Daniela Dante, quattro poesie italiano-inglese


L'autrice durante un reading

Tre poesie tratte dal libro Il posto migliore, edito da Fondazione Bruno M. Daga 
e Fondazione Beppe Costa

Il nome

Il mio nome è donna
il mio nome è - madre
il mio nome è -guerriera
il mio nome è il nome
di mille e mille – sciolte nel mare
il mio nome
è nuvola, lucertola, fiore di campo
il mio nome è bambina
culla, tempo, parola
il mio nome
è amante,
Eva e strega
cerchio ed angolo acuto
passione che brucia
il mio nome è com-passione
natura di terra
braccia di cielo
- Donna -

 The name

My name is woman
My name is mother
My name is warrior
My name is the name of thousands – melted in the sea
My name
is cloud, lizard, wild flower
my name is child
cradle, time, word
My name
Is lover,
Eve and witch
circle and acute angle
burning passion
My name is compassion
Land nature
Heavens arms
- Woman –

Le mani

Oggi di te
mi mancano le mani
quel guardare piano
delle dita
suoni nell’aria
e su di me
come fossi
la tua musica
di cielo.

The hands

On this day
I miss the hands
The slow gazing
of the fingers
sounds in the air
and above me
like I was
your celestial music

Da dove?

Un punto nero, un angolo di fumo,
una stella che brucia,
il vuoto attorno.
Questo sono io:
invisibile
aria che puzza di lontananze,
inutili braccia
lasciate ai fianchi stretti
paludi di memorie
assenze.
Assenze
non faccio parte del paesaggio
non ho più un paesaggio
lascio che la vita mi passi vicina
senza sorrisi
perdo nelle scarpe ogni giorno
un pensiero.
Migrante da dove?
Viaggiatore senza sogni
calpesto nelle nuvole
migliori presagi.

From where?

A dark point, a smoke corner
A burning star
Emptiness around
That’s what I am
Unseen
Air smelling like distances
Useless arms
Let on the narrow hips
Memories marshlands
Absence
Absence
I’m not a part of the landscape
I don’t have a landscape any more
I let my life to pass nearby
Without a smile
In my shoes I lose a thought
Every day.
Migrant
From where?
Dreamless wanderer
In the clouds I step on
Better premonitions.

Rondini

Sono orfana
così piena di solitudini celesti
che quasi trabocco
anche stamani.
Il canto delle rondini
ha fatto il nido sulla mia spalla.

Swallows

I’m an orphan
So full of celestial loneliness
That I almost overflow
In this morning
The singing of the swallows
Nested on my shoulder



Leggendo le poesie di Daniela Dante viene da pensare al deserto totale che ci circonda e che, naturalmente, lei vede, osserva, lo fa suo.
Pochi i versi, se pur di attimi di gioia o, in ogni caso, di distrazione: gli occhi sono puntati verso le sofferenze, le solitudini, una sorta di tratta di esseri umani che non possono non vedere i poeti.
Con un linguaggio semplice seppur affascinante il viaggio dell’Autrice parte comunque da se stessa, da un percorso che, se da una parte allontana i ricordi, dall’altra - forse grazie al teatro che frequenta realizza e vive – matura in sé l’essenziale, sia come linguaggio che come argomento. Allora diventa un viaggio per lei per il lettore piuttosto stanco da tanta poesia da frigorifero.