Caro Mauro,
Ora ne sono certa:
Mentre leggevo la poesia eponima
"Il rumore della nebbia", ho assistito alla cattura, in modo
strettamente fotografico dell’immagine del "rumore biancastro" che
"scivola a fecondare / rinascite impossibili" riuscendo a farci
percepire la nebbia non solo come fenomeno meteorologico, ma come una casa
malferma nel tempo, come una forza poetica potentissima, dimodoché si possano
creare nuove opportunità e suggestioni, senso di mistero come di
trasformazione.
E in ciascuna delle pagine, ho notato come tu rimanga fedele alla tua linea poetica, ma allo stesso tempo introduci novità intriganti che aggiungono complessità e mettono in evidenza la tua capacità di esplorare altre prospettive.
I versi "un fiato di tanti fiati / vuole portarti via / staccarti dal suolo" sono particolarmente intriganti. Rappresentano una sorta di richiamo alla fuga dalla realtà, un'esperienza di distacco e liberazione. La tua poesia riesce a toccare le corde dell'immaginazione e spinge il lettore a riflettere su concetti come il tempo, e la connessione con il passato. Aggiungo che è il libro di chi si è guadagnato il lusso di poter esprimere il proprio disappunto. Lo hai sempre fatto. Ma qui non hai bisogno di gridarlo.
Notevole La poesia finale "A questo punto / la storia finisce qui," dove annunci con serenità la fine del tuo racconto, suggerendo che la tua vita, come tutte le storie, hanno una conclusione inevitabile, ma senza ansia eccessiva, senza osare la parola gioia ma con un’ accettazione pacifica della fine.
Sono ansiosa di continuare a leggerti ‒ anche se questo libro somiglia a un testamento ‒, a esplorare ulteriormente i tuoi pensieri, le emozioni attraverso la poesia, le note saggistiche, i romanzi. Viviamo felici in attesa dell’ultimo respiro!
Con l’affetto di sempre,
Viviane