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copertina: Federico Bassi |
Stefano Iori,
La giovinezza di Shlomo
Gilgamesh
Edizioni
ISBN
978-88-6867-078-8, pp. 128, € 10,00
Collana di
narrativa ANUNNAKI
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La giovinezza
di Shlomo, l’ho letta nell’insonnia di una notte, d’un fiato.
Si legge d’un
fiato. All’inizio mi ha ricordato il Tamburo di latta di Günter Grass, - anche se qui sarà la madre
a scomparire per prima, - per i panorami appena accennati della guerra che non
si ferma se non per qualche tregua, spezzata, come sempre da
attacchi terroristici. Siamo naturalmente in terra d'Israele, dove l'Autore è già stato (sentendo attorno a sé i rumori della guerra) e dove nell'autunno di quest'anno ritornerà stavolta come poeta ospite al Nisan Festival.
[Il bimbo si salvò per un soffio dall’oltraggio di quella tenaglia
disumana che avrebbe dovuto incoronarlo. Ancora grido e ancora sangue. Il
piccoletto sgusciò fuori, silente, immobile, mentre la donna chiudeva gli occhi
e taceva. “Presto, in rianimazione!”. La madre se ne uscì coperta da un
lenzuolo da battaglia, bagnato di umori, di sangue, di linfa.
Il bimbo rimase. In braccio all’infermiera. Sempre zitto. Come in
preghiera.
Salomon ‘Shlomo’ Batai nacque a Tel Aviv alla fine della Guerra dei sei
giorni.]
Crescerà coi nonni che
moriranno poco dopo, successivamente con una zia arcigna e fredda che parla yiddish
“Il saggio ode una parola e ne comprende due”, sarà l’unica frase che il padre
tradurrà al figlio.
Un padre
silente di cui scoprirà l’amore solo alcune rare volte (come quando gli eviterà
il servizio militare, lui, soldato di carriera) e, “forse” nei diari e sogni che
Shlomo scoprirà solo dopo la sua morte.
Nella terra
degli ulivi:
[Troverai ulivi ovunque andrai. Quando li osserverai, pensa. Tre colori
e tre possibilità per te: il dolore che credo stia nei contorcimenti del
tronco, la realtà che vive sul dorso delle foglie, la speranza che luccica di
sotto. E pensa che poi arrivano le olive”].
circondato
dalle guerre in Libano, in Giordania, a Gaza e da attentati
[Udì boati, colpi di mitraglia, urla di coraggio e di spavento. La
guerra, una nuova guerra. Sempre uguale alle precedenti. La seconda Intifada,
lo smantellamento di Gaza. Il muro che stava facendo posto agli ulivi.]
cresce a Tel
Aviv nella grande casa di famiglia, dove da ogni punto si vede il mare, mentre
negli anni della sua crescita, si allungano i giardini spezzati dai
grattacieli, fra albe, tramonti e con Yafo (Giaffa, città araba unita a Tel Aviv) silenziosa e solitaria di notte come
di giorno, Shlomo cresce con la passione dello studio scoprendo da Leopardi a
Pasolini e quindi l’Italia, l’ultimo paese lasciato dalla famiglia. Scopre
oltre ai dolori dei lutti quelli più inesplicabili dell’amore.
[Mentre il giovane cantava lei lo aveva guardato muovendosi appena di
lato, prima a destra e poi a sinistra, come ad assestare il baricentro. Come a
stendere un fascio di muscoli, a porre l’equilibrio dei nervi nella condizione
di slancio verso di lui. E intanto il suo sguardo diceva, quello sì che
parlava. Di cose inaudite. Cose che mai avrebbe potuto ammettere al primo
fortuito incontro. Fu quel “mai” ad intrigare Shlomo? Come da un proiettore
impazzito le immagini di lei gli arrivavano
alla mente come lampi nel buio. Ricordava il suo vestito nero, stretto
stretto attorno alle forme nervose.]
Ma le ragioni
e le vie del cuore non sono parte di una storia prevista o risolta, né sarà mai
possibile raggiungere sapienza e consapevolezza come per gli studi o per il
lavoro e la vita sembra prendere altre vie più contorte e frastagliate. La scrittura presenta grande delicatezza e sensibilità, senza lasciarsi travolgere in facili cadute di stile, in qualche modo poetica ma sempre rimanendo alta la capacità del narratore nel descriverci il carattere di ciascun personaggio, dote questa rara negli ultimi tempi di narrativa spesso da incubo e faciloneria.
[Ci furono giorni di ardore e di gioia, ma un dì piove ed un altro
splende il sole. Vennero così anche abbandoni e riconquiste, cedimenti
reciproci, liti, momenti di inutile perdono, silenzi. Eppure quel nascente
amore in altalena non sembrava sfilacciarsi.]
Ma non vi
dirò la fine del romanzo, neanche sotto tortura, così la sorpresa sarà
tutta del lettore che immaginerà, oltre a ciò che si legge chiaramente, altre
immagini e spunti sui luoghi, sulle storie di tante famiglie provenienti da soli
gelidi, profughi di tante tragedie, nella speranza di una terra altrove negata, ricca di colori e calda, che tenteranno di
vivere in uno dei luoghi più controversi del mondo, dove non sarà possibile non
respirare l’aria di precarietà, ma proprio per questo rimane, visitandolo, uno
dei paesi dove le persone paiono divertirsi, giocando sulle spiagge, anche di
notte affollate, dove sembra che nessuno lavori fra grattacieli e giardini che
si snodano ormai per chilometri e la minaccia della guerra, a poca distanza, sembra una invenzione della stampa.
Senza dubbio
un romanzo, il primo dell’Autore, già noto come poeta, pieno di riferimenti da scrittori amati, che descrive la vita di
persone (o se vogliamo un breve percorso dall'infanzia alla maturità) e di famiglie 'normali' in Israele - non solo di Intifada - come fanno già da tempo Amos
Oz o David Grossman.
b.c.

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