La pelle di Napoli di Federica Passarelli

Napoli me la son girata per bene, con calma, senza fretta, pagina per pagina. Letteralmente il libro me lo son portato sempre appresso: uno stradario di Napoli in tasca, per non perdere la via. E l'ho letto sempre, nelle pause, nel silenzio, nelle attese o tra i rumori. Per sentirmi addosso la pelle di Napoli o per incarnarmi nella pelle sognante dove sbuffa il Vesuvio quando non è stanco di dormire.

Ho annotato, durante il viaggio, vie, nomi di chiese, piazze, quartieri e mi sono addentrata nei vicoli dov'è il cuore di Napoli : "Perché, tanto i vicoli sono stretti e cupi, tanto la gente che ci vive è aperta e solare. Disposta a parlare. Non rigetta i corpi estranei. Accoglie".

Napoli accoglie. E chi coglie e accoglie la bellezza di Napoli? Chi la sa cercare.

Girando per l'Anticaglia, passando per la Pignasecca (l'intestino di Napoli), attraversando il Petraio ho scorto il cartello con la scritta: "Chiunque ha comportamenti da camorrista è un camorrista", avvertimento che aspira alla legalità. E avvistare un mondo dove "si conoscono tutti, come succede nei vicoli. Quando la società si sbriciola, la comunità, con i suoi legami naturali, rinsalda ciò che resta. Sono tutti sulla stessa barca. La strada diventa la casa condivisa, con qualche libertà e qualche abuso. Napoli percorsa ad altezza 'vascio' moltiplica le sue facce come un caleidoscopio assurdo dove i pezzi cambiano, ma il disegno resta sempre lo stesso", è motivo di speranza. Napoli è poesia. Quella che non ha bisogno di parafrasi però, ché Napoli non si spiega.

Il libro è una dichiarazione d'amore dello scrittore per la sua città. Bene ha fatto a raccogliere tutti i suoi reportage pubblicati a suo tempo sulle pagine de Il Mattino. Bene ha fatto, perché chi non ha avuto la possibilità di apprezzarne il contenuto all'epoca, col libro ha avuto l'occasione di goderne in pieno. Ho fortemente voluto e cercato questo libro, e per l'amore viscerale che ho per il tesoro campano e perché consigliatomi a suo tempo dal mio personale spacciatore di libri e di emozioni.

Quando giro per il centro storico della mia piccola città, mi piace pensarla come un quartiere di Napoli, così disegnata tra vicoli, piazzette e cupole di chiese "slanciate come mammelle verso il cielo, dettagli materni ed erotici, nel contempo". Dove anche i suoni della parlata si assomigliano, vecchia Terra di Lavoro che ospitò il re Vittorio Emanuele II di Savoia in viaggio per recarsi a Teano ad incontrare Giuseppe Garibaldi.

Ma pur Carmeniello se ne va e un'altra annessione l'ha portata al di là del confine.

Le ultime pagine dell'Anatomia urbana mi hanno emozionata e commossa. La pelle, che esprime il nostro modo di vivere la vita, è una specie di cartina geografica dell'anima, dove sono impressi i segni della nostra vita interiore: le nostre emozioni, i nostri anni. La pelle è il punto di unione e separazione tra esterno e interno, tra sé e il mondo. E la pelle cambia, come il serpente che cambia pelle per non morire. Napoli pure cambia, si adatta, si amalgama alle varietà universali che la contengono. Eppure rimane sempre la stessa. Per non svendere la sua magia, per non perdere la sua bellezza. Quella che ha nella pelle e sotto la pelle.


                                                                                                                     Federica Passarelli






Pietro Treccagnoli, La pelle di Napoli, Cairo, 2016
pag. 273,  € 15,00 - ISBN 9788860526489