Omaggio e ricordo di Dario Bellezza


Musica: Memoria Fado (by Egberto Gismonti)

alla chitarra Marcos Vinicius
Riprese: Roberto Naponiello estratti e montaggio video b.c.

per la pagina di Dario su facebook clicca QUI

per Youtube la pagina di Marcos Vinicius clicca QUI


Beppe Costa: Costruire un tempio attraverso la Parola di Luan Rama

Il ponte poetico del poeta italiano attraverso l'Adriatico
(per leggere in albanese tutto l'articolo clicca sul titolo)

Il tempio che per oltre mezzo secolo ha eretto il poeta italiano Beppe Costa, non assomiglia ai templi storici. È un tempio di parola, costruito attraverso la Parola, le Verbe, della poesia con parole dell’anima e rivolta, un tempio non solo per se stesso ma per te e per me, per l'uomo comune, per colui che ama il libro e la libertà, per quello che soffre e cerca di tenere viva la speranza. È un altro tempio, un tempio di amore solidale, un tempio di pace e anti-guerra, un tempio che cerca di creare e proteggere la speranza del futuro in ogni angolo del mondo. L’ho incontrato al Festival Internazionale della Poesia a Rahovec (Kosovo), fra poeti irlandesi, sloveni, bosniaci, giapponesi, americani, islandesi, e altri ed ho subito sentito che questo poeta soffriva molto. Sembrava che avesse scalato la montagna e dal suo punto più alto, guardava il mondo mai pentito delle proprie battaglie e di quelle di altri poeti italiani e quelli del mondo, poiché giù, il mondo era ancora immerso nella pozzanghera della miseria, dell’indifferenza, di odio e sfruttamento, con confini insormontabili, di mura, di divisione ed egocentrismo: Il mondo che aspettava sempre quel grande cambiamento che i poeti vogliono, quelli della rivolta come Beppe Costa. Questo siciliano che scrive poesie sin dall'età di 8 anni, che vagava e vaga tra poesia, musica e antifascismo, pubblica i suoi primi libri negli anni ’70, poi eccellendo negli anni '80 e '90 con la poesia e narrativa, creando così un ampio lavoro multidimensionale: poetica, giornalismo, romanzo, canzoni, video, in questo modo amiamo ascoltarlo, quando con voce graffiante legge poesie sue e degli amici poeti: poeti che cantano del mondo e dell'amore umano, poeti che sanno suonare il campanello d'allarme per un altro mondo. Splendidamente, Barbara ha scritto che Beppe in Romanzo siciliano “ vede il tempo nostro, ed è la vulcanica profezia di una catastrofe morale - insieme al racconto di una vita passionale”. Oggi vediamo gli stessi problemi davanti ai nostri occhi: guerre con stati, invasioni arbitrarie, violenze e dittature, mafia e organizzazioni criminali, con la scusa che la guerra viene sempre combattuta per la libertà. Eppure Beppe ha continuato con la poesia di strada, la poesia di protesta, ricordandoci di Pasolini che adorava così tanto. Quando l'ho incontrato, non ero al corrente della sua grande opera, non conoscevo le traduzioni che aveva fatto in italiano delle opere intense di Fernando Arrabal, sempre nella stessa trincea, ma presto ho scoperto come questo poeta si opponesse alla guerra e all'oppressione verso l’essere umano e il suo sfruttamento; Mi sono reso conto di come cercasse e cerca una nuova moralità per il mondo, quel mondo civile non riesce ad apparire. Eppure i poeti sanno come non arrendersi, come non rattristarsi. Sanno come far suonare le loro campane poetiche. Non casualmente o inutilmente: con il suo trasferimento a Roma nel 1984 (da Catania dove aveva iniziato nel 1976 fondando la casa editrice) che ne 1992 diventerà una grande libreria Molti intellettuali sono intervenuti con letture, presentazioni o solo per acquistare libri e molti gli incontri con gli alunni delle scuole. Ma porta le letture e le presentazioni anche nei bar, nelle piazze, nelle scuole e nelle carceri. in modo che persone d’ogni età potessero rispondere alla chiamata poetica e sentire quella sensibilità del mondo e l'amore che esiste. Con lui ci sono state al fianco Monica Viti, Dacia Maraini, Barbara Alberti, lo stesso Arrabal, ma anche il cantante Don Backy che l’abbiamo sentito così tanto negli anni 70-80 insieme a Lucio Battisti, Gianni Morandi, Massimo Ranieri e molti altri. E’ stato amico di Alberto Moravia, Anna Maria Ortese, Leopold Sédar Senghor, Enzo Jannacci, Alejandro Jodorowskj autori che ha intervistato per il Giornale di Sicilia. Con molti autori ha viaggiato per l’Italia fra questi: Dario Bellezza, Adele Cambria, Arnoldo Foà, Goliarda Sapienza. Jack Hirshman, Poul Polansky. Ha vinto il premio Alfonso Gatto, ha pubblicato opere di importanti autori europei come Manuel Vasquez Montalban, Gaston Bachelard, Gisele Halimi e autori dei nostri giorni e alcuni anche tradotti. Gli amici di Beppe sono numerosi. Sono in tutto il mondo perché 
Luan e Beppe in Kosovo

Beppe è un poeta di terra e di vita, un poeta dell'amore, cantore nell’ultima opera Il poeta chi amava le donne (e parlava coi muri) che ama tutti: i semplici, gli indifesi, i poveri, gli omosessuali, i tossicodipendenti e vorrebbe tanto farli uscire da quella dalla miseria dove vengono relegati. Beppe sa urlare per amore, poiché è così che ha sempre fatto, fin dalla sua giovinezza. Quest'uomo oggi vuole dare speranza anche a chi vive armato o che è stato costretto a combattere e condurre una guerra ingiusta. Vuole far cambiare strada, spiegargli che la lotta è sempre e solo per la pace. Sebbene egli stesso nella poesia inedita ultimi scalini sa che altri verranno e saliranno la scala della poesia e la lotta per il progresso e la solidarietà umana. La certezza che le nuove generazioni daranno respiro alla vita e a questo mondo malato che, non di rado rimane schiacciato dai deliri di sovrani, imperatori e dittatori.
Semplice e sorprendente la memoria di Beppe nei confronti del suo amico, il poeta palestinese Naim Araidi, mancato ne 2015, cui dedica i versi: amico mio / non conoscevamo la lingua dell’altro / ma la poesia scorreva ... » Innalzare un tempio attraverso la parola non è facile. Per innalzarlo, devi avere una grande anima, devi accettare la semplicità, essere umile davanti alle persone e al suo servizio, cantare d'amore in modo che possa mantenere viva l'anima delle persone, specialmente dei giovani. Quando eravamo a Prizeren, in Kosovo, Beppe si godeva la vita, poiché prima di tutto ama la vita, è un poeta di vita. Gli piaceva la nuova realtà era iniziata per il popolo del Kosovo, delle donne incinte e di quelle belle ragazze che camminavano in pace nel Kosovo, una vita che è iniziata dalle ceneri della guerra nella poetica della fenice. Era molto soleggiato quel giorno a Prizren. C'era molto sole nella casa di Namik Hoti e altrettanto in quelle centinaia di tombe che ha visto sulla terra del Kosovo così che ne ha scritto per loro. Sì, costruire un tempio non è facile. E Beppe, già malato, stanco nel corpo ma non dell'anima, Beppe che non si arrende, continua a cantare. Sa come mantenere in vita questo tempio attraverso il sacrificio. Sa che il primo ad essere sacrificato è il poeta, come lo furono Lorca, Ritsos e molti altri. Ecco perché nelle fondamenta di quel tempio, c'è il sangue e lo spirito, spirito da poeta: quell'anima turbata che non lascerà questo mondo senza vedere il raggio ocra del sole apparire all'orizzonte, quel sole che porterà la pace nel mondo, di un mondo senza guerre, dove i connazionali del suo amico palestinese Naim Araidi possano vivere in pace con gli amici del poeta israeliano Amichai. È Beppe Costa che negli ultimi anni, dopo la sua visita in Albania, da Tirana a Durazzo, da Valona fino a Saranda, insieme ad alcuni amici poeti italiani, incontrando molti poeti albanesi, ha creato quel bellissimo ponte che attraversa l'Adriatico, quel ponte poetico. E, spesso i ponti poetici, quelli dell'anima, sono più forti dei ponti di pietra, ferro e cemento. Beppe Costa, questo ammiratore di Rembaud, Eluaurd Prévert o Valery, sarebbe accolto a braccia aperte in Albania e senza dubbio è tanto conosciuto e tanto popolare nell’ambito sociale, tanto quanto il suo lirismo e le sue poesie d'amore. Sarebbe bello che la POETEKA la invitasse alle pagine, così come i media sensibili alla poesia.

Luan Rama

Traduzione di Valbona Jakova