La libertà del jazz nel talento del giovane Antonio Ottaviano

 

Un ragazzo, il suo sassofono e un sogno luminoso come il sole. Il talento puro corre veloce, indisturbato e quando si manifesta sin dalla tenera età, assecondarlo è la migliore intuizione degna di non passare indisturbata poiché è quella che conduce verso la realizzazione dei propri sogni. Antonio Ottaviano ha mostrato la sua passione per la musica sin da piccolo: all’età di sei anni uno zio direttore e compositore per banda gli fornisce le prime lezioni di flauto e qualche anno più tardi, decenne, inizia a studiare sassofono alla Jam Session School, scuola di musica nata a Venafro da un’idea del musicista  Peppe Maisto.

Il sassofonista Francesco Gallo è stato il suo primo vero maestro oltre che complice di rilievo avendogli fornito la possibilità di conoscere e apprezzare il virtuosismo e la capacità di scandagliare emozioni, caratteristiche peculiari dello stile jazz,  una musica destinata poi a diventare parte essenziale della sua vita quando, come racconta l’artista “io ed un mio carissimo amico, entrambi tredicenni, dopo una lunga serata in gruppo, decidiamo di stenderci sul muretto di casa sua e di ascoltare “Kind of Blue” di Miles Davis. In particolare ricordo il brano “Flamenco Sketches”, che mi colpì in modo straordinario.”

Con il sassofonista Rosario Giuliani ha da poco concluso un percorso di studi presso il Saint Louis College Of Music di Roma, la prima ed unica Istituzione di Alta Formazione Artistica Musicale in Italia autorizzata dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca al rilascio di diplomi accademici di primo e secondo livello, equivalenti a laurea magistrale specialistica. Sempre presso questa scuola l’anno venturo inizierà il biennio di arrangiamento, che gli consentirà di affinare il linguaggio musicale e le competenze nel campo della composizione.

Nel 2022 ha vinto la XXVI edizione del prestigioso “Premio Internazionale Massimo Urbani” di Camerino, grazie al quale ha avuto la possibilità di registrare e pubblicare l’album intitolato “Bright as the sun” per l’etichetta “Emme Record Label”. Il lavoro dell’artista è descritto dai suoi editori come “un concept album che vuole raccontare la semplicità e le emozioni di alcuni momenti ed esperienze, vissuti dall’autore. In questo modo si può riassumere l’essenza di “Bright as the Sun”, disco d’esordio del sassofonista Antonio Ottaviano. Un progetto al quale hanno preso parte diversi musicisti tra cui Federico Bosio alla chitarra elettrica e acustica, Vittorio Solimene al piano, Vincenzo Quirico al contrabbasso, Sergio Mazzini alla batteria e lo special guest Rosario Giuliani presente nella traccia Suite et poursuite III di sua composizione. Tutti i brani sono stati scritti di getto e sono tutti caratterizzati da un suono moderno e brillante, in cui a spiccano interplay, frasi, idee e tanta energia. Non a caso la title track dell’album, “Bright as the Sun”, è una metafora dell’amicizia, qualcosa di puro e luminoso come il Sole.”

Il jazz è uno scrigno storico che unisce musica colta e musica popolare, è improvvisazione e  stile accademico, è il ritmo e la sua continua evoluzione. È il compendio perfetto che favorisce il processo di avvicinamento tra diverse civiltà e l’allontanamento delle sciocche pretese di superiorità di un sistema culturale sull’altro, poiché il jazz è musica di libertà che si rinnova continuamente tesa com’è  ad esplorare territori sconosciuti, forte della sua capacità inclusiva che le permette di far partecipare nella propria scrittura anche elementi ad essa estranei. È l’invito a creare ponti che deriva dal jazz e dall’album “Bright as the sun”, un piccolo capolavoro di saggezza musicale che, data l’età estremamente giovane del suo compositore, sublima la visione di Elsa Morante secondo la quale il mondo sì, può essere salvato dai ragazzini.

 Federica Passarelli