Nguyen Chi Trung Poema freddo

 

Nguyen Chi Trung una voce nostalgica che cerca risposte sulla dolorosa permanenza dell’uomo sulla terra. Benché conosciuto anche per la sua lirica erotica e d’amore, l’arteria primaria di Trung è esistenziale; la sua è poesia di domande filosofiche, rivolte a capire il perché, il come, il quando, il da dove e il verso dove dell’uomo e di tutto ciò che lo circonda. Qui offriamo un assaggio di Venti, quelle pagine che si fanno vento, alito celeste che trasporta i ricordi e la materia verso il regno del nulla.

Nato in una città sulla costa nel Vietnam del sud, è cresciuto a Saigon. Negli anni sessanta, grazie ad una borsa di studio, Chi Trung si reca in Germania per studiare filosofia, matematica e meccanica applicata. Ha lavorato come ingegnere fino al 1997. Vive attualmente a Stoccarda e fa lo scrittore. Scrive sia in tedesco sia in vietnamita e traduce poesia nella lingua vietnamita. È riconosciuto come uno dei grandi poeti viventi del suo paese, l’unico esponente della sua generazione. Nel 2013 è uscita una raccolta dei suoi testi poetici a Saigon in sette volumi. Quest’anno è in uscita la prima edizione italiana di Venti presso Samuele Editore.

Dal sito: http://www.minervaonline.it



Alcune poesie tratte da Poema freddo (1981-2010) che ho tradotto da una versione spagnola, tradotta a sua volta da Zingonia Zingone:


Piombo fuso

Memoria, sogno, notte,
che vuol dire tutto questo?
Versiamo piombo fuso
nel nostro sangue
che da molto tempo è diventato freddo

Non viviamo con noi stessi,
dove convivono dolore e polvere

Con una mano scriviamo la poesia,
ma risparmiamo parole senza manipolare
la loro verità

Con l'altra mano curiamo il cuore,
lasciandolo sanguinare fino alla fine

(03.01.1988)

Sulla soglia

La poesia ci tiene dritti
sulla soglia, dove fuggono
venti falsi e autentici.
Con le depravazioni della memoria,
cresce l'intensità delle nostre parole;
pubblicazioni, lotte nostre
o la rinuncia a noi stessi,
si rivelano cosa assurda.
Per quanto tempo ancora?.

E nei sogni possiamo continuare
ad esistere nella battaglia
contro tutto, contro la bruttezza,
ma insieme della bellezza.
Dov'è differenza?
fra battaglia e sogno?
Non confondiamo la soddisfazione
nostra con quella
dell’erba e della pietra,
che non hanno soddisfazione alcuna.
Può la salvezza di ciascun individuo
essere quella di noi tutti?

(21.04.1988)

Verso l’oscurità

Senti il crepuscolo che si avvicina
nella boscaglia. L'animale del futuro
rosicchia insistente nel buco dell'anima
che catturerà l’anima stessa completamente.
Le piante ci hanno lasciato senza dire
alcuna parola,
mentre noi, loquaci con la
onnipotenza
dal discorso avanzavamo verso
l'oscurità,
perché quelle non riuscivano a consolarci,
a consolare noi, la nostra generazione..
Toccano l'anima che riposa
e la notte abbraccia entrambe.

Avevamo così tanto e non abbiamo niente.
La nostra meta è più bassa di quello che pensiamo.
Ci manca solo l'alienazione finale
per completare la nostra esistenza

(30.12.1986-20.11.1988)
l'Autore al MonigaFest organizzato dal poeta Igor Costanzo



Lo sciame di farfalle notturne

In decomposizione, le colonne di legno
sostengono il cielo
e nelle loro cavità cerchiamo protezione,
Lì il pensiero ci concede filosofia,
chiacchiere, letteratura, emozione, poesia
e la mente finalmente illuminata
ci consegna un'esistenza vuota
In questo sciame di farfalle notturne,
questa macchia che vola con maschera da angelo
della morte, paziente e senza intento, sminuzzando
la Mneme, impariamo a dimenticare -
dimenticare i giorni e lo spazio,
dimenticare noi stessi
È strano ritrovarsi alla fine!
del XX secolo!

(18.11-18.12.1988)

Un battito

Ora che è lieve l'abisso,
non possiamo sentire e capire
nient'altro che il nostro grido,
comincia persino ad annoiarci e si perde
come un giorno nell'agglomerato del tempo.
Riconosciamo finalmente:
da nessuna parte, come il battito d’una farfalla,
la vita è venuta fuori dal nulla,
improvvisamente entrò in quel momento
la vita della materia, dell'universo.
E dell'anima terrena, ma sempre aliena,
che si aggira per la terra.
Cosa dovremmo farne?
e con quale modalità dovremmo vivere
quella della pietra o quella dell'elettronica?
Possiamo in qualche modo farlo?
Il tempo ci permette di morire, ma non di vivere.

(18. 11. 1988)