Beppe Costa sceglie “Esorcismi da libraio” di Alessandra Buttiglieri*

*Alessandra Buttiglieri è nata nel 1991 e vive a Gioiosa Jonica, un paese della Locride provincia di Reggio Calabria. La sua scrittura nasce fin da bambina come diletto e via via si trasforma, in maniera quasi ossessiva-istintiva-naturale, in una scelta di vita; la sola scelta possibile. Ha scritto diverse liriche, racconti, egloghe. Uno dei suoi testi fa parte dell’antologia del Premio “Cose a parole” edito da Perrone Lab.

Molto della sua essenza si può trovare sul sito
www.letterando.info

Nella foto Alessandra Buttiglieri ----->>>

Ma che dire, a lei la parola e a voi la lettura...

(A cura di Mariaelisa Giocondo)

Esorcismi da libraio


C’è solo un momento nella vita di uno scrittore in cui valga la pena sforzarsi d'indossare una cravatta, di pettinarsi.

E’ il momento dell’esorcismo, delle mani premute a silenzio alla bocca dello Stivale, rotto, che ci mantiene scomodi come malattie, lievemente sdegnoso di noi.

Anteriori a certe realtà, vien difficile capirsi, crederci.

Fango su fango si seppelliscono le memorie, ma certe presenze, è certo, sono così perpetue che nemmeno la morte stessa, sfiancandosi correndo, le raggiunge decretando il macabro momento.

Nello sgomento editoriale, tra le gomitate a trabocchetto, delle traduzioni ostentate di egocentrici finti, santoni dell’immaginario letterario, si omettono i neri nomi della vera storia poetica, si martoria la cultura e straripano le minchiate dei fedelissimi moccini che non sanno proprio più dove mettersi i lucchetti con i quali s’ipotizza un amore patetico, si saltella tra età disgiunte e si fa il pieno di fantomatici romanticismi scontati, banali, triti e impastati, vomitati da bocca in bocca in quella scempiaggine giornaliera di “xk” o “cmq”.

Ma i soldati librai ancora si battono, mietendo vendetta, chiedendo riscatti, sostegni, scacciando la possibile paura di morire di fame, nell’isolamento termico condotto dalle malagevoli figure di scrittori (quelli veri) a cui si cerca di strappare e rapire la parola, che vive e muore in un attimo, bombardata dalla falsata libertà, censura buffonesca per bambocci impauriti che strumentalizzando la malleabile stupidità italiana, riducendo le cose belle all’osso, sporcano qualsiasi cosa possa salvare, salvarci.

Impigliati, sgattaiolate dentro la vostra insensatezza, quell’inutilità padrona che soverchia le vostre menti, incolte, concimate a imporrare prematuramente.

Si muore oggi, anche per stupidità.

Ma non muoiono di certo le voci bianche di uno scabroso Bellezza, dell’isolata Ortese, dell’insolente Pasolini e di tutti gli accenti letterari che rendono meritevole il disappunto dei critici.

La letteratura è un posto triste, in cui ci si accoccola piangendo, appesi alle pagine di un libro, calvinamente alla ricerca della posizione adatta che renda più comodo il trapasso del lettore (quello vero).


di Alessandra Buttiglieri