Francesco e il talento che può migliorare il mondo di Federica Passarelli

Eppure no. Non è solo per la filosofia, per la cultura, per l'umiltà (ho sentito spesso questa parola nelle descrizioni che gli amici hanno dato di Francesco), non è solo per l'iniziativa associativa o per la freschezza con cui spiegava concetti difficilissimi ai meno esperti. 

Non è solo per tutto questo. L'aspetto straordinario di tutto questo affetto nasce dalla sua innata capacità di trasmettere agli altri il suo mondo, tanto che amava dire di chi si calava in questo suo universo: "Si sta giampietrizzando!" Eccola qui la grandezza di Francesco. È tutta qui. Ecco perché ho sentito dire da tutte le persone che hanno incrociato il suo cammino terreno: Francesco è in ognuno di noi, appartiene a ciascuno di noi, Francesco è di tutti! Tutte le iniziative ideate dagli amici sono frutto di una volontà sentita, espressa, comune. Se si omaggia un giovane filosofo non è soltanto perché ha scritto dei libri importanti o perché ha collaborato con personaggi illustri come Umberto Eco, e non è perché è stato il primo studioso italiano ad aver tradotto il più importante documento medico leibniziano. Del resto basta aprire Wikipedia per trovare una cascata di articoli in cui si parla della sua bravura, della sua giovane età (per raggiungere certi risultati occorre una vita), della sua cultura sconfinata. Non per tutto questo o non solo per tutto questo si omaggia Francesco. Il motivo è tanto più semplice. Francesco ha trasmesso il valore più importante: credere nell'umanità, nelle sue potenzialità. Ognuno possiede in sé una dote, un talento che se affinati possono contribuire a migliorare il mondo. 

"Abbandonarsi al sonno mentre i barbari saccheggiano la Città, devastando i templi e calpestando il diritto, nume tutelare di un'epoca confusa, oppure scacciare i sofisti dell'ultima ora e ricercatori del profitto fuori dalle mura. Tertium non datur. Figura emblematica, quella della sentinella. Una sorta di tarocco epocale. La sentinella è di per sé inquieta, come del resto ci ricorda il misterioso verso di Isaia, il poeta apocalittico, che rimanda alla voce notturna che chiede: sentinella, quanto resta della notte? E la vedetta dell'ignoto risponde che la notte sta per terminare, anche se l'alba non è ancora sorta, e invita quindi a tornare, domandare, insistere. Ecco quel che non si dovrebbe fare, serrarsi in sé e poi dormire. Occorre piuttosto vigilare, restare all'erta per cogliere la segreta germinazione del futuro. L'ordinanza Romana imponeva alla sentinella di tenere l'indice sopra le labbra per resistere alla sonnolenza. Ridestare la coscienza, scintilla dell'anima, nella notte che ancora non conosce i lumi fiochi del nuovo giorno. La coscienza, compromissione dell'innocenza." 

da: Lettere e disarmonia di Francesco Giampietri: Cap. (Mal)destri, paragrafo 1


                                                                                                                            Federica Passarelli

Editore: L'Erudita
Data di pubblicazione: 2017
ISBN: 9788867701865
Pagine: 88, € 13