Letture sparse nel giardino di Miss Wine che sembrava più una casa che un locale, era accoglienza.
Dentro una Roma che non è mai sparita.
La serata dedicata a una poesia che, lo dico con franchezza, mi era totalmente sconosciuta.
Come il poeta. Errante sopra questa terra per ottantasette anni portati un po’ dovunque,
da Roma a San Francisco, nuotando in un oceano di gente e di culture tutte diverse.
E conficcandosi ben dentro il loro cuore.
Mi sono messa comoda, quella soffusa atmosfera vibrava come una candela, era accesa.
E ho ascoltato, sempre più sorpresa. Ero rincuorata dal ritmo cadenzato di note e parole diffuse dentro
quell’aria. Fluttuavano e battevano sugli alberi e addosso ai nostri sensi. A (ri)evocare.
Sorpresa dalla vita di quell’uomo messa in rima e mai baciata.
Rin-cuorata nel trovare in ogni verso declamato un cuore che la presa, no, non l’ha mai mollata.
Non ha lasciato mai la terra sua interiore al passo distonico e martellante di (dis)valori vacui e sfibranti,
questo mi ha sorpresa, non è arretrato di un millimetro davanti al roboante incedere di un mondo
atomizzato e antisociale.
Ha continuato a espandersi ben al di là di sbarre e frontiere, tutta la vita, seminando parole su parole.
Ben conscio che il letame sparso sul mondo da chi esercita potere e non unione in fondo è concime.
Ed è da lì che non smette di fiorire quel che rende umano un uomo.
L’integrazione del multiforme esprimersi terreno.
Animica e mentale. Carnale. Quella spirituale. E l’equità sociale.
Quell’uomo ad Agosto è andato Oltre e dal di là ha indossato un’altra voce. Semplicemente.
Fatta di ogni età, tutte diverse e uniche, in quella Roma mai sparita erano unificate nelle sue parole.
Come Catullo, quel t’odio e t’amo soffiato in un unico fiato mi ha fatto respirare il cuore.
Un’unica tonalità con infinite sfumature. Finalmente, di nuovo, una visione di insieme.
Che i visionari - quelli veri, i veri folli - siano una minoranza conta poco e niente.
Ciò che vale è che si tocchino, lo fanno. E sfiorandosi si passano da sempre il testimone.
Di generazione in generazione.
Ed in fondo è tutto qui. Semplicemente.
Del mio incontro personale con Jack Hirschman, io volevo solo che voi lo sapeste.
foto Marco Cinque |
foto: Dino Ignani |