Il raccontaballe ovvero: Le avventure di un ricercato (o ricercatore)

Don Beppe, detto 𝙪 𝙧𝙞𝙘𝙚𝙧𝙩𝙖𝙩𝙪, per il vestire elegante nasce nella città di S. Agata e dell’elefante nel 1914 (fonte Ninetto o Vito Davoli, n.d.r.) da una coppia di fatto non autorizzata (porterà il peso di tale difetto fino alla fine). Dopo una breve colluttazione con un prete pedofilo decide di fuggire dalla Sicilia, trasferendosi prima in Toscana, dove incontrerà un parente abbandonato di nome Dante iniziando a scrivere sotto lo pseudonimo di Camillieri (per un errore dell’impiegata o all’anagrafe). Lo utilizzerà per scrivere una serie di gialli dove il colpevole verrà individuato già nelle prime righe, evitando così lo stress al lettore teso alla sua scoperta.
foto Marco Cinque

Dopo l’entrata di Mastella nella sinistra del vostro Paese decide di fondare il primo partito di destra insieme a Pirandello, l’idea primigenia era stata dell’Alighieri (ma all’epoca il poeta aveva ucciso un migrante di sinistra mandandolo all’inferno e non poté quindi costituire un partito).

Don Beppe accumula debiti tanto da dedicarsi allo spaccio di libri; inseguito dai censori e dalla finanza si rifugerà a casa di "Pound" che però è assente, trovandovi solo un depresso Che Guevara che nessuno vuole più tranne Calenda Renzi detti anche di terzo pilu.

Cerca di incoraggiarlo leggendogli le proprie poesie ma, ancor più depresso, lo dovrà salvare da un presunto suicidio.

Per sopravvivere è costretto a chiedere all’unico ex compagno di scuola che sa sempre come cavarsela, Casini e, con lui, inventa la notte della follia, il cambio di poltrone, la crisi energetica e, infine, la deriva dei continenti.

Niente da fare, anche il Casini svolta a sinistra e, in pochi anni, si ritrova senza volerlo nuovamente fra preti, democristi e guerre.



D’improvviso appare all’orizzonte Silvio, definito il demonio in terra, benché unto dal Signore: ottiene un posto come stallone o stalliere e mette incinte una infinità di donne creando un intero quartiere: Milano due, seguito subito dopo da Milano tre.

Viene arrestato in un covo romano ai Parioli, avendo cambiato volto più volte, grazie a un grande chirurgo palermitano, si rivolge a Re Bibbia, confessando che sì, aveva scritto sin dalla più tenera età delle “non” poesie, tentando di spacciarle come opera di Álvaro de Campos, Ricardo Reis, ma un noto critico (forse di Bari) scoprì l’inganno e lo denunciò pubblicamente grazie a facebook per spaccio di altrui poesie.

Nel suo covo hanno scoperto centinaia di libri e neanche un cellulare, né un televisore, aggravando e confermando lo spaccio di queste “sostanze” pericolose per sé e per gli altri.

Rinchiuso nel reparto di massima sicurezza lo costringono a una cura per disintossicarsi con l’obbligo di leggere tutti i libri di Vespa, D’Alema, Fede e tanti altri capolavori dell’Età presente. Ma la pena peggiore di questo carcere plus è di ascoltare e imparare a memoria le canzoni dei Pooh, di Gigi D’Alessio ma, sopratutti di Mario Merola da; Il tribunale a Carcerato e di tanta magnificenza artistica prodotta nel “vostro” beneamato paese.

Ma sarà Mariano Apicella a colpire nel profondo il cuore.

La cosa però produce un effetto avverso grave e verrà trasferito nella clinica psichiatrica di un amico, di un amico di una amico che, come dice Sciascia quando hai un amico trovi il tesoro.

Così fu, dal carcere plus, detto anche 41 bis alla clinica psichiatrica alla villa con vista mare il passo fu breve. 

Ci si misero in tanti a costruire e ricostruire la storia finché non cambiò viso, identità e nome: era nato un nuovo personaggio che, nel nome, aveva scritto il programma: Matteo per omaggiare salvini e renzi, Messina, per nascondere la propria città d’origine (l’accento siculo era difficile da modificare) e Denaro, perché era l’unico scopo se voleva continuare a comandare e mascherarsi bene.

Con quest’ultimo aveva già comprato questurini, guardie del corpo, poliziotti, giurati fino a magistrati, senatori e tanto altro.

Tutti sanno dov’è e lo omaggiano con dolci, vini, donne e cha cha cha!

Sopra di lui, solo il Genio che si manteneva coperto ma spianava strade e perfino città, regalando gioielli, soldi ma anche appartamenti fino a interi quartieri e, intanto saliva nelle vette più alte di notorietà e ricchezze.

La storia che lo aveva colpito e, quindi, fatto venire delle idee, fu quella che tante antenne di televisioni private potessero saltare in aria, in quella Sicilia degli inizi degli anni ’80. Gli dava fastidio perché era uno spasso vedere vendere tappeti o avere l’indovina che ti faceva le carte da casa tua, senza contare i film porno dei quali andava ghiotto. Ma ciò non lo distoglieva dallo scrivere poesie. Lo aveva fatto Cutolo e aveva saputo anche di Mussolini, scoperto durante il carcere bis.

Si era commosso perché durante l’internamento nel carcere semiduro (motivi comprensibili) avevano scoperrto che le poesie erano dedicate ai gatti (unico animale che tratta bene il cane), ma anche il capo dei capi, detto “u curtu”, tale Totò Riina, usava i pizzini per scrivere poesie.

Nessun successo finché non fu attuata quella strategia che possiamo solo accennare, per via delle inchieste in corso proprio contro don Beppe, semplice ed efficace.

Venne, in tempi recenti, un certo poeta libero di circolare in quanto era stato comunista, repubblicano, monarchico (ma anche anarchico) passando poi fra Craxi e il cavaliere (quello che parlava ai cavalli, unici onesti, affidabili, dei quali fidarsi), tal Sandro Bondi  - ora amoreggia “Insieme con l’Italia”.

Sandrino partorì poesie, dato che l’attrezzo che genera cretini era difettoso e il materiale viscido uscì dal contenitore in plastica (perciò tale materiale da quel momento fu abolito per legge), dedicando versi a tutti i partiti politici, centinaia in quel momento, tanto che per votare con la scheda veniva fornito un carrello per la spesa.

Ogni poesia dedicata a un politico o personaggio pubblico: da Silvio, alla sua segretaria, all’uomo che badava ai cavalli e a Dio, particolarmente significativo il titolo Perdonare Dio, (ed. Meridiana), naturalmente per averci fornito questo genio.

Ma sì sa, la poesia non tira, finché non si ha l’idea geniale! Cosa nostra (in parte diretta anche da alcuni dei suoi ispiratori) aveva, creando la rete (google, tik tok, facebook, etc) fornito l’idea: fra gli scriventi: abbondavano riviste di poesia e fu facile scoprire chi, fra i grandi, poteva leggere le sue opere poetiche: il figlio di Quasimodo, no!

Alcuni del PD, (detto anche dei cretini, dalle antiche origini a. C.) diventato poi PDC, dalle ceneri di altri seicento partiti nati dopo d.C. (dopo Cristo solo per chiarire) consigliarono questo genio come lettore. Don Beppe che, come tanti gelosi nel mondo della poesia, aveva però naso, cercò di ascoltarlo ma, nel farlo scoprì che questo attore, figlio di… (l’ho già scritto) nel fare a se stesso pubblicità sembrava si annoiasse, figuriamoci nel leggere poesie. (Crozza giura che leggendo il paesologo, adddirittura dormisse, emozionando ancor più il pubblico).

La tariffa per “recitare” poeti emergenti andava da 200 a 500 euri su unghia.

Però tanti poeti (il mondo dei cretini ne sta accogliendo in quantità), così tanto che li esportiamo in altre lingue, con diffusione di quella italiota, divenendo primi in classifica mondiale insieme al già noto turismo sessuale) addirittura lo pagavano anche di più, così da metterlo nella biografia e ottenere quel successo che non avevano ottenuto facendosi toccare il culo da elevati critici, in testa alcuni vaticanisti con sillabe finali in “one” (i colti sanno chi sono, i saggi li evitano).

Bisogna dire che anche al povero Nobel Salvatore doveva essergli scappato l’attrezzo dentro l’allegro giardino dal contenitore, innaffiando così quel tenero fiore della madre del nostro genio contemporaneo.

Ordunque, torniamo a Don Peppe, gli venne l’idea, visto che la poesia non tirava, per farsi notare scrive una ‘elevata’ biografia di Mussolini, sotto lo pseudonimo di Giordano Bruno. (in modo che quella B lo riportasse al suo vero nome, ma che, al contempo, guarito o aiutato a fuggire dalla clinica psichiatrica) potesse trasferire i soldi all’estero  comprando auto, ville, alberghi, navi, aerei, ecc. e… l’intero paese.

Tutti sapevano tutto ma la storia del capo (e della sua corte) era troppo lunga e i pizzini divennero milioni. Nessun problema, il trafficante fece costruire altre case, con le scritte “covid” fece in modo di tenere lontani i curiosi, molti anche magistrati attraverso il Ministero della Salute! (grazie!) riuscì a rintracciare tutti i medici complici di Don Beppe che infine fu scoperto, grazie alla quarta dose che stupidamente fece.

Al controllo scoprì di avere il tumore al cervello e fu costretto ad andare in una sua grande e fornita clinica (forse sua, indagini in corso, non posso utilizzare le intercettazioni telefoniche) dove, come un cretinetti, viene arrestato dal posteggiatore cui sferra un grosso pugno in faccia, visto che il pover’uomo voleva solo i soldi del parcheggio: chiedere denaro a uno che si chiama denaro, fondatore della città di Messina è il colmo.

Quindi, stavolta il Don Beppe sarà arrestato, malgrado lui stesso avesse confessato, ridendo:  “lei non sa chi sono io”.

b.c.