftësinë për të kuptuar, edhe përmes metaforave të rrepta, aspekte të pazakonta të jetës siç janë dashuria për natyrën dhe shqetësimi i qenies njerëzore në pamundësi për ta kuptuar atë. Sidoqoftë, kjo vuajtje shqetësuese te ajo duket më tepër si një pëshpëritje e ndrojtur por njëkohësisht e dëshpëruar që shpresoj se do të kapet përmes disa vargjeve që këtu e përfaqësojnë atë.

1. Mamma

Il tuo viaggio là nel cielo è felicità
Che fa prendere fuoco il dolore, lo trasforma in cenere
La tua anima, candida, più pura del bianco
Tu sei il Presente stesso
Il passato non ha coraggio di parlare di Te, né avvicinarti attraverso il sogno
Tu sei il canto divino che respira amore e per l’amore sospiri
Perdere Te, é impossibilità dell'impossibile
La tua luce che dimora nell'anima chiude la porta 
e la finestra al dolore, allo strazio, alla disperazione,
Abbassa e sconfigge la tristezza
Sei Tu la gioia stessa
Sei Tu l’oggi perfetto
Che vivi dentro di noi
Che dentro di noi fiorisci
Avere nostalgia di Te vuol dire bere un intero mare pieno di dolci onde inesauribili
Quindi le nostre lacrime sono le api che ti appartengono
Che raccolgono il nettare dei fiori sorridenti del tuo amore
Per fare il miele della la vita
Per non cadere preda del tenebroso conquistatore dell’armata più nera degli abissi.
TI ADORO! TI VOGLIAMO BENE! TI ADORO!

1. Mam

Rrugëtimi yt lart në Qiell është lumturi
Që brengave ua vë zjarrin, i bën shkrumb e hi
Shpirti yt, i bardhë, më i bardhë sesa e bardha
Ti je vetë e Tashmja
E Shkuara s’guxon me të zënë në gojë, as me t’u avitë përmes ëndërrimit
Ti je këngë hyjnore që këndon duke thithur dhe duke nxjerrë dashuri
Me të humbë ty, pamundshmëri mbi pamundshmëri
Drita jote që na banon në shpirt dyer e dritare ua ka mbyllur 
dhimbjes, pikëllimit, dëshpërimit
Poshtë trishtimi
Ti je vetë gëzimi
Ti je e Sotmja e Përsosur
Që brenda nesh jeton
Që brenda nesh lulëzon
Me të marrë malli për ty është si me përpi një det valë-valë me ëmbëlsi të pasosur
Prandaj lotët tanë janë bletë të përkorme
Që mbledhin nektarin e luleve buzagaze te dashuria jote
Për të bërë mjaltin e jetës
Për të mos rënë pre e ushtrive pushtuese të humnerës së zymtësisë, të së zezës
TË ADHUROJ! TË DUAM! TË ADHUROJ!

1. Mom

Your journey up into Heavens is a bliss
Defeating all kinds of sorrows
Your soul, so pure
You are Time Present
Time Past dares not mention your name, let alone knock at your door
You are a sacred singing song breathing love in and breathing love out
Losing you, such an impossible impossibility
Your light sheltering in our soul makes no room for pain, grief or despair
Down with sadness
You are happiness
You are Time’s Today
Living inside us
Blooming inside us
Missing you is like a devouring sea of endless waving sweetness
So our tears are bees
Collecting the nectar of your smiling flowers of love
To make the honey of life
Rather than fall prey to the invading armies of mournful chaos...
I ADORE YOU! WE LOVE YOU! I ADORE YOU!

2. Il primo respiro

Il primo respiro
non è diverso da bambino a bambino.
Mai toccato dal male,
mai toccato dal bene.
Il loro respiro è un cielo terso,
che impaziente aspetta di ospitare il sole,
la luna, le stelle, le nuvole.
Respiro dopo respiro
i bambini cambiano aspetto.
Sulle loro spalle si adagiano gli anni
il male e il bene si mischiano dentro.
Di giorno, anche quando le nuvole coprono il cielo
il cielo non smette di scambiarsi baci col sole
di notte, per sconfiggere il buio, la luna
lancia i suoi raggi luminosi
il cielo tuona, le stelle combattono
si sfidano a chi sarà più sfolgorante.
Il giorno dà vita al giorno
la notte divora la notte.
Il primo respiro si abbellisce di capelli grigi
venuto alla vita dal grembo del primo respiro.
No, gli uomini non sono sacchi vuoti
la loro interiorità gli ha dato forma
e la luce dell’anima vive nei loro occhi.
Mentre sfiorisce, rivive
mentre rivive, svanisce.
Corpi innumerevoli ancora indossano
il primo respiro
ieri era il loro sovrano
mentre oggi è diventato il loro schiavo.

2. Thinja foshnjore


Fryma e parë
Nga foshnja në foshnje nuk dallon
E pazënë nga e liga
E pazënë nga e mira
Frymëmarrja e tyre është qiell i pastër
Që mezi pret të strehojë diellin,
hënën, yjet, dhe retë.
Fryma ndjek frymën
E foshnja ndryshon trajtë
Mbi supet e saj nisin të pushojnë vitet
Në të nisin të pleksen të ligat dhe të mirat
Ditën, edhe kur retë mbulojnë qiellin
Qielli nuk resht së puthuri me diellin
Natën, për të mundur errësirën, hëna
Në sulm hedh rrezet e saj të nditshme
Trazohet qielli, yjet luftojnë
Sfidohen kush të lëshojë sa më shumë dritë
Dita ditën gjallon
Nata natën gllabëron
Fryma e parë stoliset me flokë të zbardhur
Ardhur në jetë nga fryma e parë vetë
Jo, njerëzit nuk janë thasë të zbrazur
Brendia atyre u ka dhënë trajtë
E drita e shpirtit u jeton ndër sy.
Teksa venitet, ajo gjallon
Teksa gjallon, ajo venitet
Trupa të panumërt ende mbajnë veshur
Frymën e parë
Dje ajo ishte sundimtare e tyre
E sot ata atë robinë e kanë zënë...

2. Infant grey hair

The first breath
Differs not from newborn to newborn
Free
From evil
Free
From good
Newborns, such clear skies
Looking forward to sheltering the sun, the moon, the stars and the clouds
Breath follows breath
And newborns grow up
With years starting to rest on their shoulders
With evil and good starting to intermingle in their insides
In the daytime, even when the clouds cover the sky
The sky ceases not to exchange kisses with the sun
At night, to defeat darkness, the moon
Orders all its armies to launch an offensive
The sky thunders, the stars fight
To outdo one another in letting out light
Day gives life to day
Night devours night
The first breath beautifies itself with grey hair
Born from the womb of the first breath itself
No, men are not empty sacks
Their content has given shape to them
And the light of their souls lives in their eyes
It exists by vanishing
It vanishes by existing
Countless bodies are still wearing
The first breath
Yesterday it was their ruler
And today they have made it into their slave...

3. (S)quarantena - l’esercito invisibile

Vedo
Gente
Ridono
Urlano
Sorridono leggermente
Si sciolgono in pianto
Così, freneticamente
Tutti insieme per far sparire te...
Ma, oh, Amore...
La guerra con te, troppo difficile
L’amore con te, l’unica via d’uscita
Il nostro desiderio di fuggire da te, è inarrestabile, invincibile
Comunque
Ci hai uniti
Ci hai costretti di parlare una lingua
E nella mente
Convinti di batterti con felicità
Tra le labbra il sorriso è vittoria
Il pianto è sottomissione
Il sorriso
E
Il pianto
Il pianto
E
Il sorriso
Ma, oh, l’Amore...
Il Sorriso
E
Il Pianto
Gemmelli siamesi
Se
L’odio fa l’amore con Amore
L’amore fece amore con l’Odio
Fecero radici profondi e profondi affinché portarono in vita l’Uno giovane...

3. Shkarantinë – ushtria e padukshme

Shoh
Njerëz
Qeshin
Bërtasin
Vënë buzën në gaz
Shkrihen në vaj
Ashtu, shfrenueshëm
Të gjithë të bashkuar me të zhdukë ty...
Por, oh, e Dashur...
Lufta me ty, fort e rëndë
Dashuria me ty, rrugëdalja e vetme
Dëshira jonë që të shpëtojmë nga ti, e pandalshme, e paepshme
Sidoqoftë
Na bashkove
Na detyrove të flasim një gjuhë
Dhe
Mblodhëm mendjen me të mundë me lumturi
Buzagazi është ngadhënjim
Vaji është nënshtrim
Buzagazi
Dhe
Vaji
Vaji
Dhe
Buzagazi
Por, oh, e Dashur...
Buzagazi
Dhe
Vaji
Binjakë Siamezë
Se
Urrejtja bëri dashuri me Dashurinë
Dashuria bëri dashuri me Urrejtjen
Lëshuan rrënjë thellë e më thellë derisa sollën në jetë një NE të re...

3. Disquarantine - the invisible army

I
See
People
Laughing
Yelling
Smiling
Crying
Uncontrollably
All of them united to put an end to you...
But, oh Dear...
Fighting you, so hard
Loving you, the only way out
Our desire to run away from you, unstoppable, persistent
Yet
You brought us together
You made us speak in one language
And
We gathered our wits to defeat you with bliss
Smiling is triumph
Crying is submission
Smiling
And
Crying
Crying
And
Smiling
But, oh Dear...
Smiling
And
Crying
Siamese Twins
For
Hate made love with Love
Love made love with Hate
Their roots reached deeper and deeper and gave birth to a new US...

4. Una volta errante e oggi il suo faro

Nudo
Svestito dai colori
Che rendono l'uomo quasi nero o quasi bianco
Lo spirito vaga libero
Viaggia continuamente
Nel corpo dell’infante appena nato cerca rifugio
Subito si accomoda lì dentro
negli occhi di questa creatura sboccia la Vita
La Fame e La Sete per l'ignoto
Così il corpo inizia a dipingersi di colori intatti
Stringe forte nella mano senza lasciar fuggire la verginità all'anima pulita.
Afferrato dall'amore per la saggezza
Lo spirito illumina il corpo dove ha costruito la casa
E sotto la sua prigionia inizia a tessere la felicità.

4.
Dikur endacak e sot fener i tij
Lakuriq
Zhveshur nga ngjyrat
Që e bëjnë njeriun ja të zi, ja të bardhë
Shpirti endet i lirë
Rrugëton pareshtur
Në trupin e foshnjës së sapolindur kërkon strehë
E sapo rehatohet aty brenda
Te sytë e kësaj krijese shpërthen JETA
URIA dhe ETJA për të panjohurën
Kështu trupi fillon të lahet e të lyhet me ngjyra të paprekura më parë
Por dore nuk e lëshon virgjërinë shpirtit të dëlirë
Kapluar nga dashuria për diturinë
Shpirti ndriçon trupin ku ka ngritur shtëpinë
Dhe nën robërinë e tij end lumturinë.
Once you were a vagrant, but now you are his lantern


4. Naked
Peeled off colours
That make man either evil or good
The soul wanders in freedom
Travelling incessantly
Seeking shelter in the new-born’s body
And once it settles inside there
LIFE, HUNGER and THIRST for the unknown
Erupt in this creature’s eyes
So the body begins to swim in the sea of colours it has never tried before
Refusing to give up the virginity of the pure soul though
Overwhelmed with the love of knowledge
The soul turns on the lights of the bodily house
And glows with happiness under its bondage.

Traduzioni in italiano di Valbona Jakova
English translation by Ukë ZENEL Buçpapaj

Era Buçpapaj (Tirana, 1992). Durante il periodo 2013-2015, Era Buçpapaj ha completato il programma di studio “Master of Sciences” in “Traduzione tecnica, letteraria e interpretazione,” Ramo di lingua inglese, Facoltà di Lingue Straniere, Università di Tirana. I suoi eccellenti risultati le hanno fatto vincere la “Medaglia d'oro.”
Ha tradotto diversi libri come: a) “Selfie: How We Became So Self-Obsessed and What It's Doing to Us” di Will Storr (inglese-albanese); b) “Anne of Green Gables” di Lucy M. Montgomery (inglese-albanese); c) “Alice's Adventures in Wonderland” di Lewis Carroll (inglese-albanese); etc. Ha scritto diverse poesie le quali sono state publicate in Albania ed all’estero, come: a) Sythi Frymor - pubblicato da World Humanitarian Drive (WHD), nell'ambito del concorso “Covid Times Poetry,” dove è stata premiata con un certificato di riconoscimento, il 22 aprile 2020, Londra, Regno Unito; b) Era; c) Hijet e Erës; d) Gëzim Vajesh; e) The Shadows of the Wind; f) Happiness of Sorrows; g) Wind; etc. Alcune delle sue poesie sono state tradotte anche nella lingua italiana e sono state anche pubblicate in Italia.

Ha partecipato a diverse Conferenze Scientifiche Internazionali ed a diversi corsi di formazione/seminari in gran parte finanziati dal programma Erasmus+.
Dal 2018 ha collaborato con Beppe Costa in molti Festival di Poesia in qualità di coordinatrice, durante i quali ha tradotto diverse poesie dall'inglese all'italiano e viceversa, e ha interpretato dall'inglese all'italiano e viceversa per i partecipanti internazionali. Nel 2019 è diventata membro del Comitato Esecutivo di ALBSA (Associazione Sociologica Albanese).
Dall'ottobre del 2015 lavora come pedagoga a tempo pieno di lingua inglese presso l'Università Mediterranea dell'Albania e come pedagoga part-time di lingua inglese presso l'Università di Tirana.

Era Buçpapaj (Tirana, 1992). Gjatë periudhës 2013-2015, ka përfunduar Programin e Studimit “Master i Shkencave” me profil “Përkthim Teknik-Letrar dhe Interpretim” në Degën e Gjuhës Angleze të Fakultetit të Gjuhëve të Huaja të Universitetit të Tiranës. Për shkak të rezultateve shumë të larta, është vlerësuar me “Medaljen e Artë”.
Është bashkautorë i disa librave të përkthyer nga Gjuha Angleze në Gjuhën Shqipe, si: (1) “Bëmat e Lizës në botën e çudirave” (“Alice’s Adventures in Wonderland”) të autorit Luis Keroll (Lewis Carroll); (2) “Ana Flokëkuqja – Vajza e Ҫatiblertës” (“Anne of Green Gables”) të autorit Lucy M. Montgomery; (3) “Selfie-Uni i Unit: Si u bëmë kaq të marrosur pas vetes dhe ҫfarë trajte po marrim” (“Selfie: How We Became So Self-Obsessed and What It’s Doing to Us”) të autorit Will Storr.
Ajo është gjithashtu autore e disa poezive që janë botuar në Shqipëri dhe jashtë saj, si: a) Sythi Frymor - botuar nga nga World Humanitarian Drive (WHD), si pjesë e konkursit ‘Covid Times Poetry', ku u vlerësua me çertifikatë mirënjohje, më 22 Prill 2020, Londër, Mbretëri e Bashkuar; b) Era; c) Hijet e Erës; d) Gëzim Vajesh; e) The Shadows of the Wind; f) Happiness of Sorrows; g) Wind; etj. Disa nga poezitë e saj janë përkthyer edhe në gjuhën italiane, si edhe janë botuar në Itali.
Ajo ka marrë pjesë në disa Konferenca Shkencore Kombëtare, si edhe në disa trajnime / seminare të financuara kryesisht nga programi Erasmus+.
Që nga viti 2018, ajo ka bashkëpunuar me Beppe Costa në shumë Festivale të Poezisë si koordinatore, ku ka përkthyer disa poezi nga gjuha angleze në gjuhën italiane dhe anasjelltas, dhe ka interpretuar (përkthyer) nga gjuha angleze në gjuhën italiane dhe anasjelltas për pjesëmarrësit ndërkombëtarë.
Prej vitit 2019, ajo u bë anëtare e Komitetit Ekzekutiv të ALBSA (Albanian Sociological Association).
Që në muajin tetor të vitit 2015, ajo punon si pedagoge e Gjuhës Angleze me kohë të plotë në Universitetin Mesdhetar të Shqipërisë dhe si pedagoge e Gjuhës Angleze me kohë tëpjesshme në Universitetin e Tiranës.

Era Buçpapaj (Tirana, 1992) During the period 2013-2015, Era Buçpapaj has completed the Study Program “Master of Sciences” in “Technical, Literary Translation, and Interpretation,” English Language Branch, Faculty of Foreign Languages, University of Tirana. Her excellent achievements made her won the “Golden Medal.”
She is the co-translator of several books: (1)  Will Storr’s Selfie: How We Became So Self-Obsessed and What It’s Doing to Us (English-Albanian); (2) Lucy M. Montgomery’s Anne of Green Gables (English-Albanian); (3) Lewis Carroll’s Alice’s Adventures in Wonderland (English-Albanian).
She is also the author of several poems that have been published in Albania and abroad as well, such as: a) Sythi Frymor - published by World Humanitarian Drive (WHD), as part of the ‘Covid Times Poetry' competition, where she was awarded with a certificate of recognition, on April 22, 2020, London, United Kingdom; b) Era; c) Hijet e Erës; d) Gëzim Vajesh; e) The Shadows of the Wind; f) Happiness of Sorrows; g) Wind; etc. Some of her poems have been also translated into Italian language and have been published in Italy as well.
She has participated in several National Scientific Conferences and in several training / seminars mostly financed by Erasmus+ programme as well.
Since 2018, she has collaborated with Beppe Costa in many Poetry Festivals as a co-coordinator, where she  has translated several poems from English into Italian and vice-versa, and has interpreted (translated) from English into Italian and vice-versa for the international participants as well.
In 2019, she became a member of the ALBSA (Albanian Sociological Association) Executive Committee. Since October of 2015, she has been working as a full-time pedagogue of English Language at the Mediterranean University of Albania, and as a part-time pedagogue of English Language at University of Tirana.