ISBN 978-88-98965-33-5, 64 p., ill. , Brossura € 9.00 |
Già dal lunedì, la settimana
raffigura, attraverso immagini delicate, l’intento dell’autore, rccogliere sé
come in una lunga confessione davanti a un qualsiasi dio, puché ci sia da
qualche parte, complice e partecipe dello stesso sentimento che non può e non
vuole essere accomondante, né piacere agli eventuali lettori:
“A
volte ritorno tra le urla dei mortali /
abbracciati ai loro giorni tristi / alle
inutili parole pronunciate / da improbabili re del nulla / e avvolti nelle loro
camicie bianche”.
All’umano cui parla come a se stesso
dove, per contrasto, la natura che fa da sfondo alla miseria della vita,
continua a rappresentare il miracolo possibile:
“Questa luce spinta
prepotentemente dal buio /
riflette questa eternità che nulla ha di
eterno”.
Ma c’è anche un tenue speranza
del rivolgersi alla poesia, come arma di difesa, quando anch’essa non diventi
offesa:
“Ma
io busso sempre alle tue finestre socchiuse / starò in silenzio, farò tacere i
miei pensieri / mi lascerò battezzare
dal vento che mi hai donato / come uno zingaro ti cercherò tra i campi
assolati / e tu, poesia, lascerai che ti
parli e nulla più sarà”.
Questo è il dono che il Poeta
offre al lettore: una riflessione sulla scrittura poetica, tanto amata ma, come
ogni amore vero, altrettanto sofferta. Io non sono qui se non come lettore
incapace di far paragoni, annotazioni critiche o altro non mi spetta né
compete. Sono il lettore attento che qualche volta, raramente, vorrebbe travore
parole che affinanchino la stessa solitudine, lo stesso intento, l’identico
amore che gli esseri umani perduti che riusciamo a vedere nellamoltitudine
rumorosa che tutt’intorno urla, chiede, inpreca, uccide e muore:
“Che ne sai di chi non è nato sotto una stella / di chi si nasconde sotto la pioggia / mentre l’indifferenza delle nuvole non passa / è sembra impossibile avere un cuore che batte”.
“L’occhio multidirezionale del Poesta che vede altro e oltre: non basta assaporare attimi di paradiso / perché l’inferno è in ogni angolo di conoscenza”.
Così forse, probabile, anzi possibile che il lettore si ritrovi in
ogni verso e possa, attraverso questo concerto di parole mai abusate, ritrovare
parte di sé o tutte le sue parti mancanti, per distrazione, cultura, tempo o
cecità. Così mi ritrovo, come raramente accade, in ogni verso e, d’altro canto,
per lavori e attività che ci vedono combattere nelle stesse direzioni, forse
non poteva essere altrimenti.
Se la vita è l’arte
dell’incontro, questo è uno dei rari casi quanto avviene e, quasi senza
accorgersi, a distanza, si forma una complicità di passioni, dolori, perdite,
ma anche momenti di rara nostalgia per lo squarcio d’un ricordo. Ma bisogna
arrivare a un triste giovedì:
“Cosa ricorderai di quei giorni persi a rincorrerci /
dietro scrivanie disordinate e distributori di caffè / a elogiare vaghe
promesse di eternità?”
La natura, la pioggia, gli uccelli
sono il paesaggio che affianca la solitudine del Poeta, una natura silente che
sembra ascoltare, a volte anche ubbidire soggiacendo alle stagioni del poesta
che le percorre tutte, salvando, come si dice del Creatore, la domenica degli
affanni, quindi non mi è dato sapere se quel giorno che cade ogni sei giorni,
il Poeta può lavarsi, o almeno ripararsi dal male che affligge l’umanità
“Piove mentre attendo che suoni la sveglia / e le parole non hanno riscaldato / il mio sonno travolto da un’alluvione / di uomini affannati e senza volto. / Piove e ancora il mattino non arriva.
Mi rendo contro di non aver scritto nulla della poesia di Claudio Moica, è lui che mi racconta di sé, sena pudori né false umiltà: è tutto qui, in questo libro breve ma di rara intensità, dove certamente il lettore può trovare un complice alle proprie solitudini, qualche risposta alle tante domande sull’utilità dei ricordi, della memoria che non è mai la storia personale di un singolo, ma l’incrocio e incontro con altri esseri umani a volte visibili, più spesso no.
“Ma ricerco sempre il nord dei giorni / mentre mi sforzo di vivere ogni
mattina / in questo povero mondo insanguinato / e sepolto nelle fosse comuni
dei dimenticati”.
Se, leggendo un libro di poesie, trovi complice un forte sentimento d’amore, ebbene, questo è uno dei pochi e
rari casi.